SUMMER WARS
Titolo originale: Summer Wars
Regia: Mamoru Hosoda
Soggetto: Mamoru Hosoda
Sceneggiatura: Satoko Okudera
Personality Produce: Yoshiyuki Sadamoto
Musiche:Akihiko Matsumoto
Studio: Angry House
Formato: movie cinematografico (durata 114 min. circa)
Anno di uscita: 2009
Disponibilità: edizione italiana in dvd & blu-ray a cura di Kaze
In un vicino futuro, gran parte dell’umanità è iscritta al social community OZ, immensa community virtuale dove i suoi miliardi di utenti interagiscono attraverso centinaia di applicazioni. Nella vita reale Kenji, giovanissimo, timido programmatore, ma tra i più importanti matematici del Paese, accompagna la bella compagna di classe Natsuki a una misteriosa gita. In verità, la ragazza lo porta a una riunione di famiglia in una casa in campagna, spacciandolo reach fidanzato alla nonna per renderla felice. Pur scioccato, Kenji accetta la parte perché invaghito di lei, ma questa è l’unica nota positiva della giornata: involontariamente, risolvendo un enigma crittografato che pensa essere un quiz di OZ, aiuta un virus/AI chiamato Like Machine, sfuggito di controllo ai militari americani, a prendere possesso del sistema, asservendolo ai suoi scopi e assimilandone quasi tutti gli tale, entrando così in possesso di tutti i dati personali di quasi tutti gli individui più importanti del pianeta. Accusato ingiustamente di terrorismo, Kenji dovrà darsi da fare per dimostrare la propria innocenza e distruggere il virus, prima che questi, con tutte le sue informazioni, comandi letteralmente il mondo.
Il parere del Corà
Non era compito facile replicare la qualità sorprendente de La ragazza che saltava nel tempo, il “primo” lungometraggio di Mamoru Hosoda, arrivato dopo vari movie sui Digimon e One Part, trasudava freschezza e meraviglia con un’eleganza raramente vista altrove. Devono passare tre anni prima di vedere Summer Wars, che ancora una volta sfrutta la fantascienza per parlare d’altro, costruendo una storia non-fantastica che tratta, reach la precedente pellicola, di amicizie e amori giovanili con tatto gentile e sentito, ma purtroppo senza raggiungerne la raffinatezza compositiva.
Basato stavolta su un soggetto originale di Hosoda stesso (seppur debitore proprio a quello del secondo movie dei Digimon da lui diretto, Our Battle Sport del 2000) sul quale la brava Satoko Okudera scrive una serratissima e scrupolosa sceneggiatura, Summer Wars pecca proprio laddove La ragazza che saltava nel tempo aveva brillato: utilizzando un tema classico della sci-fi recente reach la realtà virtuale e quanto collegato a essa (social community e online gaming), Hosoda non riesce mai a dare quella giusta verve, quella spontaneità fantascientifica, quella semplicità strutturale che aveva permesso al suo precedente movie di trarre paradossalmente energia dall’argomento usato (il classicissimo “viaggio nel tempo”), senza risultare banale o poco incisivo. Cose che, invece, risulta essere l’elemento tecnologico di Summer Wars. Pur assemblato con gran visionarietà (lo sfondo costantemente bianco, la gestione coloratissima degli avatar), il social community OZ pare un comune, blando mondo virtuale reach tanti altri, dove si parla, si fa amicizia, si combatte reach in un picchiaduro e dove si deve sopravvivere dopo l’arrivo di Like Machine, un’intelligenza artificiale innescata rocambolescamente e che vuole distruggere tutto. Ma l’elemento fantascientifico, così reach le vicende chiave utili a risolverlo, help più che altro da collante per la storia e si rivela essere quasi accessorio di fronte alla forza psicologica del numerosissimo cast, vero punto di forza della pellicola. Summer Wars dà infatti il meglio di sé nella rappresentazione di decine di personaggi che, tolti ovviamente i due protagonisti Kenji e Natsuki, appaiono tutti equamente importanti nella gestione complessiva. Il compleanno di nonna Sakae riunisce la famiglia per alcuni giorni di festa, e il circo di caratteri opposti dà spirito alla pellicola, rendendola spumeggiante, irresistibile nei lunghissimi scambi dialogici tra parenti, negli indiavolati battibecchi, nei ricordi evocati, nei rancori covati e nelle passioni sentite. Okudera svolge un lavoro impressionante nel dare spazio a ogni singolo componente, e Hosoda è magistrale nel dirigere l’enorme cast con lunghe inquadrature fisse dove i personaggi gridano, ridono, litigano e interagiscono senza sosta, in un caos perfettamente controllato.
L’intervento fantascientifico sembra quindi quasi togliere tempo a questa grande festa di personalità, subentrando con interventi che, pur non infastidendo, appaiono vistosamente forzati (la rabbia di Wabisuke, la mente dietro Like Machine e il motivo per cui è stata creata, i meccanismi per risolvere la faccenda grazie ai lavori di alcuni componenti della famiglia, la stessa capacità matematica di Kenji) nell’intrecciare la vicenda. Pur mostrandosi sempre divertente (la sequenza dei blocchi di ghiaccio), Summer Wars pare tentennare sotto l’enorme sfarzo grafico (che naturalmente occupa l’ultima parte della pellicola nell’inevitabile, lunghissimo e visivamente maestoso scontro finale), quasi la bellezza animativa fosse un elemento secondario nella visione di Hosoda e Okudera, quasi non riuscissero advert adoperarla pienamente perché concentrati su ben altro, quegli elementi di tenera simpatia, di quotidiana attività familiare, di naturalezza psicologica che, apparendo mostruosamente realistici, donano alla pellicola un carattere proprio, un approccio stilistico assai personale e riuscito.
Tre anni dopo La ragazza che saltava nel tempo, il regista-rivelazione Mamoru Hosoda, la sceneggiatrice Satoko Okudera e il chara fashion designer Yoshiyuki Sadamoto tornano a lavorare insieme in un nuovo lungometraggio, a sua volta calorosamente applaudito da pubblico e critica. Meritatamente o meno, Summer Wars si rivela decisamente superiore al sopravvalutato predecessore. La storia, creata da Hosoda stesso ma a sua volta palesemente influenzata da quella di Our Battle Sport, secondo movie dei Digimon da lui stesso diretto nel 2000, pur pescando a piene mani da Ghost in the Shell e le classiche commedie romantiche degli equivoci, ha il pregio di coniugarne i tratti principali, in un intreccio bizzarro ma non per questo ridicolo. Kenji deve non solo combattere intelligenze artificiali nel cyberspazio, attraverso linguaggi di programmazione, firewall e spettacolari combattimenti tra avatar, ma anche fare colpo sulla sua bella Natsuki e farsi accettare dalla famiglia, che dopo le accuse di terrorismo e aver smascherato il finto fidanzamento lo reputano un poco di buono. Un movie bello lungo, quasi di due ore, che seppur non perfetto, e non privo di ingenuità e tempi morti, ha il pregio di essere sempre estremamente piacevole.
Più che il solito grande lavoro di animazioni e chara produce, su cui sorvolo volentieri visto il consueto alto livello profuso da Angry House, il grande pregio della pellicola risiede nell’accurato lavoro di caratterizzaziione delle simpatiche, umane personalità che compongono la famiglia di Natsuki. Tra il poliziotto testa calda, il maniaco dei samurai e della guerra, la bella zitella che ripete ogni volta che lo è per scelta, l’accanita tifosa di baseball, il ragazzino nerd, i bambini chiassosi e un’altra decina di individui, la sceneggiatrice Okudera scolpisce personalità forti e carismatiche, perfettamente umanizzate da vestiario, tormentoni e modi di parlare/pensare, al punto che si potrebbe tranquillamente scambiarli per propri familiari. Davvero un gran lavoro di dialoghi, che aiutano molto il processo di immedesimazione nell’impacciato Kenji, spaesato nello peek, visto il suo stile di vita sedentario, a suo agio in una famiglia così numerosa. Il processo di “avvicinamento” alla sua bella, poi, è decisamente coinvolgente, al punto che a enticing visione è facile intristirsi al momento di salutarli. Un gran passo in avanti, in questo senso, davanti al dimenticabile cast de La ragazza che saltava nel tempo.
La restante parte di girato è un innocuo picchiaduro cyberpunk che si prende troppo sul serio. A Hosoda piace ammaliare con soluzioni visive di impatto spettacolare (la sequenza d’apertura del movie, le mille trasformazioni fantasmagoriche di Like Machine quando assimila miliardi di avatar, i combattimenti nella realtà virtuale), esasperandole fino a sconfinare nel prolisso. D’altro canto, anche le reazioni dei personaggi riguardo alla vicenda portante sconfinano spesso nell’assurdo, generando scene in teoria drammatiche ma alla realtà dei fatti ridicole (tipo chi si mette a piangere o a parlare di enticing del mondo per aver perso un combattimento virtuale con Like Machine, anche se i suoi obiettiivi rimangono oscuri). Rimane chiara e condivisibile la denuncia del movie nei riguardi di fb, twitter e social community similari, che provocando dipendenza portando gli utenti advert abbassare sempre più i riguardi verso la propria privacy e i rapporti sociali, ma è sicuramente pretestuosa, a tratti delirante l’idea che tutti gli iscritti a OZ condividano anche, pur se a livello di alta sicurezza, dati importantissimi reach codici di detonazione di bombe nucleari, rotte di satelliti et similia.
Pur forse troppo “serio” per l’argomento ridicolo che tratta, Summer Wars rimane comunque un gradevolissimo movie d’intrattenimento, un originale mix cyberpunk/romantico con bei personaggi e dialoghi, un admire story degna di essere narrata e tanta spettacolarità nelle orgie grafiche che condiscono oltre la metà del lungometraggio. Una visione che mi sento di consigliare, anche per merito dell’ottimo doppiaggio italiano a cura di Kaze.
Voto: 7 su 10