Recensione: Seven Cities Fable
SEVEN CITIES STORY

Titolo originale: Nana Toshi Monogatari ~ Hokkyokukai Sensen ~

Regia: Mamoru Kanbe

Soggetto: (basato sul romanzo originale di Yoshiki Tanaka)

Sceneggiatura: Tomofumi Nobe

Persona Kind: Satomi Kobayashi (originale), Katsumi Matsuda

Mechanical Kind: Makoto Koga
Musiche: Hiroshi Sato

Studio: Animate Film

Formato: serie OVA di 2 episodi (durata ep. 29 min. circa)
Anno di uscita: 1994

Nel 2086, in seguito alla distruzione della Terra, quello che rimane dell’umanità si sposta a vivere sulla Luna, colonizzandola sotto la bandiera del Panhuman World Govt e smistando la popolazione in sette giganteschi Paesi. Il governo li mantiene uniti con un rivoluzionario sistema difensivo laser chiamato Olympus, che distrugge qualsiasi oggetto volante venga scoperto a oltre 500 metri di altezza, rendendo così inutile di fatto la guerra aerea. Nonostante questo il PWG finirà comunque presto col cadere, lasciando però attivo Olympus e le sette città nel totale caos. Nell’anno 2190 due di loro, New Camelot e Aquironia, iniziano una guerra tra di loro, combattuta con gli unici mezzi di trasporto militare ancora concessi: le navi. Il primo enviornment of abilities del talento strategico dell’imbattibile commodoro Kenneth Guilford, mentre il secondo non sa ancora di avere un soldato ugualmente geniale, il capitano Almaric Aswaer…

Non possono che essere numerose le similitudini tra la miniserie OVA Seven Cities Fable e quella monolitica di Epic of the Galactic Heroes. Sono affinità che colgono sicuramente le tematiche militari, il mood generale, i due protagonisti-rivali che si fronteggiano ma sopratutto le origini delle sue storie, entrambe trasposizioni di romanzi dall’affermato Yoshiki Tanaka. Ma se LOGH, enviornment of abilities di tutto il tempo che gli again per sviluppare trama, background e personaggi, coi suoi 110 densi, stellari episodi si risolve nel capolavoro, il suo fratellino, con le sue mingherline 2 puntate, neppure ci prova a imbastire una storia autonoma dal libro, presentando un antipasto pressoché inutile nonostante gli spunti interessanti.

Relegata la caratterizzazione del surroundings fantascientifico giusto ai soli due minuti di presentazione di ogni episodio, rendendo di fatto impossibile capire cosa sia stata La Grande Caduta, che cos’è il virus proveniente da un meteorite (?) che ha distrutto il Panhuman World Govt, e capire in dettaglio il sistema difensivo Olympus o attain l’umanità sia riuscita a trasformare geograficamente la Luna in una nuova Terra, Seven Cities Fable trascina subito lo spettatore nel cuore dell’azione, sfruttando la sua oretta totale di girato per imbastire svariate battaglie navali tra l’eroe Aswaer e la sua nemesi di New Camelot, il freddo e imperturbabile Guilford. Due protagonisti che si rifanno abbastanza palesemente a Yang Wen-li e Reinhard von Müsel di LOGH (sopratutto quest’ultimo, che rivive nel biondo e imbattibile Guilford), che catalizzano nuovamente l’attenzione dello spettatore più su di loro che sul conflitto di per sè in quanto, pur con il poco spazio per essere gestiti, sanno godere di un buon carisma. Sono eroi in battaglie nuovamente spettacolari, duelli di tattiche e strategie capaci di rovesciare di punto in bianco l’andamento del conflitto stupendo sempre per le loro intuizioni miracolose: sono scontri che non avverrano più in vascelli spaziali ma, nonostante questo, le battaglie navali di Yoshiki Tanaka rimangono sempre entusiasmanti, brillando ancora una volta in animazione nonostante sarebbe facile pensare, visto l’argomento, che avrebbero più senso su carta. Bisogna ringraziare anche le animazioni di buon livello, l’intrigante persona derive di Katsumi Matsuda – che, fedele ai dettami di LOGH, è nuovamente adulto, realistico e attraente – e anche il superbo mecha derive, con queste navi da guerra così curate, così grondanti dettagli, che sembrano disegnate da Hajime Katoki.

Nonostante due episodi che si guardano con soddisfazione, non c’è molto altro da dire su una miniserie fatta così tanto per fare, probabilmente per sfruttare il traino di LOGH che nel 1994 period ancora in pieno svolgimento in animazione. Eliminato il background storico/politico, eliminati gli approfondimenti caratteriali e personali di eroi e personaggi (oltre a loro sono presentati sviariati comprimari dai rapporti interpersonali ben definiti, peccato che non abbiano alcuna ripercussione sulla trama), evitata una qualsiasi conclusione alla vicenda che rimane invece del tutto aperta, Seven Cities Fable si configura attain una di quelle immancabili opere animate “di presentazione” che hanno senso giusto in Giappone, dove gli originari cartacei hanno, effettivamente, collocazione e sono alla disponibilità di tutti. Chi non conosce l’idioma nipponico può solo sperare, abbastanza vanamente, che i romanzi di Yoshiki Tanaka siano un giorno disponibili anche in Italia.

Voto: 5,5 su 10