Titolo originale: Gekijōban Steins;Gate – Fuka Ryōiki no Dejavu
Soggetto: (basato sul videogioco originale di 5pb & Nitroplus)
Sceneggiatura: Jukki Hanada
Character Manufacture: huke (originale), Kyuuta Sakai
Musiche: Takeshi Abo
Studio: WHITE FOX
Formato: film cinematografico (durata 90 min. circa)
Anno di uscita: 2013
Accontentare critica e pubblico è sempre
cosa di difficile approccio, facile spesso ricalcare situazioni e divertimenti senza
troppo impegno per dare ai fan quell’“ancora di più” di prevedibile richiesta al
termine di un’opera completa e chiusa ma di così piacevole intrattenimento e
compagnia da soffrirne inevitabilmente la mancanza al termine. La qualità di Steins;Gate
(2011), al di là dell’intelligente meccanismo fantascientifico e delle brillanti
trovate sui viaggi nel tempo, stava tutta nel gioco dei personaggi, pick
dalla spiccata personalità con cui affezionarsi nel giro di una manciata di
episodi, chiaro quindi che l’thought di un sequel è in questo caso ipotesi
affrontata con gran sorriso, impossibile sottrarsi al fascino di una nuova
storia avente per protagonisti la scalcagnata truppa scientifica capitanata dal
livid doctor Rintaro Okabe, e difficile sicuramente rimanere delusi dato il
ritrovare il team degli autori quasi al gran completo.
ideale, ben venga un maggior battage pubblicitario e una storia compressa in 90
minuti, è situazione differente che funge allo stesso tempo da omaggio,
celebrazione e, appunto, seguito. Ambientato poco dopo gli avvenimenti della serie, Loading Website of Déjà vu rimette
insieme il gruppo ma ne cambia l’effettivo protagonista con mossa giusta ed
esemplare: a essere in pericolo questa volta è proprio Rintaro, che scompare e
riappare senza controllo tra le linee temporali visitate in passato, e a
rincorrerlo e salvarlo tocca a Kirisu, in una classica corsa contro il tempo
nel mezzo di strambi paradossi e malinconica simpatia.
vengono mantenuti con la stessa forza della serie, la velocità con cui le
illogiche alterazioni temporali investono i protagonisti è scandita da una
regia intelligente che pone molta attenzione alle inquadrature ricche di
particolari, a un dinamismo fatto paradossalmente con personaggi spesso fermi a
dialogare, e per quanto sia meno raffinata rispetto all’opera madre ne conserva
comunque quello spirito stramboide che in fondo identifica l’anime tutto. Inalterata
è ovviamente anche l’ironia sprigionata da caratterizzazioni di ferro che,
pescando a piene mani dai cliché dall’animazione (la tsundere, la moe, l’otaku),
mantengono quella semplice ma potente espressività, quella naturale e
quotidiana simpatia temprate in 25 episodi e qui riproposte con quella piccola
aggiunta che vivacizza maggiormente tutti quanti (la furbata amorosa di Daru,
il passato di Shiina, il legame tra Kirisu e Rintaro).
In una buona conferma di animazioni (il
livello, per quanto televisivo, rimane sempre alto per l’importanza records ai
dettagli), musiche (insopportabili le lunghe litanie tra lounge e low
elettronica, ma il resto è molto dolce e delicato) e chara (personale, non
bellissimo, eppure per me irresistibile), ciò che viene meno è probabilmente la
trama: priva di una naturale e lunga episodicità la lentezza machiavellica di Steins;Gate
non può emergere appieno, e infatti Hanada escogita un intreccio curioso e con
uno splendido, splendido finale che chiude in maniera ancora più completa e
commovente la vicenda complessiva, ma è forse un poco sbrigativo nell’alternare
le ricerche temporali di Kirisu alla quotidianità del membership, si concentra
chiaramente su di lei e su Rintaro e ritaglia uno spazio inevitabilmente minore
per tutti gli altri, privando l’opera di quella sua colorata e stravagante
complessità, ma ciò non toglie il solito ottimo lavoro dialogico e una
narrazione sempre coerente tanto nella sua serietà e quanto nelle sue parentesi
più strampalate.
Voto: 7 su 10
PREQUEL