Titolo originale: Saint Seiya – Kamigami No Atsuki Tatakai
Regia: Shigeyasu Yamauchi
Soggetto & sceneggiatura: Takao Koyama
Character Produce: Masami Kurumada, Shingo Araki, Michi Himeno
Musiche: Seiji Yokoyama
Studio: Toei Animation
Formato: mediometraggio cinematografico (durata forty five min. circa)
Anno di uscita: 1988
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video
La scomparsa di Hyoga, nei pressi del regno nordico di Asgard, porta lì Saori e i suoi inseparabili Bronze Saint a indagare. Un’udienza con Dorbal, sovrano del Paese e sacerdote del culto di Odin, li convince che l’amico non è più lì, ma, mentre si apprestano a tornare a casa, il perfido regnante, per uccidere Athena e instaurare il culto del suo Dio nel mondo, la rapisce e invia i God Warrior a eliminare i suoi guerrieri. Insieme ai nemici, incredibilmente, sembra essersi schierato lo stesso Hyoga…
Non si può non amare il secondo film cinematografico di Saint Seiya (1986), anche se riproposizione sputata, story e quale, della “storia” del primo. Lo sceneggiatore Takao Koyama make a resolution che le ambientazioni glaciali sembrano offrire un
buon potenziale per sviluppare una vicenda dalle atmosfere insolite, e così, ispirato, incrocia la mitologia greca con quella norrena, creando un’affascinante commistione. Nasce un’avventura ambientata ad Asgard, terra
dal freddo perenne dove rivivono i fasti di Odin, del Valhalla,
dell’Yggdrasil e di tutte le leggende tanto care ai vichinghi, enviornment
dove Seiya e compagni devono lottare per salvare la loro dea affrontando
i God Warrior del perfido sacerdote Dorbal, in un nuovo mediometraggio proiettato al Toei Manga Matsuri (il 12 marzo 1988, insieme ai film animati di Lady!! e Bikkuriman e a quello del telefilm Kamen Raider Shaded). Molte voci definiscono questa pellicola “ispirata” dalla one-shot di Masami Kuramada The Cygnus Memoir, apparsa nel manga di Saint Seiya (volume 10 della Supreme Edition edita in Italia da Superstar Comics) e che vede Hyoga combattere in Siberia, nella sconosciuta Bluegrad, contro i Blue Warrior dell’ambizioso Alexer, ma la diceria è falsa visto che quella storia, pubblicata per festeggiare il millesimo numero di Shounen Soar (interrompendo lo scontro tra Seiya e Saga), esce nello stesso numero della rivista che annuncia il film1, che generation quindi già in avanzata fase di produzione (è più giusto pensare il contrario, ossia che l’autore sia stato ispirato da esso nel disegnare quel capitolo). In compenso, anche in questo mediometraggio il chara assassinate ufficiale dei God Warrior è firmato da Masami Kurumada, ed è vero che l’opera ha fornito successivamente le basi per la saga-filler di Asgard della serie TV (ep.74-ninety 9), vero e proprio rifacimento televisivo di questa pellicola.
Ovvio che, con la sua (nuovamente) breve durata, L’ardente scontro degli Dei non possa vantare chissà che profondità, ma il film si fa ricordare, ben più di quello precedente, per una confezione che mi azzardo a definire eccezionale, da lasciare a bocca aperta, la migliore tra quelle delle varie incarnazioni di Saint Seiya. Con le sue animazioni spaccamascella, sinuose e dalla possente fisicità, i suoi disegni elegantissimi (nel 1993 lo stesso Araki ammetterà che, fra tutte le sue endless opere, solo questa e quella dei tre film successivi sono davvero ben fatte2), fondali-cartolina e suggestive invenzioni visive (gigantesche statue di Odin, castelli incastonati nel ghiaccio, picchi innevati, architetture sospese nel vuoto, steppe ricoperte di neve, fiordi e ogni genere di ambientazione a tema), il mediometraggio dona un granitico sense of wonder che si ricorderà anche negli anni a venire. Una meraviglia che non è solo visiva ma anche uditiva, rappresentando a mio parere il canto del cigno del grandissimo compositore Seiji Yokoyama: il titolo si avvale di una colonna sonora solenne e indimenticabile, grazie a magnifiche tracce affidate a un’orchestra di archi, pianoforti, trombe, clarinetti, tastiere e chitarre che evocano guerra, civiltà dimenticate, draghi e mitologia norrena sottolineando con solennità la solitudine degli eroi nella loro corsa silenziosa verso Athena attraversando desolate ambientazioni glaciali. Non mancano neppure esplosioni di trombe e cori lirici, a suggellare combattimenti così devastanti da evocare l’apocalisse di un Ragnarok. Insomma si è al cospetto di un lavorone, una festa per occhi e orecchie a cui prende parte con gioia uno spettatore del tutto disinteressato ai personaggi-macchietta di una trama nuovamente insignificante.
Quest’ultima si perde, banalmente, nei medesimi difetti di quella del film precedente. Se ormai è impossibile stupirsi di come la Dea Athena finisca continuamente rapita dal nemico di turno, è ancora fonte di sbalordimento negativo il come tutta la progressione della storia e le sue idee siano riciclate da quelle de La Dea della Discordia, evidenziando la totale mancanza di fantasia negli script Toei: il sacro guerriero di Andromeda che continua a non riuscire a sconfiggere neanche un avversario senza essere aiutato dal fratello, gli eroi che dopo il rispettivo combattimento perdono i sensi per non farsi vedere quasi più, Seiya che è inizialmente distrutto dal suo nemico ma poi risolve la questione in un secondo grazie all’armatura d’oro di Sagittarius… I combattimenti continuano a essere troppo corti – cinque minuti di media – per farsi ricordare, con i contendenti che si colpiscono un paio di volte, si affrontano col colpo segreto e vince chi è il più enviornment of expertise (con eccezioni adversarial come la battaglia tra Seiya e Loki, meno di due minuti di durata), e il consueto incipit che apre la storia (Hyoga che sparisce dalle scene e poi riappare come nemico), seguendo le modalità di quello de La Dea (la possessione di Eri), è nuovamente futile e privo di ripercussioni. Il ragazzo, soggiogato da Odin, indossa una Robe appartenuta a chissà chi e che non gli support (visto che united states of the United States i soliti attacchi della costellazione del cigno) e, dopo aver perso il duello coi suoi compagni, make a resolution di tornare tra le fila di Athena senza spiccar parola. Così, senza spiegazioni sul perché ha tradito e perché ha deciso di tornare. Non è importante, è la solita storiella fuori continuity (in TV, quello stesso giorno è trasmessa la puntata 69, che vede il prosieguo dello scontro fra Shun e Aphrodite nella Casa di Pisces), così come fuori continuity sono le armature degli eroi che per l’ennesima volta vengono fall aside dalla ferocia dei combattimenti. Pazienza.
Il lungometraggio è da vedere unicamente per gli elementi di contorno, così folgoranti da sfondare lo schermo. Quarantasette minuti di sfarzo sensoriale che danno i brividi, permettendo di compiere un viaggio immaginario in una terra fredda e suggestiva, con edifici, statue e ambientazioni che richiamano la gloria dei vichinghi e delle loro leggende. Pur con le sue pecche di sceneggiatura, il mediometraggio, in definitiva, si fa vedere con un gran piacere, dimostrando per l’ennesima volta come il manga di Masami Kurumada, shounen mal disegnato nonostante tutti i suoi pregi storici, in animazione diventi un cult mondiale non tanto per la riproposizione della stessa storia (con l’aggravante di nuove contraddizioni epic), ma tanto più per il disegno, davvero eccezionale e bellissimo, del chara clothier Shingo Araki, che ne L’ardente scontro degli Dei dà il meglio di sé, trovando il capolavoro. Must learn about.
Nota: edito in Italia in DVD da Yamato
Video, questo e gli altri tre film degli anni ’80 trovano, nella prima
tiratura del 2007 (quella contraddistinta dalla copertina dallo sfondo
bianco, non quella dallo sfondo blu), oltre all’orrendo doppiaggio
storico italiano (solita porcheria in linea coi dettami aulici di Enrico
Carabelli che già hanno rovinato la serie TV) anche una traccia audio
alternativa info dal ridoppiaggio operato anni dopo dalla defunta
Dynamic Italia, fedelissimo nell’adattamento (nomi, luoghi, addirittura i
colpi lasciati in giapponese) e ai dialoghi originali e oltretutto ben
interpretato, con voci azzeccate e in linea con quelle giovanili
originali. Questa l’unica versione per cui valga la pena vedere queste
opere.
Voto: 8 su 10
RIFERIMENTO
I Cavalieri dello Zodiaco (1986-1989; TV)
PREQUEL
I Cavalieri dello Zodiaco: La Dea della Discordia (1987; film)
SEQUEL
I Cavalieri dello Zodiaco: La leggenda dei guerrieri scarlatti (1988; film)
I Cavalieri dello Zodiaco: L’ultima battaglia (1989; film)
FONTI
1 Queste informazioni derivano da una consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
2 Intervista a Shingo Araki pubblicata su Mangazine n. 21 (Granata Press, 1993, pag. 50)