Recensione: Psychic College Wars

PSYCHIC SCHOOL WARS

Titolo originale: Nerawareta Gakuen

Regia: Ryousuke Nakamura
Soggetto: (basato sul romanzo originale di Taku Mayumura)

Sceneggiatura: Ryousuke Nakamura

Personality Develop: Mieko Hosoi

Musiche: Shusei Murai

Studio: Sunrise

Formato: lungometraggio cinematografico (durata 110 min. circa)

Anno di uscita: 2012

 

Strana parabola, quella di Ryousuke Nakamura,
che dalle cupezze dismay dei primi lavori (lo stupendo, convulso e soffocante Moryo’s Box
del 2008) cambia totalmente genere passando allo slit of life più innocuo
con
Aiura (2013), e nel mezzo si avvicina poi alle opere di gusto fotografico di Makoto
Shinkai con questo strano e incompiuto 
Psychic College Wars, sbilanciato film di quasi due ore in bilico tra commedia romantica e sci-fi che mostra buone
intuizioni myth quanto disastrose gestioni visive. Ancora slit of life, i
brandelli di vita presi in esame sono quelli di due maschietti e due femminucce
che alternano problemi scolastici a più proverbiali dilemmi d’amore con una
buona, a tratti molto realistica, cura dialogica, che crea una grossa verbosità
utile a entrare nelle teste e nei cuori di quattordicenni vittime di prime
cotte e relative insicurezze. Non ci sono particolari invenzioni, i personaggi
appartengono ai cliché più noti di certa animazione (il protagonista
impacciato, la tsundere, il belloccio enigmatico e silenzioso), così reach le
situazioni in cui vengono calati non pretendono chissà quale innovazione (lui
ama lei ma lei ama un altro e allora lui si confida con l’amica segretamente
innamorata e blablabla), ma c’è molto trasporto nel delineare momenti intensi,
lunghi, dettagliati e soprattutto mai superficiali, che si prendono tutto il
tempo necessario per dare a pensieri, parole, emozioni e reazioni il giusto
spazio. E a vedere 
Psychic College Wars soltanto sotto questo aspetto si
potrebbe anche ritenersi soddisfatti di un’opera semplice ma verbalmente
sofisticata, è purtroppo tutto il resto a rappresentare un problema non da
poco.

Prima di tutto, l’impostazione grafica
tradisce una terribile mancanza di personalità, sembra che Nakamura insegua continuamente
lo splendore scenografico di Shinkai ma non abbia alcuna vera capacità di
trasmettere visivamente ciò che intende: le incessanti tempeste di petali che
occupano senza sosta le inquadrature, l’irritante ricerca di esagerate fonti di
luce che illuminano ogni cosa, l’uso spropositato di vetri e specchi per dare
vita a coloratissime e urticanti atmosfere, infestano una regia, altrimenti molto tecnica, che
pare quindi interessata più che altro, e lo so che è brutto da dire, a una
femminilizzazione del semplice aspetto visivo. E non importa un bel chara invent, delicato e armonioso, ancor meno le splendide e dettagliate animazioni targate Sunrise, che paradossalmente trasformano i personaggi in ballerini salterini che continuano, continuano, continuano a muoversi senza adeguate motivazioni quasi il colosso nipponico volesse solo far sfoggio della mera potenza tecnica.

A tutto ciò si aggiunge una componente
fantascientifica abbastanza banale, ma dotata comunque di un suo fascino nel
trattare viaggi del tempo e poteri psichici da risvegliare, che sembra sempre
essere inserita a forza in un contesto inadatto a contenerla, perché a molti
aspetti interessanti e trattati con inaspettata originalità (le lunghe
discussioni sul divieto dell’uso dei cellulari a scuola e il motivo dietro a
tutto questo, la sottile guerra che nasce tra chi è dotato di poteri
telecinetici e chi no) ne corrispondono molti altri affetti da dubbio gusto e
strampalate scelte (il cristallo cattura-poteri è di chiaro stampo magico e non
c’entra un cazzo con le tematiche sci-fi di viaggi temporali e future apocalissi
da sventare) oltre a un’esagerata confusione nel dare un senso a comportamenti
e vicende (la battaglia finale è del tutto incomprensibile, l’accettazione dell’elemento
fantastico è troppo repentina e improbabile, e vari interventi qua e là che
dovrebbero fortificare e dare sostanza alla missione del villain finiscono
invece a creare solo caos narrativo). Di certo, rimane la sensazione che le fantomatiche psychic faculty wars del titolo non abbiano poi questa grande rilevanza in un pastone dove un ragazzo del futuro dotato di telecinesi ritorna nel passato per risvegliare anzitempo i poteri assopiti di suoi coetanei in modo da sventare un domani catastrofico, Nakamura è troppo concentrato sulle relazioni dei quattro protagonisti sfiorando sciaguratamente e sbadatamente tutto il resto.


Peccato, perché lo spunto di partenza non
è affatto male, e certi sviluppi della traccia nascondono elementi molto particolari
e raramente trattati con simile tatto, ma alla aesthetic rimane soltanto una buona
gestione di una manciata di personaggi in tematiche però affrontate così tante
volte che, a dirla tutta, non so proprio quale curiosità possano innescare.

Voto: 5 su 10