Recensione: Knights of Sidonia

KNIGHTS OF SIDONIA

Titolo originale: Sidonia no Kishi

Regia: Kobun Shizuno

Soggetto: (basato sul fumetto originale di Tsutomu Nihei)

Sceneggiatura: Sadayuki Murai

Personality Construct: Yuki Moriyama

Musiche: Noriyuki Asakura

Studio: POLYGON PICTURES

Formato: serie televisiva di 12 episodi (durata ep. 24 min. circa)

Anno di trasmissione: 2014

Dev’essersi fatto un
bell’esame di coscienza prima di progettare un manga come Knights of Sidonia (2009),
di tutto ciò che lo contraddistingueva precedentemente è rimasto molto poco e
le probabili pressioni devono averlo schiacciato, per tempistiche e mire,
ingabbiandolo in una serialità che non è propriamente sua. Tsutomu Nihei ha un
passato come architetto, e quando esordisce come mangaka i suoi edifici
chilometrici – costruzioni di impressionante minaccia che sfondano il cielo – risaltano in splash web page ricchi di dettagli attraverso rifiniture millimetriche
che mostrano un’anomala e spesso incredibile visionarietà strutturale. Chiedere
a un architetto anche una buona scrittura è forse eccessivo, ma Nihei sa
mascherare bene le sue mancanze attraverso narrazioni criptiche ed
enigmatiche, spesso lasciate a simbolismi indecifrabili che paradossalmente
aumentano l’immersione nelle atmosfere siderali e gigantesche dei suoi lavori.
Chiaro quindi che, con opere grossomodo incomprensibili ma non per questo meno
fascinose come Blame! (1998) e Biomega (2004), quando l’autore si mette al lavoro su una storia più
lineare e accessibile ogni lacuna venga miseramente a galla, mostrando tutti i
limiti di un mangaka che fino a quel momento aveva combattuto con certa classe. Cosa più unica che
rara, grazie a Sadayuki Murai alla sceneggiatura la trasposizione animata di Knights of Sidonia arraffa
tutta la bontà visiva del manga e si sbarazza della pochezza narrativa fatta di
dialoghi elementari e personalità infantili. Il valore della scrittura è
infatti ciò che rende l’anime un prodotto più che discreto, capace di
distanziarsi dalla mediocrità imperante nel robotico e saper offrire, pur non
rinunciando a cliché e certe tradizionalità, una storia coinvolgente,
interessante e saggiamente rapida.
A dirigere Kobun
Shizuno che, con una manciata di film di Detective Conan in curriculum,
a mostrare abissi stellari e alieni chilometri non sembrava il più adatto, ma con
Murai forma una combo ottimale che fa della velocità una virtù visiva di difficile
ma invidiabile gestione: il ritmo è altissimo, mantenuto costante da una
scrittura essenziale ma di enorme esperienza, che scandisce passaggi e
caratteri con pochi dialoghi, calibrati con attenzione, verbalmente soppesati
per esporre ciò che support al momento più opportuno. E pur con tanti, tanti
personaggi a formare un solid di piloti inesperti e impulsivi, Murai è abile venditore
di caratteri, tutto viene mostrato con accenni semplici ed essenziali, e l’enorme
body depend che si inizia a calcolare sin dai primi episodi si arricchisce
proprio per quella micidiale meccanica con cui anche i morti in secondo piano
sono pregiati di personalità e un pur minimo carisma.

 

La standardizzazione
di un protagonista anonimo come Nagate, tipico eroe ingenuotto ma di gran cuore
e tenacia fuori dal comune, è presto inabissata dalla varietà caratteriale che
lo circonda, con personaggi che spaziano in lungo e in largo dall’invidia alla
tenerezza abbracciando un po’ tutte le variabili concesse. E quando si notano i
vari accenni harem (con l’eroe accerchiato di volta in volta da bellezze pettorute),
via via che la serie cresce si nota invece come ci sia ben altro dietro, non
una semplice adeguazione a topoi dell’animazione ma un germogliare narrativo
atipico e straniante che parla di clonazione, importanza femminile e giovinezza
genetica per sopperire all’altissima mortalità di questo mondo.


C’è quindi grande
sostanza a sorreggere una storia molto affascinante, uno strano ibrido tra
home opera e puro orrore, spettacolarità robotica e laborious sci-fi: la fuga dell’astronave-colonia
Sidonia da una Terra distrutta secoli prima è resa in maniera cupa e drammatica
dalla battaglia snervante contro i Gauna, creature aliene di vaga forma
lovecraftiana e di dimensioni planetarie. Da una parte abbiamo quindi una forte
accentuazione visiva data dagli scontri tra i tentacoli gauniani e gli
scheletrici mecha Guardiani, dall’altra c’è una lunga serie di intuizioni fantascientifiche
che distanziano l’opera dagli tipici schemi nipponici e la avvicina più a una
cultura fantascientifica occidentale: l’utilizzo della fotosintesi con cui
alcuni umani possono alimentarsi e rigenerarsi oppure le alterazioni
genetiche/anatomiche con cui è normale amministrazione cambiare sesso a
piacimento nell’ottica di una mera sopravvivenza del genere umano, ma anche
squisite faccende tecniche come l’utilizzo dei booster per aumentare la
velocità dell’astronave e i pericoli anche mortali che crea alle aree popolate
tale smottamento gravitazionale.
Shizuno garantisce
quella necessaria freschezza per alimentare la storia, la sua regia è piacevolmente
precisa nelle situazioni di calma e si trasforma abilmente durante le lunghe
battaglie, aprendosi a una dinamicità stordente e a bellissimi squarci di
orrore cosmico, merce piuttosto rara in animazione, con una scelta cromatica
vincente fatta di bui spaziali e verdi minacciosi, ben contrastati dal biancore
grigiastro delle aree urbane, unica vera traccia del disegno megalitico di
Nihei. Create POLYGON PICTURES, affermato studio di CG che in passato ha lavorato a fianco di Mamoru
Oshii per Ghost within the Shell 2: Innocence (2004) e The Sky Crawlers: I Cavalieri del cielo (2008) ma anche in America per
produzioni legate all’universo dei Transfomers e di Critical particular person Wars,
qui alla sua prima produzione originale: il risultato è dignitoso, la natura
computerizzata dei disegni di Moriyama, piacevoli e giustamente freddi con quei volti lunghi e tristi ma troppo simili, a volte ne svilisce l’impatto mostrando quei tipici movimenti
che tolgono la giusta umanità, ma nelle sequenze ipervitaminitiche il risultato
è più che buono, con animazioni efficaci e una libertà registica concessa a
Shizuno che la tradizione animata non gli avrebbe certo permesso, almeno non
per frequent televisivi.

 

Period quasi impossibile
scommettere su un prodotto del genere – il manga ancora in corso faceva pensare
a un classico strumento lucrativo incapace di dire realmente qualcosa – e invece
la trasposizione, almeno in questi suoi primi dodici episodi, surclassa la
carta con classe ed esperienza, facendo ben sperare per una seconda serie che,
magari, possa distaccarsi dall’opera originale per fornire una chiusura
adeguata evitando il solito finale aperto che non accontenta nessuno.

Voto: 7,5 su 10

SEQUEL
Knights of Sidonia: Combat for Planet Nine (2015; TV)