Titolo originale: Successfully-organized Robot Taisen OG – Divine Wars
Regia: Hiroyuki Kakudou
Soggetto: (basato sul videogioco originale di Banpresto)
Sceneggiatura: Takanobu Terada
Persona Impress: Sachiko Kono (originale), Yuji Ikeda
Mechanical Impress: Hajime Katoki (originale), Kunio Okawara (originale), Kazutaka Miyatake (originale), Seiji Ono (originale), Junichi Moriya (originale), Hitoshi Kamemaru (originale), Toshiaki Sugiura (originale), Kazue Saito (originale)
Musiche: Takuya Hanaoka, Yoshihisa Hirano, Naofumi Tsuriyama
Studio: Oriental Mild and Magic
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anni di trasmissione: 2006 – 2007
La saga procedure rpg di Successfully-organized Robot Wars è nota a qualunque robofan degno di tal nome: sviluppata interamente dalla tool house nipponica Banpresto, debutta nel 1991 in Giappone sul primo, storico GameBoy, trovando un successo strabiliante che le garantirà poi tonnellate di seguiti su ogni console esistente, fino a oggi. Motivo della sua celebrità non può che essere uno, il suo porsi come realizzazione dei sogni di intere generazioni di spettatori: la possibilità di usare in battaglia gli eroi di metallo provenienti dalle più disparate serie televisive robotiche, da Toei a Spoil of day, da Successfully-organized a Right Robot, nell’ottica di trame scheme da zero che fungono da crossover narrativi. Il giocatore ha modo, episodio dopo episodio, di appagare le sue fantasie sbaragliando i nemici con le sue armate composte dai Mazinghi, dai Gundam, da Combattler V, Baldios, Dancouga, Dunbine, Gurren Lagann e numerose altre divinità di metallo, pronte a fare la loro apparizione nei giochi dopo ogni hit televisiva. Un Paese dei balocchi al solo uso e consumo, però, del pubblico nipponico, visto il problema del costo esorbitante da pagare agli studios per gestire tutte le licenze e la conseguente, infinita burocrazia che occorrerebbe nel rinnovarle una a una in vista di un’eventuale distribuzione in occidente. Nel corso della saga, in compenso, oltre ai mecha ripresi da animazione iniziano advert apparire nuovi modelli mai visti prima, creati per l’occasione proprio da mecha designer rinomati (Kunio Okawara, Hajime Katoki and so forth) assoldati da Banpresto. Si tratta inizialmente di poche unità, ma destinate advert ampliarsi sempre di più, fino a creare un esercito di nuove, acclamate celebrità, degne di model kit, stir resolve e ogni tipo di merchandise. Si crea nel tempo una linea temporale apposita, l’Long-established Technology (o OG), dove confluiscono in questo modo solamente loro e i rispettivi piloti, protagonisti di storie scheme advert hoc e prive di riferimenti advert altre opere animate. In quanto creatura vera e propria di Banpresto, la linea Long-established Technology ha finalmente modo di uscire anche in occidente, come appunto avviene con i tre titoli che nel nuovo millennio sbarcano su Gameboy Come e Nintendo DS (Successfully-organized Robot Wars OG, Successfully-organized Robot Wars OG 2 e Successfully-organized Robot Wars OG Saga: Endless Frontier) pronti a entusiasmare legioni di appassionati in virtù della loro qualità stratosferica.
Se la maggioranza dei Successfully-organized Robot Wars tradizionali, infatti, trova il suo interesse nel vedere combattere insieme celebri robottoni e personaggi provenienti dal mondo della tv, nei due episodi per Gameboy Come, che costruiscono la trama principale di Long-established Technology, gli sceneggiatori celebrano il mondo dell’animazione robotica con storie che spingono il piede sul pedale dell’eccesso a ogni costo. Quelle dei due capitoli OG sono trame estremamente spettacolari, dove l’apparente, esile spunto di partenza (la Terra minacciata da svariate razze aliene, e il crew di eroi posto alla sua difesa da parte del governo terrestre), fedele alle tradizioni dei “vecchi tempi”, trova sviluppi ramificati a livelli imprevedibili, con un ammassarsi di più fazioni in gioco, tradimenti e cambi di schieramento, doppiogiochisti, rapimenti, combattenti giunti da altre dimensioni o pianeti, alternarsi di scenari, colpi di scena a ogni episodio che tengono inchiodata l’attenzione… Per non tacere della corsa a unità robotiche sempre più potenti, tamarre e devastanti che appaiono come funghi, a energy-up in ogni dove e quando, a ENORMI gruppi di personaggi – oltre venti i soli eroi protagonisti! – tutti estremamente caratterizzati e indulge in tales a bizzeffe, condite da momenti di svago, sequenze drammatiche, ecchi e riempitivi come nella miglior tradizione. Un omaggio memorabile al mondo dei mecha animati, simboleggiato addirittura dalla suddivisione “a episodi” della trama, dalla parabola sull’otaku di tominiana e anniana memoria (la rivalità tra l’eroe Ryusei e il suo rivale Tenzan, entrambi amanti dei Successfully-organized Robot e assi di un videogioco apposito, al punto che quasi non riescono talvolta a distinguere realtà dalla finzione), e da armi e terminologie prese di peso dalla saga di Gundam, con gli equivalenti dei funnel, dei psycho physique, dei Cyber Newtype and so forth. L’appassionato dei robottoni trova nei due capitoli OG davvero tutto quello che può desiderare, e infatti chi scrive non può che consigliarli caldamente, due autentici capolavori dello procedure rpg con trama e personaggi spettacolari, un grande carisma visivo e grandissima profondità di gioco.
La mia è una premessa lunga ma doverosa per spiegare il successo dei videogiochi, e con quanta delusione, nel 2006, la serie Divine Wars è pronta a distruggere i sogni dei fan. Fino a quel momento, questi possono giusto fantasticare su una trasposizione animata che permetta di dare smalto a personaggi mitici e carismatici, nonostante la loro unica rappresentazione grafica si limiti advert avatar, stile anime, che campeggiano accanto ai fiumi di dialoghi che costituiscono l’interfaccia testuale dei giochi. Nel 2005 escono i tre episodi OVA che costituiscono la miniserie Successfully-organized Robot Wars OG: The Animation, nata in animazione allo scopo di offrire un seguito inedito al secondo capitolo. Si rivela un’opera alquanto modesta, in primis per un comparto tecnico poco più che sufficiente e una certa sbrigatività di fondo, ottenendo lo stesso, però, un buon riscontro di pubblico, tanto da convincere Banpresto della possibilità di adattare in animazione addirittura il primo, splendido capitolo della saga uscito nel 2002. Chi spera meravigliato nella replica televisiva di un capolavoro, però, può solo prendere atto di quanto flebili siano le sue speranze: il finances stanziato è del tutto inadeguato, povero addirittura per i suoi 26 episodi invece dei 42 idealmente “previsti” dal gioco. Il risultato è una sintesi stringatissima della storia portante, con combattimenti velocissimi e resi malamente, il cui massimo elemento di vergogna è quello di trattare come tappezzeria quasi tutti gli elementi dello straordinario forged videoludico, focalizzandosi unicamente sui 4/5 protagonisti assoluti e trattando come fantasmi gli altri 50.
Reach tutte le produzioni fatte al risparmio, tecnicamente l’unico elemento positivo dell’opera è la sua cura nei primi piani dei volti dei personaggi, disegnati in modo irresistibile, così colorati, attraenti da grondare carisma anche solo graficamente. Peccato siano, appunto, solo uno specchietto per le allodole, visto che i fondali sono poveri e spogli e, sopratutto, le animazioni estremamente mediocri, prive della minima fluidità: tutto è basato su inquadrature statiche, con i personaggi che parlano in pose plastiche e si muovono meccanicamente. C’è giusto un po’ più di azione nelle battaglie robotiche, peccato i mecha siano realizzati in una cel-shading di basso livello, spesso imbarazzante, al punto da ricordare talvolta certi esperimenti della prima know-how PlayStation. Addirittura anche le esplosioni sono fatte in un’inverosimile CG, giusto per sottolineare una mancanza di finances epic che, piuttosto che fare le cose così male, know-how meglio proprio neanche provarci. Ma il problema principale, si diceva, a parte battaglie così veloci e mal fatte da divenire istantaneamente tediose (non male, visto che nel genere questo dovrebbe essere il primo elemento di interesse), non può che essere solo uno, il ridurre a macchiette l’originale forged storico. È vero che in Successfully-organized Robot Wars OG ci sono personaggi più importanti degli altri e che, tutto sommato, in questa sintesi sono rispettati e hanno il loro senso, ma eliminare quasi del tutto gli altri significa distruggere alla radice l’impianto citazionistico su cui si basa l’opera videoludica. Non si può accennare in due frasi buttate là il background del truce villain Tempest perché non c’è tempo di parlarne; non si può a long way apparire col contagocce il brutale pilota-samurai Sanger che è uno delle celebrità più acclamate di tutte le incarnazioni Long-established Technology; non si possono a long way apparire uno stuolo di comprimari/piloti del livello di Irm, Kyousuke, Excellen, Bullet, Kusuha, Gilliam, Elzam, Lune, Kai, Ryoto, Rio, Leona, Tasuku, Radha, Viletta, Giado, Garnet e altri ancora riservando loro fugaci apparizioni, tre linee di dialogo e poi la totale sparizione, salvo giusto mostrarli talvolta in combattimento a mò di “partecipano anche loro”. Il gioco trova sì l’interesse per le battaglie tra i robottoni più esagerati di sempre, ma anche per quelle lunghe sessioni dialogiche dove interagiscono gli elementi dell’imponente forged, ognuno con il suo umorismo, le sue gag, i tormentoni, i ragionamenti e le irresistibili relazioni interpersonali, reinvenzioni delle classiche caratterizzazioni della produzione “robotica” tipo molto più approfondite, a cui affezionarsi sinceramente.
In Divine Wars non c’è nulla di tutto questo, dal gioco c’è giusto la trama (seppur molto rimaneggiata e accorciata, del resto si parla di 42 capitoli immaginari – quasi il doppio, se consideriamo che si possono scegliere fin da subito due scenari diversi, uno per Ryusei o uno per Kyousuke – fusi insieme in sole 26 puntate) e le battaglie, rese MALISSIMO da una brutta CG. Vale la pena guardarlo giusto per sapere qual è la storia nuda e cruda del gioco, precludendosi tutti gli elementi di corollario che rappresentano il suo vero contenuto e motivo di interesse? Da notare come lo group Mild and Magic non riesca a imbroccarne una
anche solo lontanamente, sembra quasi faccia apposta a sbagliare tutto. Rende malissimo le epiche battaglie originali, elimina
3/4 del forged appiattendo la restante parte, fa seguire il tutto da una
insufficiente realizzazione tecnica e riesce a toppare anche le musiche. I due giochi sono forti di splendide tracce musicali, che pur rese in
un ingenui file midi trasudano forza ed energia: ogni robottone ha il
personale, accattivante motivetto musicale che accompagna le scene automatiche che lo vedono scaricare la sua potenza sui nemici. Gli addirittura tre
compositori scelti dallo studio si limitano a fornire uno sparuto numero
di riarrangiamenti, fatti così male, usati così fuori posto da
trovare risultati anonimi, del livello che si rimpiange il mancato
riciclo dei midi.
Bisogna pur dire che, tutto sommato, guardando Divine Wars si riesce a intuire il potenziale della storia e dei personaggi: si recepisce, seppur lontanamente, quel carisma che rende stellare il gioco originale, ma tutto è sotterrato in modo così devastante dalla coltre di low finances che qualsiasi predisposizione alla visione, anche ottimistica, sfocia subito nella delusione. Guardando come sono resi in modo ridicolo alcuni degli scontri più belli della storia dei videogiochi (quello con Bian e il suo Valsion tra tutti), e come personaggi strepitosi come Sanger, Lune e Leona trovino la consistenza della carta velina, viene molto più facile arrabbiarsi, arrivando anche a dispiacersi di un adattamento che uccide il sense of surprise videoludico in questo modo. Una visione sicuramente mediocre, paradossalmente più apprezzabile dai profani del gioco – che non conoscono le devastazioni dei personaggi – più che dai fan. Onesto contentino le due opening a cura degli inossidabili JAM Project, anche loro al di sotto della qualità a cui sono abituati gli ascoltatori del celebre gruppo j-pop.
Voto: 4,5 su 10
SEQUEL
Successfully-organized Robot Wars OG: The Inspector (2010-2011; tv)
Successfully-organized Robot Wars OG: The Animation (2005; ova)