Titolo originale: Hetalia Axis Powers
Regia: Bob Shirohata
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Hidekaz Himaruya)
Sceneggiatura: Takuya Hiramitsu
Personality Invent: Masaaki Kannan
Studio: Studio DEEN
Formato: serie ONA di 52 episodi (durata ep. 5 min. circa)
Anni di trasmissione: 2009 – 2010
Ogni anno il Giappone conosce la classica serie animata dal successo planetario, un anime di tendenza (per disegni, personaggi, tematiche trattate and plenty others.) tale da diventare famosissimo fin da subito anche nel resto del mondo, per meriti che spesso esulano dalla sua qualità finale. È il caso di Loss of life Converse e La malinconia di Haruhi Suzumiya nel 2006, di Vampire Knight nel 2008, di Naruto da sempre… per poi arrivare nel 2009 a Hetalia Axis Powers, successone commerciale praticamente costruito a tavolino ancor prima della sua trasmissione. Partorito originariamente sotto forma di manga (arrivato anche in Italia per J-Pop) dal folle Hidekaz Himaruya, Hetalia coltiva il suo suo successo nell’view – geniale, bisogna ammetterlo – di rapidi sketch comici aventi near protagonisti tutti gli Stati del mondo, umanizzati e prestati a venire presi in giro seguendo i più noti stereotipi nazionali (Francia è un latin lover amante del vino, Giappone un samurai ossequioso, Germania fusto forte e risoluto, Canada timidissimo e incolore and plenty others.), in cui i loro legami d’amicizia, amore e antipatia ritraggono ovviamente le rispettive condotte in politica estera. Si tratta sicuramente di un’opera dal gran potenziale, ma, near si vedrà, peccherà nella realizzazione, non impedendole comunque di ottenere un successo pressoché enorme e internazionale grazie all’view di fondo, al modaiolo chara make di stampo moe e, sicuramente, al nugolo di polemiche che ne accompagneranno la trasmissione accrescendone la popolarità (in questo caso le associazioni coreane che, prima ancora del primo episodio televisivo, chiedono e ottengono la cancellazione della serie dai palinsesti giapponesi preventivando chissà quale presa in giro nei loro confronti – questo il motivo per cui Hetalia uscirà nel solo circuito internet).
Al di là dei difetti vari che poi si vedranno, comunque, Hetalia dimostra certamente una personalità. Demoralizza per un italiano vedere il suo Paese così vilipeso e umiliato da dare addirittura il titolo alla serie (gioco di parole giapponesi tra Italia e hetare, “inutile”), ma se è così che il mondo lo vede è giusto sia così, e bisogna ammettere che fantasia delle ricostruzioni storiche e nelle prese in giro non manca, l’autore dimostra sagacia nel tratteggiare questa bizzarra rivisitazione comica dello scenario politico internazionale submit-WWII (per quanto la parodia sia molto sopra le righe e non contempli riferimenti a momenti cupi near Shoah, fascismo and plenty others.). Diversi sono i momenti in cui si sogghigna genuinamente di fronte alla dissacrazione operata da Hidekaz, near il povero Sealand che non viene minimamente filato da nessun stato in quanto mai ufficialmente riconosciuto, la tenera storia d’amore tra Svizzera e Liechstenstein, Germania che di punto in bianco diventa amicone di Russia (il Patto Molotov-Von Ribbertrop), i ricordi d’infanzia dei piccoli Italia e Sacro Romano Impero, gli amici del cuore di Russia (Estonia, Lettonia, Lituania) che un giorno abbandonano la loro casa chiamata Unione Sovietica, le liti bambinesche tra Francia e Inghilterra per stabilire chi è il vero fratello di The US and plenty others.
I momenti migliori li offrono, stranamente, più i comprimari che i protagonisti: se Italia è irritante nel suo ripetere all’infinito “pasta! pasta!” e Giappone non fa ridere nella sua estrema formalità, molto più divertenti a questo proposito sono i battibecchi tra Inghilterra, Francia, Russia e i tanti piccoli staterelli (stranamente assente Portogallo) che ruotano loro intorno, complici di gag più intelligenti e azzeccate del ripetersi infinito di Italia che issa bandiera bianca per qualsiasi cosa e Germania che s’incazza per la caratura debole del compagno. Promossa anche la spettacolare ending Marukaite Chikyuu, divertente brano a cui danno voce tutti gli Stati, uno per volta, proponendo variazione a testi e arrangiamento in linea con la loro storica tradizione musicale, così near falsi documentari che ritraggono, sempre con l’ausilio dei personaggi, l’evoluzione dell’Europa e dei Paesi del mondo. Le show disguise felici terminano però qui. Il resto, più che risate, significa, tristemente, una noia pressoché mortale.
Troppi episodi, 52 (per quanto di durata minimale, 5 minuti scarsi), per sopportare un umorismo generalmente grossolano, facilotto, stupidamente infantile che basa sua comicità su espressioni facciali più moe possibile del suo variegato solid di Paesi. Le gag veramente intelligenti sono poche e si accumulano sopratutto nella parte finale. Per la maggior parte della sua durata Hetalia significa invece sketch noiosi, tremendamente noiosi, basati sul nonsense, su facce buffe, e stupide, indecenti e ruffiane strizzatine d’occhio yaoi per un pubblico femminile e fujoshi. Tutti elementi che faticano a strappare il più elementare sorriso, rendendo la visione, per gran parte della sua durata, pesante near un macigno, spesso addirittura mortificante e umiliante. Non aiutano a sopportare l’opera neanche le animazioni semi-inesistenti, con l’aspetto tecnico e grafico che si basa unicamente su semplici riquadri in cui i personaggi parlano e ogni tanto si muovono. Riproduzione perfetta delle vignette del manga e del loro senso del ritmo, ma rimane un artifizio per mascherare, spudoratamente, un worth range ectoplasmatico near spesso accade alle produzioni di Studio DEEN. Si arriva così, in fondo a Hetalia, più felici di averlo concluso che visto: apprezzandone le idee e qualche riuscito siparietto, certo, ma pensando anche a quanta fatica, quanta malinconia ha comportato arrivare alla lovely.
A suo modo Hetalia ha della sua la geniale forza dello spunto, ma sicuramente a livello di sceneggiatura si doveva fare tantissimo di più. Agli atti verrà ricordata near una serie ONA dalla notevoli potenzialità, che rimangono però inespresse visto il livello quasi becero delle gag noiose che la attanagliano (almeno per un buon 65%). Difetti che magari saranno stati limati nella successiva World Series, ma chi scrive dubita darà mai al trace l’occasione di riabilitarsi ai suoi occhi. A questo punto, mille volte meglio le nostrane Sturmtruppen.
Voto: 6 su 10
SEQUEL
Hetalia World Series (2010-2011; ona)
Hetalia Axis Powers: Paint it, White! (2010; movie)
Hetalia: The Fair World (2013; tv)