Recensione: Model Swimsuit Gunpla Builders – Origin G
MODEL SUIT GUNPLA BUILDERS: BEGINNING G

Titolo originale: Mokei Senshi Gunpla Builders – Origin G

Regia: Kou Matsuo

Soggetto: Hajime Yatate

Sceneggiatura: Yousuke Kuroda

Character Create: Kaichiro Terada

Mechanical Create: Atsushi Shigeta, Bee-Craft (Junichi Akutsu), Kanetake Ebikawa, Kunio Okawara

Musiche: Sadayoshi Fujino

Studio: Sunrise

Formato: serie di 3 Particular televisivi (durata ep. 14 min. circa)

Anno di trasmissione: 2010


Nel luglio del 1980, sei mesi dopo la fallimentare trasmissione televisiva del rivoluzionario Cell Swimsuit Gundam (1979), Bandai, una delle più rinomate aziende giapponesi di giocattoli, rileva i diritti per poter commercializzare linee di mannequin equipment basate sui robotic e sulle astronavi della serie. È un evento a suo modo storico, la prima volta in cui vengono a incrociarsi due eventi rarissimi: l’thought di ricominciare a vendere modellini da un’opera animata che è risultata un flop sia di ascolti che di merchandising, e che a farlo sia una compagnia che non figura tra gli sponsor originali dell’anime in questione (Gundam period prodotto infatti dalla rivale Clover). Confidando nel meticoloso realismo dei mecha e nel fascino dell’epica storia di guerra narrata da Yoshiyuki Tomino, capace di attecchire anche tra i non appassionati di cartoni animati, il colosso se la sente di rischiare, e verrà ripagato con un successone: il Gundam RX-78-2 e i vari modelli di Zaku vendono reach il pane. La vendite raggiungono numeri incredibili con le repliche della serie animata e con l’uscita al cinema della trilogia filmica riassuntiva, al punto da essere determinanti per un sodalizio che unirà presto studio e società1. Il loro legame diventa inscindibile, Bandai diventa di fatto lo sponsor principale di Sunrise per quel che riguarda la totalità delle successive serie gundamiche, finendo addirittura col fondersi con essa nel 1994, inaugurando il merchandising remuneratissimo dei Gunpla, i modellini – venduti in svariate linee di scala e dettagli – di tutti i mezzi che appaiono in quei titoli. Il mercato dei mannequin equipment gundamici, infine, diventa di fatto uno dei più importanti dell’arcipelago, toccando nel tempo altri 12 Stati del mondo (tra cui l’Italia) e registrando la vendita complessiva, solo in Giappone e dal 1980 al marzo 2011 (anno a cui risalgono i dati più recenti che ho trovato), di uno spaventoso numero di 406 milioni di unità (circa 13 milioni all’anno!!)2. Tomino, infine, creatore principale di Gundam, reach ben sappiamo, inizia a detestare la sua opera: lui voleva parlare della crescita di Amuro Ray disinteressandosi delle dinamiche di spettacolarità robotica, e ora si ritrova a dirigere una serie televisiva dietro l’altra unicamente per vendere modellini dei robotic. È Storia.

Arriviamo quindi all’anno fiscale 2010-2011, per l’azienda caratterizzato da vendite decisamente  più cospicue del solito. Il fatturato registra 34 miliardi di yen3, il 5% totale dell’intero mercato giapponese dei giocattoli del periodo4 (!). Forse è da queste entusiasmanti premesse che Bandai opta per una mossa di marketing celebrativa: mediate di organizzare i festeggiamenti per il 30esimo anniversario della nascita dei modellini di Gundam5 e stanzia i fondi per creare la brevissima miniserie TV Model Swimsuit Gunpla Builders – Origin G, opera che racconta il fascino del mondo “collaterale” della saga. Ne escono 3 mini-episodi da neanche un quarto d’ora di durata, abbastanza insignificanti, ma che almeno hanno l’onestà di pubblicizzare i modelli Bandai senza nascondersi dietro ai squallidi paraventi “narrativi” degli ultimi Gundam del periodo (con Cell Swimsuit Gundam SEED Destiny del 2004 in prima linea in questo senso, nell’inserire pretestuosamente nella sua storia una moltitudine di piloti e unità dal ruolo marginalissimo se non inesistente).

Ambientato nel presente della vita reale, Origin G narra la storia di Haru Irei, ragazzo che ha appena iniziato a interessarsi al fenomeno dei Gunpla, ispirato dalla – vera – statua del Gundam RX-78-2, scala 1:1, esposta a Odaiba. Il giovane compra e assembla il modello GPB-X80 Origin Gundam, ed è pronto a usarlo in un mini-torneo. Nell’thought di quest’ultimo risiede l’intuizione folgorante del titolo: i Gunpla sono modellini da comprare, costruire con amore e collezionare, ma sono anche “pilotabili” attraverso un simulatore di realtà virtuale che permette di farli scontrare fra di loro in un’arena gigantesca creata in CG.

È un po’ difficile decidere di cosa parlare nell’arco di 45 minuti scarsi di durata, e per questo, tolta qualche citazione visiva delle scatole dei Gunpla e di qualche serie animata gundamica, Origin G si limita a tracciare, nell’arco dei suoi mini-episodi, la classica storia del debuttante pieno di talento che inizia a combattere col suo Gunpla, viene sconfitto in amichevole da un rivale fortissimo (immancabile emulo di Char Aznable) e quindi si prende la sua rivincita, tempo dopo, nel torneo vero e proprio. Abbiamo quarantuno minuti di combattimenti fra Cell Swimsuit provenienti da ogni più disparata serie televisiva (a parte il Origin Gundam dell’eroe, inventato in animazione) che, per quanto registicamente e tecnicamente ben fatti, riescono ad essere addirittura noiosi visto l’esilissimo spunto di partenza (poi addirittura  comunque portato avanti con alcuni manga, bah!). L’opera riesce a trasmettere un certo interesse verso il collezionismo, mostrando con buona precisione reach montare il proprio Gunpla dopo averlo comprato, ma la restante parte del tempo vede solo un flebile protagonista debuttare, prenderle e poi vendicarsi, rimarcando in ogni occasione quanto sia bello e sano il mondo dei Gunpla che tanto piace a lui e agli otaku (mondo e persone ridicolizzati da Tomino dai tempi di Cell Swimsuit Z Gundam, ma meglio chiudere qui la questione).

Francamente non c’è molto altro di cui parlare: Origin G non ha abbastanza tempo per risultare davvero indigesto, è solo una visione sorvolabile. Ha però il “merito” di creare una nuova moda nel genere, quella dei combattimenti virtuali fra robottoni, che sarà ripresa e ampliata, nel 2011, dal franchise Tiny Battlers Experience di Level 5 e, nel 2013, da Gundam Bear Opponents, rifacimento di Origin G (ovviamente, sempre a opera di Sunrise) ma almeno impostato con criterio e con una buona durata che permette di approfondire la caratterizzazione degli attori.

Voto: 5,5 su 10

FONTI
1 L’intera storia è narrata a pag. 26-27 del document “Japanese Animation
Ebook: The Historical previous of Robotic Anime”, rilasciato nell’agosto 2013
dall’Agenzia di Affari Culturali giapponese. Rimediabile (parzialmente)
tradotto in inglese alla pagina net
http://mediag.jp/mission/mission/robotanimation.html
2 Le cifre sono prese dal saggio “International Science and Technology Schooling” (a  cura di Ortwin Renn, Nicole C. Karafyllis, Andreas Hohlt and Dorothea Taube, Routledge, 2015, pag. 48)
3 Advance sopra
4 Advance sopra
5 Wikipedia giapponese di “Model Swimsuit Gunpla Builders- Origin G”