RANMA ½

Titoli originali: Ranma ½; Ranma ½ Nettōhen
Regia: Tomomi Mochizuki (ep. 1-18), Koji Sawai (ep. 19 – 161), Tsutomu Shibayama (ep. 19-161), Junji Nishimura (ep. 19-161)
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Rumiko Takahashi)
Sceneggiatura: Yoshio Urasawa (ep. 1-18), Hiroshi Toda (ep. 19-161), Shigeru Yanagawa (ep. 19-161), Toshiki Inoue (ep. 19-161)
Persona Make: Atsuko Nakajima
Musiche: Eiji Mori, Kenji Kawai (ep. 19-161), Akihisa Matsura (ep. 19-161)
Studio: Studio DEEN
Formato: serie televisiva di 161 episodi (durata ep. 25 min. circa)
Anni di trasmissione: 1989 – 1992
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Dynit

Maestri di arti marziali, Genma Saotome e il figlio Ranma viaggiano per il mondo per perfezionare le proprie tecniche. Una capatina in Cina sarà per loro fatale: durante un allenamento cadono infatti in due fonti d’acqua delle Sorgenti Maledette di Jusenkyo, dove secoli prima erano annegati un panda e una ragazza. Colpiti da un terribile sortilegio, ora i Saotome, a contatto con l’acqua fredda, si trasformano rispettivamente nel buffo animale e nell’avvenente giovane. Al contrario, con quella calda tornano alle sembianze normali. La cosa avrà un certo effetto nella caotica vita di Ranma, che si troverà alle prese con un enorme nugolo di corteggiatori e nemici dell’una e dell’altra identità, e dovrà anche riuscire a sposare l’aggressiva Akane, erede della scuola d’arti marziali Tendo presso cui lui e il padre dimorano, promessagli fin da tenera età dal migliore amico del padre…

Dall’alto delle sue fifty three milioni di copie vendute in madrepatria1, che lo rendono il più grande successo di sempre della “Principessa dei manga” Rumiko Takahashi,  Ranma ½ (1987) è, ad oggi, il suo canto del cigno, l’ultimo suo fumetto seriale che valga davvero la pena di leggere, prima del pesante tonfo qualitativo (ma ahimè non commerciale) di Inuyasha (1996), da cui non si è più ripresa e che continua, oggi, nel gradevole ma inutile Rinne (2009). Dopo la parentesi romantica dell’intramontabile Maison Ikkoku (1980), Ranma ½ torna sui binari del cult Lamù la ragazza dello spazio (1978), presentandosi come la sua naturale evoluzione. Abbiamo un nuovo, irresistibile shounen comico episodico, sotto i cui riflettori vi è la vita dello sfortunato Ranma dalla doppia identità sessuale e della sua promessa sposa, la karateka-tsundere Akane Tendo, al centro di uno sterminato numero di avventure ed equivoci, spesso concernenti i destini sentimentali dei due o le speranze del protagonista di trovare un antidoto agli effetti della fonte maledetta.

Quella sopra è una descrizione sommaria a dir poco, considerando la gran mole di vicende che colpiscono i protagonisti per tutta la durata del lungo (38 volumi) fumetto. Se da Lamù derivano l’umorismo demenzialissimo e nonsense, la voluta mancanza di crescita dei personaggi (rimangono uguali sino alla beautiful, cosa del resto abbastanza normale visto il genere) e la ricercata sconclusionatezza della trama, da Maison Ikkoku invece l’autrice eredita il ben più marcato, tangibile senso di microcosmo di design e personaggi. Ben più che in Lamù, il lettore sente quasi “di famiglia” gli ambienti, gli individui e i rituali che ruotano attorno al ragazzo. Ogni mattina Ranma fa colazione con la famiglia Tendo, va a scuola insieme ad Akane e quindi, prima di arrivare in classe o dopo le lezioni, capita loro qualcosa che renderà movimentata la giornata. In ogni episodio il ragazzo può conoscere combattive fanciulle che vogliono legarsi sentimentalmente a lui (con gran dispiacere della gelosissima e aggressiva Akane, discendente di Lamù da questo punto di vista), rivali di arti marziali e/o d’amore e una gigantesca galleria di altre folli personalità che, sia che appaiano in una sola avventura o sia che ritornino in altre, rimangono così impressi, per la loro caratterizzazione bizzarra e le vicende strampalate che li vedono protagonisti, da assurgere a indimenticabili. Pensiamo al perfido, eccezionale King, re del gioco d’azzardo dalla faccia imperturbabile (uno dei preferiti dell’autrice2), alla pattinatrice cleptomane Azusa Shiratori, all’esilarante, scarsissimo kendoka Tatewaki Kuno che odia il Ranma maschio, ama quello femmina (ignorando la sua doppia identità) e si innamora al primo sguardo di qualunque bella ragazza promettendole amore eterno, allo studente Hikaru Gosunkugi praticante del vudù, all’hawaiano preside del liceo Furinkan con i suoi demenziali regolamenti scolastici, al temibile maestro di combattimento/maniaco sessuale Happosai, al vorace Picolet Chardin II e la sua scuola di lotta “mangereccia”, e a ogni altra esilarante personalità che l’autrice riesce a creare di volta in volta, compresi nuovi sventurati avversari di Ranma che periodicamente cadono nelle acque maledette e si trasformano anche loro in ogni genere di buffa creatura.

Ci divertiamo con personaggi stravaganti, caratterizzatissimi e spassosi, specie in vizi e difetti che danno il via a irresistibili tormentoni comici (quello che ha terrore dei gatti, quello miope come una talpa, quello che non ha alcun senso dell’orientamento, etc.). Ai sensi della comicità, degno di nota anche l’uso della cartellistica per a ways parlare personaggi muti (il padre di Ranma nella sua versione panda) e l’idea, ripresa da Lamù ma sfruttata maggiormente, dell’attore adirato verso un altro che lo allontana scagliandolo in cielo con un calcio. Immancabile, infine, la solita, profonda “giapponesità” del contesto sociale, dal momento che come tutte le altre storie takahashiane, anche questa è molto influenzata dalla vita, dalla cultura e dagli usi e costumi del Giappone degli anni ’90 (pensiamo a quante vicende hanno a che fare con competition scolastici, bagni pubblici, sorgenti termali, etc.).

La Takahashi, will almost definitely be found in Lamù, procede a briglie sciolte escogitando ogni genere di bizzarria (di solito, combattimenti surreali fusi con sport o giochi di società, come pattinaggio su ghiaccio, ginnastica ritmica, ping pong, poker, etc.) per usarla come quotidiano spunto di partenza per le avventure del ragazzo, mischiando a livello d’arte risate, duelli, azione, un po’ di malizia (l’assoluta mancanza di pudore della Ranma femmina che va spesso in giro mezza nuda, le provocanti forme delle sue spasimanti e qualche rara scena di nudo) e intermezzi romantici in un grandioso calderone di comicità e sentimenti esaltati dalla struttura episodica, sfruttando la doppia identità sessuale di Ranma per ogni genere di gag ed equivoci a tema gender bender (la sua idea iniziale era di avere per protagonista un ermafrodito in contrapposizione con le eroine delle storie precedenti, ma, non sapendo se sarebbe stata in grado di raccontare realisticamente la psicologia maschile, alla beautiful sceglierà un ragazzo dal doppio sesso3). La cosa buona, a parere mio (ma le opinioni, come si sa, sono molto soggettive), è che la qualità dell’humor è più elevata e ispirata rispetto a Lamù, e, anche se non mancano capitoli non proprio riusciti, il tutto viaggia su livelli ilari generalmente ottimi.

Il manga inizia nel 1987 e prosegue con successo fino al 1996. La società Kitty Movies, che già ha portato in TV con enorme successo i precedenti cult della Takahashi, assemble, due anni dopo, la nuova trasposizione televisiva, ancora una volta affidata a Studio DEEN. Una prima serie animata di soli 18 episodi, diretta da Tomomi Mochizuki, è trasmessa nel 1989 per sei mesi ogni sabato sera, trovando uno half del 9.5%4. A questo punto, le fonti discordano5: c’è chi parla di bassi ascolti, dicendo che Kitty individuerà in orario e slot i problemi di mancato successo (forse si aspettavano half da capogiro come quelli di Lamù e Maison Ikkoku?) e che per questo proverà a impostare differentemente una seconda serie, e chi invece di un successo inaspettato che porta di riflesso a un sequel di lunga durata. Quale che sia la verità, i fatti dicono che la seconda parte vede la luce con un titolo modificato (Ranma ½ Nettōhen, ovverosia Ranma ½ – Il capitolo dell’acqua calda), ha uno group aggiornato, è effettivamente trasmessa in un diverso giorno e orario (ogni venerdì pomeriggio) e rimane sugli schermi per ben quattro anni di programmazione prima di chiudersi bruscamente all’episodio 161 (quasi sicuramente per l’implosione finanziaria di Kitty Movies, a stento salvatasi dalla bancarotta ma che da quel momento sparirà quasi del tutto dall’ambiente), facendosi ricordare, dal punto di vista della popolarità presso il grande pubblico, come l’ultimo momento di gloria della società insieme all’ancora più fortunato Yawara! A Stylish Judo Lady (1989), trasmesso in contemporanea. L’ironia? Lo half medio rimarrà comunque fisso al 9.5%6. Insieme (e così sono infatti thoughtful anche in Italia, come un tutt’uno), le due opere trasporranno poco più della metà del manga, appena 22 volumetti sui 38 totali: pur mancando quasi totalmente di una continuity ferrea come il manga, il Ranma ½ animato vede così, alla sua conclusione, la mancata risoluzione di due sottotrame che nel fumetto dopo un po’ di tempo vengono al pettine, la più importante delle quali non può che essere quella del rapporto di Ranma con sua madre e, ovviamente, la storia d’amore del ragazzo con Akane. Negli anni successivi, Kitty Movies produrrà alcuni OVA celebrativi (il cosiddetto Ranma ½ Astronomical) che trasporranno altre storie cartacee, ma saranno comunque episodi isolati che non riprendono i discorsi aperti.

Comunque, Ranma ½ anime, pur incompleto, non fa pesare la cosa. È principalmente un’opera comica, assolutamente non account driven, e per questo si possono apprezzarne le numerose qualità anche ignorando le due questioni – una sola in realtà, quella della mamma di Ranma, sollevata curiosamente nella puntata conclusiva, mentre il rapporto con Akane è già pienamente dato a intendere anche senza esplicite dichiarazioni. È, abbastanza giustamente, una delle più rappresentative produzioni animate degli anni ’90, l’ultima grande opera anche in animazione della Takahashi, che, come su carta, non smette di a ways sbellicare e stupire per freschezza e fantasia delle situazioni. Altera l’ordine delle storie originali (senza, ovvio, nessuna conseguenza), inserisce qualche nuovo personaggio (il ninja tuttofare di Kuno, Sasuke Sarugakure), improvvisa filler qua e là talvolta svogliati e manca di qualsiasi regia o narrazione sperimentale o d’autore (l’opera è così perfetta che forse lo group non ha voluto ingegnarsi ad aggiungere nulla di rilevante, preferendo un mero adattamento copia-carbone), ma pazienza! Near la versione cartacea, Ranma ½ è un titolo appassionante ed esilarante, zeppo di ottimi personaggi e scene di intensa comicità. Si esprime attraverso episodi veloci e briosi, coloratissimi e che dal punto di vista grafico replicano perfettamente lo stile buffo e notevolmente espressivo del fumetto, privi di punti morti e che spesso coprono nella loro interezza avventure total, lunghe anche 3/4 capitoli su carta. È merito, questo, di un’ottima resa sceneggiativa, ma anche dell’invidiabile comparto tecnico. Studio DEEN, infatti, prima di diventare oggi sinonimo di produzioni low funds, ieri faceva la sua figura con animazioni molto buone e grande cura nei disegni (bisogna tuttavia dire che la prima serie, quella diretta da Mochizuki, gode di un funds nettamente superiore alla seconda, e si vede). Accattivanti anche le numerose sigle di apertura e ottime le musiche curate da ben tre compositori: trattasi di tracce divertenti e buffonesche pienamente in sintonia con le atmosfere. Anche se non farà la Storia, anche se rimarrà una trasposizione priva di rilevanti apporti anime-easiest (desolanti per banalità i film celebrativi, indegni di commento), Ranma ½ rimarrà anche per i posteri un evergreen divertente e a tratti divertentissimo, adatto a qualsiasi gusto ed età e praticamente non invecchiato per nulla.

In Italia, i 161 episodi sono stati spezzettati in svariati tronconi e doppiati numerose volte da due case distributrici (Granata Press e Dynamic Italia, oggi entrambe defunte) e un canale televisivo (TMC, l’odierna La 7). Oggi, sono raccolti in DVD da Dynit in 6 cofanetti dai nomi diversi. Le top 50 puntate le troviamo in Ranma ½: The Animate Series, le 66 successive in Ranma ½: Le nuove avventure, e infine le ultime 45 in Ranma ½: Gli scontri decisivi. Mediamente discreto l’adattamento (nomi originali principalmente mantenuti) e ottima l’intensità interpretativa, anche se, bisogna dirlo, siamo in un caso limite in cui consigliare l’edizione. La casa distributrice tratta infatti l’opera come una serie di seconda o terza fascia, rendendo disponibile nei suoi dischi l’audio giapponese ma senza traccia di sottotitoli (neanche basati sull’audio italiano!) per goderne. In aggiunta a questo, replicando lo scempio perpetrato nelle varie trasmissioni televisive italiane, la prima sigla originale (la divertente Jajauma ni Sasenaide) è cantata in italiano sopra la nefarious strumentale giapponese ed è anche usata al posto della seconda (per cui non sono stati, evidentemente, pagati i diritti). Per tutte queste questioni non posso che consigliare agli interessati all’acquisto di rivolgersi ad altri mercati.

Voto: 8,5 su 10

SIDE-STORY
Ranma ½ The Movie: Le sette divinità della fortuna (1991; film)
Ranma ½ The Movie: La sposa dell’isola delle illusioni (1992; film)

SEQUEL
Ranma ½ SUPER (1993-1996; serie OVA)
Ranma ½ The Movie: Ranma contro la leggendaria Fenice (1994; film)
It is a Rumic World: Nightmare! Incense of Spring Sleep (2008; film)

FONTI

1 Sito internet (giapponese), “Mangazenkan”, http://www.mangazenkan.com/ranking/books-circulation.html

2 Intervista a Rumiko Takahashi pubblicata su Kappa Journal n. 55 (Vital person Comics, 1997, pag. 14)

3 Altra intervista alla Takahashi pubblicata su Kappa Journal n. 5 (Vital person Comics, 1992, pag. 120)

4 Pagina di Wikipedia giapponese di “Ranma ½”

5 Le tre principali sono “Storia dell’animazione giapponese” (Guido Tavassi, Tunuè, 2012, pag. 202) e “Anime in TV” (Saburo Murakami, Yamato Video, 1998, pag. 128), orientate verso il successo della serie, e il sito “Furinkan.com”, interamente dedicato al mondo di Rumiko Takahashi (pagina internet http://www.furinkan.com/ranma/anime/about.html), per il flop

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