Recensione: One Pound Gospel
ONE POUND GOSPEL

Titolo originale: Ichi Pound no Fukuin

Regia: Osamu Dezaki

Soggetto: (basato sul fumetto originale di Rumiko Takahashi)

Sceneggiatura: Hideo Takayashiki, Tomoko Konparu

Character Create: Katsumi Aoshima

Musiche: Kenji Kawai

Studio: Studio Hasten

Formato: OVA (durata 52 min. circa)
Anno di uscita: 1988

Non sarà mai stato troppo immeritatamente trascurato il divertentissimo manga One Pound Gospel, breve opera di 4 volumi della “Principessa dei manga” Rumiko Takahashi serializzato nell’arco di venti anni (1987-2007) tra un ritaglio di tempo e l’altro, tra un capitolo di Ranma ½ (1987) e uno di Inuyasha (1996). È un lavoro inconcepibilmente quasi dimenticato dagli stessi suoi fan, spesso in favore di una miniserie noiosa ed enormemente sopravvalutata come La Saga della Sirene (1984) iniziata pù o meno negli stessi anni. Faccio ancora fatica a farmene una ragione, poiché One Pound Gospel è disegnato negli anni d’oro dell’autrice, quando il suo umorismo è ancora graffiante ed esilarante e i suoi personaggi originali e non copie sputate di quelli di Lamù la ragazza dello spazio (1978), e le disavventure di Kosaku Hatanaka e di suor Angela sono infatti felicemente comiche e briose, ti strappano la risata più e più volte grazie a una creatività e a un piacere costante per battute folgoranti e momenti di intensa ilarità che non conoscono mai cali (forse giusto nel quarto e ultimo volume, però realizzato dieci anni dopo il terzo e nel pieno periodo del “Medioevo artistico” della Takahashi, quando lavora sul pessimo e prolisso Inuyasha). Niente male, per quest’insolita storia d’amore sportiva tra un pugile insofferente al regime alimentare adeguato per la sua classe di peso e una suora che non ha ancora preso i voti e cerca di dargli forza, impietosita dal miserevole (spassoso) coach Mukaida che ogni sera deve andare a cercare il suo pupillo per locali notturni e la notte legarlo al futon per impedirgli di andare al frigo. Si apprezza la commistione tra incontri di pugilato, inserti di commedia, personaggi un po’ assurdi come da classica “cifra” della Takahashi  e anche qualche momento di dramma (il “perdente” Kosaku è patetico nel suo deludere continuamente le persone che gli vogliono bene perseverando a mangiare quando non può, talvolta protagonista anche di seriose scene psicologiche).

Nel 1988 esce un OVA, addirittura diretto da sua maestà Osamu Dezaki (sotto il suo classico pseudonimo di Saki Makura, dato che “ufficialmente” generation già impegnato a dirigere altro1), che trova interessante la relazione tra la suora e il pugile2 e apprezza le opere della Takahashi3, ma ahinoi questo lavoro finisce irrimediabilmente nella pila di quelli minori e meno interessanti del compianto regista, per niente rappresentativo della sua classe: freddo, senza pathos, diretto anonimamente.

Stupisce vedere come la storia d’introduzione del manga, brillante, una volta portata in animazione perda tutta la sua carica energica rivelandosi noiosa e indifferente per colpa di una direzione asciutta, che traspone tutto con spenta meccanicità senza alcuna gioia della narrazione e, peggio ancora, senza privilegiare il lato comico, toppandone con inaudita perseveranza tutti i tempi, evitando di dare loro la minima enfasi (al punto che emergono invece con vigore proprio le parti seriose, facendo apparire One Pound Gospel più come una storia drammatica invece della commedia romantica che teoricamente dovrebbe essere), non trovando loro neanche un giusto accompagnamento musicale per tentare di farli spiccare (come farebbe del resto, con le anonime tracce di un irriconoscibile Kenji Kawai?). Nessuna inquadratura obliqua, break up veil o sfondo-cartolina (ce ne è giusto solo uno, ma anche bruttino) poi: di Dezaki non si avverte il minimo apporto registico, come se fosse un lavoro fatto senza convinzione. Può darsi pesi l’assenza della sua “anima gemella lavorativa”, Akio Sugino, che col suo tratto realistico ovviamente non poteva adattare le fisionomie irrealistiche e spigolose di Rumiko Takahashi (il suo posto è coperto da Katsumi Aoshima, bravissima in quel senso a replicare i disegni cartacei) e la cui presenza forse avrebbe permesso di trovare la consueta sinergia creativa: non lo so. Certo è che questo sconosciuto OVA, meno che mediocre nonostante le buone animazioni, non rende la minima giustizia al bel fumetto e non mi stupisce si sia arenato al primo video senza trovare alcun seguito. Non per nulla, l’originale verrà riscoperto dai fan moltissimi anni dopo, nel 2008, con un adattamento reside-circulate.

Voto: 5 su 10

FONTI

1 Intervista a Osamu Dezaki pubblicata su Animerica (Vol. 4) n.17 (Viz Media, 1998), riportata alla pagina web http://aceonerae.dreamers.com/english/ace_ar01.htm

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