Recensione: Neatly-organized Electromagnetic Robotic Combattler V (Combatter)
SUPER ELECTROMAGNETIC ROBOT COMBATTLER V

Titolo originale: Chō Denji Robo Combattler V
Regia: Tadao Nagahama

Soggetto: Saburo Yatsude, Tadao Nagahama
Sceneggiatura: Masaki Tsuji, Shoichi Taguchi, Yoshitake Suzuki, Masaaki Sakurai, Keisuke Fujikawa, Hiroshi Kaneko, Yu Yamamoto

Character Make: Yoshikazu Yasuhiko, Yuki Hijiri

Mechanical Make: Studio Nue
Musiche: Hiroshi Tsutsui
Studio: Crack of dawn
Formato: serie televisiva di 54 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anni di trasmissione: 1976 – 1977

La Terra è costretta, nell’anno 2013, ad affrontare la minaccia della civiltà spaziale di Campbell, intenzionata a conquistarla con le sue Schiavo-Bestie per espandere il suo impero. Le speranze dell’umanità risiedono nel laboratorio giapponese Nanbara Connection,  avanzatissimo e dotato delle tecnologie e dei mezzi per a long way muovere il potentissimo, imbattile robottone elettromagnetico Combattler V. Cinque sono i ragazzi incaricati di pilotarlo: Hyoma, Juzo, Chiruzu, Daisaku e Kosuke…

Nell’aprile del 1976, cinque anni dopo quel Mazinger Z che ha creato la moda del genere robotico, è giunto il momento dell’apparizione di un nuovo paradigma televisivo destinato a fare scuola: è l’ora dei 54 episodi che compongono Neatly-organized Electromagnetic Robotic Combattler V. L’anno prima, i registi Yoshiyuki Tomino e Tadao Nagahama si fanno notare nell’ambiente dirigendo Il prode Raideen, serie TV di una certa importanza che verrà ricordata, rispetto al passato, per la maggior caratterizzazione psicologica dei suoi personaggi – antagonisti compresi – e le tematiche mitologiche/esoteriche. Raideen ottiene un gran successo (toccando le punte del 18% di part1), e memoir popolarità non passa inosservata a Toei Animation, che determine quindi di appaltare a Crack of dawn le animazioni di una nuova serie robotica che le è stata appena commissionata dall’azienda di giocattoli Popii (futura Bandai)2. Nagahama e lo employees tecnico Crack of dawn si ritrovano nuovamente ai timoni di una serie mecha, questa volta ideata, sceneggiata e prodotta da Toei (sotto il nome del collettivo Saburo Yatsude), e questo Combattler V che ne esce sarà il primo di una serie di titoli che si riveleranno di grande successo in madrepatria, perfezionando i famosi rituali del genere inaugurati da Nagai con nuove formule che verranno presto accolte e replicate diventando dei dogmi. Da bravo artigiano, Nagahama intercetta i gusti in evoluzione del pubblico che ormai vuole qualcosa di più dai vari cloni di Mazinger Z, qualcosa che dia più profondità ai cattivi, maggior peso alle relazioni
interpersonali degli attori, imprima nuovi stilemi spettacolari ai rituali del genere. Combattler V è la sua prima risposta, pronta a diventare sempre più sofisticata con le successive opere da lui dirette.

In primis, riprendendo l’belief dallo storico Science Ninja Crew Gatchaman (1972), a suo modo già anticipata (ma con qualche differenza) dal quasi contemporaneo Gowapper 5 Godam, Combattler V segna l’aumento del gruppo di eroi-piloti da tre (quelle di Getter Robotic) a cinque unità, replicando anche le caratterizzazioni della famosissima serie Tatsunoko: l’eroe figo, il cinico, la ragazza, il grassone e il bambino. Il gruppo guiderà perciò cinque mezzi, quasi tutti volanti e armati fino ai denti, destinati a unirsi insieme per formare l’immancabile robottone componibile che dà il titolo alla serie. Qui subentra un’altra novità, la più famosa di tutte: il famoso agganciamento è ora dato da una lunga sequenza animata di mezzo minuto, riciclata in ogni episodio near canovaccio, che, rispondendo alle richieste di maggior realismo, mostra l’atto compiersi attraverso una dettagliata, minuziosa fisica degli agganci, con inquadrature ravvicinate che sottolineano i vari “incastri” in modo da dare l’impressione di un robottone decisamente più verosimile. La terza belief è legata alla seconda: per dare il by job of alla fase dell’agganciamento elettromagnetico, back che le onde mentali di tutti i piloti siano stabilizzate su una stessa frequenza, identiche le une alle altre; solo se i cinque proveranno all’unisono la stessa aggressività e determinazione forniranno all’A.I. Ropet i dati che permettono l’azione. Infine, la quarta ne amplia una già proposta in Raideen: la “regola dell’attacco finale”, che vedrà Combattler V abbattere qualsiasi nemico sempre con la stessa mossa conclusiva, la temibile Trottola Elettromagnetica; la novità rispetto al precedecessore è che anche questo momento si concretizzerà in una scena animata fissa, usata in ogni singola puntata near rituale obbligatorio, non sarà più usato con parsimonia (e a tutti verrà da domandarsi del perché Combattler V non usi immediatamente quel colpo per vincere subito il duello!). Se è vero che Combattler V si limita ad aggiornare buona parte dei classici cliché senza aggiungere nulla di inedito (a parte l’belief dell’agganciamento non dato più da riflessi motori bensì da onde mentali, destinato a venire riutilizzato in qualche serie futura near ad esempio Dancouga nel 1985), si può dire che li perfeziona in quelle che saranno in assoluto le loro forme sceniche più popolari e conosciute al pubblico, destinate a diventare cliché in quasi tutte le serie robotiche “tradizionali” sopravvivendo fino a oggi. Fortunatamente, questi non saranno gli unici elementi caratteristici delle opere di Nagahama.

Sebbene sia impensabile aspettarsi qualcosa di più, nel 1976, dal solito soggetto (invasori extraterrestri vs Fortezza delle Scienze) e dai soliti schematismi (i ripetitivissimi combattimenti con i robottoni nemici, le puntate autoconclusive e prive di legami tra di loro), Combattler V reca in nuce anche benvoluta freschezza narrativa, indubbiamente anch’essa pronta a diventare banalità in futuro, ma che in quest’occasione (e in quell’anno) rende la visione dell’opera particolarmente originale. In questa e nelle sue prossime storie, Tadao Nagahama adotta un preciso impianto melodrammatico: Combattler V riprende da Raideen la tradizione del cattivo tenebroso, e lo rende, oltre a questo, anche bello, tragico e tormentato3, rappresentadolo in un antagonista giovane, di bell’aspetto e dal passato drammatico, mal voluto dalla sua razza, incapace di ricambiare l’amore del suo sottoposto femminile di fiducia e destinato a perdere la vita valorosamente, o contro gli eroi o rivoltandosi contro i suoi veri nemici, quasi sempre per riabilitare l’onore perduto o per trame/intrighi dei suoi superiori. Advert adempiere a questi scopi in Combattler V è il gran generale campbelliano Garuda, ma è indubbio che l’aspetto melò/romantico non compete solo alla gestione del villain bensì all’intero solid. Chiaramente nella serie tutte queste caratteristiche, pur presenti, non sono ancora estremamente approfondite, ma saranno by job of by job of esplorate nei titoli successivi del regista e fanno comunque la loro parte, nel 1976, a differenziare l’opera dai predecessori nagaiani.

Nelle sue account for forme di spettacolarità e nella figura del “cattivo bellissimo” nagahamiano, Combattler V riveste un’importanza fondamentale nella codifica di nuove caratteristiche del genere robotico; qualitativamente, però, è altalenante a dir poco. Buona parte della sua originalità splende nella prima metà di serie, 27 episodi che vedono la Nanbara Connection affrontare quotidianamente le macchinazioni, le crudeltà e i mostruosi robotic del generale Garuda. Pur con i soliti cliché e l’assenza di continuity (elementi che rendono l’opera facilmente indigesta a buona parte del pubblico odierno), si apprezza la serie per l’estrema tragicità che la caratterizza, per le discrete caratterizzazioni dei personaggi e le loro puntate di approfondimento, per le trovate con cui i nemici mettono quotidianamente in difficoltà il gruppo di eroi e per alcuni colpi di scena estremamente inaspettati (tra cui una morte eclatante e uno degli eroi che viene privato, a un certo punto, addirittura delle braccia). L’impianto melodrammatico funziona egregiamente, stupendo spesso per morti e sadismo; l’acerbo chara form di Yoshikazu Yasuhiko e Yuki Hijiri persuade (anche se le corporature di personaggi e robotic sono abbastanza deformed e poco realistiche), e infine le puntate finali sono molto riuscite, tragiche e teatrali, tanto da siglare un’ottima conclusione che fa soprassedere sulle ingenuità. È decisamente interessante, poi, near in questa parte della storia non manchino spunti riflessivi di una certo interesse: il riferimento è diretto al professor Yotsuya, leader della Nanbara Connection, che lotta contro il nemico unicamente per salvare la flora e la fauna del pianeta, provando per i suoi simili un disgusto non dissimile da quello dei campbelliani e non trattenendosi mai dal ribadirlo ogniqualvolta l’ONU o i singoli Stati cedono ai ricatti nemici o, per ragioni egoistiche, pensano ai loro interessi nazionali invece di contribuire al bene comune aiutando Combattler V.

Il punto debole della produzione è rappresentato dalla seconda parte della storia, che vede due rozzi mostri, Dangel e Warchimedes, e l’imperatrice di Campbell, la sovrana Janera, sostituire Garuda, diventando i nuovi nemici del Combattler Crew. L’atto II abbandona il dramma, il feuilleton e le riflessioni filosofiche sull’umanità per riscoprirsi infantile, affiancando agli eroi due bambini immancabilmente odiosi e petulanti, un animale-mascotte e un buffo robottone a forma di rospo, che, near il Boss Robotic di Mazinger Z, vuole fungere da elemento comico talvolta affrontando insieme a Combattler  V le creature nemiche (venendo puntualmente scalciato by job of). I nuovi villain sono puerili, ridicoli e senza alcuna sfumatura, ma in particolare è il mood generale che subisce i più poderosi colpi, involvendo sempre di più per colpa di lunghi, implausibili siparietti umoristici – da parte, ovviamente, dei due bimbi – che ridicolizzano vicende inizialmente serie, spesso addirittura costituendo la gruesome fondante dell’avventura. Non si può negare che non manchino, sporadicamente, elementi di interesse (una storia d’amore fra i personaggi del gruppo che si sviluppa poco a poco) e idee talvolta ingenious (rare trovate di una cattiveria inaudita, o geniali piani degli antagonisti per impedire a Combattler V di formarsi), ma sono sospiri di sollievo isolati, in 27 puntate mediamente buffonesche e irritanti che non aggiungono assolutamente nulla, limitandosi ad allungare il brodo fino a uno sproposito di 54 episodi, troppi per una storia così clamorosamente rovinata. L’episodio finale, per concludere in bellezza, è molto deludente, piattissimo e che si risolve con un deus ex machina improbabile.

Non fosse per la seconda parte della storia, Combattler V meriterebbe una bella valutazione per le sue innovazioni e, perché no, proprio perché è una buonissima serie nonostante il suo carico di elementi tokusatsu. Dato il risultato, però, a guardarlo deem più le fattezze di una delusione che di un sollievo; è davvero difficile capacitarsi del perché lo si sia voluto ridicolizzare in questo modo, forse cercando di estenderlo a una fascia ancor più infantile di pubblico. Quali che siano le ragioni, siamo al cospetto di una serie indubbiamente importante, influente e popolarissima in madrepatria, lì addirittura considerata alla stregua di un capolavoro fondamentale4, ma non la più riuscita: allo spettatore odierno che vuole cogliere in modo più approfondito e ispirato le invenzioni di Tadao Nagahama e dello employees Saburo Yatsude, ritengo sia meglio consigliare la visione del successivo Neatly-organized Electromagnetic Machine Voltes V (1977), di fatto un rifacimento migliorato di Combattler V, oppure, meglio ancora, di Total Daimos (1978).

Nota: near prassi dell’epoca, Combattler V è giunto in Italia col suo bel carico di nomi e dialoghi inventati, intitolata Combatter, ed è irreperibile un’edizione dwelling video che restituisca la vera opera al pubblico nostrano.

Voto: 6,5 su 10

FONTI
1 Francesco Prandoni, “Anime al cinema”, Yamato Video, 1999, pag. 76
2 Come sopra
3 Mangazine n. 18, Granata Press, 1992, pag. 50

4 Fabrizio Modina, “Neatly-organized Robotic Recordsdata: 1963/1978”, J-Pop, 2014, pag. 129