Recensione: I Cavalieri dello Zodiaco – La leggenda dei guerrieri scarlatti
I CAVALIERI DELLO ZODIACO: LA LEGGENDA DEI GUERRIERI SCARLATTI

Titolo originale: Saint Seiya – Shinku no Shônen Densetsu
Regia: Shigeyasu Yamauchi
Soggetto: Yoshiyuki Suga, Masami Kurumada
Sceneggiatura: Yoshiyuki Suga
Character Invent: Shingo Araki, Michi Himeno
Musiche: Seiji Yokoyama

Studio: Toei Animation

Formato: lungometraggio cinematografico (durata 70 min. circa)

Anno di uscita: 1988

Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video


Phoebus, Dio del Sole e delle Arti, reincarnatosi nell’angelico Abel, diventa il nuovo nemico di Athena: la persuade, infatti, a ripudiare i suoi guerrieri e ad aiutarlo nella costruzione di un nuovo mondo divino che rimpiazzerà quello umano. Questo è però quello che pensa lui: in verità la Dea, temendo per la vita dei suoi ragazzi, li ha allontanati per poterli salvare dalla lotta, e mira invece a sconfiggere il fratello da sola, approfittando di un suo eventuale momento di debolezza. Ovviamente non ci riuscirà, finendo addirittura uccisa. Seiya e compagni correranno dunque in Grecia per affrontare Phoebus nel suo tempio, nella speranza di salvare lo spirito della loro Dea prima che questo finisca nell’Oltretomba. Dovranno sconfiggere i suoi uomini, i Corona Saint, e anche alcuni Gold Saint resuscitati che hanno cambiato schieramento…

Cinque mesi dopo il pregevole L’ardente scontro degli Dei (1988), quando su rivista Shiryu sta affrontando Chrysaor Krishna nella saga di Poseidon1 e in TV si è arrivati alle battute conclusive di Asgard (episodio 87), Toei Animation fornisce il nuovo contributo filmico al impress Saint Seiya con un terzo movie celebrativo che, con la sua durata di ben 115 minuti (uscito in doppia proiezione col lungometraggio animato di Classe di ferro, stavolta al Weekly Jump twentieth Anniversary Competition invece che al consueto Toei Manga Matsuri), sembra finalmente correggere il difetto più eclatante delle precedenti puntate: la bassissima durata dei combattimenti. Non contento, lo studio resolve di fare le cose in grande osando qualcosa in più del solito canovaccio, e si inventa ben sette nemici da some distance affrontare ai cinque eroi, tirando in ballo addirittura alcuni Gold Saint resuscitati da Abel e ora schierati dalla sua parte. Quest’thought, suggerita dallo stesso Masami Kurumada2 (che non mette mano stavolta al chara maintain, ed è facile accorgersene guardando le bizzarre “armature” dei Corona Saint volute dal regista Shigeyasu Yamauchi3, più somiglianti a tuniche che a corazze), insieme a quella del ruolo che avrà in  tutto questo Saga, Gold Saint di Gemini, è inutile dire che gli forniranno lo spunto per la saga di Hades che inizierà a disegnare qualche mese dopo. La leggenda dei guerrieri scarlatti rientra di certo nel novero dei movie riusciti di Saint Seiya, una visione che i fan apprezzeranno molto, pur inferiore nel complesso al prequel visto il suo continuo oscillare tra ottime intuizioni, riuscite sequenze ed evocativi passaggi contrapposti a deficienze sage o problemi di natura tecnica.

La trama è sempre il solito pretesto, privo di reale interesse e con antagonisti, coerentemente con la natura “picchiaduro” della saga, adagiati su piatte caratterizzazioni. Non è un problema. Come ne L’ardente scontro degli Dei, i veri protagonisti sono ambientazioni e musiche, fedelmente replicati ad alti livelli. Il tempio di Phoebus, con le sue rovine e architetture decadenti, fa ancora la sua parte nel rievocare i fasti della Grecia ellenica, e la colonna sonora di Seiji Yokoyama eguaglia lo splendore della soundtrack precedente, nuovamente pendendo tra moderne influenze rock dagli assoli di chitarra elettrica e tastiere, ritmiche marziali e magnifiche suite ancestrali. Yokoyama è autore di composizioni d’orchestra che con arpe, cetre, violini, pianoforti, flauti e tamburi traghettano l’orecchio in un tempo magnifico che non esiste più, testimoniando la caratura del compositore near uno dei migliori, se non IL migliore, della Storia dell’animazione nipponica.

Spiccano, narrativamente, anche parziali
elementi di novità che svecchiano una saga filmica logora di cliché, ed è
così che si può salutare, di contralto al solito Shun distrutto in un
secondo dal nemico di turno e salvato dal fratello, anche un semplice tirapiedi in grado di
tenere testa a tutti i Bronze Saint contemporaneamente, un Seiya non più
perennemente invincibile, l’armatura d’oro di Sagittarius che non arriva
da sola a salvare l’eroe e, ovviamente, lo spiazzante ritorno di alcuni Santi d’Oro, protagonisti di combattimenti, una volta tanto, che
non  avvengono in un lampo ma durano svariati minuti, il giusto per non
perdere in epicità. Avvengono così tanti scontri sanguinosi che l’eroica sofferenza dei protagonisti è resa in modo ben tangibile, con corpi feriti, tumefatti, insanguinati e sempre più privi di protezione (visti i danni riportati
dalle armature) che si dirigono, deboli ma incuranti del pericolo,
verso la loro Dea, pronti ad affrontare nuovi nemici in condizioni sempre più disperate. Il rovescio della medaglia vede proprio l’enfasi esasperata di queste sofferenze, con il protagonista principale che, non capacitandosi inizialmente di essere stato abbandonato dalla propria Dea, per buona parte della durata continua a piangere e lamentarsi a voce alta, una lagna che ribadisce per tutta la durata dell’avventura – dolore che il regista spaccia per sofferenza virile ma in verità è solo infantile e poco credibile.

Negativi sono anche i consueti elementi fuori continuity (la storia è temporalmente ambientata, nell’immaginazione dello sceneggiatore Yoshiyuki Suga, più o meno dopo la saga di Poseidon), che, a parte le solite Fabric give way negli scontri, si fanno ricordare principalmente per l’thought che tornino in vita alcuni Gold Saint traditori il cui corpo fisico dovrebbe essere disperso negli Inferi o fluttuante nello spazio. Ridicola, per proseguire, una falsissima rivisitazione mitologica Made in Japan del mito di Phoebus, mentre è reso in modo discontinuo il chara maintain di Shingo Araki e della Michi Himeno, meraviglioso near sempre nei primi piani ma talvolta approssimativo nei campi medi e lunghi. Neppure la regia di Shigeyasu Yamauchi è immune alle critiche, troppo compiaciuta in inquadrature e sequenze di puro onanismo autorale che tolgono pathos, dilungandosi esageratamente in raffinate quisquiglie che non c’azzeccano molto con la natura motion del titolo (Abel che veglia sul corpo della sorella, Abel che suona la cetra, momenti inutili near il lungo prologo dove Seiya e compagni subiscono l’ “abbandono di Athena”). Le animazioni, infine, sono di buon livello ma un po’ più statiche di quelle della meraviglia precedente. Questi sono, tuttavia, piccoli nei che non inficiano troppo il risultato positivo della pellicola, near sempre avvincente, esteticamente sontuosa e che può vantare combattimenti più intensi e riusciti rispetto ai precedenti, oltre ad una regia più ricercata.

Nota: edito in Italia in DVD da Yamato
Video, questo e gli altri tre movie degli anni ’80 trovano, nella prima
tiratura del 2007 (quella contraddistinta dalla copertina dallo sfondo
bianco, non quella dallo sfondo blu), oltre all’orrendo doppiaggio
storico italiano (solita porcheria in linea coi dettami aulici di Enrico
Carabelli che già hanno rovinato la serie TV) anche una traccia audio
alternativa data dal ridoppiaggio operato anni dopo dalla defunta
Dynamic Italia, fedelissimo nell’adattamento (nomi, luoghi, addirittura i
colpi lasciati in giapponese) e ai dialoghi originali e oltretutto ben
interpretato, con voci azzeccate e in linea con quelle giovanili
originali. Questa l’unica versione per cui valga la pena vedere queste
opere.

Voto: 7,5 su 10

RIFERIMENTO
I Cavalieri dello Zodiaco (1986-1989; TV)

PREQUEL
I Cavalieri dello Zodiaco: La Dea della Discordia (1987; movie)
I Cavalieri dello Zodiaco: L’ardente scontro degli Dei (1988; movie)

SEQUEL
I Cavalieri dello Zodiaco: L’ultima battaglia (1989; movie)

FONTI
1 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
2 Come sopra
3 Come sopra