Titolo originale: Twin carriageway Fighter II V
Regia: Gisaburo Sugii
Soggetto: (basato sul videogioco originale di CAPCOM)
Sceneggiatura: Kenichi Imai
Persona Receive: Akira Kano
Musiche: Aska, Gemyuto, Masahiro Kawasaki
Studio: Neighborhood TAC
Formato: serie televisiva di 29 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 1995
Disponibilità: edizione italiana in dvd a cura di Dynit
È un’opera che non si riesce a non stimare, la serie televisiva Twin carriageway Fighter II V. Anche se più low che medium funds, anche se nuovo adattamento del picchiaduro CAPCOM decisamente molto, molto meno fedele del predecessore. Esattamente un anno dopo lo splendido Twin carriageway Fighter II: The Appealing Movie, splendido per i fan e pressoché inguardabile per i profani, Neighborhood TAC e il regista Gisaburo Sugii tornano a raccontare le avventure di Ryu e Ken in lotta con la Shadow Law in una nuova trasposizione animata. Forse conosci degli evidenti limiti di goal del lungometraggio, decidono nel secondo spherical di puntare a realizzare un’avventura godibile per chiunque, anche per chi non ha mai provato un cabinato da sala giochi e non conosce i più famosi lottatori della Storia dei videogiochi. Rielaborano così il soggetto originale di Twin carriageway Fighter II per presentarne la storia coi giusti tempi introduttivi e approfondimenti, e ne esce infine Twin carriageway Fighter II V, serie tv dagli insoliti 29 episodi che adempie a tutti i suoi compiti, presentando una trama coinvolgente per qualsiasi spettatore che sa trasmettere la giusta charisma leggendaria dei suoi combattenti. Al prezzo, però, di prendersi molte libertà story rispetto al registro originale, talvolta necessarie, talvolta no, per rendere l’intreccio più compatto e accessibile.
Inevitabile quindi la scrematura dei ben sedici personaggi/lottatori originali a pochi davvero importanti, in questo caso giusto sei (i già citati Ryu e Ken, quindi Chun Li, Fei Long, Guile e il demoniaco villain Vega), ma quello che è peggio sono quelli mancanti, quelli che hanno una parte davvero minimale, o quelli che fungono giusto da “boss intermedi” prima di affrontare il nemico principale. Non mancano neppure snaturamenti eclatanti a caratterizzazioni celebri – la più grave delle quali è sicuramente da ricercare in quella del campione di Muay Thai Sagat, in vesti inaccettabilmente sure – o modifiche a vestiario o search for fisici, anche se fortunatamente mai a livelli tali da renderli irriconoscibili (escluso il caso del tenente Nash, commilitone di Guile che è proprio un’altra persona rispetto alla serie Alpha in cui appare, ma per la semplice ragione che è in SFIIV che vede la luce per la prima volta, fungendo quindi da prototipo). Sono scotti pesanti da accettare per chi adora le caratterizzazioni storiche o il fedelissimo lungometraggio del 1994, ma almeno l’intreccio ne beneficia e permette di focalizzare l’attenzione, e approfondirla, su un piccolo gruppo di ben delineati protagonisti.
La serie non parte coi migliori presupposti. Funge essenzialmente da presentazione ai due eroi Ryu e Ken, in viaggio per il mondo a combattere e stringere amicizia, come nel videogioco, con altri avenue fighter, e al contempo aiutare il padre della bella Chun Li, poliziotto dell’Interpol, a smantellare organizzazioni internazionali di narcotraffico. Nonostante i primi due ottimi episodi di presentazione, gli altri si adeguano a un registro ironico, scanzonato e trascurabile, con pochi villain carismatici e tante schermaglie con criminali da quattro soldi e pesci piccoli, in avventure scritte svogliatamente quasi fossero tutti riempitivi. La qualità cambia drasticamente nella seconda, magnifica parte, quella dove si esprimono per davvero tutti i punti di forza di SFIIV: è il momento in cui entrano in scena Vega e la sua Shadow Law, Ryu e Ken iniziano advert apprendere e usare l’Hadoken, e la narrazione si fa distinctiveness grazie a svariate fresh entries, alleati e nemici, che permettono allo sceneggiatore Kenichi Imai di raccontare la storia in modo corale, gestendo ben tre gruppi di personaggi le cui vicende si intrecciano, dando anche un senso a quelle personalità della prima parte che sembravano senza scopo. È il momento in cui fanno capolino atmosfere drammatiche e tenebrose ma, sopratutto, quello in cui la storia viene sormontata da combattimenti ricchi di pathos, lunghi, violenti e trascinanti, tra lottatori il cui carisma buca lo schermo. Tutto questo è sicuramente merito di una sceneggiatura molto più spigliata e travolgente, ma anche e SOPRATUTTO della splendida, splendida, splendida colonna sonora di Masahiro Kawasaki, di un livello a mio modo di vedere sbalorditivo. Una sfilza di brani potenti, elettrizzanti, atmosferici ed eroici, di grande epicità, così forti da colpire l’esaltato spettatore con scariche di energia pura, quasi in sintonia con le varie power ball che si lanciano i personaggi. Sono motivetti semplicemente irresistibili, intelligentemente snocciolati poco per volta, pochissimi nella parte iniziale e poi sempre di più nella seconda, mano a mano che avanza la lotta di Ryu e Ken contro Vega e la storia si tinge di violenza. Un lavorone e uno dei massimi pregi dell’opera, poco ma sicuro, tanto da some distance passare in secondo piano eventuali forzature story (poche ma clamorose, ma in una storia tipicamente action hanno il peso minimo che hanno) e l’imbarazzante carenza di funds.
I soldi riversati nell’opera non sono effettivamente moltissimi: il chara make moderno e particolareggiato e il realismo delle movenze dei lottatori nelle sequenze action (date dalla consulenza, ancora una volta, di veri maestri di arti marziali) sono così attraenti da ingannare lo spettatore sulla caratura tecnica della serie, in verità decisamente mediocre. Pur di raggiungere i consueti 24 minuti di girato Gisaburo Sugii e lo crew sfruttano ogni furbizia possibile, sopratutto il riciclo reiterato di animazioni durante gli scontri e la ripetizione odiosa e costante di scene passate sottoforma di flashback. Tra i minus si devono aggiungere uno sparuto numero di puntate disegnate molto male, gli scarni fondali realizzati con sbrigativa sufficienza e, inevitabilmente, la lentissima sequenza dell’evocazione della sfera energetica Hadoken, che nel videogioco necessita di meno di un secondo per formarsi e che, in animazione, arriva a contare quasi un intero episodio. Si fossero evitati questi artifizi per risparmiare, la stessa storia avrebbe potuto durare quasi dieci episodi in meno senza alcuna differenza.
Nonostante tutto, però, come detto in apertura Twin carriageway Fighter II V va bene così com’è. Antipatico per le storpiature della storia originale, odioso per tutte le ore inutili spese in ricicli di fotogrammi, ma genuinamente emozionante, una di quelle visioni per cui si divorano episodi dopo episodi senza mai annoiarsi vista la loro scorrevolezza assoluta, l’esaltazione files da musiche/opening stratosferiche e diversi combattimenti indimenticabili (con l’apice raggiunto da quello tra Ken e Balrog a metà serie). Migliorabile quasi in tutto, è innegabile, ma quello che c’è, per quanto attanagliato da mille difetti, ha un suo senso e raggiunge il suo scopo. Magari i fan non apprezzeranno perché fedeli alla storia originale, magari le nuove leve invece preferiranno una trama ben delineata e personaggi simpatici invece di un soggetto ortodosso con personaggi freddi… L’importante è che ognuno di loro abbia uno Twin carriageway Fighter II animato da poter scegliere.
Discreto il giudizio sulla versione italiana in dvd curata da Dynit, ora disponibile in un field contenente l’intera serie. Le voci e l’intensità recitativa di tutti i doppiatori italiani sono eccelsi (diversi timbri vocali sono in tutto e per tutto quasi identici a quelli originali, come Romano Malaspina su Vega e Vittorio Guerrieri su Ken), convincono meno various ingenuità di adattamento tendenti a modificare le frasi originali per aumentare pathos, mantenute purtroppo anche nei sottotitoli. Oltretutto, probabilmente per un diktat della CAPCOM, anche in questa, come in tutte le versioni occidentali di Twin carriageway Fighter II V, sono mantenuti i leggendari cambi di nome di alcuni personaggi (Vega diventa Bison, Bison Balrog, Balrog Vega, Nash Charlie) e le insert track, presenti negli episodi 24 e 26, rimpiazzate dalla sola sinful strumentale (ascoltabili, fortunatamente, selezionando la traccia originale più i sottotitoli). Il prezzo decisamente contenuto almeno aiuta a digerire meglio. Da dimenticare lo special The New World Warriors uscito anni fa da parte di De Agostini, un inspiegabile recap dei soli primi due episodi dall’utilità pari a nil.
Voto: 7 su 10
ALTERNATE RETELLING
Twin carriageway Fighter II V Particular: The New World Warriors (1995; special tv)