Recensione: Kekko Kamen la Maschera Libidinosa
KEKKO KAMEN LA MASCHERA LIBIDINOSA

Titolo originale: Kekko Kamen
Regia: Nobuhiro Kondo, Kinji Yoshimoto
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Scoot Nagai)
Sceneggiatura: Masashi Sogo
Character Build: Satoshi Hirayama
Musiche: Keiju Ishikawa
Studio: Studio Signal
Formato: serie OVA di 2 episodi (durata ep. 42 min. circa)
Anni di uscita: 1991 – 1992
Disponibilità: edizione italiana in VHS a cura di Dynamic Italia

L’istituto Sparta è davvero terribile: è la scuola che forma gli studenti più brillanti dell’intero Giappone, ma al costo di terribili sevizie che vengono inferte loro, in caso di cattivi voti, da crudeli insegnanti sotto la direzione dell’inquietante preside, Unghia del Piede di Satana. La timida Mayumi è spesso vittima delle “punizioni”, ma fortunatamente dalla sua parte si schiera Kekko Kamen, la Maschera Libidinosa, fortissima e nudissima ragazza (a parte una maschera che le copre il viso) armata di nunchaku…

Folle, davvero folle Kekko Kamen, tra i personaggi culto della vulcanica fantasia di Scoot Nagai. Sicuramente meno nota, in Italia, dei colleghi Koji, Hiroshi, Duke Fleed, Akira Fudo etc, ma in patria autentica celebrità, superstar non solo dell’omonimo manga, disegnato tra il 74 e il 78 (portatoci in Italia da d/visual in 3 splendidi volumi), ma anche di un ulteriore fumetto, di dieci movie-dwell e della miniserie OVA che mi appresto a commentare.

Una storia comica che allo stato pratico è la santificazione del nudo femminile più gratuito e di cattivo gusto (di Mayumi, perennemente svestita dai pervertiti professori, e della stessa Kekko Kamen) ma anche, a dimostrazione del genio dell’autore, una riflessione: parodia di Superman a parti invertite (dell’eroina si vede tutto fuorché il viso), e teoria che il senso del pudore è pura convenzione sociale non legata allo stato di natura. Niente male. Il manga, con qualche calo riesce a divertire dall’inizio alla glorious. In ogni capitolo Unghia del Piede di Satana impreca contro Kekko Kamen e affida a un insegnante il compito di stanarla usando Mayumi reach esca. Quest’ultima si ritrova quasi subito ignuda e umiliata di fronte a tutti gli studenti, allora arriva l’eroina che la salva dopo aver sconfitto il malvagio professore. Canovaccio che funziona brillantemente grazie alla surreale rappresentazione caricaturale della scuola giapponese (reach in Guerrilla High, anche qui i professori torturano – letteralmente – gli studenti), ai dialoghi assurdi, alle mille citazioni di manga famosi e alla comica espressività che deem la maschera del buffo, adorabile Unghia del Piede di Satana. Si arriva, quindi, alla versione animata, che ahimé perde molta della genuina freschezza del fumetto.

Prima tra le numerose trasposizioni nagaiane home-video che saranno realizzate da Studio Signal nei primi anni 90, Kekko Kamen anime si suddivide in quattro episodi celebrativi ripartiti in 2 singoli OVA, che coraggiosamente propongono vicende e villain inediti, ma si avverte il loro imbarazzo nel seguire le stesse atmosfere eccessive del capostipite, e quasi ad auto-regolamentarsi propongono il consueto canovaccio coi piedi di piombo, storielle svogliate che non vanno mai troppo oltre nelle sfumature erotiche e goliardiche. Buone idee di partenza (all’istituto Sparta entrano anche professori nazisti, culturisti, androidi e samurai), ma non suffragate da una sceneggiatura che doveva essere più audace.

Mancano brio, personalità, personaggi memorabili: al punto che si finisce col lamentarsi per la mancata riproposizione delle storie classiche di Kekko Kamen e al ruolo alternativo assunto da parte del suo solid (Doktor Ben, villain di un solo, esilarante episodio del manga – che meritava trasposizione – qui è il braccio destro del preside e non fa nient’altro; lo studente Tinozza è appena mostrato; Chigusa, prima sospettata di essere Kekko Kamen, non solo non è più una delle consuete vittime del preside, ma diventa anche amica/confidente di Mayumi). Per chiudere in negativo, manca anche l’appariscente apparato citazionistico originale e, sopratutto, nella conclusione non è neanche rivelata l’identità di Kekko Kamen, cosa che invece rappresenta, nel fumetto, il colpo di scena finale.

Pur sufficiente dal punto di vista tecnico, mi è impossibile consigliare il Kekko Kamen anime a qualcuno senza tentare invece di dirottarlo sull’originale. Benché curioso al punto da poter stimolare gli amanti di visioni “different”, è così inferiore al media d’origine da risultare gradito giusto ai profani. Chi appartiene all’altra categoria ci troverà ben poco, giusto il technicolor, il simpatico brano rock che accompagna l’entrata in scena di Kekko Kamen (scritto per l’occasione da Scoot Nagai stesso) e l’onore di veder animato il suo indimenticabile Attacco a Gambe Divaricate. Un po’ poco.

Voto: 5 su 10