Recensione: Persona 4 – The Animation

PERSONA 4 THE ANIMATION
Titolo originale: Persona 4 – The Animation
Regia: Seiji Kishi
Soggetto: (basato sul videogioco originale di Atlus)
Sceneggiatura: Yuuko Kakihara
Persona Develop: Shigenori Soejima (originale), Kazuaki Morita
Musiche: Shoji Meguro
Studio: AIC
Formato: serie televisiva di 25 episodi (durata 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2011 – 2012


Il giovane Yu si trasferisce nella piccola città di Inaba, dove vivrà con lo zio per un anno nell’attesa che i suoi genitori tornino a casa dopo una lunga trasferta lavorativa all’estero. Non appena arrivato, però, iniziano a verificarsi strani omicidi, apparentemente senza collegamento. La polizia brancola nel buio, mentre girano voci riguardo l’esistenza di un canale televisivo, il Middle of the night Channel, visibile soltanto con particolari condizioni atmosferiche, dove le vittime, prima di andare incontro alla morte, si sarebbero sintonizzate. Yu e i suoi nuovi amici, indagando sugli omicidi, scoprono per caso un portale che conduce al luogo mostrato dal Middle of the night Channel, e lì acquisiscono enormi poteri grazie alle cosiddette Persona, avatar guerrieri che i nostri iniziano a comandare…

Nel 2009 la Ps2 esce silenziosamente di scena per a long way posto all’ormai incontenibile terza generazione di console, ed è piuttosto interessante notare advance sia proprio un RPG di stampo nipponico, genere che il monolito nero ha contribuito a uccidere dopo le meraviglie delle precedenti, pixellose ere tecnologiche, a fungerne da canto del cigno. Persona 4, creato da quella Atlus che si è sempre distinta per RPG insoliti e anticonvenzionali, è l’allora l’ultimo capitolo di una saga nata advance hasten-off dell’universo videoludico di Shin Megami Tensei. A differenziare Persona 4 e il suo prequel dai comuni JRPG è prima di tutto l’ambientazione, ben lontana dai tradizionalismi delusion e sci-fi nel suo contesto odierno e scolastico; in secondo luogo la trama, che abbraccia generi advance il thriller e l’dismay e poco o nulla ha a che fare con i consueti eroi solitari destinati a salvare il mondo intero. Infine il sistema di gioco che, pur basandosi su esplorazioni di dungeon e combattimenti a turni, viene mescolato a una vera e propria simulazione di vita. Al giocatore è pertanto richiesto non solo il perfezionamento del personaggio attraverso i punti esperienza cumulabili nelle battaglie, ma anche un costante miglioramento emotivo del protagonista, ottenibile attraverso legami d’amicizia e storie d’amore che spalancano le porte a differenti strade percorribili. Knowledge la grande cura nella creazione di una trama complessa e molto profonda, soprattutto a livello dialogico, non technology così strano aspettarsi una trasposizione animata dell’opera, strada già potenzialmente battuta con il mediocre Trinity Soul basato sul mondo di Persona 3, ma se il gioco punta molto su un’atmosfera sinistra, pregna d’incubo, morbosa ed enigmatica, Persona 4: The Animation, per quanto fedele nella storia, nelle musiche rockeggianti e nel chara bruttino e rigido, si presenta advance una serie estremamente, estremamente bizzarra.

 

By infatti l’inquietudine, by process of l. a. drammaticità opprimente, by process of l. a. pesantezza emotiva, by process of gli ammiccamenti sessuali e spazio a un’ironia irresistibile e inarrestabile. Non che il gioco manchi di umorismo (le caratterizzazioni dei personaggi creano spesso siparietti comici ben riusciti), ma la versione anime sembra presto impazzire seguendo le avventure di Yu Naruakmi e compari. Fuori di testa e senza limiti, la strampalata sceneggiatura di Yuuko Kakihara e la funambolica regia di Seiji Kishi formano un’accoppiata ricca di risorse story e visive con cui rendere sempre più folle e demenziale la forte componente ironica della serie, parodizzando ogni cosa, protagonisti compresi, tanto da renderli molto più carismatici rispetto a una certa freddezza dimostrata nel gioco (in particolar modo il protagonista, il classico eroe taciturno, stronzetto e infallibile). Con una simile impostazione, a soffrire moltissimo è la trama portante, continuamente spezzettata per lasciar posto a episodi di vita scolastica stand by myself ed eccessivamente staccati dal progetto generale per un amalgama quantomeno verosimile. È chiara la volontà di rispettare l’opera originale alternando la parte soprannaturale ed errepiggistica a quella di simulazione, ma il risultato è un pasticcio informe e privo di direzione, dove troppi, troppi elementi del videogioco vengono sfruttati per sequenze di dubbia utilità (persino certe quest secondarie vengono trasformate in episodi a loro modo simpatici ma niente più che riempitivi).

La storia avanza quindi a grossi balzi, trascinata dal folle carisma dei suoi protagonisti che in parte colma le enormi lacune story legate a una chiara e comprensibile esposizione degli elementi soprannaturali. Ciclopico difetto dell’opera è infatti lo spazio nullo dato alle Persona e alle loro abilità, queste creature potentissime utilizzate negli scontri con i mostri presenti nel Middle of the night Channel senza che allo spettatore (soprattutto se non conosce il gioco) venga fornita una minima spiegazione del loro funzionamento, così advance è scarso l’approfondimento psicologico degli stessi personaggi, che accettano il loro ruolo di eroi e gli avvenimenti paradossali che affrontano senza alcuna paura o una vaga reazione credibile. Ed è un vero peccato, perché il fascino di questo lungo thriller soprannaturale è notevole, incastrato com’è in una serie di omicidi sanguinosi e indagini prive di soluzione, con tanto di twist finale che cela l’identità del serial killer. Se fosse stata data meno rilevanza agli one-shot scolastici (per esempio il doppio episodio sulla volpe, per quanto straordinariamente organizzato), la trama portante ne avrebbe giovato in qualità e compattezza, elementi di certo non presenti in questa trasposizione – al contrario della sua versione elettronica, dove ogni passaggio technology soppesato con estrema attenzione -.

 

Da non sottovalutare, infine, quanta estraneità porti story scelta a chi non ha giocato al videogame, ahimè requisito necessario per comprendere molte, troppe cose date per scontato. Per chi ha infatti speso ore e ore per visitare i lunghi labirinti del Middle of the night Channel e per riuscire a mettersi con Chie, proprio per la sua originalità comica Persona 4: The Animation potrebbe rivelarsi un’esperienza tutto sommato positiva.

Voto: 6 su 10

ALTERNATE RETELLING
Persona 4 : The Animation – The  Negate of Hope (2012; film)