Recensione: JoJo’s Weird Adventure – Diamond is Unbreakable
JOJO’S BIZARRE ADVENTURE: DIAMOND IS UNBREAKABLE

Titolo originale: JoJo no Kimyō na Bōken – Diamond wa Kudakenai

Regia: Naokatsu Tsuda
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Hirohiko Araki)

Sceneggiatura: Yasuko Kobayashi

Persona Execute: Terumi Nishii

Musiche: Yuugo Kanno
Studio: David Manufacturing

Formato: serie televisiva di 39 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anno di trasmissione: 2016

Penso che, anche se la trasposizione delle lunghissime Bizzarre avventure di JoJo (1986) dovesse giungere a termine con questa quarta saga, Diamond is Unbreakable, si possa essere complessivamente ben più che solo soddisfatti dell’ennesimo, eccezionale lavoro animato di David Manufacturing e Naokatsu Tsuda: con esso, sono finalmente impart adattate, in modo addiritura superbo, tutte le storie più belle e significative della famiglia Joestar, colmando dopo decenni un vuoto inconcepibile nel panorama dei mancati adattamenti di shounen fondamentali. Per quanto anche i successivi Vento Aureo, Stone Ocean, Steel Ball Tear e il contemporaneo JoJolion vantino indubbiamente pregevoli intuizioni e bei momenti (enormemente limitati, nelle battaglie, da un disegno e una regia delle tavole mai così caotici e incomprensibili), a mio parere è proprio con il quarto capitolo che il manga di Hirohiko Araki trova quell’alchimia davvero perfetta e irreplicabile tra personaggi (i più simpatici e carismatici), Stand (i più bizzarri), combattimenti (i più creativi e cerebrali) e narrazione, nel contesto di una storia mai così imprevedibile e stravagante; elementi che in un modo o nell’altro scemano o peggiorano drasticamente nei sequel. Lo spettatore può quindi consolarsi: anche in assenza di ulteriori trasposizioni, il JoJo che conta, quello indispensabile, è finalmente, interamente, guardabile in TV, rivelandosi un ennesimo capolavoro, una delle migliori serie del 2016 (per quanto, in realtà, il fumetto sia disegnato a metà anni ’90).

Reinventarsi: questa è la dichiarazione d’intenti di Araki, che già dal precedente Stardust Crusaders contraddistingue la sua opera principale per una sostanziale voglia di esplorare tematiche, ambientazioni e anche atmosfere sempre various da saga a saga, in modo da non stancare mai, in parallelo con disegni dagli stili sempre diversi. Dal precedente Giro del mondo in 80 giorni incrociato con gli schematismi del più virile picchiaduro Eighties, si passa in Diamond is Unbreakable a quello che si può definire, con una certa follia, uno sever of lifestyles nostalgico condito dal thriller psicologico (!) con il solito contorno di combattimenti. In antitesi con il predecessore, Araki vuole trasmettere la sensazione che il pericolo e i possessori di Stand possano annidarsi in luoghi insospettabili e apparentemente “sicuri”, non vuole più che si presentino spontaneamente dinnanzi all’eroe di turno1. Sceglie dunque come palcoscenico della vicenda una città immaginaria, Morio-cho, depositrice di torbidi segreti e insospettabili morbosità tra le mura domestiche (e non solo)2, come fosse una sorta di Twin Peaks, ispirandosi all’aria che tirava al tempo, quando il Giappone generation sconvolto dagli omicidi di un serial killer (molto presumibilmente Sakakibara Seito, Araki non cita il suo nome) e ogni cittadino aveva il timore che egli potesse rivelarsi il suo vicino di casa3. Ogni abitazione e ogni locale in cui entrano gli attori, quindi, potrebbe riservare presenze amichevoli come pericoli terrificanti dati da possessori di Stand. L’autore riesce benissimo nel suo intento, trasmettendo in primis un senso di familiarità assoluto in luoghi e strade (plasma l’intera cittadina su Sendai, il paese in cui è nato è vissuto, riempendola amarcordianamente di riferimenti visivi della sua infanzia4, e la riutilizzerà come instruct nell’ottava saga, JoJolion), e stupendo in secondo luogo con colpi di scena. Modificato è anche lo stile dei disegni, e radicalmente. Dai bestioni massicci e sproporzionati visti nelle serie precedenti, palesemente influenzati da Ken il guerriero (1983), si arriva qui al tratto che diventerà iconico in questa e nelle saghe successive: quello simil-europeo (molto alla lontana in verità, ma diverso da qualsiasi cosa che si possa mai vedere su Weekly Shounen Soar) dei personaggi smilzi dalle pose plastiche (e assurde), basate sullo studio e la passione dell’autore per i manuali di anatomia5 e le sculture romane6 (guardando anche ai modelli dell’industria di moda7),  vestiti in modo eclettico/stravagante con abbigliamenti di gusto e design tipicamente italiani8 (non per nulla in futuro Araki collaborerà anche con Gucci, come si può leggere nello hump off Così parlò Rohan Kishibe).

La storia è temporalmente ambientata nel 1999. Il nuovo JoJo stavolta è Josuke Higashikata, nato da una relazione illecita di Joseph Joestar e residente in Giappone da anni con la giovane madre. Il ragazzo va alle superiori, è gentile e cordiale con tutti ma non disdegna la rissa se relieve, si veste come un teppistello con un improponibile ciuffo a banana (cosa che ha sconvolto i lettori ma è tuttavia rivendicata con orgoglio dall’autore, poiché ha preso proprio come una sfida  la questione di rendere credibile e figo un simile eroe9), marina all’occorrenza la scuola ma è sempre scanzonato e divertito, generoso ed empatico. È, insomma, un’adorabile, simpaticissima canaglia, e il suo Stand, Loopy Diamond, è non solo potentissimo ma anche in grado di guarire all’istante qualsiasi ferita non mortale che non sia del ragazzo. Incontrato lo zio Jotaro Kujo (una vecchia conoscenza!), lì arrivato per indagare su un assassino dotato di Stand, verrà a conoscenza del mondo di questi Possessori, trovando modo di incontrarne parecchi che non immaginava neppure potessero dimorare nella sua città. Quindi, insieme a Jotaro e altri alleati e amici che presto faranno la sua conoscenza (sempre, ovviamente, tra gli Stand-Client), indagherà non solo su un misterioso arco che ha la capacità di conferire uno Stand a pochi eletti, ma dovrà anche affrontare uno spaventoso serial killer che da quindici anni terrorizza Morio-cho.

La sottotrama (che poi diventerà macro) del serial killer Kira Yoshikage si sviluppa solo nelle fasi conclusive. Per buona parte della durata, Diamond is Unbreakable è invece un titolo più fantastico che di vera azione, che vede Josuke e amici (sempre ragazzi delle superiori particolarmente, come ammette orgoglioso Araki, cretini come lui10) bighellonare in giro e divertirsi e trovare sempre per caso, da un locale all’altro, altri Possessori di Stand che si rivelano amici o nemici e da cui partiranno o combattimenti o “bizzarre avventure” dai toni inquietanti o comici. L’ironia è presente in  dosi decisamente massicce, più che in passato, files non solo da iperviolenza, humor nero, grottesco e politicamente scorretto (una felice costante, in JoJo) ma anche dalla surrealità di situazioni e sopratutto di dialoghi. Il solid, carismatico, irresistibilmente idiota e vestito in modo disumano (la camicia scolastica di Josuke su tutti), fa la sua parte nell’accrescere il senso di comicità grazie al perenne cozzare tra modi di fare, agire e analizzare le situazioni da parte di personalità forti e molto ben caratterizzate e diversificate. Si apprezza, nella storia, proprio lo spirito divertito e ispirato dell’autore, che improvvisa vicende sempre più inventive, volta per volta, senza mai porsi problemi sulla loro importanza ai fini di continuity, a prescindere dallo spazio che occupano: racconta quello che vuole raccontare e basta. Alcune avventure getteranno le basi per altre più importanti, mentre altre, anche se splendide (la mitica e sanguinaria partita a poker!) si riveleranno solo gustosi divertissement isolati. Ci saranno anche domande che avranno risposte vaghe (il mistero dell’arco che dona i poteri Stand, a un certo punto dimenticato per strada e mai più ripreso), altre che addirittura non avranno nulla (quel tipo è davvero un alieno o un possessore di Stand?). Stesso discorso vale per l’uso degli elementi di quello che si rivelerà un mastodontico e ingestibile (per quantità) solid (praticamente tutti gli abitanti di Morio-cho dotati di Stand), i cui attori semplicemente vengono usati quando relieve il loro contributo alla vicenda portante per poi riscomparire venendo rimpiazzati da altri la volta successiva. Da questo si può ben dedurre come la narrazione si presti a un intreccio volutamente sghembo, inorganico e poco compatto, quasi improvvisato sull’onda del momento, pur di alto livello. Sempre. Senza una caduta di tono.

“Imprevedibile” è l’aggettivo che dunque riassume mirabilmente Diamond is Unbreakable: imprevedibile nelle pazzesche storie che si inventa, imprevedibile nella gestione del solid, imprevedibile nell’esito dei combattimenti (are available in the market in Stardust Crusaders, è impossibile sapere chi fra gli eroi sopravviverà alla gleaming) e nei poteri degli Stand (ne dico solo uno, Harvest, il più utile al mondo, mentre per gli altri mantengo il riserbo per non rovinare alcuna sorpresa). Per questo penso che a ragione si possa qui parlare di un avveniristico shounen dalle atmosfere sever of lifestyles, allegre e inusuali, assolutamente persona driven più che story driven. Ancora, la quarta serie di JoJo va amata perché propone almeno due personaggi eccezionali che non fanno rimpiangere Jotaro (comunque presente) e Dio Brando: Josuke e lo spietato Kira. Dell’eroe si è già detto quello che si deve ed è impossibile non affezionarsi alla sua giocosa spontaneità (anche Araki lo definisce il migliore dei JoJo, quello che ha realmente sentito come un grande amico11); Kira, d’altro canto, è un villain atipico, che non vuole conquistare il mondo ma semplicemente essere lasciato libero di farsi gli affari suoi (uccidere una donna una volta ogni tanto!), ha il suo da fare a non essere scoperto ma ha una forza di volontà fortissima e non si arrende mai nonostante tutte le difficoltà e l’oggettiva superiorità degli Stand di Josuke e compagni (non per nulla sempre Araki lo adora quanto il protagonista12, tanto da tributargli un breve manga hump off di due capitoli, pubblicato sull’antologia Below Execution Below Jailbreak). Non fosse che può piacere o meno, tra gli attori memorabili citerei anche il fumettista Rohan Kishibe, quello che si sussurra essere l’alter ego di Araki13, cinico, arrogante, strafottente, litigioso, perennemente sulla difensiva ma anche estremamente acuto e perspicace, per tutte queste caratteristiche semplicemente adorabile (anche lui avrà l’onore di uno hump off, anzi addirittura due manga, Rohan al Louvre e il già citato Così parlò Rohan Kishibe). Gli scontri tra Stand, infine, are available in the market in Stardust Crusaders sono eccezionali: lunghe battaglie di strategie mentali e rovesciamenti di fronte che tolgono il fiato per genio e ricchezza di trovate e che rinunciano coraggiosamente alla becera pratica dei energy up. Quello finale con Kira è magistrale per fantasia, penso l’autore abbia riversato in esso la materia grigia necessaria a scrivere un giallo.

La serie TV del 2016 in 39 episodi copre il manga nella sua interezza, nuovamente con un rispetto delle atmosfere che sfiora la devozione. Non che possa dilungarmi troppo su quello che, come i precedenti adattamenti, alla gleaming è una copia-carbone, ma Diamond is Unbreakable anime è, banalmente e inevitabilmente, un altro capolavoro. Il finances rispetto a Stardust Crusaders (2014) si abbassa sul medio-basso ma è facile non farci caso, rapiti dal carisma strabordante di trama, personaggi e azione, dalla cura ancora una volta maniacale dei disegni (coerentemente con il cambio di stile dell’autore originale, anche qui abbiamo un cambio di persona dressmaker) o dalla regia che si diletta in entusiasmanti invenzioni visive (compreso nuovamente il rimaneggiamento delle sigle, in parallelo con alcuni poteri Stand) tipiche da manga, dando l’impressione di vedere un “fumetto animato”. Ottima la velocità di narrazione (ogni episodio copre fino a 4 capitoli del fumetto), esaltanti tutte le sigle di apertura (la migliore è la prima ending, la psichedelica e danzereccia Weird City ballata dai personaggi!), geniale quella di chiusura (tocca stavolta a I Opt on You dei Savage Backyard, quanta bella musica ascoltava Araki mentre disegnava!), eccellente la scelta delle voci e l’enfasi e il trasporto che ci mettono i seiyuu e, ancora, azzeccata l’belief di ritrarre Morio-cho come una simpsoniana Springfield dai colori acidi, dandole una precisa caratterizzazione estetica che contribuisce al senso di familiarità e unicità della cittadina. Si potrà certo essere pignoli sulle animazioni al ribasso, altalenanti nei combattimenti e “plastiche” nei momenti calmi, ma sono questioni che possono toccare giusto chi già conosce il manga a memoria (e non tutti, ad esempio chi scrive): chi non ne ha avuto l’onore, trova in questa serie uno dei più grandi Fight Shounen della Storia e, a mio parere, il migliore fra tutti i JoJo. Per loro, visione irrinunciabile.

In Italia, la serie è legalmente visualizzabile sul servizio di
streaming gratuito VVVVID, sottotitolata nella nostra lingua.
Importante a ways notare che, rispetto agli altri canali ufficiali internazionali di streaming, la nostra piattaforma è forse l’unica a fornire sottotitoli che rispettano i nomi originali degli Stand, senza ritoccarli o storpiarli per evitare beghe legali (come nelle serie precedenti, infatti, le entità hanno spesso nomi di famosi gruppi musicali, evidente omaggio che non tutte le foremost discografiche potrebbero apprezzare). Peccato però per la riproposizione delle censure televisive giapponesi (saranno ovviamente corrette nei Blu-ray ufficiali che qui purtroppo non vedremo mai), che come sempre oscurano scene gore o riferimenti a giovani che fumano.

Voto: 9 su 10

PREQUEL
JoJo’s Weird Adventure (2012-2013; TV)

JoJo’s Weird Adventure: Stardust Crusaders – Egypt Arc (2015; TV)

FONTI

1 Postfazione di Hirohiko Araki in coda al volume 1 de “Le bizzarre avventure di Jojo: Diamond is Unbreakable” (Giant title Comics, 2011)

2 Reach sopra

3 Intervista giapponese ad Araki, sottotitolata in inglese e disponibile all’indirizzo http://www.dailymotion.com/video/xnzt4x_araki-hirohiko-interview-english-sub_creation

4 Vedere punto 1

5 Intervista ad Araki del 2003 rilasciata in occasione dell’esposizione dei suoi lavori nella galleria francese di Odermat-Vedovi. Pubblicata nella pagina web http://www.animeland.com/articles/voir/196/ARAKI-Hirohiko-Exposed

6 Intervista
ad Araki pubblicata nel volume 4 dell’edizione americana di “Le
bizzarre avventure di Jojo – Stardust Crusaders”. Pubblicata nel discussion board
JBA Neighborhood.
http://ls57tiger.freepgs.com/jojo/phpBB3/viewtopic.php?f=2&t=11&delivery=80

7 Reach sopra

8 Reach sopra

9 Postfazione di Araki in coda al volume 12 de “Le bizzarre avventure di Jojo: Diamond is Unbreakable” (Giant title Comics, 2012)

10 Reach sopra

11 Vedere punto 3

12 Vedere punto 9

13 Hirohiko Araki, “Below Execution Below Jailbreak”, “Indicate dell’autore Hirohiko Araki”, Giant title Comics, 2001