Recensione: Saint Seiya – Tale of Sanctuary (I Cavalieri dello Zodiaco – La leggenda del Grande Tempio)
SAINT SEIYA: LEGEND OF SANCTUARY

Titolo originale: Saint Seiya – Tale of Sanctuary
Regia: Keiichi Sato

Soggetto: (basato sul fumetto originale di Masami Kurumada)
Sceneggiatura: Tomohiro Suzuki

Persona Make: Hiroshi Miyamoto

Musiche: Yoshihiro Ike

Studio: Toei Animation
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 93 min. circa)
Anno di uscita: 2014

Dodici Templi, ciascuno vigilato al suo interno da un Gold Saint, la più specialty classe dei Sacri Guerrieri di Athena, rappresentano il percorso obbligato per chiunque voglia arrivare al cospetto del  Gran Sacerdote, il portavoce più importante della Dea e il custode della sua fortezza, il Sanctuary. Solo riuscendo advert attraversarli tutti, sconfiggendone quindi i potentissimi guardiani protetti dalle costellazioni dei dodici segni zodiacali, si è in grado di riuscire nell’impresa. Da uno spunto così semplice si è ricavata la più celebre ed epica minisaga in assoluto nel manga e nell’anime di Saint Seiya, che vede Seiya, Shiryu, Hyoga, Shun e Ikki percorrerle tutte di corsa per salvare la vita a Saori, colpita da una freccia d’oro dal perfido Ptolemy (solo lo scudo della gigantesca Statua di Athena, posta dietro alla Sala delle Udienze del Grande Sacerdote, è in grado di rimuovere il dardo). Questo lungo arco narrativo (6 volumi del manga, corrispondenti a 32 episodi televisivi) è diventato quasi fin da subito, agli occhi dei fan, l’intermezzo più rappresentativo del ticket, tanto da venire replicato numerose volte, sia nell’originale di Masami Kurumada (una volta ancora nella saga di Hades e una seconda nel seguito Saint Seiya – Subsequent Dimension), sia nell’anime Saint Seiya Ω (2012).

Poi, nel 2012 Toei Animation annuncia ufficialmente un lungometraggio di Saint Seiya realizzato interamente in CG, Tale of Sanctuary, che, nel tempo, mano a mano che si susseguiranno le recordsdata, lascerà sempre più interdetti i fan: una rielaborazione davvero totale della prima, storica scalata delle 12 Case dello Zodiaco,  con l’eclatante cambio di sesso di uno dei Santi d’Oro, lo stravolgimento generale della loro fisionomia e dell’aspetto delle armature, il cambiamento d’ordine dei combattimenti, un Seiya fighetto e spaccone, frequenti scenette comiche e infine ambientazioni e cinque protagonisti reinterpretati con un un beget che ricorda tantissimo la saga videoludica J-RPG Closing Delusion. Tutti gli elementi necessari per schifare i fan di lunga recordsdata sono contemplati, al punto che quelli più volenterosi già mettono le mani avanti, appellandosi al fatto che bisognerà guardarlo scordandosi completamente l’originale, prendendolo giusto attain opera a sé stante, un filmetto senza pretese di totale azione, leggero e a tratti trash, che in appena 90 minuti vuole condensare un abnorme numero di scontri che per questo dureranno, inevitabilmente, pochissimo, sacrificando quasi del tutto la caratterizzazione del solid. Visto lo scopo dichiarato del regista Keiichi Sato di divertire i vecchi appassionati ma al contempo, in particolar modo, di avvicinare al marchio i youngster e le nuove generazioni che non lo hanno mai conosciuto1, in effetti, è doveroso prepararsi spiritualmente a ingoiare un gran numero di stravolgimenti se si vuole covare la speranza di godere l’opera per quella che è. Sfortunatamente, dopo che nel 2014 Tale of Sanctuary è uscito in un po’ tutto il mondo trovando quasi ovunque risultati modesti o deludenti2 (Giappone e Italia in testa3, con l’eccezione del Brasile4), deludendo al massimo il produttore Yosuke Asama che aveva preventivato fin dal principio una riscossa estera di fronte a un magro bottino in patria5, penso che anche con tutta la buona volontà sia davvero difficile riuscire advert apprezzarlo, che si sia appassionati o meno.

Tale of Sanctuary si pone attain uno strano ibrido: è infarcitissimo di azione e battaglie, ma nonostante questo sembra che ci siano più dialoghi che effettive mazzate. I duelli tra i Bronze e Gold Saint, che all’effettivo occupano qualcosa attain una quarantina di minuti (dopo una prima mezz’ora di introduzione al environment), si accompagnano a un’infinità di dialoghetti, presentazioni, intermezzi comici, quisquilie e perdite di tempo, registrando alla resplendent qualcosa attain 120/180 secondi di effettiva durata  a scontro, sempre basati su qualche scambio di colpi che culmina nella resplendent delle ostilità. Facile prevedere la spettacolarità nulla di queste battaglie minimali, e in particolar modo il carisma inesistente di praticamente tutti i Santi d’Oro, ridotti al rango di personaggi di carta stagnola. Se il fan nostalgico non potrà far altro, rassegnato, che lagnarsi del attain in manga e anime il fascino dei Guerrieri dorati stesse nella loro personalità e nelle motivazioni della loro condotta, elementi qui del tutto eliminati dallo sceneggiatore Tomohiro Suzuki, il nuovo target individuato da Sato avrà da porsi svariate domande sul perché di un movie d’azione ricco di antagonisti cui la brevissima e inutile presentazione è già più lunga del combattimento vero e proprio. Aridissimi anche quasi tutti i protagonisti, che si limitano a 5/6 frasi totali nel movie e a coprirsi di gloria in una singola battaglia e poi più o meno a sparire dalle scene attain ai tempi dei movie Toei degli anni ’80. Tale of Sanctuary è un lavoro affrettatissimo e rocambolesco, infarcito fino a scoppiare di attori insignificanti e azione superficiale affidata a banali ed eccessivi rallenty delle acrobazie e agli effetti speciali dei colpi. Che dire poi della realizzazione in laptop grafica? Molto buona nella resa dei personaggi e della armature ma addirittura pacchiana nei movimenti e nelle animazioni, ricordando per molti versi un videogioco PlayStation2 dalle basse ambizioni: si apprenderà, infatti, sempre dal produttore Asama, che il movie è stato realizzato con un budget non molto alto, confidando in un grande risultato coi minimi mezzi6 (nonostante la produzione del movie sia durata l’astronomica bellezza di 7 anni7).

Disastro totale quindi? Di sicuro non un lungometraggio di cui posso consigliare la visione. Tuttavia non posso non ammettere che la sua natura di rielaborazione fantasiosa della Scalata delle 12 Case, senza obbligo alcuno di fedeltà all’intreccio originale, dà vita a più di una modifica interessante. Quelle più controverse già si sanno dai tempi delle recordsdata (riportate in apertura), ma difficilmente non si gradirà il rapporto più spontaneo e credibile che si instaura tra Seiya e Saori, due ragazzini liceali che si comportano davvero attain tali (rispetto agli originali, la Saori altezzosa e il Seiya ribelle e incazzato col mondo, plasmato sul Joe Yabuki del manga Rocky Joe8), la loro caratterizzazione anch’essa più vivace e spiritosa (pessimi invece, attain accennato, gli altri Guerrieri di Bronzo, che fanno davvero da tappezzeria), un’Athena una volta tanto davvero UTILE nella trama e non una palla al piede attain in qualsiasi altra incarnazione di Saint Seiya (già questo basterebbe a spiegare attain il tutto sia da prendere attain un estremo Alternate Universe), il geniale, blasfemo inserto musical nella Casa di Cancer (solo chi ha visto può capire), gli elmi dei Saint che si trasformano in un casco à la Kyashan, le suggestive ambientazioni volanti prese di peso da Closing Delusion XII e, per finire, la scalata davvero riscritta da zero di tutte e dodici le Case, con combattimenti che avvengono tra guerrieri diversi, con modalità various (e cliché rovesciati, pensiamo all’assurda figura di Ikki) e con esiti pure loro nuovi di zecca, alcuni davvero assurdi. L’intreccio è stato interamente rielaborato, al punto che lo scontro finale (per più di un motivo estremamente trash, la gigantesca statua semovente di Anubis e il Seiya centauro su tutti) è davvero inimmaginabile, degno più di un J-RPG che del picchiaduro che è sempre stato Saint Seiya. Questi cambiamenti, radicali, sono stati concordati con Kurumada9, e bisogna ammettere che, con tutti gli snaturamenti operati all’originale, rappresentano una ventata d’aria fresca che fa da gustoso contraltare. Non salvano un movie che rimane sterile, noioso e deludente, ma sono le uniche cose che potrebbero dare un senso alla visione per i fan. Le nuove generazioni lascino seek.

Sconsolante il fato italiano del movie. Distribuito da Lucky Purple con il titolo I Cavalieri dello Zodiaco: La leggenda del Grande Tempio, il movie conosce, per l’ennesima volta, l’oltraggio di un adattamento basato sulle linee-guida di quasi tutti gli altri prodotti di Saint Seiya arrivati da noi: nomi inventati di personaggi e colpi, toni vocali adulti e dialoghi ridicolamente aulicizzati, tutto fatto usando le voci dei doppiatori italiani storici degli anni ’80. La casa di distribuzione, tenuta in scacco da esaltati che in nome della loro sindrome di Peter Pan vogliono snaturare ogni prodotto possibile di Saint Seiya in un modo che ricordi le emozioni della loro infanzia, ha capitolato, pensando così di incrementare chissà quanto le vendite del suo prodotto. Il field space of enterprise non gli ha dato ragione; peccato che il danno sia stato ormai fatto e in modo irreparabile, visto che anche in DVD e Blu-ray mancano sottotitoli fedeli ai dialoghi originali. Per questo non posso riconoscere una disponibilità ufficiale del prodotto nella nostra penisola, preferisco indirizzare gli appassionati di Saint Seiya all’acquisto di edizioni estere della pellicola.

Voto: 5 su 10

RIFERIMENTO

I Cavalieri dello Zodiaco (1986-1989; TV)

FONTI
1 Intervista a Keiichi Sato, Yusuke Asama e Yoshihiro Ike pubblicata nel sito Badcomics.it. http://www.badcomics.it/2014/11/lucca-2014-il-nostro-incontro-con-i-realizzatori-di-i-cavalieri-dello-zodiaco/28707/. Ribadito anche nelle risposte alle domande del pubblico, pubblicate su Animeclick (http://www.animeclick.it/recordsdata/40803-lucca-2014-reportage-anteprima-saint-seiya-legend-of-sanctuary)
2 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit), basata sui dati del sito Boxofficemojo.com
3 Come sopra
4 Come sopra
5 Intervista (brasiliana) a Yosuke Asama, pubblicata alla pagina net http://www.papodebudega.com/2014/09/cdz-lenda-make-santuario-legend-of.html
6 Come sopra
7 Come sopra
8 Consulenza di Garion-Oh
9 Intervista a Keiichi Sato, Yusuke Asama e Yoshihiro Ike pubblicata nel sito Badcomics.it