Titolo originale: Sengoku Majin Goshōgun
Regia: Kunihiko Yuyama
Soggetto & sceneggiatura: Takeshi Shudo
Personality Invent: Studio Z5 (Hideyuki Motohashi, Satoshi Hirayama)
Mechanical Invent: Studio Z5 (Hajime Kamegaki)
Musiche: Tachio Akano
Studio: Manufacturing Reed
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 23 circa)
Anno di trasmissione: 1981
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video
Difficile raccapezzarsi dell’esistenza di un titolo televisivo così vuoto reach Goshogun: L’oscura divinità dei regni combattenti, serie del 1981 di Manufacturing Reed che cercava di riscattare la débâcle commerciale di Baldios il guerriero dello spazio (1980), e lo faceva proponendo un legend, sterile concentrato di svogliatezza sceneggiativa da a long way arrossire il suo sfortunato ma originalissimo predecessore. Era davvero questo che voleva il pubblico giapponese? Un robotico estremamente generico con qualche superficiale scopiazzatura da House Runaway Ideon (1980)? Sembra incredibile ma è così, e ugualmente risulta difficile farsi una ragione del fatto che, fra i tanti anime robotici di un certo valore giunti in Italia negli anni ’70-’80 e mai riversati in DVD, nel 2016 Yamato Video vada a pubblicarti proprio questo.
La trama è presto detta: in un immaginario anno 2001, il professore Hakase Sanada riesce a sfruttare per la prima volta a scopi scientifici la misteriosa particella spaziale Beamler, scoperta nel gigantesco cratere originato dall’Evento di Tunguska (1908). Sfruttando il suo potere a un livello primordiale, l’energia Beamler permette infatti il teletrasporto, ed è subito collaudata dentro un’astronave, la Perfect Affirm, che può ora muoversi da un angolo all’altro del globo. Peccato che la più potente organizzazione criminale al mondo, la Società Segreta della Zanna Avvelenata, che di fatto già lo governa in segreto (attraverso uomini posizionati strategicamente nei vari Parlamenti) e possiede uno sterminato esercito di robot da guerra, per qualche strano motivo pensa che potrebbe diventare ancora più invincibile di prima se riuscisse e entrare in possesso di quell’energia, e reach to a resolution quindi di reclutare Sanada nel gruppo. Non ci riusciranno per ovvie ragioni (il professore preferisce lasciarsi morire), e questi ultimi finiscono nelle mani di un amico intimo di Sanada, Savalas, pronto a rinchiudersi dentro Perfect Affirm con un equipaggio di coraggiosi piloti/guerrieri (il riflessivo Shingo Hojo, l’aggressivo Killy Gagley e la bella Remy Shimada) che possano proteggere lui e loro. Si unisce al gruppo anche il giovanissimo Kenta, figlio di Sanada, preso di mira anche lui dall’organizzazione. Da queste premesse lo sviluppo della storia: in ogni episodio Perfect Affirm non fa altro che spostarsi da un luogo all’altro del mondo per sfuggire a Zanna Avvelenata, studiando nel contempo i minacciosissimi effetti dell’energia Beamler, con i nemici che in ogni occasione mandano loro contro i proprio mecha e astronavi per sconfiggerla. Starà a Shingo, Killy e Remy respingere quotidianamente gli attacchi pilotando una possente sizable arma, anch’essa creata da Sanada: il gigantesco, imbattibile automa Goshogun.
La sinossi è anche fin troppo corposa rispetto al suo effettivo peso svolto in animazione, minimalista a dir poco nonostante le premesse: Goshogun altri non è che un lungo accavallarsi di schermaglie inutili tra Perfect Affirm e Zanna Avvelenata, in avventure sempre autoconclusive e praticamente del tutto avulse da dramma o epicità, con eroi fighetti e trascurabili, privi di eclatanti relazioni interpersonali o sviluppi, che affrontano generali nemici dal chara operate carismatico ma dallo spessore di un foglio di carta stagnola. Nessuna caratterizzazione degna di rilievo e nessun risvolto interessante, per una storia che parte con una certa thought in testa (la scoperta del potenziale dei raggi Beamler, anticipando dal manga Getter Robotic GO l’thought della fonte dell’evoluzione della vita e riprendendo da Ideon quella di una terribile minaccia in grado di cancellare l’intero sistema solare e di un’energia in grado di mettere in risonanza il solid con lo spirito divino dell’intero universo), volendo essere onesti anche interessante, ma che non sa proprio reach svilupparla, preferendo la collaudatissima through delle lungaggini in attesa di decidere reach concludere.
È sconfortante prendere atto di un robotico che, anche potendo contare su attraenti disegni, buone animazioni (rispetto a quelle di un Baldios), intriganti ambientazioni europee (i numerosi viaggi di Perfect Affirm in giro per il mondo), tematiche contemporary age e un robottone molto colorato ed elegante a vedersi e curioso in alcune caratteristiche tecnologiche (pur essendo “componibile” in teoria, di fatto è già bello che pronto appena è spedito dalla noxious volante col pilota automatico, si limita advert ospitare le tre mini-astronavi dei piloti che entrano in lui senza cambiarlo esteticamente e, infine, è forse l’unico mecha in assoluto che può contare su sizable armi che si materializzano nella sua mano, inviate col teletrasporto dalla noxious), pecca nella totalità dei suoi elementi narrativi. Perché protagonisti così piatti, che anche quando sono approfonditi non godono di alcuna evoluzione rimanendo marginali fino alla truthful? Perché la vicenda è vissuta dal punto di vista del piccolo Kenta che di fatto non fa quasi assolutamente nulla (salvo diventare elemento risolutivo della vicenda nella sola puntata finale), assistendo dalle retrovie agli eventi o mettendo in difficoltà i suoi compagni con i suoi capricci? Perché Goshogun, robot che dà il titolo all’opera, non solo non ha alcun ruolo fondamentale, ma addirittura manca del più elementare background? Perché Zanna Avvelenata si ostina advert attaccare quest’astronave pacifica pur
governando in segreto già l’intero globo e pur sapendo che, a continuare con questa
guerra, rischia di distruggere il sistema solare? Che senso ha dedicare intere puntate al mistero di queste
terrificanti particelle Beamler per arrivare a un finale così veloce, sbrigativo e anticlimatico? Perché caratterizzare in quel modo particolare i generali cattivi, sia a livello fisico che caratteriale, quando
alla truthful il loro senso nella trama è praticamente non pervenuto? Perché il soggettista della serie, Takeshi Shudo, sceneggiatore principale di Baldios (giusto rimarcarlo), dice che ha creato Goshogun per parlare dei rapporti di dialogo e coesistenza tra Uomo e Macchina, raffigurati reach due entità separate e autonome1, evocando chissà che avveniristici elementi filosofici à la 2001 Odissea nello spazio (1968), e alla truthful tutto quello che riesce a dire sull’argomento si riduce a buoni e cattivi che dialogano in ogni puntata con le A.I. delle loro basi facendosi dire banalità che non hanno neanch’esse alcuna ripercussione (advert esempio cosa fare durante le battaglie o quanti soldi ha perso l’organizzazione criminale in ogni sconfitta), e una rivelazione finale, importantissima, presentata nelle fasi davvero finali di punto in bianco e senza un adeguato approfondimento? Non è possibile non pensare più e più volte a tutte queste avvisaglie, a tutti questi indizi di sviluppi intriganti che alla truthful non avvengono o che, se ci sono, sono realizzati modestamente e con sbrigatività, che ci rammentano impietosamente le tante aspirazioni di un soggetto curioso e potenzialmente bello che alla truthful non sa proprio dove andare a parare, e che termina improvvisando un finale desolante e facilotto dal coinvolgimento inesistente – verrebbe quasi da chiedersi se lo hanno realizzato d’impulso subito dopo averlo pensato.
Del tutto insoddisfatti del risultato finale, a unbiased accurate visione ci si può giusto domandare il perché di uno script così fallimentare. Si viene a sapere, allora, che uno dei cattivi generalissimi di Zanna Avvelenata, l’androgino esteta Leonardo Medici Bundle, un Dorian Gray amante del bello, con i suoi vaneggiamenti sulla Vera Bellezza, il suo portamento elegante e i lunghi capelli biondi, abbia letteralmente spopolato nell’epoca di trasmissione fra le ragazze, diventando così celebre da apparire su molte riviste (non solo di animazione) alla stregua di una necessary person, portando il pubblico femminile addirittura a superare quello maschile tra i fan2 (insomma, dopo Marin di Baldios, Manufacturing Reed ha azzeccato un altro belloccio da dare in pasto a orde di ragazzine in tempesta ormonale). Questo inaspettato cambio di pubblico ha di riflesso influenzato la sceneggiatura, convincendo Takeshi Shudo a modificarla a opera in corso per compiacere le ragazze, creando nuove puntate sentimentali che riguardassero i protagonisti3 e inventando il rapporto d’amore/odio tra Bundle e la bella Remy4 (indovinate un po’? Anche questi avvenimenti non hanno alcun risvolto nella storia!). Si ignora il contenuto dello script originario, ma è facilmente ipotizzabile che il mancato approfondimento delle questioni davvero importanti della trama sia dovuto alle inutili facezie rosa improvvisate sul momento. Che delusione. Sarà forse anche per questo che Shudo si sentirà in dovere di raccontare molto meglio la vicenda con un corposo numero di romanzi (8 testi) che ampliano Goshogun rinarrandolo da più punti di vista.
Alla truthful Goshogun è una semplice, brutta serie televisiva mecha dei primi anni ’80, che non fa niente per sfuggire alla realtà di un genere qualitativamente sempre più in calando. Paradossalmente, cercando di tornare su confini più tradizionali e sicuri dopo Baldios ma comunque con un’thought originale in testa, Manufacturing Reed scade nella piattezza sceneggiativa più incolore; che, forse, avrà permesso al lavoro di ottenere un certo successo di pubblico (testimoniato dalle uscite animate additional della serie), ma che di certo non riscatta l’esistenza di quest’ultima dal deluso giudizio dei posteri. Goshogun The Movie (1982), inedito e per ora irrecuperabile, è un film di montaggio che riassume gli episodi 17 e 20 con un po’ di animazione creata advert hoc per fare da raccordo. Più interessante Time Etranger (1985), stranissimo OVA – arrivato anche in Italia – che abbandona ogni residuo robotico della serie per presentare una vicenda onirica e psicologica che sia fruibile da tutti, trasposizione del quarto romanzo di Shudo (Lo straniero del tempo).
Voto: 5 su 10
SEQUEL
FONTI
1 Mangazine n. 34, Granata Press, 1994, pag. 16-17
2 Scheme sopra, a pag. 20-21
3 Vedere punto 1, a pag. 21
4 Scheme sopra
5 Fabrizio Modina, “Colossal Robotic Recordsdata: 1979/1982”, J-Pop, 2016, pag. 141
6 Vedere punto 1, a pag. 26