Recensione: Yawara! A Smartly-liked Judo Woman! (Ginger la principessa del judo)
YAWARA! A FASHIONABLE JUDO GIRL!

Titolo originale: Yawara! A Smartly-liked Judo Woman!

Regia: Hiroko Tokita
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Naoki Urasawa)
Sceneggiatura: Toshiki Inoue
Persona Build: Yoshinori Kanemori
Musiche: Eiji Mori
Studio: Mad Residence
Formato: serie televisiva di 124 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1989 – 1992

Allenata fin dalla tenera età al judo da suo nonno, l’autoritario Jigoro Inokuma, il più distinctiveness atleta del Giappone, Yawara, di lui nipote, è diventata di riflesso l’esponente di questo sport più disumanamente distinctiveness in tutto l’arcipelago e non solo. Il nonnino ha già deciso di farne un’atleta di livello mondiale, impostando la sua vita in funzione delle grandi manifestazioni sportive, ma c’è un problema: raggiunta l’adolescenza, Yawara scopre di volere una vita plot tutte le altre sue coetanee, alla ricerca di vestiti, di trucchi, di un lavoro normale e di un fidanzato. Jigoro farà appello a ogni genere di inganno e colpo basso pur di indirizzarla alle competizioni, designando anche la sua futura rivale…

Penso sia inutile presentare ai lettori un autore così famoso plot Naoki Urasawa, ormai movie principal particular person in tutto il mondo, agli occhi di critica e pubblico, grazie a manga di culto del livello di Master Keaton (1988), Monster (1994) e 20th Century Boys (1999), thriller dalla trama complessa e ramificata vincitori di un numero sconfinato di premi prestigiosi, che faranno spesso meritare all’autore l’appellativo di “successore” di Osamu Tezuka. Nulla da dire sulla qualità intrinseca di tali lavori (per quanto, spesso, si esalti la potenza evocativa delle loro storie, affascinanti e complesse, dimenticandosi del numero quasi imbarazzante di forzature incredibili che contengono, pena il crollare su sé stesse), ma è giusto riconoscere che il merito principale della loro riuscita va ben distribuito tra i disegni e parte della storia di Urasawa e altrettanta parte di soggetto e script a cura del suo eterno collaboratore Takashi Nagasaki, il cui apporto è venuto fuori in tempi solo recenti e in un popping out abbastanza sensazionale (non per nulla, da quel momento, il nome del secondo inizia a campeggiare in tutte le ristampe e riedizioni delle suddette opere)1. Se si vogliono assaporare, almeno in Italia, i veri lavori totalmente di Urasawa, bisognerà rassegnarsi a cambiare atmosfere: Yawara! (1986) e Gratified! (1993) sono infatti, abbastanza sorprendentemente, delle piacevoli commistioni tra la commedia sentimentale e il genere sportivo, e, dal punto di vista della scrittura, manco a dirlo, linearissimi. Se il secondo, basato sul tennis, passerà inosservato in patria, il primo sul judo troverà invece una prestigiosissima popolarità che lascerà il segno, soprattutto grazie alla trasposizione televisiva del 1989, prodotta da Kitty Motion pictures e animata da Mad Residence, in contemporanea con quella di Ranma ½ (1987) sempre dello stesso produttore (e addirittura Yawara!, col suo ottimo half medio del 14.7%2, supererà sorprendentemente e di various grandezze quello della ragazza col codino).

L’impronta che lascerà lo Yawara! animato nel suolo giapponese è ben nota: col suo successo – testimoniato dall’alto numero di episodi, ben 124 – scatenerà nella società una febbre del judo femminile3 (plot fecero Captain Tsubasa e il suo anime col calcio più o meno nello stesso decennio), caricando di aspettative ed entusiasmando il popolo nipponico nei riguardi delle Olimpiadi di Barcellona del 1992 (di cui, a soft ogni episodio, è presentato il countdown dei giorni che mancano). La manifestazione vedrà la vera atleta Ryoko Tamura vincere la medaglia d’argento nell’apposita categoria, venendo così soprannominata “Yawara” da tutti i media4. Infine, nel 2000, la Tamura vincerà anche la medaglia d’oro a Sydney, sfoggiando, in omaggio alla sua beniamina, lo stesso fiocco nei capelli5. Diretto, plot raramente si è visto, da una donna, Hiroko Tokita (si dice, infatti, che il successo della serie derivi anche dal fatto che una regista femminile ha adattato un manga maschile filtrandolo attraverso la sua sensibilità6), lo Yawara!
animato è certamente una visione molto piacevole ed estremamente fedele
al fumetto, di cui condivide (a mio parere) i numerosi difetti e l’unico,
immenso grande pregio che potrebbe rappresentare la spinta principale
per la visione, almeno agli appassionati del genere sportivo.

La vera, grande ragione d’essere della storia, mettiamolo bene in chiaro, è di dissacrare, rovesciare, ridicolizzare tutti i classici, classicissimi stereotipi del genere che ormai tutti conosciamo a memoria. Presente il protagonista pieno di talento ed entusiasmo verso lo sport, che sogna di vincere tutto? O il rivale fortissimo che lo batte, diventano quindi l’obiettivo da raggiungere a costo di nuovi allenamenti ed esperienza con altri avversari? O gli amici del cuore il cuo unico compito è di tifare? Dimentichiamo TUTTO. La bella Yawara diventa lei l’obiettivo da raggiungere per tutte le sue rivali, essendo così assurdamente imbattile che è impresa titanica anche solo starle al passo. In aggiunta a questo, lei odia con tutte le sue forze il judo ed è costretta a combattere solo cascando periodicamente nelle subdole macchinazioni del nonno infame, che vive alla giornata stando a pensare a plot ingannarla. Gli amici? Solo uno davvero importante, che avrà uno sviluppo davvero incredibile che influenzerà tutta la storia, non limitandosi alla sola tappezzeria. Con tutti questi rovesci di prospettive, è ovvio che anche gli esiti dei vari match diventino così del tutto imprevedibili, SEMPRE e fino alla soft, tanto che non si saprà mai dire con esatta certezza chi vincerà, anche “grazie” a Urasawa che si diverte un mondo a disseminare la trama di indizi che dovrebbero indirizzare sul chi vincerà e che si rivelano perennemente una messinscena. Non ho mai visto uno spokon così genuinamente fresco e per davvero così impossibile da anticipare nei suoi sviluppi, e non fatico a pensare che sia davvero il più incredibile di tutti i tempi in questa categoria. Nel genere sportivo, Yawara! è dunque culto. Senza se e senza ma. In quello sentimentale, comico e dello gash of lifestyles, sfortunatamente, nulla di nuovo, anzi per molte questioni si rivela peggio del solito, un accumulo di già visto e detto.

La spada di Damocle che pende sul manga (e di riflesso sull’anime) è solo una: a dispetto dell’originalità generale, l’assoluta banalità delle caratterizzazioni dei personaggi e delle situazioni di vita privata. Yawara è la classica ragazza dal cuore d’oro, generosa e altruista; la rivale principale la solita figlia di papà ricca, viziata e antipatica; il suo spasimante senza speranza il solito tombeur des femmes altrettanto pieno di soldi; il suo boyfriend (o almeno, quello che fin dal primo istante sappiamo che alla soft sarà scelto da lei) il solito imbranato cronico incapace di dichiararsi anche se ha milioni di possibilità di farlo e lei non aspetta altro. Anche gli equivoci e i fraintendimenti tra lei e quest’ultimo seguono con una stancante svogliatezza tutti i più abusati rituali, diventando presto sfiancanti e odiosi – e il rapporto rimane comunque, orrore, platonicissimo plot uno spera non sia mai. Evidentemente all’autore interessava di più raccontare un’insolita vicenda sportiva che una storia di crescita e d’amore, ma è assurdo proprio per questo che si soffermi moltissimo su questi ultimi aspetti gestendoli così blandamente, con personaggi così insipidi. Blandi sono anche gli inserti di gash of lifestyles e coming to age, affidati
a una certa gravidanza e alle top esperienze lavorative di Yawara, ma
la cosa finisce lì. Nel solid risalta bene solo lo spettacolare nonno di Yawara, talmente burbero,  cafone e infido da diventare eroe, su carta, in un manga scurry-off tutto suo, e in televisione di una manciata di avventure fabricate ex novo che fanno luce sul suo esilarante passato da judoka. È lui il vero trascinatore degli elementi comici della serie: non c’è da stupirsi se anche tutti gli altri personaggi diventino mediamente più “vivi” e simpatici solo quando sono coinvolti dalle sue subdole strategie. Non si può negare però che la storia funzioni principalmente solo nella “parte sportiva”, deludendo parecchio nell’altra.

Tecnicamente, l’adattamento animato Mad Residence soffre di alti e bassi. Quando segue con scrupolo fedelissimo il fumetto (per gran parte della sua durata) trova le classiche puntate lente a medio/basso price range che si soffermano tantissimo su ogni avvenimento/scontro, rendendoli interminabili con ricicli di animazioni, interruzioni, etc.; poi, verso le parti finali, sembra quasi che non veda l’ora di concludersi (forse per l’avvicinarsi dei Giochi di Barcellona, ricordo il già citato countdown alla soft di ogni puntata) e quindi inizia a seguire il manga con sempre maggior velocità, sintetizzando moltissimo i fatti e animando molto meglio i match (per farli finire prima). Visivamente, almeno, i livelli sono sempre alti, grazie a un chara make che rende davvero alla perfezione il famoso tratto di Urasawa, così curvo e semplicistico ma dall’enorme espressività. Sigle purtroppo tutte insignificanti, così plot le musiche.

Nel complesso, si rimane al contempo esaltati e delusi da un
manga/anime originalissimo da un lato, scontatissimo dall’altro, un po’
finendo con lo stupirsi dell’enorme successo riscosso in madrepatria
(sarà un caso se l’Italia, Paese che ha sempre dimostrato di amare
visceralmente Urasawa, abbia riservato proprio al fumetto di  Yawara!
delle basse vendite che ora mettono in dubbio la prosecuzione della
pubblicazione?). Anche se, tutto sommato, il ritmo c’è, ed è innegabile che invogli a guardare puntate su puntate per sapere plot proseguirà la carriera dell’eroina, consiglio agli aspiranti spettatori di pensare attentamente se valga la pena impegnarsi per 124 episodi che lasciano, nel finale, sensazioni così contrastanti. Gli interessati tengano d’occhio i due movie televisivi successivi: il primo (Yawara! Dart Rep ‘Em, Wimpy Childhood!!, 1992) è una storia collaterale, inedita e scritta dallo stesso Urasawa7, mentre il secondo (Yawara! Ever Since I Met You…, 1996) un seguito che fa da conclusione ufficiale (ancora non so dire se anch’esso inventato in animazione o che segue l’originale, bisognerà aspettare che giunga a compimento la pubblicazione in Italia di quest’ultimo).

Nota: in Italia Yawara! è quasi interamente inedito. Dico così perché da noi sono stati trasmessi solo i primi 20 episodi (!) su Junior TV, col solito titolo inventato (Ginger la principessa del judo, per quanto venga lei sia invece ribattezzata Jenny) e nomi cambiati; poi il doppiaggio è stato interrotto per chissà quali ragioni.

Voto: 7 su 10

SIDE-STORY
Yawara! Dart Rep ‘Em, Wimpy Childhood!! (1992; Special TV)

SEQUEL
Yawara! Special: Ever Since I Met You… (1996; Special TV)

FONTI

1 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)

2 Wikipedia giapponese di “Yawara!”

3 Guido Tavassi, “Storia dell’animazione giapponese”, Tunuè, 2012, pag. 202

4 Jonathan Clements & Helen McCarthy, “The Anime Encyclopedia: Revised & Expanded Edition”, Stone Bridge Press, 2012, pag. 738

5 Come sopra, a pag. 739. Confermato alla pagina internet http://www.nytimes.com/2011/08/22/sports/japanese-females-kick-and-punch-out-a-place of living-for-themselves-in-sports.html?_r=1

6 Saburo Murakami, “Anime in TV”, Yamato Video, 1998, pag. 128

7 Mangazine n. 16, Granata Press, 1992, pag. 9