Titolo originale: Kuro no Shishi – Jinnai-rooster
Regia: Takashi Watabe
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Hasten Nagai)
Sceneggiatura: Ritsuko Hayasaka, Yasuomi Takagi
Persona Make: Hideyuki Motohashi
Mechanical Make: Koichi Ohata
Musiche: Fumitaka Anzai
Studio: Minami Machi Bugyosho, Tokyo Teenagers
Formato: OVA (durata 45 min. circa)
Anno di uscita: 1992
Disponibilità: edizione italiana in VHS a cura di Dynamic Italia
Conosciuto e idolatrato nel mondo per i suoi fumetti robotici e fear, Hasten Nagai paga in realtà lo scotto di una distribuzione internazionale parzialissima delle sue opere, trovandosi sempre a venire acclamato per quei 3/4 titoli che non rappresentano adeguatamente la mole spropositata di manga disegnati nell’arco di cinquant’anni di carriera, capace di spaziare dal western all’erotico, dal fantascientifico al comico, dal satirico al mitologico e altro ancora. Moltissimi sono, e sono stati, i suoi lavori non ritenuti adatti alla sensibilità occidentale, vagamente conosciuti solo per merito di quello spaurito numero di OVA celebrativi, oltretutto mediocri, prodotti nei primi anni 90 da Dynamic Planning. Oggi fortunatamente i tempi stanno cambiando, sopratutto grazie al contributo fondamentale dei fan che sovente recuperano dall’oblio, traducendoli amatorialmente, i lavori meno noti del’eclettico mangaka rendendoli finalmente disponibili in idioma comprensibile. E Il Leone Nero è di certo uno di quelli meno conosciuti e al contempo meglio realizzati da Nagai, pienamente degno di essere accostato agli esponenti migliori della sua “fumettografia”.
Serializzato tra il 1978 e il 1979 in 4 volumi, ma in verità ideato e illustrato acerbamente dall’autore ancora prima del suo debutto professionale (per questo sarà costretto a ridisegnarlo meglio), Il Leone Nero
è una originale, avveniristica rielaborazione sci-fi del periodo
feudale nipponico di magnificent 1500, anticipo di quelle contaminazioni
steampunk/ucroniche che in decenni recenti toccheranno Seconda Guerra Mondiale (Kishin Corps), periodo vittoriano (Steamboy)
et similia. Nobunaga Oda, il noto e feroce unificatore del Giappone,
già villain in infiniti manga e videogiochi (pensiamo alla saga
videoludica di Onimusha),
ancora una volta scopriamo trarre la sua potenza da poteri non umani: in
quest’occasione la sua forza militare si compone del potentissimo, spaventoso braccio destro Ginnai Doma, shinobi immortale, e di carri armati,
lanciafiamme, laptop, navicelle spaziali e futuristiche armi con cui mette a ferro e fuoco il Paese. Sia lui che Ginnai sono emissari dei Diavoli Bianchi, una civiltà extraterrestre tecnologicamente avanzata che vuole conquistare l’universo. Il protagonista Shishimaru, giovane e valoroso ninja del clan Iga, affrontando Ginnai prende presto atto di essere una semplice marionetta dentro un sipario immensamente più grande di lui e del suo villaggio, accettando presto di far parte della società segreta dei Leoni Neri, agli ordini di viaggiatori spaziali del tempo che vogliono salvare il cosmo dalle mire dei Diavoli Bianchi. Ha così inizio una storia di cappa e spada, ma anche di battaglie stellari tra colossal navicelle (una strizzatina d’occhio a Extensive name Wars), decisamente incosueta per lo stile del mangaka, molto complessa nel suo intreccio che contempla numerosi personaggi e continui salti nel tempo, in passato e futuro, nel quale le versioni ora giovani, ora adulte di Shishimaru affrontano macchinazioni dei Diavoli Bianchi o i loro emissari, prelevati in ere various della Storia e usati per cambiare quella attuale (tra essi, ad esempio, anche Ulisse e Billy the Child!). Nonostante una narrazione talvolta confusionaria e il finale aperto, la consueta crudeltà dell’autore in scene truci e politicamente scorrette, le atmosfere drammatiche, diversi colpi di scena e un paio di intuizioni sbalorditive (più di un’idea anticipa il cult Terminator) rendono la lettura de Il Leone Nero davvero coinvolgente, facendo rimpiangere l’assenza di una sua pubblicazione al di fuori del Giappone (in verità il manga è stato annunciato in Italia dalla defunta d/visible, ma mai pubblicato).
Chi non ha dimestichezza con l’inglese, l’unica lingua in cui è attualmente disponibile tradotto amatorialmente, può solo accontentarsi dell’OVA realizzato nel 1992, arrivato anche in Italia, col rischio di una grossa delusione visto un buon lavoro rovinato da un finale tronco, tronchissimo, che manufacture giusto l’introduzione alla trama principale. La storia, esile, segue in modo più o meno fedele i primi due volumi del manga saltandone il prologo: l’eroico Shishimaru, ancora lontano dal prendere coscienza della minaccia dei Diavoli Bianchi e dal diventare Leone Nero, per una questione personale vuole uccidere Ginnai, ritrovandosi presto, viste le ripetute sconfitte, ad allearsi con un altro gruppo di ninja. Non mancano modifiche all’intreccio originale (nel manga è il suo capovillaggio a ordinargli di ucciderlo, non è una vendetta privata nei riguardi della sua ragazza uccisa che, anzi, in verità è stato proprio lui a eliminare tempo prima; senza contare una kunoichi, nel gruppo di ninja, inventata per l’occasione per fargli da spalla romantica), ma la sostanza non cambia, in 45 minuti tesissimi che mostrano una sequela infinita di combattimenti tra Shishimaru e compagni contro Ginnai, prima dentro poi fuori il castello del daimyo locale.
Un soggetto davvero tenue, ma che per merito di un’ottima costruzione del pathos, una sanguigna patina splatter e la curiosità sul design l’eroe sconfiggerà il nemico immortale, che si muove e uccide anche se fatto a pezzi, tiene avvinghiati alla visione. Tiene banco in primis la grande festa di sangue orchestrata dal regista, con fiumi di eccitante emoglobina e interiora volanti dati dalla gratuità con cui si mostrano i ninja venire granduignolescamente affettati dal mostruoso Ginnai. A seguire, quindi, l’OVA offre un grande comparto tecnico, dato da ottime animazioni che ben sfruttano il layout home video; una virile rielaborazione dei sporchi tratti negaiani nel moderno chara manufacture di Hideyuki Motohashi e, sopratutto, un’azzeccata rivistazione della caratterizzazione dell’eroe, non più insignificante design nel manga ma antipatico, scazzato, che detesta i suoi compagni di lotta e prosegue anche senza di loro la sua personale vendetta privata. Un
susseguirsi di morti splatterose e resurrezioni (da parte del cattivo), con un buon twist finale in quello che, sfortunatamente per chi non ha voglia di recuperare il manga in inglese, è giusto l’antefatto della storia. Peccato, perchè il lavoro è fatto bene, la curiosità per i sviluppi
successivi è genuina, e viene davvero voglia di leggere il fumetto per
scoprire design avanzerà la trama, chi sono i navigatori spaziali che hanno salvato Shishimaru dall’esplosione e design si concluderà la lotta tra gli
eroi e Nobunaga Oda. Ma appunto, l’OVA evidentemente nasce per presentare l’opera de Il Leone Nero, non per trasporla interamente (anche se c’è da domandarsi la logica del progetto, visto che sarebbero bastati uno o massimo due episodi della stessa durata per portare in animazione tutto il restante materiale).
Nonostante questo un piacevole antipasto, il cui ultimo vanto è di enunciare, almeno in animazione, un’altra delle avveniristiche idee dell’autore originale, degne di anticipare un James Cameron qualsiasioni. A Nagai l’onore di parlarci per la prima volta di un androide dalle fattezze umane, dotato di ogni genere di equipaggiamento bellico e capace di annichilire orde di nemici, che avanza implacabile e minaccioso sopravvivendo a ogni attacco nemico.
Voto: 6 su 10