Recensione: Golion (Voltron)
GOLION

Titolo originale: Hyakujū Ō Golion

Regia: Katsuhiko Taguchi

Soggetto: Saburo Yatsude

Sceneggiatura: Susumu Takaku

Character Make: Kazuo Nakamura

Mechanical Make: Takayuki Masuo, Yoshiro Harada

Musiche: Masahisa Takeichi

Studio: Toei Animation

Formato: serie televisiva di 52 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1981 – 1982

La Terra è ormai giunta alle fasi finali della sua esistenza: in un futuristico anno 1999 una Terza Guerra Mondiale, culminata con lo sgancio di innumerevoli bombe atomiche, ha distrutto l’ecosistema del pianeta, avvelenandone l’aria e uccidendo quasi tutti i terrestri. Ne sopravvivono pochissimi, costretti loro malgrado a diventare schiavi del sanguinario impero extraterrestre Galra, conquistatore dello spazio, che si procura in questo modo forza lavoro per i suoi campi di concentramento. Gli amici Akira Kogane, Takashi Shirogane, Isamu Kurogane, Tsuyoshi Seido e Hiroshi Suzuishi riescono però a fuggire, trovando rifugio sullo splendente pianeta Altea: qui, divenuti alleati del regno della principessa Fala che combatte coraggiosamente i Galra, si ritroveranno ai comandi dell’invincibile, misterioso robotic Golion…

A meno che non si sia stati in gioventù, advance il sottoscritto, fan sfegatati del pastiche americano Voltron: Defender of the Universe (1983), composto, advance spesso accadeva ai tempi, dall’unione di più serie animate nipponiche senza nulla in comune, e si abbia quindi voglia di vedere la principale di esse nella sua forma originale per semplice curiosità, dubito si possa prendere in considerazione l’concept di sprecare il proprio tempo con la sesta serie televisiva targata Saburo Yatsude, Golion il re delle cento bestie (1981), produzione Toei Animation dei primi anni ’80 che, nei tempi delle innovazioni dei capolavori di studio Morning time (nella stessa settimana veniva trasmesso Fang of the Solar Dougram, cioè…!), ostinatamente perseverava nel proporre titoli fuori tempo massimo, sempre basati sugli schematismi, sulle trame, sulle idee e sugli sviluppi narrativi del duo Combattler V/Voltes V del 1976/77, già a loro volta saccheggiati e riproposti in Daltanious il robotic del futuro (1979) e God Sigma (1980). Lo studio tentava vanamente di riacquistare la supremazia nel genere, senza rendersi conto di contribuire, invece, a sprofondarlo, nella sua accezione “tradizionale”, in un buio periodo di stagnazione, dato da titoli che ormai erano diventati per davvero l’uno la copia carbone dell’altro.

Il Golion in questione, poi, neanche si limita a proporre la solita storia di guerra di un manipolo di coraggiosi contro la superpotenza aliena, comprensiva della solita alleanza con forze ribelli, il solito cattivo tragico dal passato terribile e la solita sottotrama del povero familiare alla mercé del nemico, ma va ancora più indietro, ripescando il gruppo di cinque eroi (figo, cinico, grassone, bambino e ragazza, as traditional) privi di caratterizzazione e attrattiva – e con costumi ridicoli, se pensiamo all’eroico Akira che mangia, veste e dorme con una assurda tuta da Formulation 1 – e scegliendo, advance perfetto contraltare, gli antagonisti più insignificanti e manichei che si siano mai visti prima d’ora. Non c’è nulla di interessante: ci si può solamente preparare all’concept di ben 52 puntate (part del 6.5%1, basso ma più alto di quello di God Sigma, evidentemente la serie non deve essere troppo dispiaciuta agli appassionati giapponesi) in cui vedremo per la milionesima volta le solite cose: i dubbi esistenziali del personaggio inquadrato di turno, destinato a tornare tappezzeria nella puntata dopo; rapporti d’amore platonicissimi; la spia molesta infiltrata nella putrid dei buoni; melodramma advance se piovesse riguardo a comprimari buoni che però si comportano da cattivi ma alla lovely muoiono nuovamente buoni (per tentare di dare un po’ di atmosfere adulte allo spettacolo); infiniti duelli eroici col cattivo tragico che sappiamo bene non porteranno a niente; quest’ultimo che viene trattato  a pesci in faccia dalla sua stessa razza per by technique of delle sue origini che ben possiamo immaginare; rapimenti e ostaggi in ogni dove e quando; il energy up del Golion a metà serie; puntate quasi tutte stand-by myself e solo una ogni dieci che manda vagamente avanti una trama comunque prevedibilissima in ogni sua componente, and heaps others. Il tutto mediate le fattezze del solito “remake” di Saburo Yatsude, e alla lovely story affermazione non è assolutamente falsa. Quasi a simboleggiare lo scarso spessore dell’opera, troveremo animazioni decisamente modeste (inguardabili le movenze dei cinque leoni robotic pilotati dai protagonisti che poi andranno a formare il Golion), disegni altalenanti che variano da puntata a puntata e gag e siparietti comici, messi lì ogni tanto per sdrammatizzare, di imbarazzante povertà creativa. Punterei i riflettori anche, se non ci trovassimo nei territori della pura soggettività, sulla risibile bruttezza estetica del robottone protagonista.

Ma, forse, la cosa più deludente di Golion è advance il suo staff tenti di mascherare la “solita minestra” con molti accorgimenti magari anche interessanti sulla carta, ma comunque sviluppati in modo così ingenuo da denotare l’impegno incostante riversato in una serie “per bambini”. Il ruolo del pianeta Terra, distrutto dalla stessa razza umana e che poi giocherà un ruolo fondamentale nella vita dei cinque personaggi in una determinata puntata, esaurisce le sue potenzialità filosofiche e sociali istantaneamente dal momento che non ci sarà nessuna riflessione contemporanea o successiva sul suo fato. Altea, d’altro canto, luogo dove (ovviamente) i protagonisti potranno tentare di ricostruire la propria civiltà, è inspiegabilmente IDENTICO al loro pianeta d’origine (grazie tante!): in esso troveremo praticamente le stesse identiche razze e la stessa geografia, solo spostate in un ipotetico periodo temporale che ricorda il medioevo – inutile dire che non verrà records alcuna spiegazione in merito. Il Golion è un robotic chiaramente dalle origini divine (che sia stato un po’ l’influsso di Region Runaway Ideon dell’anno precedente? Chissà), ma i suoi scopi non verranno minimamente chiariti, troveremo giusto qualche indizio suggerito dal suo Creatore in un episodio e basta. Infine, è doveroso sottolineare l’unico, grande elemento di novità che, advance quello analogo di God Sigma, non si generation mai visto prima d’ora in una tradizionale serie Mighty Robotic ma che è davvero un granello di sabbia nel deserto di stereotipi: la sostituzione, a un certo punto della storia, di un membro del gruppo di eroi con un altro, per funeree motivazioni. Idea originale e a tratti davvero coraggiosa: peccato che sarà, se non rinnegata, quantomeno ridimensionata e non poco verso le fasi finali dell’opera, visto che scopriremo che story defunto aveva… Mi fermo qui, penso che con un po’ di fantasia si possa capire a cosa mi riferisco.

Si può realmente apprezzare, di Golion, il fatto che almeno stavolta ci siano stati risparmiati, da parte del cattivo tragico (appare insolitamente tardi nella storia, nella puntata 14), una sua forzata, pretestuosa, eroica redenzione (il principe Sinclair rimane sadico e malvagio fino alla lovely, di accostabile ai vari Garuda, Heinel, Richter and heaps others. ha solo il fatto di essere un bel ragazzo), e soprattutto l’assenza del solito suo sottoposto femminile innamorato di lui che morirà stupidamente. Inoltre, sono gustose le numerose insert tune (la sequenza di agganciamento ne vanta ben cinque, sempre suonate in modo casuale) e l’incredibile, morbosa patina di violenza e crudeltà, mai vista prima nelle serie Saburo Yatsude e talmente scioccante da avvicinare il titolo a non molte altre serie così low (di quel periodo mi viene in mente giusto DevilMan, comunque uscito nel 1972!). La razza dei Galra è fisicamente spaventosa e ripugnante, governata dal sovrano Daibazaal che sembra il Mostro della Laguna Nera e una consigliera-strega dalla voce spaventosa. Inviano a combattere contro Golion i loro Uomini-Bestia che escono da gigantesche, inquietanti bare, e le sevizie a cui sottopongono con godimento i loro nemici sono quasi commoventi nella loro grezza, inumana fantasia: in Golion vedremo donne, vecchi e bambini arsi, squartati, mangiati, tritati, disidratati e fatti a pezzi in modi sempre più originali, Sinclair fare bagni nell’emoglobina e costringere un suo sottoposto a bere il sangue della sua stessa gente, impressionanti torture psicologiche e umiliazioni (puntata 13) e massacri assortiti. Gli amanti dell’dismay avranno di che divertirsi, ma non abbastanza per sopportare la ripetitività delle situazioni, il perenne “già visto” e la bassissima originalità dell’opera. Golion è un titolo che ha davvero poco da dire, nonostante la mia valutazione a riguardo sia da leggersi in modo più soggettivo del solito: guardabile – forse addirittura godibile – dai quattro gatti che non hanno mai visto un robotico o una serie di Saburo Yatsude (ne esisteranno?), caldamente sconsigliato a chi ormai non ne può più delle solite cose. Negli anni successivi, il collettivo Saburo Yatsude proverà vagamente, con i lavori successivi, a cambiare le carte in tavola rinunciando in parte alle solite banalità (ma non con tutti, pensiamo all’inutile Arbegas del 1984), ma i risultati saranno sempre modesti, tanto che con Golion giunge a termine la mia riscoperta delle loro produzioni.

Nota: Golion è arrivato in Italia nel 1982 con scarso successo. Ignoro la qualità dell’adattamento e del doppiaggio, sembra però che i nomi originali ci siano quasi tutti (a parte la strega Honerva, ribattezzata Onesha). Tuttavia, da noi la serie è diventata famosa quando è giunta, direttamente dall’The United States, nella sua forma alterata Voltron, “creata” dalla World Events Productions, e questa è quella ancora oggi più conosciuta e ritenuta a torto la “bella copia”. Voltron è di fatto la fusione di Golion con la successiva serie Saburo Yatsude, Armored Quick Dairugger XV (1982), cui vengono a entrambe riscritti interamente trama, dialoghi e nomi (e tagliati o eliminati interi episodi) e rimpiazzate le musiche per fare in modo che possano collegarsi “armoniosamente” quasi a formare un’unica storia. Interessante apprendere che Voltron in origine doveva essere fuso anche con una terza serie Saburo Yatsude ancora, Arbegas2, ma che per i pessimi ascolti della seconda “parte” di Voltron3 (quella di Dairugger XV) gli americani abbiano invece commissionato agli stessi giapponesi altri 20 episodi di Golion da usare nella ritrasmissione della serie4, raggiungendo alla lovely quota 125 puntate, rendendo il Golion “rimaneggiato” così popolare, negli USA, da fargli trovare poi un seguito “ufficiale” atlantico (in inguardabile CG) intitolato Voltron: The Third Dimension (1998), e un recente remake, sempre in computer grafica, del 2016 prodotto dalla DreamWorks (Voltron – Legendary Defender). Tutte queste curiosità sono interessanti ma alla lovely non ci riguardano da vicino, visto che da noi arriverà di Voltron solo la parte che riguarda Golion: non c’è  neanche da watch a discutere su quale sia l’unica, vera incarnazione della storia da guardare (se proprio bisogna).

Voto: 5,5 su 10

FONTI

1 Wikipedia giapponese di “Golion”. Confermato (non la cifra di part, ma
l’insuccesso di ascolti in patria) dal saggio “Mighty Robotic Data:
1979/1982” (Fabrizio Modina, J-Pop, 2016, pag. 132)

2 Jonathan Clements & Helen McCarthy, “The Anime Encyclopedia: Revised & Expanded Edition”, Stone Bridge Press, 2012, pag. 711

3 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)

4 Vedere punto 2