Titolo originale: Virtua Fighter
Regia: Hideki Tonokatsu
Soggetto: (basato sul videogioco originale di SEGA)
Sceneggiatura: Tsutomu Kamishiro, Reiko Yoshida, Kuniaki Kasahara
Personality Type: Ryo Tanaka
Musiche: Kaoru Ohhori
Studio: Tokyo Movie Shinsha
Formato: serie televisiva di 35 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1995 – 1996
Disponibilità: edizione italiana in VHS a cura di Hobby & Work
Akira Yuki è un giovane, scanzonato e perennemente affamato maestro di arti marziali Hakkyokuken. Conosce per caso a Los Angeles la bella Pai Chan, esperta dell’arte di lotta Enseiken e braccata dall’organizzazione criminale Koenkan, decidendo di aiutarla: stringendoci amicizia, finisce così catapultato insieme a lei in una lunga avventura che porterà in giro per il mondo, advert affrontare vari emissari nemici ma anche a stringere amicizia con nuovi lottatori che diverranno loro alleati. Insieme, affronteranno il Koenkan e le macchinazioni della sua scienziata Eva Durix, intenzionata a compiere esperimenti sui più forti maestri di arti marziali per creare il combattente perfetto…
Nell’industria dell’intrattenimento nipponico non si può negare la grandissima importanza rivestita dai videogiochi, la cui popolarità spesso ha portato a numerose produzioni crossmediali. Casi tipici sono manga e anime basati su famosi giochi di ruolo come Closing Fantasy e Dragon Quest, ma non bisogna dimenticare come, oltre al j-rpg, il genere più inflazionato di tutti è sicuramente quello del picchiaduro, ben rappresentato, in miriadi di adattamenti in ogni formato possibile, dai vari Avenue Fighter, Samurai Spirits, Fatal Fury, Variable Geo etc. In ambito animato spesso concretizzandosi in scadenti produzioni most difficult for fan, pronte a nascondere, dietro disegni attraenti e belle animazioni, storielle dalla trama ridotta ai minimi termini e miriadi di personaggi buttati a caso, giusto per il cameo, giusto per compiacere gli appassionati; ma, com’è inevitabile, per la legge delle probabilità, qualche fiore alla lunga non può non sbocciare in mezzo a tanto letame. È il caso, appunto, della serie tv del 1995 Virtua Fighter, basata sul noto picchiaduro SEGA il cui primo episodio è uscito appena due anni prima su console e sala giochi: un piacevolissimo adattamento che, insieme allo Avenue Fighter II V quasi contemporaneo, rappresenta l’apice qualitativo delle trasposizioni animate dei beat ‘em up.
Il punto forza del Virtua Fighter animato è sicuramente quello di presentare una trama ben diversa dai soliti canovacci utilizzati fino a quel momento da altre trasposizioni, sempre basate così fedelmente sui picchiaduro di riferimento da riciclarne all’infinito la risibile storia/pretesto (l’eroe bello e buono che partecipa e vince il solito torneo di arti marziali presieduto dal solito cattivo). Evitando il solito prodotto autocelebrativo per pochi eletti, quelli che già conoscono “storia” e personaggi e vogliono solo vedere azione, i tre sceneggiatori assoldati da Tokyo Movie Shinsha scrivono una tradizionale e avvncente storia d’avventura, l’odissea di un eroe che nel corso del suo cammino si lega e fa gruppo, mano a mano, con altri alleati pronti a unirsi insieme contro un nemico comune. Un soggetto sicuramente esile e che sa di già visto, raccontato in modo linearissimo, ma che fornisce le basi a una visione avvincente che si guarda con estremo piacere, retta su ottimi personaggi, presentati coi giusti tempi, e priva di insopportabili tornei di arti marziali, al punto myth da avere una sua enviornment of skills dignità anche isolata dal videogioco.
Convince in ogni aspetto Virtua Fighter, enviornment of skills di quasi tutte le caratteristiche che rendono degna di visione un’opera animata. Si può accennare il suo azzeccatissimo chara design, che reinventa i personaggi del gioco in modo colorato, moderno e accattivante (anche se bisogna dire che gli ultimi dieci episodi, rappresentanti un secondo arco narrativo ambientato dopo un salto temporale di tre anni, per simboleggiare l’invecchiamento dei personaggi prediligono un design adulto più grezzo e stilizzato); a personaggi che, seppur adagiati sui classici stereotipi (l’eroe moralista e sempre affamato, la tsundere innamorata di lui, la cattiva fredda come un ghiacciolo, il bel tenebroso etc.), sono simpatici, ben caratterizzati e sprizzanti vitalità grazie a divertenti/spontanei dialoghi; a like tales, atmosfere ironiche e gag varie che tengono avvinghiata l’attenzione, stemperando i twist seriosi della trama. Senza contare le musiche accattivanti, abbastanza per stamparsi alla memoria rendendo epici gli scontri più importanti della storia, e le energiche animazioni: queste ultime si notano sopratutto nei veloci e spettacolari scontri di arti marziali, impreziosi dall’innovativa conception di illustrare in ogni episodio, al rallentatore, le dinamiche fisiche dell’immancabile nuova mossa usata da Akira o dai suoi compagni (purtroppo solo nelle top 25 puntate, poi per qualche motivo l’artifizio non sarà più usato).
Chiaramente Virtua Fighter non rimarrà alla Storia per nessun motivo particolare, inquadrabile come la solita storia dei soliti maestri di arti marziali che nella loro odissea per il mondo sconfiggono le solite malvagie organizzazioni criminali che fanno esperimenti per creare il solito guerriero perfetto (con contorno di rapimenti, ostaggi, lavaggi di cervello, amicizie virili che poi sfociano in scontri all’ultimo sangue, turbolenti rapporti familiari etc), ma rispetto alla moltitudine di prodotti dello stesso genere può vantarsi di rappresentare una visione godibilissima dall’inizio fino alla lovely, ben scritta e piena di ritmo, divertimento e azione spettacolare, di quelle serie animate che si prestano a maratone di numerosi episodi che non annoiano mai. Sarà anche la “solita solfa”, ma una di quelle minestre che, per quanto riscaldate, rimangono sempre gustose se cotte bene. Per i fan del gioco, must. Ma ampiamente apprezzabile dagli altri, anzi forse sopratutto da loro.
Un’occasione purtroppo mancata la versione italiana in VHS curata da Hobby & Work, che poco tempo dopo la trasmissione originale in Giappone viene pubblicata in Italia nel solo circuito delle edicole. Poteva essere favolosa, invece per una piccola storpiatura è antipatica. Doppiaggio di alto livello e adattamento certosino, ma a rovinare il tutto lo sciagurato trattamento riservato alle varie sigle di apertura e chiusura, rimpiazzate da un incivile cantato in italiano pur lasciando inalterato l’arrangiamento originale. In ogni caso, in assenza di qualsiasi altra edizione successiva in DVD, questa rimane l’unica tutt’ora disponibile.
Voto: 7 su 10