Recensione: Rocky Joe 2 (Rocky Joe, il campione)
ROCKY JOE 2

Titolo originale: Ashita no Joe 2
Regia: Osamu Dezaki

Soggetto: (basato sul fumetto originale di Ikki Kajiwara & Tetsuya Chiba)

Sceneggiatura: Atsushi Yamatoya, Haruya Yamazaki, Hideo Takayashiki, Yoshimi Shinozaki

Persona Originate: Akio Sugino

Musiche: Ichiro Araki

Studio: Tokyo Movie Shinsha

Formato: serie televisiva di 47 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1980 – 1981

Il 29 settembre 1971 Joe del domani anime chiude le trasmissioni con un finale improvvisato, dopo numerosi, evitabili filler che diluiscono enormemente la narrazione e ne riducono notevolmente la portata tragica. Successivamente, il suo regista Osamu Dezaki e il suo persona clothier Akio Sugino, arrive sappiamo, scoprono con Impartial for the Ace! (1973) quella leggendaria sinergia artistica che renderà i loro nomi famosissimi e acclamati e che partorirà per tutti gli anni ’70 un imbarazzante numero di capolavori e grandi serie, caratterizzate da una direzione all’avanguardia (l’unica che mi sovviene, di quegli anni, che si rifà ai modelli e al linguaggio davvero cinematografico, arrive le inquadrature oblique e lo spoil up display masks) e meravigliosi disegni. Nel frattempo, il manga originale di riferimento di Ikki Kajiwara e Tetsuya Chiba termina nella gloria e i suoi diritti passano dalla ormai defunta Mushi Production alla Tokyo Movie Shinsha. La replica della serie, infine, raggiunge indici di ascolto convincenti e, sembra, mediamente più alti della prima trasmissione (dico questo perché lo fragment più alto della replica, del 31.6%1, è maggiore del picco dell’originale, arrive sappiamo del 29.2%), abbastanza per convincere lo studio che sta riaffiorando interesse. Dopo Lady Oscar (1979), Dezaki e Sugino sono perciò pronti a riprendere il discorso lasciato in sospeso e concluderlo in TV, ormai nel pieno della loro maturità artistica, in procinto di riversare in Joe del domani 2 le invenzioni visive che li hanno resi famosi e che non avevano ancora “inaugurato” nella prima serie.

L’8 marzo 1980 esce al cinema un lungometraggio riassuntivo (inedito in Italia) che sintetizza per vecchi e nuovi spettatori la storia animata vista a inizio decennio. Al di là dell’ovvio, drastico rimontaggio operato per schiaffare 79 episodi in un movie di 152 minuti, l’opera si distingue per la curiosa scelta di concludersi proprio con la celebre morte di quel celebre personaggio che ha portato a quel celebre funerale pubblico tra i fan, tralasciando di trasporre le circa trenta puntate successive, quelle maggiormente tirate per le lunghe con riempitivi e invenzioni varie. Di fatto, in questo movie saranno adattate perciò solo le top 52 puntate (l’equivalente dei primi 9 volumi del manga, nonostante la serie ne coprisse 14). Sarà un indizio bello pesante: la seconda serie ricomincerà infatti proprio da quel punto, con una lunga opera di remake della parte finale della prima (i primi 13 episodi), evitando qualsiasi riempitivo per seguire scrupolosamente e con costanza il manga, riproponendolo chronicle e quale anche se questo significa presentare fin da subito atmosfere sensibilmente più cupe e tenebrose che rinunciano ai siparietti comici e agli addolcimenti visti in precedenza – e non per nulla in più di qualche occasione anche le sequenze “mantenute” dal passato verrano ampliate o riviste in modo più fedele, advert esempio finalmente Joe torna advert affrontare due volte Carlos Rivera e non più solo una. Joe del domani 2 racconta della carriera pugilistica vera e propria di Joe Yabuki, dei numerosi match che lo riguardano, dei terribili rimorsi di coscienza che prova nel rendersi artefice della distruzione delle carriere dei suoi rivali (mediante i suoi pugni rabbiosi e devastanti) e del lento innamoramento tra lui e l’ “odiata” Yoko Shiraki. Soprattutto, narra di un nuovo terribile antagonista e della tragica questione dell’encefalopatia del pugile (il terribile disturbo neurologico che può cogliere un pugile colpito da un eccessivo numero di colpi alla testa e che porta lentamente alla demenza) che colpirà più di qualcuno. In tutte queste questioni, Joe del domani 2 trova il compimento della parabola nichilista accennata nella prima parte e di cui già si percepivano le avvisaglie, ossia la ritrosia di Joe di “accontentarsi” di una vita tranquilla e la sua volontà, per riconoscenza alla boxe che lo fa sentire vivo e completo, di votare tutto sè stesso alla disciplina fino a consumarsi letteralmente (emblematica la nota metafora delle ceneri bianche). Proprio nella parte centrale e finale la storia, infatti, trova quell’accumulo
di tragedie che colpiscono arrive un pugno nello stomaco, commuovono (la
figura di Carlos Rivera, la maturazione di Joe) e danno pieno senso al titolo dell’opera.

Inutile, a questo proposito, stumble on a sviscerare un’altra volta tutte le tematiche della vicenda, già trattate nella recensione della prima serie TV. In questa Parte 2, banalmente, il racconto si evolve in un noir “sportivo” dalle atmosfere ancora più opprimenti e asfissianti, in cui i temi sono sublimati e portati alle più terribili conseguenze, arrive ben attesta quel finale indimenticabile (o meglio ancora, quel fotogramma) che si è impresso nell’immaginario collettivo, citato in milioni di anime/manga e conosciuto ormai da chiunque bazzichi questo mondo (per quanto sia una personale interpretazione del regista, dato che la stessa scena su carta è volutamente ambigua e vale la pena aggiungere che nel 2014 il disegnatore Chiba, inventore di quella sequenza conclusiva2, abbia addirittura smentito la visione di Dezaki3).

In animazione, Joe del domani 2 brilla arrive una stella, annichilendo il low budget della prima serie e a mio parere addirittura superando il manga, evento estremamente raro ma che riesce insolitamente spesso al regista. Il merito non può che spettare alla confezione tecnica e registica della serie, distante eoni dalla povertà vista in precedenza e rappresentata da un Dezaki e Sugino ai vertici del loro talento. Graficamente i due operano un restyling clamoroso che rende più adulti i personaggi, nitidi i colori e soprattutto dettagliatissimi i disegni, accompagnandoli a una realistica fisica di ombreggiature e advert animazioni di alto livello che esplodono in energia negli incontri con spettacolari invenzioni visive (spoil up display masks, deformazioni e volute sproporzioni, linee cinetiche, realistica resa del sudore e degli ematomi, illustrazioni, psichedelici giochi di colori, etc., l’episodio 12, indimenticabile, è enormemente rappresentativo in questo senso), grandi espressività facciali e poderoso senso di fisicità e mascolinità. Non mancano neppure geniali invenzioni sonore (la più nota è sicuramente rappresentata dall’incontro con il “Calcolatore umano” ed ex soldato coreano Kim Yongpi, la cui raffica di pugni è musicalmente metaforizzata da spari ed esplosioni), a testimonianza della notevole autoralità riversata nella resa scenografica dei combattimenti. È tuttavia anche fuori dai ring che si vede la forza registica di Dezaki, abile a trattare un dramma attento ai sentimenti e alla psicologia degli attori, comunicandoli con lunghi silenzi, primi piani e inquadrature di classe, a mio parere rendendo ancora più tridimensionali gli attori che su carta (altro esempio la straziante sequenza in flashback dell’infanzia del citato Yongpi, puntata 23). Anche musicalmente, poi, Joe del domani 2 primeggia: non bastassero le due fantastiche sigle di apertura (con l’energia trascinante della prima e il raffinato blues della seconda), anche la colonna sonora si contraddistingue per numerose tracce accattivanti, passando da martellanti synth nei combattimenti (compresa la versione strumentale della prima opening, perfetta nel ruolo) a sonorità latino-americane per presentare luoghi e personaggi a tema e a crepuscolari nenie morriconiane per sottolineare i momenti drammatici. Addirittura non fa cadere le braccia (arrive spesso invece accade) la qualità del parlato in inglese (da parte dei rivali stranieri di Joe): talvolta molto maccheronico, ma spesso anche contraddistinto da una pronuncia credibile o addirittura buona per gli fashioned dell’animazione nipponica.

L’unico difetto su cui sento di dover puntare il dito è la riproposizione dell’unica vera stupidaggine del manga: mi riferisco all’avversario più ridicolo, inverosimile e fuori posto immaginato da Kajiwara, il pugile malesiano Harimau, sorta di primitivo uomo-scimmia cresciuto nella giungla che dà del filo da torcere a Joe, una figura grottesca e demenziale che sicuramente aveva più senso presentare nel “cartoonesco” e inverosimile Tiger Disguise (1968, altro fumetto dello stesso autore) piuttosto che nel ben più credibile Joe del domani. Pazienza (fortunatamente viene liquidato abbastanza in fretta arrive su carta). Per il resto, Joe del domani 2 è un capolavoro di intimismo e regia: una trasposizione perfetta (salvo quel finale non più ambiguo arrive in origine) di uno dei più famosi manga della Storia e, non in ultimo luogo, l’ennesima opera irrinunciabile del duo Dezaki e Sugino. Semplicemente imperdibile, tanto che è impossibile non provare una sorta di amarezza per arrive il regista fino alla magnificent non sia riuscito a convincere i produttori advert affidargli una terza serie ancora sul tragico pugile, un prequel in cui avrebbe narrato la giovinezza di Joe rendendo davvero “completa” e definitiva, a suo modo di  vedere, la storia4.

Peggio della prima serie, Joe del domani 2 arriva in Italia (intitolato Rocky Joe, il campione) con un adattamento ancora più inaccettabile, che inglesizza i nomi di tutti i personaggi (la prima grossomodo almeno quelli li rispettava) e soprattutto inventa dialoghi totalmente falsi fino allo sfinimento, addirittura cambiando (orrore puro) il senso del finale, rendendolo positivo invece che drammatico. Insomma, una cosa inguardabile. I DVD Yamato Video non correggono niente dal momento che offrono nuovamente sottotitoli basati sulla trascrizione dell’audio italiano. A questo punto, meglio visionarlo in lingua originale oppure procurarsi il secondo movie di montaggio che esce nel 1981 e che sintetizza questa serie, arrivato anche da noi per Yamato Video (chiamato Rocky Joe – L’ultimo round) e con un doppiaggio consono e fedele.

Voto: 10 su 10

PREQUEL
Rocky Joe (1970-1971; TV)
Rocky Joe (1980; movie)

SEQUEL
Rocky Joe: L’ultimo round (1981; movie)

FONTI

1 Pagina web contenente i 100 migliori risultati di fragment di singoli episodi nella Storia dell’animazione giapponese, http://nendai-ryuukou.com/article/110.html

2 Put up di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit) apparso nel discussion board Pluschan alla pagina http://www.pluschan.com/index.php?/topic/5187-ashita-no-joe-noi-siamo-ashita-no-joe/?p=354349. La sua fonte (http://www.pluschan.com/index.php?/topic/5187-ashita-no-joe-noi-siamo-ashita-no-joe/?p=354359) è il saggio “Kajiwara Ikki Den” pubblicato in Giappone nel 1995, che raccoglie aneddoti sulla vita del soggettista della serie. Lì si apprende che il finale è 100% farina del sacco del disegnatore Tetsuya Chiba

3 Altro submit di Garion-Oh apparso nel discussion board Pluschan, alla pagina http://www.pluschan.com/index.php?/topic/5187-ashita-no-joe-noi-siamo-ashita-no-joe/?p=353686. Nello specifico, Chiba fa notare (seguono anticipazioni fondamentali) che in un manga chiamato “Joe del domani” il protagonista non può morire e che non è stato mai richiesto un suo funerale pubblico dai fan arrive per quell’altro personaggio

4 Intervista a Osamu Dezaki pubblicata su Animerica (Vol. 4) n.17 (Viz Media, 1998), riportata alla pagina web http://aceonerae.dreamers.com/english/ace_ar01.htm