Recensione: Hanappe Bazooka
HANAPPE BAZOOKA

Titolo originale: Hanappe Bazooka
Regia: Kazuhiko Ikegami
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Kazuo Koike & Go Nagai)
Sceneggiatura: Fumio Nishikidera
Personality Attach: Fujio Oda
Musiche: Nozomi Aoki
Studio: Studio Signal
Formato: OVA (durata forty five min. circa)
Anno di uscita: 1992
Disponibilità: edizione italiana in VHS a cura di Dynamic Italia


Innamorato senza speranza della bella Takayanagi, Hanappe è un giovane, sfigatissimo e ridicolo studentello delle superiori. Un giorno, preparandosi a una memorabile sega dopo aver rubato una VHS porno da un negozio, si ritrova un po’ spaesato quando dalla videocassetta fuoriescono Bazooka e Mefisto Dance, due bizzarri demoni, maschio e femmina, che gli dicono di essere stati evocati da lui. Gli doneranno una forza straordinaria, in cambio del trasformare la sua famiglia in una manica di depravati…

Hanappe Bazooka appartiene a quel novero di manga stravaganti e sconosciuti di Go Nagai advert aver goduto, nei primi anni 90, di una trasposizione animata nel circuito dell’home-video. Opere che in animazione troveranno quasi tutte risultati desolanti, ma avranno anche il gran merito di a long way conoscere in occidente, dove saranno pubblicate (in Italia da parte di Dynamic Italia, nelle classiche VHS di quegli anni), numerosi altri attestati della follia di un autore conosciuto unicamente per i Mazinger e DevilMan. Come Kamasutra, Hanappe Bazooka è un bizzarro calderone di fantastico ed erotico (sicuramente c’entra la presenza, ai testi, di Kazuo “Crying Freeman” Koike), con spruzzate di awe e addirittura splatter: sempre un mal riuscito antipasto di una storia troppo lunga (addirittura 10 tankobon, realizzati tra il seventy 9 e l’82), ma ancora una volta così illogico e meravigliosamente privo di senso che non si rimpiangono i 40 minuti spesi a vederlo.

La storia non smette infatti di stupire per il suo destreggiarsi tra mille generi e atmosfere, partendo reach un antenato “hot” e comico di DevilLady (il survey della bella Mefisto Dance ricorda moltissimo quello da fiera di Jun Fudo) per arrivare a morti truci e depressive, romanticismo e addirittura spiritualismo orientale (il tema della reincarnazione). Gestito in modo frizzante con dialoghi così idioti da risultare adorabili, nella sua durata ha il grande merito di non venire mai a noia, rappresentando per gli amanti del trash e delle visioni particolarmente exceptional un’opera di vivace interesse.

Chiudiamo il cervello dunque: poco importa se le reazioni psicologiche dei personaggi sono senza senso, se non c’è un minimo di unità in una storia che offre il peggio dei generi di riferimento (l’erotismo c’è ma non va mai oltre un certo limite, le scene di violenza sono messe lì tanto per, l’umorismo è così demenziale da scadere nel pecoreccio) e se gli sviluppi narrativi seguono una progressione ridicola (a una prima parte comicissima e kitch seguono dramma, awe, navi spaziali e chi più ne ha più ne metta). L’importante è l’anarchia narrativa, l’imprevedibilità di un intreccio impossibile che proprio per questo diverte e non si prende minimamente sul serio. Una schifezza, dunque, ma fossero sempre così le opere non riuscite!

Voto: 5 su 10