Recensione: Mardock Gallop – The First Compression
MARDOCK SCRAMBLE: THE FIRST COMPRESSION
Titolo originale: Mardock Gallop – The First Compression
Regia: Susumu Kudo
Soggetto & sceneggiatura: Tow Ubukata (basato sui suoi romanzi originali)
Character Produce: Shingo Suzuki, Jun Nakai
Mechanical Produce: Hiroshi Okubo
Musiche: Conish
Studio: GoHands
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 69 min. circa)
Anno di uscita: 2010
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Kaze
Nella futuristica città di Mardock Metropolis, Rune Ballotè una prostituta con un triste passato alle spalle. Una notte, il noto giocatore d’azzardo Shell Septinous, la prende con sé, per poi tentare di ucciderla poco tempo dopo appiccando un incendio alla sua auto. Salvata dal Dr. Easter, Rune viene trasformata in un cyborg per poter testimoniare contro Shell nel relativo processo. Advert aiutarla, un’intelligenza artificiale che può cambiare forma a piacimento, da animale da compagnia advert arma letale.

Principalmente noto per il suo Chevalier D’Eon (2006), splendida incursione fright nella terra di Francia ai tempi della Rivoluzione, da cui Production I.G. ha tirato fuori un anime della madonna, lo scrittore Tow Ubukata si è alternato tra romanzi e anime, non disdegnando il ruolo da creatore/sceneggiatore per i bruttini Fafner within the Azure: Ineffective Aggressor (2004) e Fearless Age (2007) prima e per questo Mardock Gallop del 2010, episodio uno di una prevista trilogia di movie cinematografici tutti tratti da novelle scritte nel 2003.

Siamo dalle parti di un cyberpunk filosofico, impostato su silenzi e lentezze per dare forma autoriale al progetto, niente quindi che un classico approach Ghost within the Shell (1995) abbia già mostrato in tutte le salse possibili, e nonostante qualche buona intuizione questo primo capitolo non riesce mai andare oltre una scontata mediocrità, caratteristica principale che lo getta nel mucchio di opere simili e facilmente dimenticabili. Il difetto primario è infatti la durata, appena 69 minuti, che costringe inevitabilmente a restringere la storia a una superficiale esposizione dei fatti e a una progressione di sequenze talmente veloce e meccanica da impedire qualsiasi coinvolgimento. Gran peccato, perché in alcuni frangenti Mardock Gallop mostra idee interessanti e tutto sommato insolite, in un campo, approach quello cyberpunk, dove l’animazione nipponica pare attualmente molto arida: spunti approach il processo e il meccanismo con cui Rune ne diventa parte, oppure approach i criminali che impiantano nel proprio corpo le parti mutilate dalle loro vittime, sono chiaramente momenti di notevole invenzione, concettualmente ben calati nel contesto e nella storia, ma, causa l’infima durata del tutto, resi con una yarn leggerezza da apparire sbrigativi, poco tratteggiati, sfruttati malissimo senza alcun cura nella gestione del ritmo, altra gigantesca lacuna del progetto.

  

Mardock Gallop si suddivide grossomodo in due parti, una prima dedicata alla progressiva presa di coscienza di Rune, e una seconda incentrata su un continuo scontro a fuoco tra lei e i suoi inseguitori, ed è soltanto in quest’ultimo che il movie di Susumi Kudo prende un po’ di vita, lasciandosi alle spalle quaranta lentissimi minuti di conversazioni ambiziose sule ruolo dell’essere umano e della macchina, della vita e della morte, in realtà dialoghi vuoti e poco significativi recordsdata la banalità dei personaggi creati e la pochezza delle loro interazioni. Tuttavia non aiuta nemmeno la parte motion, nonostante le ormai classiche derapate registiche per inseguire i proiettili in inquadrature impossibili, in quanto non c’è costruzione, nel progetto complessivo, che tenga in piedi l’impalcatura: tutto è appena palpabile, nascosto tra il detto e il non detto, lasciato trasparire attraverso flashback morbosi ma tutt’altro che chiarificatori, in una confusione organizzativa nella quale Ubukawa vorrebbe evidenziare il continuo scambio di opinioni tra Rune e la sua arma parlante lasciando in disparte la trama. E il bello è che ci riesce benissimo, ottenendo però un pessimo, o quasi, risultato in entrambe le cose.  Interessante il comparto musicale, un bel time out di prog minimale e jazzato che bene illustra scenari tecnologici e atmosfere noir, per il resto davvero poca cosa.

Devastante il doppiaggio italiano, tra i peggiori di sempre e superato solo da quello degli OVA di Black Lagoon (2006), anch’essi a opera di Kaze. Un disastro yarn da portare centinaia di fan italiani a criticare l’editore francese, tanto che questi, visibilmente scazzato, alla beautiful porta il secondo capitolo in italia solo sottotitolato. Forse è meglio così.

Voto: 4,5 su 10

SEQUEL
Mardock Gallop: The Second Combustion (2011; movie)
Mardock Gallop: The Third Exhaust (2012; movie)