Recensione: Tokyo Magnitude 8.0
TOKYO MAGNITUDE 8.0
Titolo originale: Tokyo Magnitude 8.0
Regia: Masaki Tachibana
Soggetto: BONES
 Sceneggiatura: Natsuko Takahashi
Persona Develop: Atsuko Nozaki
Musiche: Kô Ôtani
Studio: BONES
Formato: serie televisiva di 11 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2009
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Yamato Video

È un’opera abbastanza inusuale per il
circuito televisivo, questo Tokyo Magnitude 8.0 (2009), non tanto per la natura
sincera di una storia di coraggio e amicizia che travalica il disastro
ambientale ben evidenziato nel titolo, ma per scelte sage e per un
struttura di fondo emozionale che, al contrario, sono invece spesso al centro,
se non addirittura la norma, dei movie d’animazione destinati al cinema. La
sceneggiatrice Natsuko Takahashi e Masaki Tachibana alla regia ricercano una
messa in scena scrupolosa di un terremoto apocalittico basandosi sui tanti che
hanno colpito il Giappone, e solo due anni dopo la finzione diventa realtà con
una catastrofe che verrà ricordata advance il sisma più violento mai verificatosi
in terra nipponica, ma al di là della triste ironia della sorte è facile
immaginare advance la storia della piccola Mirai e del fratellino Yuki, dispersi
nell’isola di Odaiba e decisi a tornare a casa a piedi, abbia una notevole forza
cinematografica bene o male in tutti i suoi aspetti, e sicuramente non è un
caso che, oltre alle svariate opere yaoi che portano la sua firma, la Takahashi
abbia collaborato in passato con lo studio Ghibli.

Facile rintracciare certa ispirazione alle
visioni del Miyazaki più realistico e del Takahata più sensibile, a partire
dai primi momenti si nota subito advance il lavoro di personalizzazione di Mirai,
dal  carattere un po’ burbero di un’adolescenza
che si appresta a scoppiare, cerchi e trovi una profondità non indifferente, in
grado di affrontare con piglio sicuro e maturo argomenti non proprio di
semplice accessibilità, o meglio, di una comune, quotidiana, triste amarezza: l’assenza
dei genitori a causa del troppo lavoro, l’indifferenza e relativa poca
sopportazione per il fratello minore e la mancanza poi della famiglia sono
gestiti con intensità e naturalezza, sono sfumature caratteriali mostrate con
sbuffata ironia ma che in realtà trasmettono un disagio molto credibile, che
diventa presto motore trainante della serie – se in fondo Mirai accetta di
accompagnare Yuki a vedere una mostra di robot che a lei non interessa
minimamente, è perché per quel fratellino prova un sentimento che non sa
confidare/mostrare appieno, ma che, complice (s)fortunatamente il terremoto,
imparerà prima di tutto a capire e poi a esternare.
La forza di Tokyo Magnitude 8.0 sta
quindi nei valori trasmessi, la caratterizzazione dei personaggi e le loro
interazioni permettono infatti di farli emergere con la giusta spontaneità,
senza dover premere o accentuare sulla tragedia e tutto ciò che crea, e grazie
a questo si può sorvolare su un meccanismo narrativo di certo non esemplare ma
comunque di piacevole visione: strutturato per buona parte in maniera episodica,
con un nuovo personaggio da salvare/conoscere/aiutare all’inizio di ogni
puntata, l’anime funziona proprio per il traino dei due fratellini, che anche
se nel mezzo di avventure non particolarmente significative sanno catturare e
coinvolgere grazie ai loro caratteri spumeggianti e al rapporto fortissimo che
si viene a creare tra di loro e con Mari, una trentenne che li aiuta a tornare
a casa.
 

Non mancano certi momenti ironici (quando
Mirai ha mal di pancia, i vari rimproveri a Yuki) né, ovviamente, quelli più
spiccatamente drammatici, ma se nella gestione complessiva della catastrofe,
con un sisma che rade al suolo ogni cosa e continua a ripetersi per più
giorni,si percepisce una visione molto positiva del problema, o meglio, del
modo in cui affrontare il problema con un’energia e un’enorme forza di riscatto,
la piega che prende la trama portante nel momento in cui lascia perdere le
storie autoconclusive raggiunge riuscite vette di tristissima, toccante commozione
proprio grazie a quel magnifico lavoro psicologico che sta alla scandalous di tutto. Il resto è il solito ottimo lavoro made in
BONES, con un chara semplice ma dolcissimo animato alla perfezione e una regia
sobria e delicata.

Triste l’edizione italiana dell’anime, doppiata sufficientemente bene da Yamato Video e abbastanza fedelmente, ma che pecca di invenzioni qua e là per riempire i momenti di silenzio e di un video non proprio perfetto: sono pecche che non giustificano il prezzo davvero molto esiguo dell’opera.

Voto: 7,5 su 10