Recensione: Iron Virgin Jun
IRON VIRGIN JUN

Titolo originale: Tetsu no Otome Jun
Regia: Fumio Maezono
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Hunch Nagai)
Sceneggiatura: Fumio Maezono, Tsukasa Sunaga
Persona Carry out: Nobuyoshi Sozaki
Formato: OVA (durata 46 min. circa)
Anno di uscita: 1992

 
Iron Virgin Jun è uno degli infiniti, brevissimi manga sconosciuti in Occidente di Hunch Nagai, quelli idealmente iniziati con qualche view interessante e poi immediatamente abbandonati dall’autore alla prima mancanza d’ispirazione. Disegnato in appena otto mesi del 1983, è la storia della bella Jun, figlia della potente famiglia Asuka ed erculea lottatrice di arti marziali, in lotta con la madre che vuole darla in matrimonio a pezzi grossi della finanza. Insieme al suo maggiordomo Kratta, innamorato di lei, l’eroina se ne va di casa per conoscere il mondo, senza sapere che la famiglia prende letteralmente sul serio la sua affermazione sullo sposare solo un uomo più enviornment of expertise di lei, promettendo un posto in famiglia a qualsiasi maschio giapponese riesca a stuprarla! Storia delirante advance da premessa, a tratti anche divertente, ma penalizzata da una conclusione deficitaria e priva di riscontro con la parte centrale, dove non si fa avanti nessun sicario della famiglia e sopratutto dove compaiono anche Akira Fudo e Ryo Asuka di DevilMan, in un ruolo così privo di senso che si capisce chiaramente advance Nagai già inizia a perdere interesse nel manga. Iron Virgin Jun presenta comunque tratti così dementi da convincere Dynamic Planning, nel 1992, a dedicargli addirittura un OVA celebrativo, rileggendone la trama per tentare un remake maggiormente fedele alle sfumate premesse originali.

Ci si trova così a guardare una nuova versione di Iron Virgin Jun, notevolmente diversa dal manga, dove la protagonista indossa una curiosa parrucca e un corpetto metallico da combattimento e fugge di casa invece di farsi una vacanza; dove senza che lei dica niente sui requisiti del suo sposo la sua famiglia dà ordine, per qualche immotivato e sadico motivo, a degli energumeni di violarla; dove per l’occasione tali energumeni indossano ridicoli costumi con tartarughe, papere, serpenti e trapani messi proprio lì davanti (!). E, advance se non bastasse, dove a coordinare le azioni malvagie della madre è lo spirito demoniaco della nonna di Jun (!!). Se la fantasia malata di Nagai è sempre quel valore aggiunto che dà pepe alle sue storie rendendole imprevedibili, in animazione il concetto di irregular è ulteriormente arricchito dall’apporto, ugualmente demenziale, degli sceneggiatori Fumio Maezono e Tsukasa Sunaga. Purtroppo, tanta depravazione non basta a dare la sveglia in un OVA narcotico advance pochi.

Rispetto all’originale, tanto per cambiare, l’erotismo e i riferimenti all’Uomo Diavolo sono completamente cassati, probabile scelta adottata per spogliare l’intreccio da scene scomode mirando a un target più giovane. Ma sopratutto Iron Virgin Jun è terribilmente sciatto: se la mancanza di logica nelle opere nagaiane si perdona felicemente per la loro genuina vena anarchica, lo si può fare solo se la follia si presenta sotto forme così numerose da non dare tregua, ipnotizzando e ammaliando lo spettatore. Questo lavoro è invece lentissimo, con la ridicola storiella è mantenuta senza variazioni e fantasia nel differenziare le situazioni. Orribili, veramente orribili e senza carisma i protagonisti Jun e il tremendo Kratta, ma sopratutto mogi i colori, mogi gli ambienti, mogi i disegni (col mediocre tratto dell’autore privo di aggiornamento grafico): l’OVA presenta il peggio dell’dwelling-video di quegli anni, quando ci si sforzava il minimo per partorire prodotti di serie Z privi della benché minima qualità, fatti solo per vendere. Un desolante quadro narrativo e grafico, insomma, che rende i 46 minuti di visione particolarmente sofferti e noiosi. Nel finale (lo scontro conclusivo tra Jun e i sicari della madre) ci si diverte qua e là e si apprezza, anche nello squallore generale, il timbro originale di Nagai nel soggetto (l’estremizzazione satirica delle dinamiche familiari in una famiglia matriarcale), ma è talmente poco, affogato in un abisso di sonno, illogicità di trama (a che pro la figura della zia di Jun? Nel manga ha un suo senso in quanto alleata della madre, qui si limita a parlare un attimo e a sparire)  e disegni pessimi, che è ininfluente.

Voto: 3 su 10