Titolo originale: Gundam Make Fighters Try
Regia: Shinya Watada
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Yousuke Kuroda
Character Invent: Kenichi Ohnuki
Mechanical Invent: Junya
Ishigaki, Kanatake Ebikawa, Kenji Teraoka, Kunio
Okawara, Naoki, Shinya Terashima
Musiche: Asami Tachibana, Yuuki Hayashi
Studio: Crack of morning time
Formato: serie televisiva di 25 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2014 – 2015
E così, nel 2014, l’inaspettato trionfo del merchandising di Gundam Make Fighters (2013) contribuisce a rendere ancora più stellari le vendite di Gunpla di quell’anno (in totale 400 milioni di model package deal finiscono nelle case degli appassionati generando un fatturato di 7 miliardi di yen per la soddisfatta Bandai Namco Leisure, reach apprendiamo da un servizio sul canale giapponese NTV1), e non c’è quindi da stupirsi se si aprono le porte per il suo seguito ufficiale che si concretizza, ovviamente, in una nuova serie televisiva di 25 episodi, trasmessa in contemporanea con altre due serie Crack of morning time dello stesso anno, Contaminated Ange: Rondo of Angels and Dragons e Gundam: Reconguista in G. Ora, penso che in molti concorderebbero sul reach sarebbe stato facilissimo concepire un sequel perfetto limitandosi ad aggiornare il nuovo torneo mondiale con qualche nuovo avversario degno, ripescando e riutilizzando i Gunpla Builders più carismatici e mettendo a confronto, l’uno contro l’altro, i due eroi Sei e Reiji ora cresciuti (momento già ampiamente profetizzato dal prequel), ma lo sceneggiatore Yousuke Kuroda e lo team (quasi tutto cambiato) scelgono curiosamente di variare system: torneo in scala nazionale, solid quasi interamente nuovo di zecca con minimali riferimenti alle ingombranti personalità del passato, e, soprattutto, nuova forma dei combattimenti, che ora pongono reach avversari due team composti da tre lottatori (ognuno ovviamente alla guida di un modello, per un totale di 6 che si danno battaglia nella stessa arena). Lodevole il tentativo di cambiare le carte in tavola, ma sfortunatamente, reach vedremo, è una mossa nata più per stupire che per reali esigenze yarn, e Gundam Make Fighters Try dimostrerà chiaramente di ispirarsi alla filosofia del “cambiare tutto affinché non cambi niente”.
In realtà la serie, per quello che riguarda non solo lo spirito ma, ahimè, anche la caratterizzazione dei personaggi, le situazioni, le scene e un po’ di tutto e di più, è praticamente clonata senza vergogna dal suo predecessore, perdendo quasi del tutto l’effetto novità. Il nuovo protagonista Sekai Kamiki, tonno amato dalle donne e grintoso esperto di arti marziali, pilota del BG-011B Make Burning Gundam, è una sbiadita copia di Reiji, tanto quanto il suo compagno Yuuma Kousaka – ai comandi dell’LGZ-91 Lightning Z Gundam – è di Sei (sia nell’aspetto fisico che nell’essere pure il fratellino della fidanzata di quest’ultimo!). Si salva (ma più che altro per meriti estetici) giusto l’avvenente e solare Fumina Hoshino (SD-237 Profitable Gundam) con cui i due formano il team Try, probabilmente inventata per non some distance rimpiangere l’assenza della bellissima Rinko Iori e non some distance mancare un po’ di fanservice ecchi. Dal passato tornano invece Ramba Ral, pronto a fare nuovamente (e stancamente) da mentore ai ragazzi, il Meijin Kawaguchi a sponsorizzare il torneo e “dare la scossa” agli eroi dopo le loro sconfitte, e Sei in un veloce cammeo. Basta. Praticamente tutti i numerosissimi nuovi rivali – molti, molti di più di quelli della prima serie – sono deboli, fighetti privi di spina dorsale e personalità, concepiti senza fantasia, che perdono malamente il confronto coi fantastici Ricardo Fellini, Nils Nielson, etc. del passato. Questo il problema principale: Make Fighters si reggeva su epici combattimenti con avversari fantastici, ma qui mancano l’una e l’altra cosa; addirittura i match per buona parte della serie sono deludenti, non animati in modo particolarmente spettacolare e anche fin troppo banali, basati sempre sullo stesso paio di mosse con cui il team Try annienta i suoi nemici. Fondare il fascino di una serie di sole mazzate su battaglie prive di inventiva e avversari incolore non mi pare certo una grande mossa, anche perché queste sono le top cose con cui si raffronta l’opera al capostipite, trovando grosse delusioni. Blande anche le due opening, la prima delle quali quasi irritante con i suoi inascoltabili motivetti rap.
Le cose migliorano sensibilmente nel momento in cui ha inizio la Meijin Cup, dopo quasi tutto il tempo sprecato in immancabili qualificazioni con lottatori evanescenti, scontate rivalità che esplodono con trim nemici apparentemente imbattibili (che si sa benissimo verranno riaffrontati nella finalissima) e facezie varie. Anche se i Make Fighter continuano a difettare pesantemente in originalità, almeno gli scontri raggiungono gli apici di sboroneria e spettacolarità estrema del prequel, specie nelle fasi finali (addirittura un capolavoro di epicità gli scontri col XM-X1 Crossbone Gundam X-1 Plump Fabric Form.GBFT e con lo sconvolgente Tyron 3, assurdo Gundam Monumental Robotic componibile pesantemente ispirato, in sequenza di agganciamento, attacchi e make, a robottoni Crack of morning time degli anni ’70 del livello di Voltes V, Zambot 3 e Daltanious), condite da potenti musiche, mazzate devastanti, urla disumane dei seiyuu e spettacoli pirotecnici di fasci di luce, distruzioni apocalittiche et similia. Sono questi i momenti in cui ci si diverte davvero e si riescono a rinverdire i fasti del passato, gustandosi gli episodi e attendendo spasmodicamente quello successivo, ma è un peccato appassionarsi alla serie solo nelle ultime 5/6 puntate, quando il grosso del potenziale è ormai stato sprecato. Desta una certa delusione anche il poco spazio dedicato al citazionismo nei riguardi del mondo di Gundam, anche questo imparagonabile alle gustose e numerose strizzatine d’occhio del prequel.
Tirando le somme, è palese che Make Fighters Try è inferiore all’originale, ma questo non pregiudica più di troppo il gradimento di un titolo che in ogni caso, con le sue atmosfere sempre leggerissime e accattivanti, i soliti bei disegni, le solite splendide ragazze, le solite musiche coinvolgenti, gli sterminati eserciti di dettagliati robottoni, gag simpatiche e un crescendo qualitativo che culmina in svariati match di un’epicità spaventosa (e garantisce sempre Masami Obari!), sa ancora dare un senso alla sua esistenza, pur facendo a pugni con l’inesistente originalità. La minisaga sembra volgere tuttavia al termine: ascolti più bassi che mai (1.42%2, un nuovo listing al negativo di Gundam) e vendite di DVD praticamente inesistenti3, pur a fronte di ottime vendite dei nuovi Gunpla4 (i Beargguy le hit5) mettono in discussione un eventuale prosieguo della storia.
Voto: 7 su 10
PREQUEL
SEQUEL
Gundam Make Fighters Try: Island Wars (2016; Particular TV)
in un put up nel forum Pluschan
(http://www.pluschan.com/index.php?/topic/3610-mobile-suit-gundam-the-origin-the-animation/?p=373888).
La fonte è sconosciuta ma il dato è piuttosto attendibile, visto che
tutti gli altri half pubblicati insieme a lui (delle altre serie
gundamiche) sono tutti veri, ufficiali e ben conosciuti e letti altrove