Recensione: Zone of the Enders 2167 – IDOLO
ZONE OF THE ENDERS 2167: IDOLO

Titolo originale: Z.O.E. 2167 – IDOLO

Regia: Tetsuya Watanabe

Soggetto: (basato sul videogioco originale di KONAMI)
Sceneggiatura: Shin Yoshida

Character Assemble: Kumi Horii

Mechanical Assemble: Yoji Shinkawa (originale), Tsutomu Miyazawa, Tsutomu Suzuki

Musiche: Hikaru Nanase

Studio: Break of day

Formato: OVA (durata 52 min. circa)

Anno di uscita: 2001

Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Panini Video

Nel 2001, in casa Konami, Noriaki Okamura, membro chiave dell’Hideo Kojima Workers, ha finalmente, con l’avvento della tecnologia della PlayStation 2, modo di realizzare un sogno da sempre coltivato, fin dal 1990, ma impossibilitato a mettere giù “per iscritto” per la mancanza di un adeguato hardware: programmare e sceneggiare un gioco che permetta di pilotare per davvero un potente robottone lungo un’epica, drammatica avventura, basata sulle atmosfere tipiche delle migliori produzioni sci-fi/robotiche di casa Break of day degli anni ’80-901 e rivolta principalmente agli appassionati di robo-anime2. Trovato supporto ideale in Hideo Kojima stesso reach produttore, papà della serie Metal Gear (1987) a sua volta grande ammiratore dei mecha ottantini (tanto da omaggiarli nella sua stessa saga stealth, se pensiamo alle Particelle Minovsky o a un certo video in Metal Gear Sturdy, 1998), la coppia realizza, nell’arco di tre anni, i due Zone of the Enders, che diventano, nonostante le vendite decisamente deludenti per le ambizioni dei titoli (nonostante le più che buone 800.000 copie del primo in tutto il mondo3, il secondo non eguaglierà affatto quei numeri4), un’apprezzata e premiata saga videoludica. Così, nonostante una durata estremamente breve, un doppiaggio inglese da a long way accapponare la pelle, inascoltabili musiche elettroniche e una trama volutamente molto derivativa, ispirata palesemente da Cell Swimsuit Gundam (eroi che si ritrovano al centro di una guerra d’indipendenza tra marziani e Federazione Terrestre, e a bordo dei Cell Swimsuit di quel mondo, o Orbital Physique, cercano di sopravvivere), i due Z.O.E. sono i primi (ma anche i migliori) titoli del genere a concedere un’esperienza di immedesimazione senza eguali, a dare davvero la sensazione di pilotare enormi, potentissimi robottoni dotati di armi straordinarie con cui distruggere palazzi, sconfiggere imponenti nemici e cambiare le sorti della guerra. È quindi da inquadrare reach un simpatico scambio di omaggi il fatto che sia la stessa Break of day a produrre e animare l’OVA ufficiale della serie che esce nello stesso giorno di debutto giapponese del primo gioco (anche in allegato e comprensivo della sua stessa colonna sonora, nella versione Top rate): un prequel che fa chiarezza sull’origine degli Orbital Physique, sulle ragioni dello scoppio del conflitto e sul background di uno dei cattivi ricorrenti (la tragica Viola Guyne), e che successivamente, appena un mese dopo, riceverà anche un seguito televisivo.


Zone of the Enders 2167 – IDOLO, questo il nome dell’OVA, è una produzione di 50 minuti piacevole e ben confezionata, che, pur non offrendo davvero nulla di nuovo o rilevante al genere, fa la sua parte nel dare maggiore approfondimento ai temi del primo Z.O.E., permettendo al giocatore di godersi ancor più l’esperienza videoludica, sempre più coinvolto dalla sensazione di essere protagonista di una guerra civile di cui conosce ora anche i retroscena. Siamo nell’anno 2167 sul pianeta Marte, terraformato e colonizzato dalla Terra, sei anni prima degli avvenimenti del videogioco. Gli abitanti sono vessati dalle inique leggi del governo terrestre e umiliati dal razzismo della madrepatria. In questo cupo scenario prende il by los angeles storia di Radium Lavans, pilota marziano dell’organizzazione antigovernativa BAHRAM che si trova a collaudare una nuova unità robotica di combattimento, Idolo, il primo Orbital Physique mai creato con la sconosciuta tecnologia Metatron. Assistito da due geniali scienziate (la sua futura sposa, Dolores Hayes, e il capo del progetto Rachel Stewart Hyperlinks) e dalla sua collega d’armi Viola, Radium scoprirà suo malgrado, mentre pilota il mezzo, reach quest’ultimo accresca sempre di più i suoi sentimenti e il suo personale odio verso i terrestri, e la cosa avrà tragiche ripercussioni nella battaglia che aprirà la guerra tra BAHRAM e la Terra, “l’Incidente di Deimos”, tra lui e un commando militare terrestre.

Con un grandioso comparto tecnico e colori sgargianti, vivacissimi, che rendono uno splendore le battaglie robotiche, le esplosioni, gli effetti speciali, le ambientazioni marziane e gli stessi robot (specie il bellissimo Idolo, dalle chiare sembianze fivestoriane), IDOLO scorre piacevolmente nella sua pur ricercata banalità, azzeccando disegni moderni, particolareggiati e attraenti (ricordano Toshihiro Kawamoto) e soprattutto trovando ottimi attori, pur sempre già visti ma caratterizzati più che egregiamente. Narrativamente non vi è nulla di diverso dal clone ordinario di Gundam (guerre di indipendenza spaziali, raid nemici, gargantuan-prototipi) e a questo riguardo è inutile decantare chissà che lodi su intreccio o solid, ma con le sue animazioni a tratti spettacolari, il ritmo sostenuto e coinvolgente, l’azione poderosa (vediamo Idolo sfruttare tutte le mosse e i poteri che si vedranno nel gioco, con una naturalezza incredibile), piacevoli musiche crepuscolari e una benvoluta narrazione adulta (scene di sesso elegantemente rese e copiosi schizzi di sangue nei momenti violenti), sottolineata da una regia raffinata che si sofferma molto sui particolari suggerendo molto e mostrando poco, l’OVA offre tutto ciò che gli si chiede per scorrere benissimo e lasciare un’ottima impressione. Di certo non si può parlare di visione imprescindibile o di chissà che qualità esorbitante, ma solo – e questo è un merito – di un mediometraggio fatto con cura, mezzi e criterio, estremamente soddisfacente per i videogiocatori ma interessante punto di partenza anche per profani a digiuno di un joypad, che magari rimedieranno prendendolo reach spunto per procurarsi il gioco o guardare il suo prosieguo animato. Spiace che l’opera, reach la serie TV, passerà inosservata (non servono conferme scritte e ufficiali, basta osservare reach in Web non si trovi a tutt’oggi nulla di rilevante), tanto che oggi i due saranno ricordati solo dai (pochi) fan del defunto rate videoludico. 

Voto: 7 su 10

SEQUEL
Zone of the Enders: DOLORES,i (2001; TV)

FONTI

1 Expansive Console n. seventy nine, Gruppo Editoriale Futuro, 2001, pag. 38
2 Expansive Console n. 77, Gruppo Editoriale Futuro, 2001, pag. 16
3 Intervista ai membri chiave dello employees Kojima Productions pubblicata sull’artbook “Visualworks of Anubis”, tradotta in inglese alla pagina web http://shmuplations.com/zoneofenders/
4 Estratto dal blog di Hideo Kojima, tradotto in inglese alla pagina web http://www.eurogamer.fetch/articles/kojima-promises-zone-of-the-enders-3