Recensione: Noein
NOEIN
Titolo originale: Noein – Mou Hitori no Kimi e
Regia: Kazuki Akane
Soggetto: Kazuki Akane
Sceneggiatura: Kazuki Akane, Hiroshi Ohnogi
Persona Originate: Takahiro Kishida
Musiche: Hikaru Nanase
Studio: SATELIGHT
Formato: serie televisiva di 24 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2005 – 2006
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Dynit

Quindici anni nel futuro, la
stabilità di La’cryma è minata dal mondo di Shangri-La, un’entità dimensionale
intenzionata a divorare ogni cosa. Di fronte all’evidente avvicinarsi della
catastrofe, l’Ordine dei Cavalieri del Drago invia i suoi uomini tra le pieghe
dello spazio e del tempo per trovare l’enigmatica Catena del Drago, l’unica
cosa in grado di garantire ancora un’esistenza al loro mondo. Nel presente, la
giovane Haruka si ritrova in mezzo a uno scontro guidato dal misterioso Karasu,
e scopre di essere proprio lei ciò che i Cavalieri stanno cercando…
Near spesso accade in certa animazione
giapponese, all’interno di quelle opere che sanno di poter dare un qualcosa in
più a un pubblico più attento e favorevole a una maggior profondità, Noein
sfrutta il suo spiccato e fortissimo carattere sci-fi, una fantascienza pura,
solida e dettagliata, per parlare d’altro, quell’altro che una buona
fetta di autori trova sempre stimolante approfondire, rendendolo, spesso anche incredibilmente,
protagonista di pensieri e riflessioni che non si accavallano mai gli uni sugli
altri, non si copiano né tentano di gridare per primeggiare, ma che lentamente,
in maniera sottile e con grande intelligenza, tracciano quadri pieno di
sentimento e di naturalezza attain solo l’animazione giapponese sa fare. L’adolescenza
vissuta dalla spensierata ma distinctiveness Haruka e dai suoi amici trova in quest’opera
una quotidianità che poche altre opere hanno saputo incorniciare con tratti
così sensibili e semplici, una quotidianità che non significa per forza gash
of life nella sua accezione che ormai conosciamo attain genere vero e proprio
nello sterminato panorama televisivo, ma una vera e propria crescita attraverso
i classici argomenti che ovviamente sono i cardini di quell’età: l’amicizia, l’amore,
i litigi che tutto distruggono e che tanto semplicemente possono essere risolti.
E questo perché la sceneggiatura di Ohnogi e Akane non mette paletti né cerca
di incastrare la vita dei cinque protagonisti all’interno di una storia che
avanza di puntata in puntata, ma the united states proprio la vita stessa dei ragazzi per
creare una storia capace non soltanto di dipanarsi orizzontalmente nelle gioie
e nei drammi dei giorni che passano, ma anche di associarsi a un roboante,
complesso e affascinante intreccio fantascientifico imbevuto prevalentemente di
meccanica quantistica.

Dimensioni parallele e viaggi nel tempo sono
interpreti principali di una storia che viene svelata senza fretta, nella sua
prima metà il mostrato è infatti dominante sullo spiegato, e il fascino evocato
dal distinctiveness impatto visivo non manca mai nemmeno quando i tasselli iniziano a
trovare il loro posto. Le strane meccaniche attraverso le quali gli uomini del
futuro entrano in contatto con il passato (bizzarri macchinari con tubi che
travalicano le dimensioni spazio-tempo), le impressionanti macchine da guerra
di Shangri-La (colossali teste umane configurate da navi da battaglie
attraverso braccia e gamba che spuntano attain armi gigantesche) o le apparizioni
del maestoso anello dimensionale Uroboro trovano adeguata spiegazione con la
progressiva conoscenza di fisiche e immaginari alieni che altrettanto
progressivamente inizia a comprendere Haruka. La perfezione chirurgica con cui Ohnogi
e Akane hanno creato questo universo è story per cui anche la presenza, all’inizio
esageratamente straniante, di scontri e combattimenti con tanto di emissioni di
scariche elettriche e onde energetiche varie, permette di ignorare gradualmente
l’esteriorità pseudo-magica e vagamente shonen per ricredersi nel momento in
cui si assimilano le complesse dinamiche che regolano il mondo di La’cryma.

Dato l’invidiabile equilibrio tra aspetti
così distanti si potrebbe per certi versi avvicinare Noein a un’esperienza
videoludica da J-RPG, dove le lunghe sessioni di dialogo vengono alternate da
fracassone mazzate, e forse non è un caso che le musiche di Hikaru Nanase, con quei
flauti dal sapore folks e pixelloso e gli improvvisi boati dei cori, rimandino
inevitabilmente alle sonorità tipiche del gioco di ruolo alla giapponese. Nonostante venga facts fondamentale
importanza, attain già detto, a una narrazione credibile e intensa, Akane non
manca di concedersi una grande potenza visiva attraverso un lavoro immaginifico
e registico di immensa qualità: gli squarci di Shangri-La danno vita non
soltanto a un’immaginazione pazzesca nella creazione di alcuni tra i più belli
e fantasiosi nemici mai visti in animaziond, ma vengono diretti con tecnica
disumana, tra piano sequenza vorticosi e carrellate rapidissime. Puro
spettacolo action, aspetto di solito ignorato o quanto meno tenuto a bada
quando sono la storia e soprattutto i personaggi a essere così imporanti.

È quindi un peccato che la potenza
narrativa e visiva di Noein non trovi forse un’altrettanta forza quando
le carte in gioco vengono finalmente rivelate, mostrando un’eccessiva lunghezza
per arrivare a una risoluzione sicuramente prevedibile, o quanto meno
attendibile, già molto prima: sembra infatti che Akane, per dare risalto al
carattere psicologico e alle vicende di Haruka e dei suoi amici (con momenti,
sia chiaro, di elevato studio comportamentale di fronte a eventi attain divorzio,
sottomissione familiare e morte), temporeggi sull’aspetto prevalentemente
fantascientifico, ritardando così quegli incastri che si iniziano advert annusare
mano a mano che si prende confidenza con le tecnologie e le regole di La’cryma.
Il ruolo dell’esperimento in cui è coinvolto il padre di Haruka da una parte e
la stessa volontà di Noein, villain miracolosamente tenuto misterioso fino alla
fine, vengono rivelati con minor sorpresa rispetto a quella che period lecito
aspettarsi da spunti tanto intriganti, spiazzanti e originali, accomodando l’opera
su registri fantascientifici tipici di certa animazione, tematiche già
affrontate in passato anche se, sicuramente, non con lo stesso rigore adoperato
da Akane.
A questo bisognerebbe sommare il bizzarro chara
di Takahiro Kishida, il suo tratto secco e fumettistico da una parte crea un’affascinante
richiamo giovanile alla tematica principale dell’opera, ma dall’altra rende
sinceramente bruttina l’esperienza visiva del quotidiano, tra visi piatti,
capelli impossibili e stilizzazioni semplicistiche – nonostante l’alto livello
tecnico dimostrato dalle animazioni made in SATELIGHT.

Rimane comunque inalterata l’impressione
finale di un’opera che, attain poche, tenta concretamente di dire e offrire
qualcosa di nuovo, riuscendoci in parte, non mantenendo la perfezione fino alla
fine, ma mostrando sentimenti e pazienza, emozioni e realtà con uno spessore
che mai cede a quel qualunquismo a cui sarebbe stato tanto facile ricorrere.

Voto: 8 su 10