Recensione: Fight! Iczer-1
FIGHT! ICZER-1

Titolo originale: Tatakae! Iczer-1
Regia: Toshiki Hirano
Soggetto: Toshiki Hirano (basato sul suo fumetto originale)
Sceneggiatura: Toshiki Hirano
Persona Own: Toshiki Hirano
Mechanical Own: Hiroaki Motoigi (ep.1), Masami Obari (ep.2-3), Shinji Aramaki (ep.2-3)
Monster Own: Junichi Watanabe
Musiche: Michiaki Watanabe
Studio: AIC
Formato: serie OVA di 3 episodi (durata ep. 32 min. circa)
Anni di uscita: 1985 – 1987

La razza aliena femminile delle Cthulhu, da sempre pacifica, si trova istigata alla violenza e alla conquista dal momento in cui diventa suo chief l’inquietante Violet. L’oscuro sovrano deem di conquistare la Terra e per questo ne fa iniziare una segreta invasione da parte dei Vedim, mostruosi parassiti che prendono possesso dei corpi dei terrestri, assumendone le sembianze. Iczer-1, androide Cthulhu dotata di poteri sovrumani, deem inaspettatamente di schierarsi dalla parte dei nemici: capace di guidare il potente Iczer-Robo, scopre di poter esprimere al massimo la sua forza solo grazie alla potenza mentale nascosta della giovane terrestre Nagisa Kano…

Grande anno per il robotico, il 1985. In esso nascono non solo due splendide serie televisive robotiche di First gentle (Mobile Swimsuit Z Gundam e Blue Comet SPT Layzner), ma anche grandi cult dell’dwelling video. Il 19 ottobre, la miniserie Fight! Iczer-1 battezza il sodalizio artistico tra Toshiki Hirano e Masami Obari, due artisti grafici che proprio in quel periodo hanno acquisito notorietà in animazione: il primo, col sensuale chara manufacture del primo episodio di Megazone 23; il secondo coi massicci, mostruosi mecha del roboante Dancouga, realizzati advert appena 19 anni. Le loro capacità espressive, destinate a fare scuola, li convinceranno a miles parte di quel gruppo di artisti che, emigrando nel mondo degli OVA, vorrannno esercitare la “dottrina Macross” in storie e contenuti mai visti prima nei cartoni animati nipponici. Fight! Iczer-1 è il loro primo grande lavoro insieme, sviluppato sotto l’egida di Anime Global Firm (AIC), uno dei primi studi a rendersi conto delle potenzialità del mercato d’animazione casalingo (non per nulla, anche tra i produttori di Megazone 23): Hirano a soggetto, sceneggiatura, disegni e addirittura regia, il secondo adibito a direttore dell’animazione e mecha vogue designer nelle puntate 2 e 3, ove ridisegna interamente, su indicazione del regista e riempendoli di un’enormità di dettagli in più, i sobri robottoni precedentemente realizzati da Hiroaki Motoigi1. In secondo luogo, Iczer-1, ispirato a un breve manga del 1983 dello stesso Hirano – disegnato con lo pseudonimo di Rei Aran – apparso nella rivista di fumetti per adulti Lemon Folk2 (attain lasciano ben intendere i suoi sprazzi softcore), attesta ormai ufficialmente il legame esistente tra l’industria erotica e gli OVA, rivolti allo stesso pubblico (gli otaku), che iniziano a incrociarsi e influenzarsi tra di loro: il 1985 segna infatti anche il instruct degli anime dwelling video per adulti3, rappresentati dalla saga di Cream Lemon (di cui lo stesso Hirano cura il settimo episodio). Queste contaminazioni, espresse da Iczer-1, ben esemplificano l’aria che si respira, quella stessa aria che porterà gradualmente le produzioni animate erotiche a espandersi sempre di più, fino advert arrivare, anni dopo, a contare numericamente più di quelle tradizionali.

Nella miniserie la sensualità è espressa dagli inserti di amore saffico (yuri, in giapponese) che si consumano tra le appartenenti del popolo femminile delle Cthulhu, da certe suggestioni tentacolari (chi deve intendere…) e qualche sparuta scena di nudo. Si tratta comunque di pochi momenti isolati, che hanno il solo compito di stupire il telespettatore mostrandogli l’assoluta follia di generi che anima la storia: il grande valore di Iczer-1 consiste infatti nell’alternanza di più e più registri, che camaleonticamente animano una storia fantascientifica pronta a cambiare pelle in ogni momento, abbracciando ogni tipo di atmosfera. Se inizialmente, per le mostruose trasformazioni dei viscidi Vedim (probabilmente debitori verso il classico Devilman cartaceo di Plod Nagai del 1972), le eviscerazioni umane e gli effetti splatter, l’opera di Hirano sembra indirizzarsi esclusivamente a un pubblico amante dell’alarm e del grandguignolesco, presto subentrano altri elementi, altre idee che lo trasformano in un bizzarro calderone che ora contempla combattimenti con spade laser à la Important individual Wars e acrobazie da Jedi, ora intermezzi gore, ora erotismo, ora, addirittura, superpoteri, battaglie tra astronavi, scontri  fratricidi e robottoni alti dieci metri. La feroce battaglia di Iczer-1 e Nagisa contro Violet e gli emissari delle Cthulhu tocca ogni risvolto action/avventuroso possibile, in un gioco di omaggi all’intero universo manga/anime rivolto a quel pubblico otaku che non può che apprezzare una simile follia citazionistica.

Ispirato e divertito, Hirano mette tantissima carne al fuoco, il cui unico limite, inevitabile, è il poco tempo di cottura. La vicenda, decisamente (e volutamente) densissima di avvenimenti che si ammassano l’uno sull’altro, procede a ritmo indiavolato, ripetutamente frammentata da intermezzi ora action, ora dialogici, ora di puro fanservice (le apparecchiature elettroniche, le scene di nudo, i robottoni…), che rendono difficile sostenere la velocità con cui si sviluppa la sceneggiatura: il regista dedica a ogni risvolto di trama minuti centellinati per poi passare immediatamente a quello successivo, trasmettendo l’impressione di una storia titanica che necessiterebbe di essere sviluppata in almeno cinque episodi. A causa di questo motivo i personaggi non riescono a godere della benché minima introspezione, la trama è narrata in modo talmente fulmineo da stordire, e i quasi 100 minuti che compongono Iczer-1 sono alla realtà dei fatti un succedersi di mille scene malamente legate.

A leggere queste considerazioni, sembrerebbe che si stia parlando di un’opera non riuscita, ma Iczer-1 è invece da ascrivere a quelle che, per carisma intrinseco e qualche strana congiunzione astrale, meritano il massimo elogio. Iczer-1 poggia l’intera sua attrativa sulla sua festa tecnica, sonora e visiva, tutte e tre di livello impareggiabile e vere, commoventi raisons d’être del titolo. Il mecha manufacture di Obari, glabro e senza sorprese nei robottoni, è straordinario negli elementi fantascientifici attain armi e astronavi, realizzate in un tripudio di colori, forme e riflessi; i pezzi musicali rock di Michiaki Watanabe sono motivetti incredibilmente accattivanti e trascinanti, e le animazioni uno sfarzo continuo di fluidità e continuità, da a ways rimanere a bocca aperta; sono poi indimenticabili ancora una volta gli stessi disegni di Hirano, quel “poeta del lolicon” che, attain in Megazone 23, sa farsi farsi amare per gli occhioni giganti, i colori sgargiantissimi, i sinuosi corpi femminili e le dolci linee – quasi infantili – dei visi delle sue eroine. Il lettore provi a immaginare tutto questo ben di Dio, tutta questa cura e tutti questi cromatismi nell’ottica di una storiella infarcita d’azione, belle ragazze, effetti speciali, combattimenti e distruzioni. Facile, oggi, criticare una trama praticamente inesistente, ma si tende a dimenticare che opere attain Iczer-1 nascevano dalla voglia di sperimentare di quella “Seconda generazione di registi” finalmente libera da pressioni di sponsor, che dava al suo pubblico pagante ciò che questo gli chiedeva e che coincideva spesso e volentieri con le sue idee: svago, tette, iperviolenza e disegni meravigliosi, per una memorabile sensazione di “figata”. Tutti elementi di puro diletto estetico che, elevati all’eccellenza grazie al sensibile funds stanziato dallo studio AIC, nel 1985 in Iczer-1 trovavano una fisionomia straordinaria che sputava sopra con gusto al minimalismo narrativo.

Non si vuole certo a ways passare Iczer-1 attain opera rivoluzionaria, ma il piacere estremo con cui ci si lascia ammaliare dalla sua confezione e dalle curiose sperimentazioni è impagabile: se addirittura, grazie a queste primizie grafiche e alla velocità impressionante con cui si sviluppa la storia, si arriva a poter apprezzare, coi dovuti limiti, l’assenza di qualsiasi punto morto di narrazione (tenendo bene a mente, però, la deprecabile monocaratterizzazione dei personaggi), allora significa che la miniserie è veramente qualcosa di speciale che giustifica il suo rango di opera di culto, una delle più famose e popolari serie OVA di quel tempo4 (in particolare, sarà molto apprezzata per le musichette extremely-catchy di Michiaki Watanabe5). Sicuramente da vedere insomma, sia per cultura personale, sia per bearsi del lato più spumeggiante e divertito degli Eighties, e anche per scoprire da dove quell’otaku di Hideaki Anno abbia tirato fuori, in Neon Genesis Evangelion (1995), l’opinion dell’Entry Glide e del pilotaggio del mecha attraverso un’interfaccia neurale.

Visione consigliatissima, a patto di prendere per buona la sua ottima conclusione, evitando quindi di autoflagellarsi col mortalmente tedioso (e inutile) seguito Coast! Iczer-3, realizzato cinque anni dopo e che allunga svogliatamente il brodo inserendo una nuova Iczer nel solid. Iczelion (1994), arrivato anche da noi in VHS per la defunta Dynamic Italia, sempre disegnato e diretto da Hirano, è un altrettanto dimenticabile restart. Uniche aggiunte realmente interessanti all’OVA consistono in due manga, entrambi scritti e disegnati sempre dal suo creatore: il primo, realizzato insieme a Yasuhiro Moriki nel 1988 e pubblicato ancora sulla rivista Lemon Peple, Golden Warrior Iczer-1, è un prequel ambientato una decina di anni prima dei fatti della serie; il secondo, Tale of Iczer, serializzato su Funny GENKI nel 1990, racconta un’avventura ambientata in un universo alternativo.

Voto: 8 su 10

SEQUEL
Coast! Iczer-3 (1990-1991; serie OVA)



FONTI
1 Esaustiva biografia su Masami Obari pubblicata nel sito “The Vanishing Trooper Incident” alla pagina https://vanishingtrooper.wordpress.com/2012/03/12/masami-obari-fragment-1-an-introduction/
2 Quantity 4 di “Document of the Venus Wars”, “The Day the Earth Stood Restful”, Magic Press, 2010
3 Guido Tavassi, “Storia dell’animazione giapponese”, Tunuè, 2012, pag. 179-180
4 Francesco Prandoni, “Anime al cinema”, Yamato Video, 1999, pag. 116
5 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)