Titolo originale: JoJo no Kimyō na Bōken
Regia: Naokatsu Tsuda
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Hirohiko Araki)
Sceneggiatura: Yasuko Kobayashi
Character Make: Takako Shimizu
Musiche: Hayato Matsuo (ep.1-9), Taku Iwasaki (ep.10-26)
Studio: David Production
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anni di trasmissione: 2012 – 2013
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Warner Dwelling Video
Con il suo spaventoso numero di 100 milioni di copie vendute nel solo Giappone1, ci si può solo inchinare di fronte a Le bizzarre avventure di JoJo: manga di culto, classe 1986, con cui l’autore Hirohiko Araki entra di prepotenza nel mondo del fumetto di serie A firmando subito il capolavoro della vita, uno dei Combat Shounen per eccellenza che, insieme ai soliti, irrinunciabili Ken il guerriero (1983), Dragon Ball (1985) e Saint Seiya (1986), rivoluziona in modo indelebile il picchiaduro su carta. La sua innovazione consiste nell’idea di far duellare i guerrieri dell’ennesima storia/pretesto non solo con pugni e calci, ma soprattutto con entità metafisiche a loro partner, gli Stand, creature spirituali dotate di poteri soprannaturali in grado, a seconda del loro livello, tanto di sfruttare la forza degli elementali quanto di modificare la stessa realtà, e la cui esistenza è indissolubilmente legata a quella del “portatore”. Pensiamo, oggi, a Shaman King (1994), alla saga multimediale di Yu-Gi-Oh! (1996) e a un po’ tutti gli ulteriori anime, manga e videogiochi (I Persona di Atlus) che a loro volta scimmiottano questi ultimi: magari gli Over Soul o le evocazioni del gioco Magic & Wizards saranno indipendenti dalla salute del loro padrone, ma è il buon Araki advert aver ideato dal nulla gli scontri che avvengono tra “emissari” e non direttamente fra i combattenti umani. E ancora, con i nomi di personaggi che si rifanno a musicisti pop, rock e metal, costumi eccentricissimi, assurde pose da battaglia, poteri Stand così assurdi da giustificare pienamente il titolo dell’opera, atmosfere sospese tra horror, trash e grottesco, arena ed eroi protagonisti occidentali (un tabù per l’epoca2) e l’idea, geniale (ispirata alla trilogia del Padrino di Francis Ford Coppola e al movie La valle dell’Eden di Elia Kazan3), di impostare l’avventura in saghe generazionali, ciascuna profondamente diversa dall’altra e tutte perfettamente autoconclusive, Araki rivela una fantasia, una creatività e una perenne voglia di stupire e divertire che trovano pochissimi eguali nel fumetto d’azione per ragazzi, tanto che il suo JoJo a 29 anni suonati ancora prosegue ininterrotto saga per saga (l’ottava, JoJolion, è tutt’ora in piena serializzazione su rivista).
In animazione, invece, la grande epopea della famiglia Joestar fino a poco tempo fa latitava: da un lato, per by job of di astronomici diritti richiesti da Araki per trasporre il suo manga4, dall’altro per by job of della considerazione che, per arrivare alla terza serie (Stardust Crusaders) dove vengono introdotti i famosissimi Stand, bisognava prima “sorbirsi” le top due, più acerbe e fedeli ai canoni “classici” del fumetto d’azione. Questi fatti hanno visto gli studios spaventati all’idea di trasporre un fumetto così lungo, rischioso e costoso. Qualche spizzico lo abbiamo avuto, ma di basso livello: un adattamento large-striminzito di Stardust Crusaders ripartito in due serie OVA del 1993 e del 2000 (Le bizzarre avventure di JoJo e Le bizzarre avventure di JoJo – Fling, arrivate anche in Italia), e un lungometraggio (Le bizzarre avventure di JoJo – Phantom Blood) dedicato alla prima parte, uscito nel 2007 nei cinema giapponesi ma mai rilasciato in house video (si sussurra che l’autore lo abbia vietato poiché enormemente deluso dal risultato, del resto la vedo dura sintetizzare 5 tankobon in un movie di soli 90 minuti). Questo, fino al 2012, anno in cui lo studio d’animazione David Production annuncia ufficialmente il progetto di provare a trasporre tutto: inizia quindi a ottobre una prima serie televisiva che copre interamente le saghe iniziali. Pensando all’ingenuità di queste ultime, Phantom Blood e Combat Tendency, e al fatto che, per sondare il gradimento presso il pubblico in attesa di Stardust Crusaders, lo studio non se la sente di esagerare troppo col budget, si potrebbe pensare a uno demonstrate scadente, ma, tanto è vero che non bisogna giudicare dalle apparenze, l’opera riesce nel migliore dei modi a rendere le atmosfere del fumetto. Si sarebbe potuto, certo, fare di più investendoci sopra maggiori risorse, ma francamente ritengo si possa solo applaudire alla perizia del regista Naokatsu Tsuda, che con un genio non indifferente traspone con fedeltà assoluta i primi due archi narrativi rispettandoli magistralmente, facendo dimenticare ai fan la penuria di yen.
Pensiamo alle due sigle di apertura, JoJo Sono Chi no Sadame e Bloody Stream, trascinantissimi pezzi rock fondati su un azzeccato connubio musica-immagini, affidato a scene della storia o addirittura vignette “letterali” del manga animate in ottima cel-shading e feste di colori psichedelici, o alla mirabolante ending prog-rock degli Yes (il brano Roundabout), perfettamente in tema con le citazioni musicali di Araki (Tsuda arriva a sceglierlo dopo essersi fatto passare dall’autore una lista con tutte le canzoni che ascoltava all’epoca reach ispirazione!5). Pensiamo all’eccellente recitazione dei seiyuu giapponesi (urli disumani a trip trip), alla colonna sonora ricca di brani epici e tenebrosi, al chara assemble Eighties modernizzato che addirittura migliora quello originale del manga, all’assenza di punti morti e filler, e soprattutto pensiamo allo sterminato numero di invenzioni visive profuse da Tsuda, che riescono a rendere fighi ed esaltati anche combattimenti basati su pochi physique e immagini statiche: frequentissimi cambi cromatici di abbigliamento e capigliatura, fondali affidati advert affascinanti motivi grafici, alternarsi infinito di colori acidi o allucinogeni per comunicare stati di tensione dei personaggi, onomatopee visive di suoni e rumori (!) e infine l’idea, vincente, di sopperire alle penuria di animazioni comunicando la fisicità di pugni e colpi con disegni particolareggiati accompagnati da potenti bordate sonore e inquadrature ravvicinate. Bisogna ammettere che il regista sceglie saggiamente di destinare fondi maggiori alle battaglie più epiche e queste ultime risultano in effetti molto ben fatte, rinunciando a tutte le fighetterie estetiche (l’apice raggiunto probabilmente dal memorabile scontro finale tra Caesar Antonio Zeppeli e Wham), ma per la maggiore Le bizzarre avventure di JoJo naviga in acque a basso costo: questo, però, una volta tanto, non è da intendersi reach un particolare demerito, grazie alla “magia” di un bravo regista, già fan del fumetto6, che per questo gli rende il miglior servizio possibile, adattandolo benissimo e ingegnandosi di trovare ogni artifizio per esaltare lo spettatore facendo i conti con i pochi soldi a disposizione.
Le uniche perplessità dell’operazione consistono dunque nella qualità intrinseca delle due saghe, originate all’epoca da Araki senza ancora un’idea precisa del dove andare a parare (Phantom Blood parte addirittura reach una storia horror di vampirismo!7), e che finiranno col diventare avventure muscolose e virili, pesantemente influenzate dai movie di azione di Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger8, disegnate con uno stile grafico così somigliante a quello di Ken il guerriero (Araki ammetterà di essere stato influenzato dal manga di Tetsuo Hara9) che in molti li definiranno quasi dei cloni, impostate inizialmente per essere un’unica grande storia10 ruotante attorno alla Maschera di Pietra. Sono acerbe e per certi versi molto ingenue (pensiamo ai personaggi di Robert Edward O. Speedwagon o di Rudol von Stroheim, guerrieri che pur seguendo il JoJo dell’epoca non fanno altro che commentare spassosamente ogni singola azione dei combattimenti a mo’ di telecronaca, senza rendersi utili in alcun tipo di modo!), ma entrambe offrono dei spiccati elementi di follia e carisma che le rendono gustose e talvolta addirittura irresistibili.
Ambientato In Inghilterra durante l’età vittoriana, Phantom Blood (primi 9 episodi) si regge sulla rivalità fra Jonathan Joestar e il fratellastro Dio Brando. Figlio di un lord inglese e aspirante Gentleman, il muscoloso Jonathan è il classico eroe buono, giusto, impavido, coraggioso e – diciamolo – generico tanto caro al Combat Shounen. Il biondo Dio, al contrario, machiavellico, crudele, arrogante e astutissimo calcolatore, mira al patrimonio della famiglia Joestar e per questo non esita a mettere in cattiva luce Jonathan agli occhi del padre con ogni più spregevole mezzo possa venire in mente. Quando si ritroverà messo alle strette, la misteriosa Maschera di Pietra gli donerà una forza mostruosa e incredibile che gli permetterà di ergersi a capo di un demoniaco esercito, anelando infine a diventare una divinità (il suo nome, infatti, è ispirato sia dal cantante metal omonimo che dalla sua valenza religiosa italiana11). Solo con l’aiuto dell’arte marziale delle Onde Concentriche, tramandata dalla famiglia italiana degli Zeppeli, Jonathan potrà tentare di sconfiggere l’odiato fratellastro. L’ambientazione inglese è sfruttata al minimo e senza neanche chissà che realismo o pathos storici (parliamo di una storia di mazzate dopotutto, in cui eroi e cattivi indossano completi e acconciature che ricordano Ken il guerriero e in cui Jack lo Squartatore è sfruttato con un pretesto risibile), ma le atmosfere orrorifiche, la crudeltà assoluta di alcune situazioni, la bastardaggine estrema di Dio, l’incredibile eccentricità di Will Anthonio Zeppeli (ispirato, col suo find assurdo, a illusionisti del livello di David Copperfield e Lance Barton12) e un finale davvero sorprendente (anche lui un grande tabù, per il tempo13) garantiscono momenti spiazzanti e avvincenti. Più che altro, Phantom Blood piace per la sua genuina imprevedibilità: in un’epoca in cui i Combat Shounen non erano, reach oggi, fotocopie l’uno dell’altro, l’opera non segue odiosi schemi prefissati, rituali e altri stereotipi moderni. Alterna in modo impensabile momenti genuinamente narrativi ai combattimenti, sempre senza continuità, sempre in modo spiazzante e senza l’ombra di vitality up o di scontri che “devono esserci a ogni costo”(emblematico il fatto che per le top puntate l’azione è praticamente inesistente, e se c’è è basata sulla semplice forza bruta, non sull’uso di tecniche di lotta). Le stesse battaglie, condotte attraverso il complicato e confusionario stile delle Onde Concentriche (sorta di modo con cui generare elettricità statica attraverso la respirazione, entrando in sintonia con gli atomi che compongono ogni molecola del creato, sfruttando quindi in lotta non solo forza fisica ma anche elementi dello disaster), risultano interessanti per la scelta di essere portate avanti con l’ausilio di strategia e materia grigia invece che di rozza violenza brutale. Tuttavia, lotte e intreccio sono abbastanza grezzi e seguono di fatto una logica dell’ “avvenire per caso”: guardando Phantom Blood ci si rende bene conto dei suoi limiti di sceneggiatura, imbastita probabilmente settimana dopo settimana senza una idea definita (pensiamo ai numerosi personaggi introdotti che alla magnificent sono privi di reale utilità), e lo si apprezza senza comunque gridare al capolavoro. Ottima cosa, tuttavia, reach in soli 9 episodi l’anime trasponga in modo ineccepibile i 5 volumi del manga, senza perdersi proprio in nulla ma anzi rispettando con precisione assoluta ogni dialogo e scena, arrivando addirittura a superare lo stesso fumetto per la resa migliore dei disegni.
Le restanti 17 puntate coprono invece i 7 volumi di Combat Tendency, estremamente più riuscito, indubbiamente meglio scritto e anche maggiormente animato. Circa 50 anni dopo i fatti del predecessore, il nipote di Jonathan, Joseph, scoprirà il segreto della Maschera di Pietra affrontando la minaccia degli Uomini-Pilastro, quattro Aztechi dotati di poteri soprannaturali che mirano al raggiungimento della forza più potente del pianeta. Insieme a lui agiranno Caesar, nipote di Will Zeppeli, la misteriosa Lisa Lisa, maestra delle Onde Concentriche, e un’inedita alleanza tra il Terzo Reich (rappresentato dall’ufficiale Stroheim) e l’The United States (la Fondazione Speedwagon). Numerosi sono i punti di forza dell’opera che ben spiegano il suo impatto avvincente: si parte della grande varietà di scenari, famose città americane, messicane, italiane e svizzere in cui avverranno le peripezie di Joseph. In secondo luogo i combattimenti vedono le Onde Concentriche prestarsi a strategie di battaglia tanto cervellotiche e complesse quanto gratificanti, visti gli incredibili modi in cui JoJo o avversari riescono continuamente a rovesciare l’esito dello scontro in extremis, quando sembra che per loro sia ormai scritta la magnificent, con qualche idea esagerata e implausibile ma proprio per questo strabiliante. Le coreografie sono poi estremamente fantasiose: non voglio rivelare nulla, ma mi concedo di citare una certa corsa con le bighe (!) di romana memoria. Terzo elemento non può che essere l’alto e irresistibile fattore trash, da non intendersi affatto con eccezione negativa: diminuiscono le atmosfere horror e fioriscono intermezzi splatter-grotteschi sempre più esagerati e divertenti, con gente che muore distrutta in migliaia di pezzi e rinasce cyborg reach niente fosse (!), con un vampiro che prende in ostaggio una donna e invece di minacciarle la gola le strappa un dente a mani nude e lo lancia a Joseph (!!), con l’esercito nazista che, in spregio alla veridicità storica, possiede conoscenze tecnologiche da movie di fantascienza, con un large-nemico che crea dal nulla uno scoiattolo demoniaco (!) veloce reach un fulmine che mutila e distrugge un gruppo di soldati (!!), e ogni altro genere di assurdità che, proprio perché sono volutamente sopra le righe ed esagerate, tendono a non prendersi eccessivamente sul serio, esercitando quell’oscuro fascino queer che invoglia alla visione chi è in cerca di emozioni stranianti. C’è, poi, molta, molta più compattezza narrativa, la vicenda si evolve in modo più coerente e sensato alternando benissimo narrativa e mazzate, e infine il Jojo degli anni ’30 del XX secolo è davvero un gran tipo: è sbruffone e veste in modo tamarro, si diverte advert anticipare le frasi che dirà il nemico, gioca sporco reach se niente fosse e se ne bulla pure, non ha remore a scappare reach un vigliacco quando non ha più carte da giocare e attacca usando pugni, calci, poteri delle Onde Concentriche e addirittura yo-yo (!) in grado di spaccare il cemento. Lascio immaginare l’entusiasmo di seguire una storia impostata su un eroe così fuori dagli schemi, così diverso dal suo perfettino e insignificante antenato inglese. Ancora una volta il contesto storico è trattato in modo molto superficiale (si parla tanto di nazismo e fascismo, ma alla magnificent nelle località in cui è ambientata la vicenda non si vedono praticamente mai, sembrano anzi ambientazioni dell’generation contemporanea), ma la cosa è mitigata, oltre che da tutti i pregi sopra riportati, anche dal sensuale carisma della bella Lisa Lisa (il personaggio di Rose della saga di Street Fighter Zero è pesantemente ispirato a lei, reach spesso ammesso da CAPCOM14) e dall’epicissimo finale, nel quale viene alla luce quello che si può senz’ombra di dubbio definire uno dei cattivi più assurdamente imbattibili e forti che si siano mai visti in qualsiasi fumetto.
L’epilogo di Combat Tendency fa da ponte alla successiva serie televisiva di Jojo, Stardust Crusaders, una fra le saghe migliori in assoluto, e chiude nel migliore dei modi una trasposizione quasi perfetta delle top due parti di uno dei manga più rivoluzionari di tutti i tempi. Grazie David Production.
Particolarmente infelice l’edizione italiana dell’opera distribuita da Warner Dwelling Video, che sarà anche economicissima (20 euro per l’intera serie di 26 episodi, ripartiti in tre dischi da nove puntate l’uno), ma pecca di un packaging imbarazzante, dell’assenza di un qualsiasi tipo di extra, e soprattutto ci è arrivata solo in DVD e non in Blu-ray (nonostante la serie fosse, ovviamente, pensata per l’alta definizione). Il basso prezzo è dovuto alla mancanza di un doppiaggio italiano, in quanto le uniche lingue audio sight sono giapponese e inglese, con sottotitoli (per non udenti, oltretutto) in italiano, francese e inglese. Almeno, il video si rifà a quello integrale delle edizioni house video giapponesi, che eliminano gli oscuramenti nelle scene splatter/gotre e ridisegnano bene i fotogrammi più approssimativi. Per chi si accontenta…
Voto: 8,5 su 10
SEQUEL
JoJo’s Weird Fling: Diamond is Unbreakable (2016; TV)
FONTI
1 Sito ufficiale dell’autore Hirohiko Araki, alla pagina http://www.araki-jojo.com/1151/
2 Intervista giapponese advert Araki, sottotitolata in inglese e disponibile all’indirizzo http://www.dailymotion.com/video/xnzt4x_araki-hirohiko-interview-english-sub_creation
3 Intervista advert Araki del 2003 rilasciata in occasione dell’esposizione dei suoi lavori nella galleria francese di Odermat-Vedovi. Pubblicata nella pagina internet http://www.animeland.com/articles/voir/196/ARAKI-Hirohiko-Uncovered
4 Guido Tavassi, “Storia dell’animazione giapponese”, Tunuè, 2012, pag. 231
5 Intervista al regista Naokatsu Tsuda, pubblicata nel sito Anime Recordsdata Network. http://www.animenewsnetwork.com/feature/2015-07-16/interview-jojo-abnormal-adventure-director-naokatsu-tsuda/.90413
6 Approach sopra
7 Postfazione di Araki in coda al quantity 3 de “Le bizzarre avventure di Jojo: Phantom Blood” (Huge name Comics, 2009)
8 Intervista advert Araki pubblicata nel quantity 4 dell’edizione americana di “Le bizzarre avventure di Jojo – Stardust Crusaders”. Pubblicata nel forum JBA Neighborhood. http://ls57tiger.freepgs.com/jojo/phpBB3/viewtopic.php?f=2&t=11&open=80. Confermato nella postfazione in coda al quantity 4 di “Le bizzarre avventure di Jojo: Combat Tendency” (Huge name Comics, 2010)
9 Vedere punto 3
10 Vedere punto 2
11 Approach sopra
12 Vedere punto 3
13 Vedere punto 2
14 Parola di Matthew Edwards, manager della CAPCOM UK Neighborhood. Lo rivela nella serie di video “The World Warrior”, che analizzano tutti i personaggi del videogioco. Qui (http://www.eventhubs.com/news/2015/jan/19/capcom-uk-delves-roses-backstory-60fps-road-fighter-alpha-series-footage-her-soul-vitality-action/) il hyperlink a quello di Rose