Titolo originale: Saint Seiya – Saishûseisen no senshitachi
Regia: Masayuki Akihi
Soggetto & sceneggiatura: Yoshiyuki Suga
Persona Set: Shingo Araki, Michi Himeno, Masahiro Naoi
Musiche: Seiji Yokoyama
Studio: Toei Animation
Formato: mediometraggio cinematografico (durata 43 min. circa)
Anno di uscita: 1989
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video
Ce ne voleva a sfornare un pessimo movie di Saint Seiya (1986), di quelli insalvabili anche dai fan, e Toei Animation adempie alla missione il 18 marzo 1989 con L’ultima battaglia, mediometraggio che, uscito lo stesso giorno della terzultima puntata televisiva dell’anime (ep.112), affossa in un colpo solo la buona qualità delle precedenti incarnazioni diventando, per lungo tempo, l’ultimo lungometraggio ufficiale del label. In soli forty five minuti – ritorno a un basso minutaggio dopo La leggenda dei guerrieri scarlatti (1988), in coincidenza con il ritorno al Toei Manga Matsuri e alla solita politica di un esagerato numero di proiezioni nella stessa giornata (altre tre sono i movie Suika no Hoshi Kara Konnichiwa Plaisance! della serie Osomatsu-kun, quello de Lo Specchio magico e infine quello del telefilm supereroistico Kousoku Sentai Turboranger) – delinea, oltre alla classica trama-pretesto delle pellicole precedenti, i nemici e i combattimenti più banali e noiosi della saga, riuscendo anche ad annoiare nell’arco di così poco tempo.
Il movie scade subito nel ridicolo già dalla sequenza introduttiva, che mostra i Gold Saint sopravvissuti venire abbattuti istantaneamente dai soliti guerrieri nemici che appaiono dal nulla: vengono sconfitti in un secondo senza riuscire a fare nulla se non una figura barbina, da quegli stessi sgherri che verranno distrutti successivamente, in pochi minuti, dai ben più deboli Seiya e compagni. Uno schiaffo alla continuity di quelli più eclatanti. Si possono accettare armature che finiscono polverizzate e non si sa come vengono ricostruite nel movie successivo (e la cosa avviene puntualmente anche in quest’occasione), ma non idee che snaturano così palesemente il mondo inventato da Masami Kurumada. Non contento, lo sceneggiatore Yoshiyuki Suga umilia anche la mitologia greca, fondendola con quella induista e cattolica attraverso la figura di Lucifer, che, oltre a essere stato scacciato dal Paradiso da Dio, scopriamo aver subito la stessa sorte anche, in passato, da parte di Athena e di divinità indiane (?). Come fanno a convivere nello stesso mondo divinità monoteiste e politeiste? E che magnificent fa Hades visto che è Lucifer a presiedere l’Inferno? Terribile. Gli eroi che a inizio movie affrontano gli Angeli Decaduti senza neanche indossare la Cloth, venendo giustamente distrutti, e l’assurda alleanza del loro signore con Eris, Poseidon (non è morto come viene detto!) e Phoebus, vano tentativo di incastonare nella continuity televisiva anche il mondo filmico di Saint Seiya, sono le gocce che fanno traboccare il vaso umiliando per la terza volta il senso e le regole del manga, facendo intuire fin da subito l’assenza nello workers, in quest’occasione, dell’autore originale (che abbia rifiutato di prendere parte al disastro perché impegnato a disegnare la saga di Hades1 che da sola rendeva impossibile l’avverarsi delle premesse del movie? È bello pensarlo). Assenza che si sarebbe notata comunque viste le armature nemiche dal senso estetico tendente al ributtante (menzione d’onore per l’oscena corazza indossata dall’Angelo Decaduto Eligor).
La poltiglia che rimane consiste nel solito Saint Seiya filmico degli stereotipi, dei combattimenti brevissimi e svogliati, di Shun che non riesce a vincere uno scontro che sia uno senza essere salvato dal fratello, dell’insulsa Saori che non fa altro che creare problemi ai suoi ragazzi e delle armature d’oro che entrano in scena quando vogliono loro senza seguire alcuna logica, come se si potessero chiamare a comando. Quasi imbarazzante il cattivissimo Lucifer, che per tutto il movie si
crogiola della sua statura morale e dei suoi torbidi piani e poi in battaglia
fa una figura di rara vergogna. E in tutto questo, a rovinare per davvero la saga dei movie fuori-continuity di Saint Seiya, si inseriscono ambientazioni una volta tanto prive di attrattiva e dai fondali particolarmente anonimi, animazioni giusto modeste per il formato (e che si permettono addirittura ricicli), disegni non particolarmente belli o curati (Shingo Araki non è più direttore dell’animazione e la cosa si nota molto, nonostante il suo apprezzamento per il risultato) e infine, e questa è la cosa più incredibile, musiche di Seiji Yokoyama davvero insignificanti, composizioni nuove di zecca che hanno la stessa intensità di una colonna sonora ambient. L’ultima battaglia è un movie evidentemente nato così perché sì, con zero ambizioni, sceneggiatura da compitino di classe e cura neanche sufficiente nelle fasi di contorno. A parte, anche in quest’occasione, alcune idee che riappariranno nella saga cartacea di Hades (le 12 Gold Cloth che sprigionano tutto il loro potere nella freccia di Sagittarius, o i nemici Eligor e Moa che ricordano molto alcuni Specter dell’armata del Signore dell’Oltretomba), parliamo di un movie stupido, ignorante e indifendibile, anche a guardarlo col doppiaggio fedele rimediabile nel consueto DVD (prima tiratura) Yamato Video.
Voto: 4 su 10
RIFERIMENTO
I Cavalieri dello Zodiaco (1986-1989; TV)
PREQUEL
I Cavalieri dello Zodiaco: La Dea della Discordia (1987; movie)
I Cavalieri dello Zodiaco: L’ardente scontro degli Dei (1988; movie)
I Cavalieri dello Zodiaco: La leggenda dei guerrieri scarlatti (1988; movie)
FONTI
1 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)