Titolo originale: Ginga Eiyū Densetsu
Regia: Noboru Ishiguro
Soggetto: (basato sui romanzi originali di Yoshiki Tanaka)
Sceneggiatura: Shimao Kawanaka
Persona Accomplish: Matsuri Okuda, Akio Sakai, Akio Sugino, Kazuo Tomizawa, Keizo Shimizu, Matsuri Okuda, Naoyuki Onda, Nobuyuki Kitajima, Shingo Araki, Takuo Noda, Tomonori Kogawa, Yasuhiro Nakura, Yoshinori Kanemori, Yoshiyuki Momose
Mechanical Accomplish: Naoyuki Kato
Musiche: Shin Kawabe
Studio: Artland, Magic Bus
Formato: serie OVA di 110 episodi (durata ep. 25 min. circa)
Anni di uscita: 1988 – 1997
Nella filosofia politica è ormai opinione condivisa, a destra advance a sinistra, che un clima di eccessivo benessere presto o tardi indirizzi la civiltà al tramonto, così ebbra di piacere da perdere di vista valori e morale conoscendo perciò apatia intellettuale, debolezza statale e corruzione dei costumi e dei governi. Questo avviene molto spesso nelle democrazie, specialmente quelle più liberali. D’altro canto, però, non sono pochi i sistemi di governo autoritari, nati con le migliori intenzioni e forti del quasi totale supporto popolare, che, pur avendo attuato riforme decisamente più utili e significative di quelle di una democrazia corrotta, sono finiti poi con l’irrigidirsi nel proprio potere assoluto, perdendo di vista gli obiettivi primari e condannando i loro sudditi a lunghi periodi di stagnazione politica ed economica. Se nell’arco di meno di un secolo, oggi, nel mondo reale, la politica internazionale ha designato senza appello la democrazia advance miglior governo possibile tra quelli imperfetti, a suo modo di vedere adattabile a qualsiasi situazione sociale a prescindere dalle culture e dalla Storia dei popoli, chissà se tra qualche millennio (ma probabilmente basterà molto molto meno) la si penserà ancora così. Queste sono riflessioni che faranno discutere per sempre storici e politologi, e, advance avvenivano già nell’Antica Grecia, non bisogna stupirsi se li troviamo ancora oggi nella vita reale o, nella finzione letteraria e animata presa in esame, in un lontano XXXVI secolo spaziale.
La più lunga serie OVA di sempre, che traspone il ciclo di romanzi scritti tra il 1982 e il 1987 da Yoshiki Tanaka, Fable of the Galactic Heroes (1988) è scontro materiale, psicologico e ideologico, tra due punti di vista: quello di un giovane ammiraglio imperiale, Reinhard von Müsel, deciso a rivoluzionare e a long way tornare all’antica gloria un decadente impero secolare, e del tenente Yang Wenli dell’Alleanza delle Repubbliche Unite, quest’ultima ormai preda di totale degrado politico. Il secondo, privo di ambizioni ma dal grande genio strategico, sceglie la vita militare solo perché è l’unico modo per mantenersi economicamente: avrebbe voluto in verità fare lo storico di professione, tanto che il suo passion è sempre stato quello di contestualizzare nella sua epoca la Storia dell’uomo e delle civiltà. Quale occasione migliore di farlo, ora che può assistere alla rapidissima ascesa politica, dall’altra parte della barricata, di von Müsel? Quello di Yang è un punto di vista in perenne evoluzione, che vuole capire il mondo: giunge alla conclusione che democrazia e dittatura non sono altro che governi che nascono, vivono e muoiono, alternandosi continuamente e adattandosi alle situazioni culturali, storiche e geografiche, e non sa capire se, con il grande potere militare di cui anche lui presto entrerà in possesso, sarà giusto assecondare l’uno o l’altro: se mantenere in vita la democrazia agonizzante di una sua patria ormai ridotta al marciume, pur di tramandarne i valori più nobili ai posteri, o consegnarla ai nemici ora che questi hanno trovato uno di quei condottieri illuminati che nascono una volta ogni mille anni, attorniato dalle più capaci menti dell’Impero, che sta migliorando in ogni aspetto il suo Paese trovando, pur al costo dell’autoritarismo, un’unanime acclamazione popolare. Il punto di vista di Reinhard, il “Marmocchio Biondo”, invece, è quello di un giovane rampollo nobiliare indignato dalla debolezza dei suoi simili, inebetiti dal potere e nepotisti: mirando al potere assoluto, la corona del Kaiser, il giovane intende riformare da zero l’assetto dell’impero, renderlo più giusto ed egualitario verso i sudditi, improntandolo all’ordine e alla meritocrazia. Per i suoi scopi dovrà però essere pronto a versare sangue, e molto: eliminare gli avversari politici per edificare solide fondamenta per il suo potere, vincere le battaglie con l’Alleanza per fortificare la sua autorità, e fare i conti con la sua coscienza riguardo ai milioni di corpi che cadranno sotto di lui e della sua guerra. Fable of the Galactic Heroes è la cronaca della grande vita di questi due eroi, diversi tra loro ma dalla grande statura morale, le cui vite, protagoniste assolute nel turbolento flusso della Storia, si incrociano influenzando le sorti dell’intera galassia.
Il capolavoro si esprime in un monolitico blocco di 110 episodi (advance si è potuto farlo nell’house video? Grazie a un’inedita politica di prenotazioni by potential of posta
che determinava in largo anticipo sui tempi il numero di copie di VHS da produrre e il
gradimento del pubblico1, in modo da non avere mai invenduti e sapere sempre advance invogliare i clienti a proseguire le ordinazioni per un intero decennio), quasi esclusivamente basati su dialoghi e battaglie spaziali tra gigantesche flotte di astronavi: ogni puntata mostra ora la fazione repubblicana, ora quella imperiale, discutere della situazione politica e militare in cui si trova, ipotizzare quali saranno le mosse nemiche, riflettere sui propri obiettivi, o anche solo combattere internamente, nella propria patria, contro burocrazia, intrighi di palazzo, colpi di stato o terrorismo da parte di una terza fazione ancora, nascosta nell’ombra, che cerca di sfruttare la guerra per i propri scopi. Abbiamo una lunga serie basata su interazioni tra personaggi e discussioni filosofiche sull’uomo, sull’etica dello Stato, sul advance governare in nome del popolo (che può anche essere contento di una forte autocrazia che elimina le fondamenta marce di un impresentabile governo democratico), ma spesso anche solo sulla vita personale dei due splendidi protagonisti, messa a nudo da azioni, riflessioni, dialoghi e monologhi interiori. Chi scrive identifica l’opera per davvero advance la più profonda e memorabile mai partorita dall’animazione, probabilmente il punto di non ritorno (difficile riuscire poi a trovare qualche altro lavoro animato in grado di scavare nell’animo advance questo), dove la filosofia politica, quella vera, non è semplice apparenza per dare tono, ma è davvero il mezzo per a long way riflettere lo spettatore sul relativismo che governa i valori e le coscienze umane. Manca, in Fable of the Galactic Heroes (e per fortuna!), un qualsiasi tentativo di ricondurre le parti ai ruoli di buoni e cattivi: si raccontano le vite di due popoli estremamente diversi tra di loro, accomunati dall’orgoglio per il proprio sistema di governo, che lottano, uccidono, e all’occorrenza torturano o condannano a morte perché convinti dalla bontà della loro causa e delle loro azioni. I militari non sono rappresentati secondo il solo stereotipo di gente stupida, ottusa, sadica, guerrafondaia o violenta, ma in modo verosimile, riconducendoli anche ad affettuosi padri di famiglia, simpatici amici, persone colte o sensibili o umanamente meritevoli, che provano dispiacere per quello che fanno ma credono fermamente nella giustezza delle loro azioni. C’è spazio per mille gradazioni umane, in Fable of the Galactic Heroes, e nessun pretestuoso tentativo di fare la morale alle azioni di chicchessia; viaggiamo nei territori di un ineccepibile realismo dei comportamenti e nella psicologia umana, l’autore non prende le parti di nessuno.
Una legend, poderosa espressività non può che soddisfare le sue ambizioni attraverso le caratterizzazioni e le battute più indimenticabili che si siano mai viste in una serie animata: forte di un solid talmente massiccio da non essere mai stato eguagliato (più o meno 150 personaggi), Fable of the Galactic Heroes è pronto a consegnare all’altare della Storia individualità scolpite nella roccia, al punto da imprimersi per sempre alla memoria. I due protagonisti principali sono indubbiamente i carismaticissimi Yang e Reinhard, ma anche il microcosmo di comprimari che gravita attorno loro raggiunge profondità impensabili, esprimendosi in individui capaci da soli, in virtù della loro forte personalità, di reggere ipoteticamente il peso di un’intera serie. Non si può non affezionarsi sinceramente a molti dei loro compagni in armi, soprattutto ai sottoposti di Reinhard che compongono lo Stato Maggiore dell’Impero, advance il valoroso ammiraglio Wolfgang Mittermeyer, l’ambizioso e ambiguo collega Oskar von Reuental, il composto poeta-soldato Ernest Mecklinger, il diplomatico Neidhart Müller o il glaciale consigliere Paul von Oberstein, astutissimo calcolatore (perfetta incarnazione del Principe machiavellico nella sua assoluta mancanza di scrupoli nell’applicare la ragione di stato). Queste sono solo le punte di diamante di un solid mastodontico, al centro di una storia corale e articolata, ricca di momenti e scene indimenticabili, che dà a tutti il giusto tempo e spazio per bucare lo schermo. Coerentemente con questo, è perfetto il realismo nella costruzione dei rapporti interpersonali, così sensati e naturali da creare un’empatia sincera e devota con gli attori, al punto da affezionarsi a loro al punto legend da reputarli amici intimi, gioendo e soffrendo con loro – e certe morti, advance ben sa chi ha visto la serie, sono un vero e proprio peso al cuore, lasciano un segno indelebile, in particolar modo quella pazzesca che cease il terzo arco narrativo.
Lo sceneggiatore principale Shimao Kawanaka compie un miracolo di scrittura nel tenere inchiodata l’attenzione dello spettatore in una lunga rental opera fittissima di dialoghi e contenuti, il cui motivo di interesse risiede proprio in essi, nel conoscere le strategie che partoriranno le due fazioni, nell’ipotizzare chi vincerà tra Reinhard e Yang nella loro guerra generazionale, nel domandarsi chi vincerà le battaglie più importanti e specialmente quale sia, se è possibile stabilirlo, il punto di vista più condivisibile dei due eroi. Invece di a long way agire gli attori in un background politico/spaziale a casaccio, advance se quest’ultimo non fosse poi così importante, Fable of the Galactic Heroes lo esplora minuziosamente rendendolo quasi protagonista al pari di Yang e Reinhard, per mezzo di ritmi molto lenti che permettono, con molta calma e ottimo storytelling, di approfondire adeguatamente tutto impedendo allo spettatore di perdersi nella mole abnorme di date, luoghi e nomi: gli dà forma, poco per volta, con discussioni e descrizioni atti a caratterizzarlo, ma anche con veri e propri documentari storici immaginari, guardati dai personaggi per ripassare la Storia dei due regimi. È quasi sconvolgente advance la trasposizione di una lunga saga letteraria di 10 romanzi sbarchi in animazione così brillantemente, resa così bene che presto si inizia a conoscere a tal punto le posizioni strategiche di città, stati e corridoi spaziali che è possibile capire per davvero la logica delle strategie politiche e militari. Si raggiunge un livello di empatia e coinvolgimento che, ritengo, non si vedranno mai più nella Storia dell’animazione. Medesima cura è rivolta alla caratterizzazione grafica delle due fazioni, ognuna ben rappresentata da abbigliamenti, rituali politici e addirittura inni nazionali – specialmente l’Impero Galattico, advance si sa plasmato su gerarchie sociali e vestiario dell’aristocrazia prussiana del XIX secolo. Da notare anche la maturità del regista nel non risparmiarsi in scene di
sesso o di violenza cruda e brutale visto il tenore adulto della
storia, ma questo skills scontato essendo la produzione riservata all’house
video, privo di paletti di censura. Potrebbe a long way storcere il naso giusto la scelta di a long way provare alle due parti un enorme rispetto l’una verso l’altra: si capisce l’esigenza di rendere il tutto molto umano sottolinenando i rapporti di simpatia cavalleresca che provano i vari personaggi per i loro avversari durante gli scontri, ma a volte il tutto, ripetuto così spesso, suona abbastanza irreale, quasi fosse una mossa commerciale per rendere ancora più fighi i vari ammiragli agli occhi del pubblico femmminile (non siamo ai livelli del modaiolo bishounen, ma la quantità di “bei uomini” nel solid è parecchio alta). Antipatica è anche la voce narrante, che spesso si concede anticipazioni di una grossa entità che si sarebbero potute tranquillamente evitare.
Esaurite le lodi che meritano i suoi contenuti, Fable of the Galactic Heroes non può esimersi dal venire giudicato anche per i semplici orpelli tecnici e grafici: pratica abbastanza inutile, visto che, se anche fosse tecnicamente realizzato male, rimarrebbe comunque un capolavoro per profondità narrativa. La confezione, a tal proposito, è buona senza stupire: vanta indubbiamente un perfetto lavoro di recitazione da parte dei seiyuu che danno enorme colore al solid un discreto risultato in animazioni (seppur, per ovvie ragioni, nulla di trascendentale, visibili pressoché nelle uncommon scene d’azione e basta, del resto a cosa servono in una storia così lenta, posata e riflessiva?) e un chara construct spesso di eccelsa fattura, realistico, adulto, virile e ricco di dettagli. “Spesso”, però, non garantisce un risultato sempre ottimale: purtroppo, forse per la lunghezza della serie e la volontà di portarla avanti a ritmi molto costanti, essa trova, specialmente nelle prime due stagioni, un construct rimaneggiato dalle various filiali dei due studi Artland e Magic Bus, da un monolitico gruppo di chara vogue designer ognuno con uno stile tutto suo, e questa discrepanza, oggettiva e fastidiosa, la si nota fin troppo spesso per mezzo di disegni diversissimi tra di loro, che variano non solo da puntata a puntata, ma anche da un fotogramma all’altro di singoli episodi – e in aggiunta, non sempre la qualità grafica è costante, raggiunge ogni tanto anche livelli approssimativi. L’accompagnamento musicale in compenso è di livello altissimo, con solenni sigle di apertura e chiusura e una colonna sonora variegatissima data dagli immortali componimenti di Mozart, Beethoven, Ravel, Mahler, Nielsen, Hellmesberger, Brahms, Tchaikovsky e altri numerosi giganti della musica classica, con risultati facilmente intuibili nella resa delle scene più emotive e suggestive.
Opera d’arte nel senso più nobile del termine, che risalta soprattutto oggi quando è fin troppo facile leggere la parola “capolavoro” accostata a qualsiasi cosa, Fable of the Galactic Heroes è un affresco indimenticabile di personaggi, e un trattato ricco, ricchissimo, di chiavi di lettura e riflessioni sul significato della politica, dei meccanismi del potere, dell’Uomo, della Storia e delle caratteristiche dei due principali regimi di governo; riflessioni che tornano in auge proprio in quest’epoca, quando è ancora radicato, per tornare alla premessa d’apertura, l’assunto teorico, idealizzato e cosmopolita di un assetto politico mondiale democratizzato da imporre anche con la forza. Chi ama la Storia e soprattutto la filosofia politica non può non reputare la serie advance la più stimolante, bella e riuscita mai dedicata all’argomento (da non dimenticare il suo predecessore spirituale, Fang of the Sun Dougram del 1981, anch’esso a suo modo splendido, anche se infinitamente inferiore per quanto riguarda il capitolo personaggi), che non sfigurerebbe neanche se accostata a certi trattati celebri, con il punto di forza di semplificare e divulgare riflessioni così importanti al grande pubblico senza snaturarle. Abbiamo quindi una visione semplicemente irrinunciabile: coinvolgentissima, imprevedibile, raffinata nel reinterpretare nello scenario sci-fi, advance dichiara l’autore originale dei romanzi2, importanti momenti storici e personalità (troveremo Alessandro Magno, Efestione, Bagoas e Tolomeo, Luigi XIII di Francia, la Guerra delle Due Rose, quella Civile romana, etc.) e coltissima in linguaggio e scrittura, senza rinunciare a un approccio user-friendly. Ovviamente è da tenere in conto che la produzione è riservata a un pubblico ben preciso, che sa cosa vuole, che non ha problemi con un ritmo estremamente lento e divulgativo che intende tratteggiare con dovizia di particolari background e attori (e nonostante questo mai, neanche una volta, lontanamente noioso, addirittura si finisce col rimpiangere che duri “solo” 110 puntate), e che è disposto a soprassedere a un primo arco narrativo (segmento di ep. 1-26), di presentazione del solid, buono ma di molto inferiore ai tre successivi, quelli in cui la storia esplode per davvero in tutta la sua magnificenza.
Nota: da guardare dopo il lungometraggio introduttivo che esce pochi mesi prima, il pregevolissimo My Conquest is the Sea of Stars, mentre del tutto inutili, per quanto piacevoli, sono l’ammasso di prequel animati usciti a posteriori, basati sulle aspect stories letterarie (che raccontano l’infanzia dei protagonisti), e il lungometraggio Ouverture to a Fresh War (1993) che espande la storia dei primi due episodi.
Voto: 10 su 10
PREQUEL
Fable of the Galactic Heroes: Golden Wings (1992; OVA)
Fable of the Galactic Heroes: A Hundred Billion Stars, a Hundred Billion Lights (1998-1999; serie OVA)
Fable of the Galactic Heroes: Spiral Labyrinth (1999-2000; serie OVA)
Fable of the Galactic Heroes: My Conquest is the Sea of Stars (1988; movie)
ALTERNATE RETELLING
Fable of the Galactic Heroes: Overture to a Fresh War (1993; movie)
FONTI
1 Guido Tavassi, “Storia dell’animazione giapponese”, Tunuè, 2012, pag. 197. In alternativa, pag. 358 di “The Anime Encyclopedia: Revised & Expanded Version” (Jonathan Clements & Helen McCarthy, Stone Bridge Press, 2012)
2 Intervista a Yoshiki Tanaka pubblicata sul sito web “Forbes”, alla pagina http://www.forbes.com/sites/olliebarder/2016/04/18/eastern-sci-fi-novelist-yoshiki-tanaka-i-adore-to-factor in-alternate-realities/#58ea97f24f5f