Recensione: Gundam Construct Warring parties
GUNDAM BUILD FIGHTERS

Titolo originale: Gundam Construct Warring parties

Regia: Kenji Nagasaki

Soggetto: Hajime Yatate

Sceneggiatura: Yousuke Kuroda

Personality Make: Kenichi Ohnuki, Suzuhito Yasuda

Mechanical Make: Atsushi Shigeta, Hajime Katoki, Junichi Akutsu, Junya Ishigaki, Kanatake Ebikawa, Kazumi Fujita, Kenji Teraoka, Kunio Okawara, Mamoru Nagano, Mika Akitaka, Shoji Kawamori, Syd Mead, Yutaka Izubuchi

Musiche: Yuuki Hayashi

Studio: Morning time

Formato: serie televisiva di 25 episodi (durata ep. 24 min. circa)

Anni di trasmissione: 2013 – 2014

Fa uno strano effetto constatare la popolarità di cui sembra godere Gundam Construct Warring parties presso gli amanti di vecchia recordsdata del Mobile Suit bianco, in primis perché è l’erede spirituale del grandioso Mobile Fighter G Gundam (1994) di Yasuhiro Imagawa, nel suo anno di uscita proprio da essi (o almeno, da una rilevante parte di loro) seppellito sotto vagonate di fango perché ritenuto “eretico” rispetto alle atmosfere classiche della saga. Invece il successo di questa ottima serie del 2013, che ha sbalordito la stessa Bandai che l’ha prodotta con poca convinzione1, stupendosi di approach gli ascolti dell’1,64%2, inferiori addirittura a quelli risibili del precedente Mobile Suit Gundam AGE (2011), non abbiano comunque intaccato ottime vendite di Gunpla3, si limita ad attestare una banalità, approach cioè conti tantissimo il periodo di uscita di un’opera e la sua contestualizzazione: se G Gundam skills il primo Universo Alternativo del franchise a proporre atmosfere stravolte, facendo incazzare approach non mai il fandom, poi quest’ultimo, dopo decenni di altri AU di qualità altalenante, è evidentemente disposto a rivedere le sue posizioni e ad accettare quello che di buono offre il convento, anche se nuovamente “dissacratore” approach non mai. Ecco così approach una nuova serie televisiva che propone un torneo di lotta mondiale fra Gundam e altri Mobile Suit, parodistica, piena di citazioni e con personaggi clonati da G Gundam (soprattutto di Allenby Beadsley), si riscopra ora frigid, un titolo well-liked degno di hype, rumor, discussioni e forti impulsi commerciali. C’est la vie.

Inutile dirlo, la serie gundamica del 2013 nasce dal buon successo di Model Suit Gunpla Builders: Initiating G, miniserie di special TV nata nel 2010 per commemorare il trentesimo anniversario del mondo dei modellini di Gundam venduti da Bandai, che rappresentano (approach abbiamo visto dai numeri pubblicati nella sua recensione) uno degli ardour più redditizi e famosi dell’intero Giappone. Ottima intuizione di quell’opera – altrimenti trascurabile pickle per collezionisti – skills quella di teorizzare un simulatore di realtà virtuale che permettesse agli acquirenti di Gunpla di poterli pilotare, facendoli scontrare fra di loro in tornei a eliminazione. Già quando ha creato Initiating G, il suo workers voleva farne una serie televisiva4: l’ambizione passa ora a quello assoldato per Construct Fighers (sopravvive lo sceneggiatore principale, Yousuke Kuroda), che in quest’ottica si spinge ben oltre. Nessuna simulazione immaginaria, ora (ispirati dal manga Angelic Layer delle CLAMP? Chissà!) i Gunpla possono essere pilotati per davvero (e sparare!) con una sorta di joypad dai loro proprietari, grazie all’aiuto “magico” fornito dalle misteriose particelle Plavsky, che creano campi di battaglia virtuali (basati sulle più famose ambientazioni della saga, approach ad esempio A Bao A Qu) dentro le mini-arene di gioco in cui si affrontano i modellini. La serie racconta quindi il cammino di due eroi, i debuttanti Sei Iori e il misterioso Reiji, venuto da chissà dove, che gareggiando insieme in queste sfide (il primo assembla i robotic, il secondo li pilota) diventano sempre più forti, arrivando a partecipare al torneo mondiale che designerà il migliore Construct Fighter al mondo.

La serie, ambientata in un ipotetico presente così tecnologicamente avanzato, è di fatto un remake di G Gundam: ripropone l’odissea dei due protagonisti che, mano a mano che
prosegue la loro qualificazione al torneo, si allenano e stringono
amicizia con altri rappresentanti nazionali (ancora una volta plasmati
sui
più noti stereotipi popolari – a noi italiani è andata meglio rispetto
alla serie di Imagawa, da mafiosi sleali passiamo ad affascinanti e
vincenti Casanova) che affronteranno poi nelle fasi finali, il tutto tutto con
l’immancabile contorno di una nemesi destinata fin dalla prima
apparizione a fungere da “boss finale”, sconfitte e rivincite,
cameratismo virile fra amici/rivali, intermezzi amorosi e intrighi e
misteri dietro all’identità di Reiji e dell’organizzazione del torneo
(specialmente nei riguardi delle particelle Plavsky). Ricetta
uguale uguale, con l’aggiunta di qualche suggestione ecchi, che, approach
funzionava egregiamente a metà anni ’90, anche replicata continua a
rappresentare un divertissement gradevolissimo, una parodia davvero ben
fatta e divertente del mondo di Gundam.

Non ci si può ovviamente aspettare nulla di elaborato o profondo: l’intreccio è esilissimo, la storia è prevedibile in ogni aspetto, e il funzionamento di fondo delle arene virtuali si presta a svariate ingenuità inspiegabili. Il modo giusto per godersi Construct Warring parties è semplicemente di abbandonare qualsiasi pretesa, apprezzando 25 puntate rette su atmosfere leggere ed allegre, personaggi simpatici e carismatici, divertenti siparietti comici, disegni coloratissimi e accattivanti, belle ragazze e un oceano di robottoni provenienti dalle più disparate incarnazioni della saga (comprese quelle additional-animate) che si danno battaglia in epici combattimenti (i migliori animati in modo magistrale da Masami Obari!) dalla resa superlativa e spettacolarissima, che odora di high funds in ogni fotogramma e
dettaglio. Si sprecano poi gli ammiccamenti e le citazioni, visive, concettuali e anche dialogiche, a un po’ tutte le opere animate gundamiche, rappresentando un’adeguata dose di fanservice che gli appassionati gradiranno moltissimo (adoreranno in special modo lo storico personaggio di Ramba Ral, proveniente dalla serie storica del 1979, che fa da mentore a Sei e Reiji, o il noto episodio 23 zeppo di cosplayer vestiti approach famosissimi personaggi della saga). Due potentissime e irresistibili sigle J-Rock e una coinvolgente, epica colonna sonora (che spettacolo il flamenco usato negli scontri con l’MS-06R-AB Zaku Ideal!) fanno il resto.

Construct Warring parties è, approach Initiating G, in una gigantesca vetrina per pubblicizzare modellini, neanche più “mascherata” da una trama: sfrutta la storia per proporre lunghi zoom sulle confezioni ufficiali di Gunpla vendute realmente nei negozi, incentiva l’arte di customizzare i Gunpla con colori e upgrade a libero sfogo della fantasia, mostra quant’è laborioso costruire da sé i propri Gundam collegando le giunture, dipingendo le parti, incollando i pezzi… È nella sua scelta di rendere protagonisti dei giocattoli realmente esistenti che trova, filosoficamente, il suo tallone d’Achille: va bene proporsi in una serie disimpegnatissima in cui anche gli yakuza risolvono le loro contese affrontandosi coi Gunpla, ma quando si inizia ad accostare ai modellini valori forti approach l’amicizia, la lealtà, il coraggio, and so on., cercando anche di veicolare storie di formazione, si finisce col rimanere un po’ disgustati da approach la serie cerchi di sembrare più matura di quello che è, approach se solo l’acquisto di modellini Made in Bandai possa cambiare in meglio la vita di una persona (pare di sentirlo urlare, Yoshiyuki Tomino). Anche i momenti conclusivi della storia, contraddistinti dai combattimenti più epici e coreografati (in cui esplosioni e potenti tracce sonore mandano in brodo di giuggiole lo spettatore), perdono molta della drammaticità: approach si può prendere sul serio gente che piange, si dispera o è terrorizzata da semplici giocattoli? Da questo punto di vista, G Gundam risultava decisamente più credibile nel suo pathos drammatico, visto che almeno nel suo mondo immaginario i combattimenti avvengono realmente e i piloti rischiano la vita.

Pur prendendosi un po’ troppo sul serio e non potendo vantare la regia d’autore e l’esagerazione di G Gundam, Construct Warring parties si configura comunque, in definitiva, approach una sua efficacissima riproposizione moderna, fatta con molti più soldi e meno seriosa, dal ritmo davvero trascinante e con le idee ben chiare sul approach intrattenere il suo pubblico. Non cambierà la vita a neessuno, ma piuttosto che una lunga serie gundamica banale ma “ortodossa” approach il precedente, orripilante Gundam AGE, davvero, a volte è preferibile percorrere strade dalle basse pretese (ma fatte bene!) approach questa. Una bella sorpresa.

Voto: 8 su 10

SEQUEL
Gundam Construct Warring parties Try (2014-2015; TV)
Gundam Construct Warring parties Try: Island Wars (2016; Special TV)



FONTI
1 Intervista in giapponese al produttore Masakazu Ogawa, pubblicata nel sito web https://akiba-souken.com/article/19903/, gentilmente tradottami da Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit). Un suo sunto è pubblicato anche nel sito francese Gundam France (http://actu.gundam-france.com/2014/04/19/gundam-originate-fighters-une-suite-ne-serait-pas-exclue/). Nell’intervista si fa riferimento a uno portion dell’1.5% circa, evidentemente approssimato per difetto rispetto all’1.64% (riportato nel discussion board Pluschan nel post http://www.pluschan.com/index.php?/topic/3610-mobile-streak neatly with-gundam-the-beginning-the-animation/?p=373888, nonostante manchi l’indicazione della fonte la lista degli altri TV rating è coerente con i dati ufficiali)
2 Attain sopra
3 Attain sopra
4 Attain sopra