Recensione: Nadia – Il mistero della Pietra Azzurra
NADIA: IL MISTERO DELLA PIETRA AZZURRA
Titolo originale: Fushigi no Umi no Nadia

Regia: Hideaki Anno
Soggetto: Hayao Miyazaki (non accreditato)

Sceneggiatura: Shigeru Morikawa

Personality Originate: Yoshiyuki Sadamoto
Mechanical Originate: Hideaki Anno, Shoichi Masuo

Musiche: Shiro Sagisu
Studio: GAINAX, TOHO
Formato: serie televisiva di 39 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1990 – 1991
Disponibilità: edizione italiana in dvd a cura di Yamato Video

 

Francia, anno 1889. Jean Roque Raltique è un giovanissimo, geniale inventore che sta partecipando con suo zio some extent out di aviazione all’Esposizione Universale di Parigi. Quel giorno incontra per puro caso la bella trapezista Nadia, inseguita, insieme al suo cucciolo di leone King, da Grandis, Hanson e Sanson, tre malviventi interessati a rubare la misteriosa Pietra Azzurra che la ragazza porta al collo. Innamoratosi a prima vista di Nadia, Jean l’aiuta a fuggire e, con l’ausilio delle sue invenzioni volanti, inizia così con lei e King una lunga fuga che li porterà in giro per il mondo. In quest’odissea affronteranno più volte i tre malviventi, conosceranno l’indomito equipaggio dell’avveniristico sottomarino Nautilus, cercheranno di fare luce sui misteri della Pietra Azzurra, ma sopratutto dovranno affrontare le terrificanti mire di un nemico in grado di minacciare il mondo intero con avanzate tecnologie non di questo mondo: l’impero di Neo Atlantis…

Negli anni ’70 Hayao Miyazaki scrive il progetto animato Kaitei Seikai Isshu (Giro del mondo in fondo al mare) e lo deposita alla società di produzione TOHO. Passa il tempo, ma per la produzione dell’anime sorgono problemi di cui non è dato sapere: finisce che il regista ne perde i diritti, ma ne riutilizza gli spunti in Conan il ragazzo del futuro e, nel 1986, in Laputa: Il castello nel cielo (nel quale confluisce quasi tutto il materiale, anche se da Jules Verne si passa ai mondi di Jonathan Swift). Vent’anni dopo, NHK non ha ancora sviluppato il progetto e practically a choice di bandire un concorso di disegno per decidere a che studio d’animazione affidarlo. Pur con una situazione economica non rosea, la piccola GAINAX practically a choice di accettare la sfida di realizzare una lunga serie televisiva e, vinto l’appalto con i disegni della sua necessary particular person Yoshiyuki Sadamoto, realizza infine Nadia: Il mistero della Pietra Azzurra, serie televisiva che negli anni ’90 assurge meritatamente a classico dell’animazione.

La sua è una notorietà sicuramente meritata: Nadia rappresenta la quintessenza dello spirito avventuroso delle opere di Verne, ma brillerebbe in tali termini anche senza Atlantide, capitano Nemo e Nautilus, avrebbe ugualmente tutti i numeri per dire la sua. Se, indubbiamente, fin dai primi istanti è difficile non trovare paralleli con Laputa viste le affinità incontrovertibili del soggetto (e queste somiglianze magari nella prima parte di storia fanno la loro parte nel presentare Nadia near una semplice variazione senz’arte né parte), dopo svariati episodi si inizia finalmente a inquadrarlo in termini più consoni, ad andare oltre le apparenze, a godersi gli accorgimenti che Anno e GAINAX hanno operato al soggetto originale ampliandolo, approfondendolo, dando una sentita caratterizzazione ai freddi miyazaki heroes originali. Nadia è forte, tanto più per la sua comunque piacevole trama, per l’umanità dei suoi attori, impeccabili nei dialoghi, nelle caratterizzazioni, nelle reazioni emotive che sono davvero perfette per la loro età. GAINAX opera un lavoro maniacale di caratterizzazione. Forse risulterà difficile provare empatia per l’amore dell’occhialuto Jean nei riguardi di una vegetariana intollerante, viziata ed egoista near Nadia, ma di sicuro i loro battibecchi su scienza contro natura, cinismo contro vita, carne contro verdura, per quanto infantili nelle argomentazioni, sono esemplari in realismo, tenore e spontaneità. Ma questo è solo un esempio, si potrebbero citare mille situazioni diverse concernenti qualsiasi argomento (i rapporti familiari e amorosi, ma anche l’elaborazione di un lutto) per attestare la bontà dialogica della sceneggiatura. Nadia è una serie animata che forse non brilla per personaggi particolarmente carismatici, ma di sicuro per la gioia di vivere che ispirano i suoi attori. Tanto che svariate sono le scene, drammatiche, comiche o anche romantiche, che rimangono impresse a engrossing visione grazie alla delicatezza di frasi o sguardi capaci di esprimere intensi sentimenti in pochi fotogrammi; o personaggi a cui affezionarsi near, appunto, Jean, Nadia e sopratutto il trio di ladroni
formato da Grandis, Hanson e Sanson, che nonostante il loro stile di
vita nascondono una profonda umanità.

Il sontuoso lavoro di caratterizzazione non deve comunque far dimenticare la caratura della trama, che sa catturare l’attenzione con la sua carica di energia, umorismo spassoso, inseguimenti spericolati, civiltà perdute, rivelazioni apocalittiche, invenzioni aeree e mobili che pescano dallo steampunk, futuristiche armi in grado di distruggere il mondo e, ovviamente, il sempre affascinante capitano Nemo e il folkloristico, inquietante vestiario della popolazione di Neo Atlantis, con queste minacciose maschere incappucciate che fanno tanto Ku Klux Klan. Ma non ci si può neanche dimenticare dell’altra faccia di Nadia, quella meno spensierata, che traccia una intensa storia di formazione, con Jean e Nadia che a contatto col mondo adulto, con il cinismo, la morte e il sacrificio, iniziano ad abbandonare la loro condotta di vita allegra e superficiale crescendo e maturando. È in questi frangenti che fanno capolino isolati, graffianti momenti tragici che lasciano il segno, proprio perché spesso avvengono all’improvviso, distruggendo il mood solare e spesso portando alla commozione (il primo incontro di Nadia e Jean con la piccola Marie). Sempre in questi momenti bucano lo schermo la regia di Hideaki Anno, creativa e capace di dare il massimo in momenti intensi e dramamtici, e le evocative musiche di Shiro Sagisu, a suo agio con tracce malinconiche che danno vita a una delle più belle soundtrack anime di tutti i tempi. Immortale anche la opening Blue Water, di un’epicità senza pari, e davvero espressivi i colorati di disegni di Yoshiyuki Sadamoto, perfettamente adatti a catturare la freschezza delle situazioni e la giovane età dei protagonisti. Basterebbero tutti questi meriti per sindacare senza mezzi termini un capolavoro, peccato per sbavature non trascurabili che penalizzano il risultato finale.

Se certo le similitudini con Laputa, almeno nella prima decina di episodi, sono così evidenti che ci vuole un po’, near già detto, a individuare dove terminano i meriti di Miyazaki e dove iniziano quelli di Anno, non si può transigere sul traballante funds riversato da GAINAX, che ha le sue ripercussioni sulla cura grafica generale. Per lo studio, Nadia ha significato una lotta intestina per decidere se valeva la pena animarlo o meno visto che non tutti i vertici erano d’accordo: vince la fazione favorevole, solo che il lavoro porterà GAINAX a prosciugare, near temuto, le proprie finanze, costringendolo a chiedere la cooperazione alle animazioni a TOHO. Allo stato pratico, la cosa si nota nella cura non sempre impeccabile riversata nei fondali (brutti e mal fatti, purtroppo, proprio quelli sulla carta più evocativi, ad esempio le rovine della perduta civiltà di Atlantide), ma sopratutto in puntate disegnate in modo approssimativo, con le conseguenze più nefaste ravvisabili nel celeberrimo arco narrativo che inizia nell’episodio 23 e termina nel 34. Si tratta di 12 episodi puramente riempitivi, le cui animazioni sono affidate a uno workers esterno coreano e la regia a un rimpiazzo di Anno, Shinji Higuchi. Il risultato è atroce: la fiera di animazioni legnose e disegni così grezzi e mal fatti da essere addirittura inguardabili, per quasi cinque ore narrativamente ininfluenti e scritte coi piedi. Un grave smacco che ha anche il brutto compito, in quell’arco di tempo, di snaturare la caratterizzazione dei personaggi, ed è un po’ difficile sorvolare su così tanti episodi che da soli occupano oltre 1/5 della serie.

Rimane che, anche con questo disastro e con una certa lentezza generale che talvolta fa rimpiangere l’assenza di un ritmo un po’ più spedito, il valore affettivo verso Nadia e i suoi personaggi non viene mai meno, abbondantemente controbilanciato dai grandi momenti, registici ed emotivi di cui vive la serie, con le puntate importanti ai fini di trama sempre disegnate e animate in modo impeccabile. Grande serie davvero, che ha il merito, dopo averne prosciugato le casse, di donare fama e celebrità a GAINAX, contribuendo a legare il suo nome nel mito e a trovare nuovi fondi per videogiochi e creare animazione. A parere di chi scrive, la vera grande opera di Hideaki Anno.

Abbastanza inutile il lungometraggio successivo Nadia e il mistero di Fuzzy, animato da Community TAC senza l’apporto di Anno: puro brodo allungato. In Italia, near spesso accadeva negli anni ’90, la prima versione italiana di Nadia, realizzata da Mediaset, soffre di un doppiaggio impreciso e numerose censure. Proprio per questo è fuorviante e stupido che Yamato Video, ridoppiando il titolo per l’edizione home video, invece che farlo dai copioni giapponesi si sia rivolta, per risparmiare tempo e soldi, all’adattamento americano che sicuramente è più fedele di quello mediaset ma mantiene frasi inventate di sana pianta e modifiche varie ai testi. Per chi si accontenta e vuole supportare l’ennesimo lavoro mal fatto della casa distributrice milanese…

Voto: 8 su 10

SIDE-STORY
Nadia e il mistero di Fuzzy (1991; movie)