Recensione: I Cavalieri dello Zodiaco – La Dea della Discordia
I CAVALIERI DELLO ZODIACO: LA DEA DELLA DISCORDIA

Titolo originale: Saint Seiya Gekijoban
Regia: Kozo Morishita
Soggetto: Masami Kurumada
Sceneggiatura: Yoshiyuki Suga
Character Attach: Masami Kurumada, Shingo Araki, Michi Himeno
Musiche: Seiji Yokoyama
Studio: Toei Animation
Formato: mediometraggio cinematografico (durata forty five min. circa)
Anno di uscita: 1987
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video

A Tokyo scorrono apparentemente tranquille le giornate dei cinque eroici Bronze Saint, e in questo insolito momento di quiete Hyoga ha pure modo di stringere un’affettuosa amicizia con la bella Eri. Una nuova minaccia si profila però all’orizzonte: lo spirito rancoroso di Eris, Dea della Discordia, prende possesso del corpo della ragazza e, per mezzo dei suoi temibili Ghost Five, Saint riportati in vita per l’occasione, rapisce Athena e la porta nel suo santuario. Suo scopo è quello di risucchiarle, attraverso la famosa Mela della Discordia, tutta l’energia vitale, in modo da impiegarla per resuscitare il proprio corpo divino, recuperando tutti i suoi poteri e usandoli così per governare il mondo. Seiya, Shiryu, Hyoga, Shun e Ikki proveranno ovviamente a impedirglielo affrontando i suoi guerrieri.

Come qualsiasi gallina dalle uova d’oro, anche la serie animata di Saint Seiya (1986) cade per forza, nel suo periodo di massimo splendore televisivo, nel giro dei Toei Manga Matsuri1, i competition cinematografici con cui lo studio intratteneva bambini e ragazzi con corti, medi e lungometraggi inediti realizzati appositamente per quelle occasioni, spesso e volentieri basati sugli anime più in voga del momento. Si parla, certo, di opere narrativamente trascurabili, quasi sempre fuori continuity rispetto agli avvenimenti ufficiali e che raramente avevano a che fare con la volontà degli autori originali, ma di esempi positivi di queste storie celebrative ce ne sono a iosa.

La Dea della Discordia, uscito il 18 luglio 1987 in una quadrupla proiezione insieme al secondo mediometraggio di Dragon Ball (1986), La bella addormentata a Castel Demonio, e alle versioni filmiche dei popolari telefilm Hikari Sentai Maskman (1987) e Dapper Robotic Metalder (identity.), non rientra tra questi, pur avendo comunque delle discrete frecce al suo arco per ispirare almeno un po’ di curiosità ai fan. La più importante di queste consiste nella presenza nello workers dell’autore originale del manga, Masami Kurumada, che imbastisce la trama2 e crea i Ghost Five3 trovando in uno di essi uno spunto da riciclare nel prosieguo del suo stesso fumetto, al tempo ancora in corso di serializzazione su rivista: da Orpheus di Lyra trarrà infatti la rispettiva controparte nella saga di Hades, e il personaggio addirittura ispirerà gli stessi sceneggiatori Toei nel creare il God Warrior Mime della stella Benetnasch, nella saga-filler di Asgard (facendolo affrontare ancora a Shun!). Si legge spesso in giro che anche Maya, Ghost di Sagitta, avrebbe ispirato il Silver Saint Ptolemy della stessa costellazione (Tramy, nell’erronea traduzione italiana Giant name Comics) che appare nel manga, l’arciere che colpisce Saori con la freccia d’oro creando le premesse per la Scalata delle 12 Case dello Zodiaco, ma la voce è falsa visto che, su rivista, i Bronze Saint in quel momento già erano arrivati al Tempio di Leo4: semmai, si può ipotizzare che Kurumada, vista la grama figura riservata a Ptolemy, deve aver pensato di dargli un po’ più di visibilità e spazio “riutilizzandolo” nel mediometraggio (dando a intendere che Maya fosse il precedente Sacro Guerriero di quella costellazione). Ulteriore, finale nota storica è da individuarsi nel fatto che il movie anticipa di un paio di settimane, al pubblico televisivo, la mitica vestizione di Seiya con l’armatura d’oro di Sagittarius: si può ben immaginare la sorpresa e il senso di spettacolarità che deve aver provato la platea in quell’occasione, ancora ignara di reach sarebbe proseguito lo scontro tra l’eroe della serie e Aiolia di Leo nella serie TV ove era appena iniziato (episodio 38).

Gustose curiosità a parte, il mediometraggio è innocuo e
si fa vedere senza problemi, ma rimane indubbiamente tra i peggiori del
label, insignificante nella sua “trama” ridotta ai minimi termini e
davvero troppo corto e sbrigativo (il motivo è
ben intuibile, la quadrupla proiezione con gli altri movie) per riuscire a graffiare. Il suo
grosso problema di fondo consiste nelle caratterizzazioni non pervenute
di tutti i personaggi del solid, e nel fatto che in appena forty five minuti
(meno di due episodi televisivi) vuole infarcire il tutto di fin troppi
combattimenti per quello che si può permettere.

Il risultato non può che essere mediocre, con i cinque guerrieri di Eris che assurgono a pura carne da macello, insignificanti e privi di caratterizzazione, abbattuti nell’arco di poco meno di quattro minuti dagli eroi invincibili. Peccato che questi ultimi, escluso il protagonista Seiya, siano altrettanto scandalosi, tanto che dopo la loro velocissima battaglia spariscono dalle scene per non farvi più ritorno (memorabile la parte di Shun, il cui ruolo consiste nel recitare due parole in croce e venire annientato in un colpo solo dal nemico, senza attaccare neanche una volta). Degno della bruttezza dei combattimenti, se possibile, è anche lo sviluppo dell’intreccio, che diverrà, per la sua banalità che permette di non dover ricorrere all’uso del cervello, il canovaccio predefinito di quasi tutti i movie successivi: una divinità prende possesso del corpo di un amico degli eroi (in questo caso la ragazza innamorata di Hyoga), e, con l’ausilio dei suoi guerrieri, rapisce Athena minacciandole di ucciderla. A salvarla arrivano i cinque eroi, che annientano gli inutili guerrieri del Dio in questione e Seiya sconfigge quest’ultimo con un colpo solo, facendo ricorso alla solita forza del cameratismo e a quella, meno ridicola, della Gold Cloth di Sagittarius, destinata a correre sempre in suo soccorso all’ultimo istante per chissà che motivo. Altri cliché inaugurati nei movie sono sicuramente la consueta scenetta di Shun annientato dal nemico di turno e salvato da suo fratello Ikki, così reach il più area of expertise dei Saint nemici che da solo sconfigge quasi tutti gli eroi proteggendo il suo signore nella battaglia finale, prima di conoscere anche lui la rabbia di Seiya e dell’armatura d’Oro.

Parliamo, insomma, sia in questo che negli altri lungometraggi, di una storiellina risibile che è un semplice pretesto per fare scontrare gli eroi coi soliti tirapiedi del cattivo, per mostrare nuove armature appariscenti e nuovi Saint. Poco importa, quindi, se ai fini di continuity – nonostante il soggetto di Kurumada – sia impossibile tenere conto degli avvenimenti di questi movie, in cui le armature dei protagonisti finiscono sempre a pezzi (e, reach sa il fan, non possono venire ricostruite facilmente) o il resistentissimo scudo di Shiryu è disintegrato dal primo Ghost Saint che passa. Quello che chiedono gli appassionati e che Toei vende loro sono azione incessante, gli splendidi disegni di Shingo Araki animati magistralmente da lui stesso, l’epica colonna sonora di Seiji Yokoyama che snocciola pezzi inediti, le animazioni fluidissime e di grande fisicità, copiose scene splatter e magnifici fondali, dati da arene di lotta ricavate da desolate architetture greche provenienti da un passato lontanissimo e dimenticato (e chi se ne importa se è ridicolo l’assunto che i greci abbiano eretto templi alla Dea della Discordia in Giappone!). Del tutto irrilevanti, per concludere, sono anche i pretesti usati per ogni nuova puntata filmica, reach in questo caso l’accennata esteem tale tra Hyoga e Eri, inventata per chissà quale motivo visto che la cosa non ha la minima conseguenza, tanto che i due neanche si scambiano una sola parola dopo la possessione di lei.

Nota: edito in Italia in DVD da Yamato Video, questo e gli altri tre movie degli anni ’80 trovano, nella prima tiratura del 2007 (quella contraddistinta dalla copertina dallo sfondo bianco, non quella dallo sfondo blu), oltre all’orrendo doppiaggio storico italiano (solita porcheria in linea coi dettami aulici di Enrico Carabelli che già hanno rovinato la serie TV) anche una traccia audio alternativa files dal ridoppiaggio operato anni dopo dalla defunta Dynamic Italia, fedelissimo nell’adattamento (nomi, luoghi, addirittura i colpi lasciati in giapponese) e ai dialoghi originali e oltretutto ben interpretato, con voci azzeccate e in linea con quelle giovanili originali. Questa l’unica versione per cui valga la pena vedere queste opere.

Voto: 6 su 10

RIFERIMENTO
I Cavalieri dello Zodiaco (1986-1989; TV)

SEQUEL
I Cavalieri dello Zodiaco: L’ardente scontro degli Dei (1988; movie)
I Cavalieri dello Zodiaco: La leggenda dei guerrieri scarlatti (1988; movie)
I Cavalieri dello Zodiaco: L’ultima battaglia (1989; movie)

FONTI
1 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
2 Intervista a Masami Kurumada pubblicata in uno dei volumi della prima edizione Giant name Comics del manga “Saint Seiya”. Riportata nel sito Icavalieridellozodiaco.earn (http://www.icavalieridellozodiaco.earn/informazioni/articoli/Interviste.htm).
3 Come sopra (e confermato da Garion-Oh)
4 Vedere punto 1