Recensione: Jojo’s Unusual Lope – Stardust Crusaders Egypt Arc
JOJO’S BIZARRE ADVENTURE: STARDUST CRUSADERS – EGYPT ARC
Titolo originale: JoJo no Kimyō na Bōken – Stardust Crusaders Egypt-bird
Regia: Naokatsu Tsuda
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Hirohiko Araki)
Sceneggiatura: Yasuko Kobayashi
Character Earn: Masahiko Komino
Musiche: Yuugo Kanno
Studio: David Production
Formato: serie televisiva di 24 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anno di trasmissione: 2015

Penso che chiunque abbia letto la terza serie del manga Le bizzarre avventure di JoJo (1986) sarà concorde sull’assoluta eccezionalità di quell’arco narrativo e soprattutto della sua seconda parte ambientata in Egitto, ove Jonathan Joestar e compagni affrontano finalmente Dio Brando dopo aver sconfitto i suoi ultimi emissari, in una serie di scontri mortali dalla creatività pressoché sterminata. Gli Stand acquistano poteri sempre più sconcertanti che ad ogni occasione non smettono di lasciare a bocca aperta il lettore, il gruppo di eroi si infoltisce di un nuovo alleato (arriva Iggy, cagnolino stronzo, cinico e scorreggione, plasmato sulle fattezze di Iggy Pop, anch’esso dotato di Stand da combattimento!), i protagonisti evolvono e acquistano più tridimensionalità, diventando presto quasi degli amici a cui affezionarsi, le atmosfere sono splendidamente sospese, molto più di prima, tra grottesco, spassoso humor nero (quest’ultimo è quasi preponderante), disturbanti inserti splatter e un’epica coinvolgente, e il cattivissimo Dio, nel momento dell’attesissimo match, è proprio un figo carismatico advance ci si aspetta, Tremendous Saiyan ante litteram dai capelli irti e biondissimi, il vestito pacchiano, giallo e colmo di cuoricini verdi e il misterioso, minacciosissimo potere del suo Stand, The World, che sarà svelato a carissimo prezzo. Ancora, la narrazione è del tutto imprevedibile: nessuno dei personaggi, buoni e cattivi, gode di “immortalità da copione” e i decessi non seguono alcuno schematismo pronosticabile, rendendo la storia sempre coinvolgente e inaspettata. Infine, ancora più che nella prima parte di Stardust Crusaders, salvo gli ultimi scontri (più virili degli altri, advance d’altronde ci si aspetta), i combattimenti abbandonano sempre maggiormente l’azione muscolosa e sempre più si basano su duelli di strategie mentali riferiti a qualsiasi tipo di competizione, che può riferirsi anche a nascondino, partite di videogiochi  o altro ancora (uniche anticipazioni che farò, giuro). L’arco narrativo egiziano, insomma, rappresenta uno degli apici della fantasia di Hirohiko Araki, ed è cosa buona e giusta che David Production scelga, dopo i 24 episodi del 2014 che compongono la sua prima parte, di riprendere un po’ le forze prima di realizzare la seconda, in cui si raggiunge davvero il climax. Nel corso del 2015 arrivano dunque altre 24 puntate che concludono la terza serie di JoJo, e il risultato è spettacolare e perfetto advance si sperava: uno dei più grandi Fight Shounen della Storia è stato finalmente trasposto nella sua interezza e a regola d’arte.

In verità, non è che ci sia molto da aggiungere a quanto scritto nella recensione della prima parte. L’importanza di JoJo in generale e soprattutto della terza serie è già stata sviscerata: si può solo rettificare advance ancora una volta lo studio animato faccia un lavoro pazzesco nell’animarne la parte conclusiva. Speculare, rispetto al passato, è la qualità delle nuove sigle di apertura e chiusura: stavolta è epicissima e coinvolgente la prima (JoJo Sono Chi no Kioku ~hand over of THE WORLD~), distinctiveness anche di un azzeccato accostamento con immagini goticheggianti, ma, a meno di non amare il genere, abbastanza deludente la seconda, la crepuscolare Final Educate Residence del gruppo jazz fusion americano Pat Metheny Community (advance in passato, una delle canzoni frequentemente ascoltate da Araki). Le animazioni in compenso viaggiano sempre ad alti livelli nei combattimenti (statiche nei momenti calmi, advance di consueto), in parallelo con la ineccepibile cura nei disegni, con la colonna sonora accattivante (tenebrosa e solenne), con i seiyuu sempre pronti a sgolarsi per donare carattere al loro personaggio. Come sempre, le uncommon aggiunte consistono ancora una volta in qualche siparietto che aggiunge ulteriore carisma agli eroi e soprattutto aumenta il già considerevole tasso “comedy” della vicenda, già colma in origine di ilari momenti comici. E Naokatsu Tsuda? Alla direzione si scatena in virtuosismi mai
visti prima: visuali in soggettiva, carrellate, piani sequenza, riprese
velocissime, e non contento trova pure il tempo di inserire delle
sorprese  inaspettate e geniali nelle sigle. Ci si diverte un sacco in
quest’anime, di cui si avverte in ogni istante l’entusiasmo di un
regista già fan sfegatato del manga.

Promozione a pieni voti? Sì, anche se l’unica, parziale delusione – inevitabile, purtroppo – deriva dall’originale e quindi è fedelmente replicata nell’anime: mi riferisco ad alcune idee che si vedono nello scontro finale. Non posso ovviamente rivelare nulla, se non che si tratta dell’unica reale stonatura della storia, ossia la trovata, per fronteggiare l’apparentemente invincibile Stand di Dio, di regalare un certo vitality up a un certo personaggio, ossia un potenziamento dei suoi poteri che gli permetterà di competere con un nemico altrimenti imbattibile. È un’plan a mio avviso incompatibile con lo spirito della serie di risolvere sempre e comunque le battaglie con l’uso del cervello invece che con questi mezzucci tanto convenienti e più adatti a manga muscolosi e “ignoranti” (tipicamente Dragon Ball, 1984) che basano tutta la loro attrattiva sulla corsa all’aumento della forza fisica. Insomma, nel finale Stardust Crusaders perde un po’ della sua identità, ma pazienza, non è questa smagliatura a rovinare uno scontro finale comunque memorabile che suggella nel migliore dei modi il capolavoro di Araki. Desta un po’ di rammarico anche la mancata trasposizione degli scontri con Satanic Coupler, Gloomy Mirage e The Genesis of Universe, presenti in un romanzo ufficiale del 1993 (pubblicato in Italia da Kappa Edizioni col titolo Le bizzarre avventure di JoJo) scritto da Hiroshi Yamaguchi e Mayori Sekijima, che fa da aspect tale ufficiale e canonica, ma generation cosa abbastanza prevedibile. Ce ne faremo una ragione: grazie comunque, e ancora una volta, a David Production per aver reso giustizia a una saga fondamentale del fumetto giapponese che da troppo tempo attendeva una trasposizione animata fatta coi crismi.

Voto: 9 su 10

PREQUEL
JoJo’s Unusual Lope (2012-2013; TV)
JoJo’s Unusual Lope: Stardust Crusaders (2014; TV)
 
SEQUEL
JoJo’s Unusual Lope: Diamond is Unbreakable (2016; TV)