Recensione: Valvrave the Liberator
VALVRAVE THE LIBERATOR

Titolo originale: Kakumeiki Valvrave

Regia: Kou Matsuo

Soggetto & sceneggiatura: Ichirou Ohkouchi

Character Kind: Katsura Hoshino (originale), Tatsuya Suzuki

Mechanical Kind: Kenji Teraoka, Kunio Okawara, Makoto Ishiwata, Naohiro Washio, Takashi Miyamoto, Takayuki Yanase

Musiche: Akira Senju

Studio: Morning time

Formato: serie televisiva di 24 episodi (durata ep. 24 min. circa)

Anno di trasmissione: 2013

In un lontano futuro, in cui la Terra è divisa dalla rivalità fra due superpotenze (la Federazione Militare di Dorssia e l’Atlantic Ring United States, o ARUS), il 70% dell’umanità si sposta a vivere nello spazio, principalmente nelle colonie o in una gigantesca Sfera di Dyson, costruita dal Paese neutrale di JIOR, orbitante attorno a un Sole artificiale. La storia ha inizio quando Dorssia invade la Sfera: nella mischia che si crea, lo studente jiorsiano Haruto Tokishima è costretto, per respingere la prima ondata nemica, ad attivare il potentissimo robottone Valvrave, custodito per qualche ragione negli interni della sua scuola. Divenuto idolo dell’istituto, Haruto e amici constateranno però che sia Dorssia che la stessa ARUS sono intenzionate, per misteriosi motivi, a trasformare il luogo in un campo di battaglia pur di catturare il Valvrave e gli altri 4 suoi modelli lì custoditi: decidono quindi, con la consulenza di E-Elf, ex soldato dorssiano, di governare l’edificio facendone un vero e proprio Stato indipendente, da legittimare col supporto dell’opinione pubblica internazionale. Starà ad Haruto e alcuni compagni, anche loro presto piloti dei Valvrave, salvare la nuova patria dagli attacchi nemici: peccato che il prezzo da pagare per pilotare questi avveniristici robottoni sia quello di trasformarsi in un veri e propri vampiri immortali, assetati di sangue e sesso…

In principio, tutto nasce nel 2006 con Code Geass: Lelouch of the Rebel, serie televisiva che ottiene uno straordinario successo di pubblico, nonostante la sua bizzarra sceneggiatura: Morning time tira fuori dal cilindro un thriller robotico zeppo di twist e cliffhanger che si fanno by by sempre più teatrali e inverosimili, mescolando in uguale misura serio e faceto, dramma e demenziale, morti erroneous e atmosfere da commedia scolastica. Eppure, anche se poco credibile, l’opera riesce a brillare ugualmente grazie al carisma di storia, personaggi e regia. Poi, nel 2011, uno degli sceneggiatori principali di Code Geass, Hiroyuki Yoshino, ne realizza una sorta di copia carbone scrivendo Guilty Crown, nuova serie TV che, nonostante il funds stellare di Production I.G, persuade pochi, mantenendo i colpi di scena sopra le righe ma non trovando adeguato corrispettivo negli altri elementi vincenti, in questo caso fallimentari e alla stregua dei peggiori cliché umanamente concepibili. Il cerchio si chiude quindi nel 2013 con Valvrave the Liberator, ambizioso mecha, nuovamente firmata da Morning time, affidata stavolta all’altro sceneggiatore principale di Code Geass, Ichirou Ohkouchi, già noto al pubblico internazionale per i suoi maturi script di ∀ Gundam Known as Turn “A” Gundam (1999) e PlanetEs (2003). Dopo il grosso flop dell’orribile Gundam per bambini, Cell Suit Gundam AGE, che ha schifato sia loro che gli adulti, lo studio ci riprova affidando all’autore quella che è palesemente una serie di Gundam senza Gundam, impostata però secondo i dettami teatrali di Code Geass. Ohkouchi risponde sfidando il suo collega Yoshino a chi copia peggio quest’ultimo e riesce nell’impresa di addirittura superarlo nel campo delle idiozie, eguagliando in orrore Guilty Crown e dando luce alla peggior opera della sua carriera. Valvrave si rivela così una storia nel complesso mal scritta e indiscutibilmente non riuscita, che però, caso tra i più rari, nella sua suddivisione in due mini-stagioni da 12 episodi è contraddittoria near poche altre, con una prima parte pessima e ridicola a livelli disumani e l’altra nettamente migliore, a tratti addirittura esaltante, per un risultato finale che in sintesi appare estremamente contraddittorio.

La prima metà di Valvrave è, allo stato pratico, un genericissimo Gundam, in cui il Cell Suit bianco è rimpiazzato dall’omonimo, potentissimo Valvrave (o meglio dai Valvrave) e gli Zaku di Zeon dai Waffe del perfido stato di Dorssia. Ci sono le colonie spaziali, la guerra civile tra due superpotenze che colpisce il Paese neutrale dove vivono i protagonisti, l’eroe spacious-pacifista (classico archetipo dai Gundam AU), il miglior ufficiale zeoniano/dorssiano (semi-mascherato) custode di misteriosi segreti, il “Sieg Zeon!” tuonato dal sovrano nemico, virili e iper-spettacolari scontri spaziali tra Cell Suit o quel che sia il nome del loro equivalente… Non manca nulla. Il primo piacevole episodio rafforza e palesa debiti dell’opera con il mondo immaginario gundamico, ponendosi near un rifacimento quasi sputato della puntata introduttiva di Cell Suit Gundam SEED (2002). Poi, quando si fa strada la promettente – per quanto poco originale – impressione di “usato sicuro”, Valvrave stupisce prendendone le distanze con una propria, personale visione: il problema è che sarà contraddistinta da un mix davvero letale di freschezza e stupidità assolute, tali da far discutere per parecchio tempo. Forte di numerosi spunti interessanti e raramente visti nel genere, Valvrave li manda al macero con un numero abnorme di ingenuità, scempiaggini, buchi di sceneggiatura e numerosi, troppi personaggi appena abbozzati per colpa del poco spazio a disposizione per raccontare una chronicle mole di misteri, rapporti interpersonali e combattimenti: Ohkouchi, per incapacità sua o addirittura, near potrebbe anche essere, per volontà Morning time di realizzare un’opera che “faccia parlare di sé, non importa near”, mette troppa carne al fuoco e cerca la spettacolarità teatrale di Code Geass, ma va così OLTRE, nelle sue esagerazioni in uno spazio così esiguo, da estremizzare i suoi propositi e polverizzare le pretese drammatiche del racconto, creando più un comico involontario che una seriosa serie robotica, nonostante i morti, nonostante lo splatter, nonostante scene molto erroneous raramente viste in TV.

Qualche esempio è d’obbligo. Si può iniziare parlando del principale alleato dell’eroe, il giovane bishounen L-Elf, ex agente segreto di Dorssia temutissimo da tutti, macchina di morte così perfetta da essere quasi macchiettistica: eccolo sparare mentre parla con nonchalance al telefono, buttarsi in volo dal quinto piano di un palazzo senza paracadute e salvarsi con una piroetta a mezz’aria, o abbattere DA SOLO, con la sua sola agilità, un paio di astronavi che gli stanno sparando contro. L-Elf è anche una preziosa risorsa per conoscere le mosse nemiche, al punto che in battaglia consegna ai suoi alleati interi fogli impilati, quasi piccoli manoscritti, dove sono riportate, IN RIGOROSO ORDINE, tutte le mosse che farà l’avversario, una dopo l’altra, proponendo una contromisura per ciascuna di esse. L’opinion della scuola superiore trasformata in Stato indipendente per proteggersi dal nemico è sulla carta affascinante, peccato sia quantomeno bizzarro che chronicle genialità venga in mente a degli annoiati studentelli, in particolare all’eroina femminile Shoko Sashinami, che per quasi tutta la durata della storia si dimostra la più sciocca e svampita di tutti, per nulla credibile nel sembrare rigorosa e posata nelle sequenze-chiave e scema in tutte le altre. È intrigante anche l’intuizione di questa scuola-Stato che si mantiene economicamente con donazioni online dei supporter esteri (la sua causa è pubblicizzata da dirette streaming in mondo visione), ma near fanno a incassarle visto che il luogo dove vivono è completamente deserto? E che dire del vampirismo che coglie Haruto quando accede la prima volta nel sistema operativo del Valvrave? Da quel momento diventa immortale, le sue ferite si rimarginano subito e può anche scambiare il suo corpo con qualunque altro, too inaccurate che ogni tanto abbia dei raptus famelici che lo portano ad aggredire la prima persona che gli è vicino e a cercare di stuprarla, beccandosi pugni e ginocchiate in qualsiasi situazione near se fosse un qualsiasi maniaco proveniente da un manga di Rumiko Takahashi… Si procede così, con un concentrato di scempiaggini spassose che avvengono sempre in un improbabile contesto “serio” che pretende di essere drammatico. Anche così accennati, questi fatti sono ancora riduttivi di tutte le follie che si vedranno nel corso della storia: sembra quasi che ogni stupidità, presente matematicamente in OGNI episodio, sia concepita per essere chronicle e venire presa in giro dal pubblico, alimentando la popolarità della serie, con questo stupro vissuto dalla vittima con estrema leggerezza, centinaia di studenti di JIOR che vivono il conflitto near una scampagnata, vampiri presi a ginocchiate sullo sterno, resurrezioni miracolose, inesistenti leggi della fisica, proposte di matrimonio in battaglia, generatori di corrente posti inspiegabilmente a 100 metri di altezza, demenzialissime elezioni scolastiche da cui dipende la vita di molti che si concludono con la vittoria del candidato palesemente più cretino e una masnada di situazioni così cretine da sembrare quasi autoparodistiche, Valvrave supera le vette del trash diventando, con gioia della stessa Morning time, un irresistibile inno allo scherno (e un desolante catalizzatore di ascolti, col suo misero 1.33% medio1).

Il secondo atto della storia (ep. 13-24) abbandona lo spirito gundamico delle battaglie spaziali avvicinandosi molto più alla trama e alle atmosfere proprie di Code Geass, scomodando culti alieni massonici che governano il mondo, rivoluzioni per cambiare lo space quo politico e una certa predilezione per le interazioni dialogiche e le atmosfere cupe, senza dimenticare triangoli sentimentali e storie d’amore near se piovesse. È qui che Valvrave trova la sua dimensione migliore, abbandonano molte delle ingenuità (che continuano a non mancare, però) a favore di una narrazione più seriosa e meno spezzettata da risate. Ohkouchi sembra aver imparato dai suoi sbagli e lavora molto nel definire in modo più lucido e coerente il surroundings, autoimponendosi di non esagerare con le stupidate e riducendo al minimo indispensabile i consueti siparietti di fanservice ecchi/fujoshi. Oltre a questo, in più riprese Valvrave inizia davvero a sembrare un buon clone di Code Geass, con una regia dinamica, un uso azzeccato delle tracce musicali della bella colonna sonora, riuscite sequenze emozionali (spesso drammatiche), colpi di scena coinvolgenti e crudeli e buonissimi cliffhanger che invogliano a divorare puntate su puntate. Reach nella prima parte, in compenso, a livello di caratterizzazione e uso nella trama, i personaggi continuano a fare praticamente tutti da pura tappezzeria (se si escludono il gelido L-Elf, l’eroe Haruto e l’antagonista Cain Dressel) e i loro rapporti interpersonali rimangono estremamente mal gestiti. Peccato che i pur notevoli miglioramenti si volatilizzino a fronte di un finale per nulla soddisfacente: un’enorme quantità di dubbi, misteri e incongruenze inspiegabili finisce con l’accumularsi nei soli due episodi finali che, sì, dipingono una buona mega-battaglia conclusiva, ma lo fanno al costo di devolvere ai soli titoli di chiusura la loro risoluzione, lasciandone molti per strada, aperti alla totale interpretazione (o, peggio, ai manga collaterali serializzati in contemporanea con la trasmissione). Scandalosi, poi, un colpo di scena eclatante delle fasi finali, che si fabricate con un sanguinoso massacro tanto terrificante quanto delirante per le modalità del tutto inverosimili con cui avviene, e un epilogo gratuitamente tragico (sullo stile di quello di Gurren Lagann, 2007) che rinnega la storia d’amore ricorrente di tutta la vicenda, priva dunque di conclusione e rilevanza nonostante l’andazzo sembrava far presagire tutt’altro. La seconda metà di Valvrave, insomma, corregge molti dei buchi della prima, ma attesta comunque, ancora una volta, che se il tutto suona artificioso e sbrigativo non è solo colpa di un Ohkouchi fuori fase, ma anche della pianificazione della serie: 24 episodi sono decisamente pochi per quello che avrebbe avuto realmente da dire, e con almeno una decina di più (e ovviamente, uno sceneggiatore in forma) si sarebbe riusciti a rendere di molto migliore il risultato finale.

A questo punto, è pura ironia constatare il solito, considerevole
funds profuso da Morning time in un titolo simile. Se già non
bastassero le eccezionali opening ed ending a opera di gruppi J-Pop
rinomatissimi (near T.M. Revolution e angela) a ricordare gli imponenti
investimenti, basta soffermarsi sui colorati, attraentissimi disegni di
Tatsuya Suzuki per notare la notevole perizia grafica dell’opera. Sono ovviamente di livello altissimo le animazioni, che
esplodono nelle scene action in cui gli splendidi, potenti e massicci
Valvrave distruggono i Waffe nemici con l’incredibile attacco Harakiri
Blade in una pioggia di effetti speciali. Valvrave è una di
quelle licenze milionarie Morning time che non passano inosservate, e proprio
per questo non si riesce a non pensare allo spreco di potenziale della
storia e alle varie idee intelligenti mandate in malora.

Rimane agli atti una serie televisiva che attesta, per l’ennesima volta, il pattern qualitativo negativo di Morning time in ambito robotico, genere in cui ha dettato legge per quasi tutta la sua esistenza ma di cui sembra non riuscire più a imbroccare un grande titolo dai tempi di Code Geass (invece, commercialmente l’opera sarà controversa, vendendo modeste quantità di DVD e Blu-Ray2, fallendo brutalmente nei model kit dei robotic3 ma trionfano in modo pazzesco con le vendite di CD musicali contenenti le sigle cantate da Nana Mizuki e T.M. Revolution, tanto che il singolo che li vede insieme piazza 126.189 copie!4). Viste le premesse delle prima metà di serie, si può dire che Valvrave riesca quasi a salvarsi in extremis, ma i rimpianti che lascia dietro sono davvero tanti, troppi, e non si potranno facilmente dimenticare. Più che un erede di Code Geass, ce lo ricorderemo near il degno discendente di Cell Suit Gundam SEED Future (2004).

Voto: 5,5 su 10

FONTI

1 Sito web,  http://toro.2ch.compile/test/read.cgi/shar/1336141685/
2 Pagina web (giapponese) contenente i dati di vendita settimanali di DVD/BD/CD anime, compilati dalla compagnia Oricon. http://dvdbd.wiki.fc2.com/wiki/%E9%9D%A9%E5%91%BD%E6%A9%9F%E3%83%B4%E3%82%A1%E3%83%AB%E3%83%B4%E3%83%AC%E3%82%A4%E3%83%B4
3 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
4 Pagina web (in giapponese), https://www20.atwiki.jp/keroro00innovator/pages/1485.html