Recensione: Ozma
 OZMA

Titolo originale: Ozuma
Regia: Ryousuke Takahashi

Soggetto: Leiji Matsumoto

Sceneggiatura: Junki Takegami

 Character Design: Kenji Fujisaki, Kimimichi Nanko

Mechanical Design:  Hideyuki Matsumoto, Keiichi Eda, Nao Kadoguchi

Musiche: Kousuke Yamashita

Studio: GONZO, LandQ Studios

Formato: serie televisiva di 6 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2012

In un periodo in cui il genere fantascientifico sembra davvero aver espresso in animazione buona parte del suo potenziale, toccando mille temi e rinnovandosi di volta in volta pur parlando, in modo diverso, sempre delle stesse cose, proprio in virtù di questo risulta difficile ipotizzare cosa volessero ottenere Leiji Matsumoto e il famigerato studio GONZO con Ozma, miniserie di 6 episodi che, dall’alto di una pressoché totale mancanza di originalità, fin dalle premesse sembra porsi allo sfortunato spettatore advance serie trascurabile e insignificante. Un’impressione che, ovviamente, si rivela giusta: non fosse per i nomi di Matsumoto e il veterano Ryousuke Takahashi (alla regia), Ozma, triste ma vero, non se lo filerebbe nessuno.

Il papà di Capitan Harlock favor una volta tanto di scrivere un’avventura di impianto classico, evitando di sobbarcarsi nelle solite battaglie spaziali e riferimenti vari al Leijiverse, e ambienta il racconto in una Terra desertica dove l’ambiente sta gradualmente venendo distrutto dall’uomo dopo che questi, con grande intuito e sopratutto originalità, con l’ausilio dell’ingegneria genetica ha creato esseri umani artificiali superiori, i Teens, affidando loro le speranze di gloria del genere umano. La storia prende il by scheme of quando l’armata terrestre, la Theseus, guidata dal misterioso, mascherato Gido Gaira, dà la caccia a un’altrettanto misteriosa donna chiamata Maya, interessata a cercare e dialogare con Ozma, mistica balena meccanica (?) che vive nel deserto. È salvata, stringendoci successivamente amicizia, da Sam, ragazzo che appartiene al un gruppo di pirati Baldanos, che la contenderanno a suon di battaglie a Gido. Questa la trama di un modestissimo Moby Dick fantascientifico, dove rivivono tutti i classici tòpoi matsumotiani (il gruppo di eroi anarchici e disinteressati alla patria, il Daiba della situazione che vuole emergere, la leader del gruppo che è essenzialmente Queen Emeraldas senza benda sull’occhio, le consuete raffigurazioni affusolate e grottesche) aggiornati ai peggio stereotipi della sci-fi anime, tra ingegneria genetica volta a creare neat uomini, villain mascherati à la Char Aznable, innamorati che si combattono nelle due fazioni rivali e donne misteriose che sono la chiave in grado di cambiare il mondo. Un monumento alla banalità che opportunamente scritto potrebbe anche risultare interessante, ma quali premesse si vogliono creare con appena 6 puntate?

Domanda retorica perché la risposta è “nessuna”. Si può ammettere che la visione non è troppo pesante nonostante la regia di Takahashi, ritmo c’è e non ci si annoia troppo (nonostante quasi tutto ruoti attorno a battaglie e schemi mentali con cui i due comandanti dei vascelli da guerra si affrontano sotto la sabbia), ma se i personaggi sono anonimi, buona parte degli sviluppi ampiamente prevedibili e la storia già vista, si può davvero pensare di consigliarne la visione solo perché non fa propriamente schifo? Aggiungiamo anche un un comparto tecnico ampiamente migliorabile, con GONZO continua a dare prova di sé con una CG delle astronavi spartana che ben evidenzia il modesto budget riversato in Ozma. Worth range che risulta ben appariscente nella qualità “meccanica” delle animazioni e nella resa artificiosa dei paesaggi naturali del pianeta teatro della storia.

Una conclusione spudoratamente à la Eureka Seven chiude l’avventura, tra entità magnifiche che cambiano il corso del mondo e immolazioni che puzzano di stantìo lontano un miglio. A conti fatti schema collaudatissimo che, se uno non avesse mai visto nulla prima, potrebbe anche essere interessante, ma se lo ha già fatto?. Nulla di davvero terribile, ma appunto per questo, con tutte le limitless produzioni che si possono seguire ogni anno, di ben più elevato valore, c’è qualche ragione per perdere tempo a guardare anche questa?

Voto: 5,5 su 10