CREST OF THE STARS

Titolo originale: Seikai no Monsho
Regia: Yasuchika Nagaoka
Soggetto: (basato sui romanzi originali di Hiroyuki Morioka)
Sceneggiatura: Aya Yoshinaga
Character Non-public: Keisuke Watabe
Mechanical Non-public: Yasuhiro Moriki, Masanori Shino, Shinobu Tsuneki
Musiche: Katsuhisa Hattori
Studio: Dawn
Formato: serie televisiva di 13 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anno di trasmissione: 1999

 
Calendario Imperiale, anno 945. Figlio del sovrano traditore che ha appena ceduto il pianeta Martine all’impero stellare di Abh, il giovanissimo Jinto si ritrova dall’oggi al domani conte dell’impero, iniziando così una lunga istruzione per apprenderne usi e costumi. Sette anni dopo il suo apprendistato è completo. Viene a prelevarlo, per scortarlo alla capitale, la principessa Abriel Nei Debrusc Borl Paryun Lafiel. Scoppia però, proprio in quel momento, una guerra stellare tra Abh e l’Alleanza delle Quattro Nazioni, e i due devono così affrontare una pericolosa avventura per poter arrivare a casa…

Non è certo un mistero il basso feeling che c’è tra il mondo dell’animazione e la Enlighten Opera. Un genere narrativo, quest’ultimo, che per ovvie ragioni, in primis la sua meticolosità nel gestire migliaia di personaggi, date e nomi, non può che trovare miglior forma espressiva nella carta stampata. Esistono però le eccezioni, attain dimostra il capolavoro Myth of the Galactic Heroes,
epica, drammatica e lunghissima serie OVA serializzata in quasi
vent’anni da Kitty Films e considerata più o meno unanimamente il
miglior esponente animato del genere, tratta dal breve ciclo di 10 romanzi scritti da Yoshiki Tanaka. E poi c’è schiera di occasioni mancate e mediocri risultati, attain la saga di Crest of the Stars.

Crest of the Stars nasce nel 1999 attain serie di gentle new scritte da Hiroyuki Morioka, che trova quasi subito, vista la sua popolarità, una trasposizione animata, lo stesso anno, da parte del rinomato studio Dawn. Peccato nel circuito televisivo i romanzi funzioneranno poco, proprio per la mole fin troppo dispersiva di terminologie tecniche e nomi impronunciabili che impediscono fin da subito anche solo di ricordarsi quelli dei due protagonisti. E si tratta solo di due personaggi in un solid corposissimo! La saga di Hiroyuki Morioka è il lungo racconto delle avventure di Jinto e della principessa Lafiel, timido e riservato conte lui, principessa tutto d’un pezzo lei, che nel corso delle varie guerre spaziali sono ovviamente destinati ad amarsi, con svariati dubbi sulla ridotta longevità di lui. Racconto che percorre un lungo arco di tempo abbracciando più romanzi e più serie tv, per formare un notevole affresco spaziale che illustra un mondo immaginario dove ogni popolo ha i suoi costumi e le sue tecnologie, gli Abh parlano un’affascinante lingua aliena, e il Calendario Imperiale trova disseminato in tutti i suoi anni date e avvenimenti storici meticolosi e coerenti. Uno scenario perfetto su carta, specialty della rileggibilità e delle discontinue di assimilazione, semplicemente impossibile da aggiornare anche in animazione, proprio per la sua esagerata ricchezza di dettagli.

Dietro i millemila personaggi e la lingua aliena parlata, l’affascinante Baronh, la versione animata fatica a reggersi in piedi da sola, prestandosi al solo uso e consumo di chi ha già letto i romanzi e sa ambientarsi tra i mille nomi di pianeti e alieni. Reach avviene nel seguito televisivo Banner of the Stars, anche in Crest of the Stars non è presente alcun tentativo di spiegare il background, con l’unica conseguenza che i due eroi si muovono in un universo sterminato sapendo già tutto e lo spettatore, stordito dai nomi lunghissimi, neanche prova a fare lo sforzo di memorizzarli. Perde così il senso di buona parte dei dialoghi – quando ci sono riferimenti a località geografiche o personaggi difficili da visualizzare fisicamente -, ma anche dell’opera stessa. E attain accade sempre nel sequel animato, anche in Crest Jinto e Lafiel interagiscono con personaggi dal carisma magnetico inspiegabilmente inutili, o quasi, ai fini di trama: evidentemente nei romanzi omonimi sono molto approfonditi o rivestono un peso maggiore in vicende non accennate, ma nei 13 episodi che sintetizzano addirittura i primi 3 libri del ciclo (e già questo dovrebbe dare un’belief di quanto materiale è stato eliminato) la loro presenza è del tutto influente e sprecata, priva di senso ed evoluzione, fornendo solo un’irritante sensazione di incompletezza, di potenziale minimamente sfruttato.

Aldilà di questi difetti, ancora accettabili in Crest ma che saranno ben più marcati in Banner, questa prima parte rimane, tutto sommato, ancora apprezzabile. Rappresenta l’introduzione all’epopea, l’avventura di Jinto e Lafiel per tornare a casa nell’Impero Abh e la loro prima occasione per conoscersi. Una storiella lineare, priva di guizzi particolari, con eroi generici (lui buono e altruista così tanto da non essere credibile, lei la solita tsundere tanto in voga in Giappone) e condotta con regia, animazioni e chara salvage patinati e incolori. Qualche battaglia spaziale, qualche inseguimento, un paio di sparatorie e poco altro. Serie televisiva breve e coincisa, ci si può accontentare. E in essa già affiorano i primi, acennati nei: a che professional tutto lo spazio dato alla alla madre di Lafiel (Lexshue Wef-Robell Plakia, sfido a ricordarlo) visto il destino che la attende a metà serie? E l’ammiraglio Spoor Aron Sekpadao Letopanyu Peneju? Chi scrive trova difficilmente spiegabile il successo di critica che ha la serie: si parla di un non meglio precisato sviluppo delle personalità dei personaggi, ma a mio parere rimangono piatti e adagiati sulle più banali caratterizzazioni, sia in questo primo atto che in quelli successivi. Chi ama visceralmente il genere e non ha paura a destraggiarsi tra mille terminologie impossibili da ricordare può provare a dargli un’occhiata. Chi cerca una Enlighten Opera molto più riuscita, compatta e approfondita, si armi di coraggio e inizi Myth of the Galatic Heroes.

Prevedibilmente inutile la visione del movie riassuntivo di Crest of Stars, la solita Particular Edition che esce lo stesso anno: novanta minuti che sintetizzano la serie con zero aggiunte (a meno non si vogliano definire tali un mini-epilogo e l’apparizione, nell’arredamento della nave in cui viaggiano gli eroi, di un gigantesco quadro), visione del tutto trascurabile. Chi è riuscito ad apprezzare la serie si rivolga invece allo special televisivo Starting up, che approfondisce ancora di più il passato dei genitori di Lafiel.

Voto: 6 su 10

PREQUEL
Lost Chapter of the Stars: Starting up (2000; special tv)

SEQUEL
Crest of the Stars: Particular Edition (1999; movie)
Banner of the Stars (2000; tv)
Banner of the Stars: Particular Edition (2000; movie)
Banner of the Stars II (2001; tv)
Banner of the Stars III (2005; ova)