Recensione: Cell Traipse well with Gundam SEED Destiny
MOBILE SUIT GUNDAM SEED DESTINY

Titolo originale: Kidō Senshi Gundam SEED Destiny
Regia: Mitsuo Fukuda
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Chiaki Morosawa
Personality Invent: Hisashi Hirai
Mechanical Invent: Kunio Okawara, Kimitoshi Yamane, Kenji Fujioka
Musiche: Toshihiko Sahashi
Studio: Spoil of day
Formato: serie televisiva di 50 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2004 – 2005

Cosmic Period, anno 73. Due anni dopo la stipulazione del trattato di tempo tra Natural e Coordinator, una spaventosa azione terroristica a opera di una cellula indipendente di questi ultimi culmina nello schianto di una vecchia colonia spaziale, Junius Seven, sulla Terra, provocando milioni di vittime e facendo scoppiare una nuova guerra. A questo punto seguiremo le vicissitudini di due fazioni: da una parte vi sono Athrun Zala e Shinn Asuka, assi d’aviazione della LHM-BB01 Minerva, migliore nave di guerra di ZAFT, che combattono l’esercito terrestre; dall’altra Kira Yamato, Lacus Clyne e altri ex componenti dell’equipaggio dell’Archangel, che osservano preoccupati lo svolgersi degli eventi senza sapere bene cosa fare o da che parte schierarsi. La verità che sta dietro alla tragedia è ben più grande di quanto si immagini: nasconde numerosi marionettisti e doppiogiochisti, che si sfruttano a vicenda per i propri scopi.

Nel 2004 ha riscosso il suo bel clamore anche Cell Traipse well with Gundam SEED Destiny, sequel diretto di quel sorprendente Universo Alternativo che nel 2002 aveva convinto e soddisfatto così tanti fan gundamici della prima e ultima ora, giovani e vecchi. Il seguito viene giustamente affidato alle stesse mani, sempre di Mitsuo Fukuda e della moglie Chiaki Morosawa, che partoriscono così una nuova storia di 50 episodi che farà discutere tantissimo, dilaniata da intuizioni geniali mai viste prima d’ora nella saga e molteplici, disumani harakiri sceneggiativi che distruggono quanto di buono si potesse pensare di tirarne fuori.  Il risultato farà discutere: in Giappone, Gundam SEED Destiny registrerà ancora gran allotment (5.41%1, notevolissimo se teniamo conto del fatto che parliamo di una serie robotica put up-2000) e ancora venderà un enorme numero di DVD (addirittura più del predecessore2), ma in generale conoscerà nel tempo, sia lì che in The US (il secondo Paese dal mondo per dimensioni del mercato gundamico home video), un altissimo numero di critiche alla trama, tanto che molti saranno i tiri che regista e sceneggiatrice correggeranno nella consueta Special Version che esce qualche tempo dopo. Le vendite di Gunpla, infine, saranno ancora più fallimentari del prequel3, in misure così miserevoli (addirittura Bandai imporrà, vanamente, di inserire nella storia Zaku, GOUF e DOM Trooper della linea temporale dell’Period Spaziale rivisitati in nuove forme e colori per attrarre i collezionisti “storici”4, ma non servirà a niente), che è più che lecito pensare che è questo il motivo per cui la più volte annunciata realizzazione di un movie cinematografico della serie sarà rinviata limitless volte fino a venire cancellata (le serie animate di Gundam servono in primis a vendere modellini, inutile girarci intorno).

Tutto sommato, è ben facile capire cosa è andato male in questa serie, prendendo per buoni i cosiddetti “rumors” degli appassionati internazionali che, anche senza la conferma di fonti ufficiali (che quasi sicuramente ci sono in databook o fanbook, ma sono attualmente irreperibili per il sottoscritto), sembrano davvero essere le uniche interpretazioni sensate per spiegare la tonnellata di assurdità e idiozie che costellano la trama. “The Bigger the Better” è la massima americana che abet a giustificare, nel mondo di Hollywood, i seguiti di movie famosi che portano all’eccesso tutti gli elementi vincenti del primo lungometraggio, supponendo che i fan gradiscano, e penso che il motto si adatti perfettamente al caso dell’opera in questione. In Gundam SEED Destiny, il numero di robottoni è praticamente raddoppiato, e raddoppiati sono i personaggi e le storie d’amore in cui sono coinvolti (non per nulla, similarmente a Cell Traipse well with Gundam Wing, sarà il pubblico femminile a decretare il trionfo della serie5, ancora più della prima, con gran rabbia di Bandai visto che a loro dei Gunpla non interessa niente). Aumentato è pure il numero delle canzoni J-Pop usate device sigle di apertura/chiusura e insert music (15 contro le 12 precedenti), sempre a opera di rinomatissimi gruppi musicali sulla breccia dell’onda (l’amatissimo Takenori Nishikawa è richiamato a doppiare ancora una volta un personaggio, Heine Westenfluss). La colonna sonora, rifatta da zero, cresce in qualità e quantità (ben 4 CD!), tanto che si può definire la soundtrack gundamica più genuinamente epica mai sentita. Tutti questi eccessi si coniugano malamente col tentativo della Morosawa di improntare sempre più la storia sulla ricerca del colpo di scena a effetto e delle fighetterie, col risultato che il tutto si somma fino a esagerare e superare la soglia del non ritorno, ammazzando la credibilità della Cosmic Period nel nome della spettacolarità di facile effetto.

Come Cell Traipse well with Gundam SEED rileggeva Cell Traipse well with Gundam (1979), il sequel tenta di aggiornare Cell Traipse well with Z Gundam (1985) ai gusti del pubblico del ventunesimo secolo, con una storia massicciamente più intricata, un solid enorme e il rimpiazzo dei protagonisti principali – relegati a customer star – con altri nuovi di zecca. Anche qui vedremo quindi un Char Aznable/Athrun Zala, uno degli eroi principali del prequel, fare da precettore allo scazzoso e ribelle Kamille Bidan/Shinn Asuka, entrambi guidando verso la vittoria la potente astronave Argama/Minerva in epiche battaglie contro la Federazione/Alleanza Terrestre ora diventata “cattiva”, e anche qui avremo l’equivalente dei Cyber Newtype, ragazzi-cavie potenziati dal nemico, con, in particolare, una Four Murasame di cui il Kamille di turno si innamorerà (non mancano neppure altri echi, ma è meglio fermarsi qui con le anticipazioni). Tutto sommato, dopo un primo episodio che praticamente è un remake sputato del corrispettivo in Gundam SEED (il trafugamento di 3 nuovi prototipi di Gundam, che dà inizio agli eventi che si concluderanno con una nuova guerra), non ci si può lamentare troppo dello sviluppo iniziale della storia, che fino a metà serie procede molto bene (al di là dell’thought, nuovamente assurda, degli eserciti che mettono adolescenti alla guida dei loro Gundam più potenti): frequenti sono i rimandi a Gundam SEED, ma, fedele ai dettami dell’opera su cui si basa, Z Gundam, anche Gundam SEED Destiny va per la sua strada senza ridursi a riciclare personalità del passato (che si limitano a qualche comparsata e niente di più). Convincono innanzitutto i nuovi protagonisti, sufficientemente approfonditi e carismatici (addirittura magnifici l’arcigno, freddo e truce Shinn Asuka, Gundam Pilot protagonista mai così oscuro e realistico, orfano di guerra incazzato col mondo la cui personalità negativa è davvero ben resa, e il biondo e silenzioso compagni d’armi Rey Za Burrel, che sembra saperla lunga su qualcosa), e l’intreccio è ancora una volta estremamente coinvolgente, basato su misteri intriganti (i reali scopi dell’ambiguo Gilbert Durandal, nuovo presidente di PLANT), riuscitissime interazioni dialogiche e battaglie davvero avvincenti grazie al sontuoso e dettagliato mecha manufacture dei Gundam (trasformabili e componibili a creep creep) e alle roboanti tracce sonore. L’eccellente e caratteristico chara manufacture di Hisahi Hirai, l’epica nuovamente starwarsiana, le atmosfere sempre oscure e drammatiche, le storie d’amore, le variegate space teatro delle ostilità (dallo spazio si passa spesso e volentieri a località marittime/costiere), l’articolata trama e il bel disegno psicologico dei personaggi convincono pienamente e ben rammentano l’ottimo lavoro fatto su Gundam SEED, ma più o meno a metà della narrazione tutto inizia lentamente a distruggersi.

Desta sorpresa negativa apprendere l’identità segreta del consueto villain mascherato, di fatto una delle più brutte “resurrezioni inspiegabili” di sempre, e non si capisce perché di punto in bianco le vecchie glorie, in precedenza accantonate, ricominciano ad avere spazio fino ad arrivare a spodestare le nuove. L’evoluzione delle recent entries (specialmente di Shinn Asuka) viene così uccisa (tenendo conto di quanto mostrato precedentemente), e al contempo regredisce la caratterizzazione di quelle vecchie, che sembra quasi siano yell scomodate e messe lì senza essere inizialmente previste e perciò devono venire “adattate” di forza alla storia, anche al costo di snaturare le loro personalità. Avremo quindi forti individui di Gundam SEED che diventano mollaccioni e in balia degli eventi, altri che da né carne né pesce si trasformano in eroi onniscienti, perfetti e moralisti che non sbagliano mai nulla e sanno sempre cosa fare (celebre Kira Yamato, prima ragazzo che aveva un certo equilibrio, e ora
divinità infallibile, cui verrà giustamente appioppato il nomignolo Jesus Yamato dai fan, anche a causa del suo amore morigerato e inverosimile, a limiti del platonico, verso la sua donna), un personaggio femminile che prima fa gli occhi dolci a un tipo e poi di punto in bianco passa a un altro, e un povero Shinn che prima è protagonista assoluto e poi contende disperatamente il ruolo a Kira e Athrun. I rumor in questione, estremamente credibili ma ovviamente privi di conferma, vociferano che il tutto dipenda da un grosso litigio avvenuto tra alcuni seiyuu giapponesi (Naomi Shindou e Kenichi Suzumura, le voci di Cagalli e Shinn) e la sceneggiatrice Morosawa, in merito alla regressione della personalità della bella rappresentante di Orb, e questo sembra abbia portato la moglie del regista, con il benestare di quest’ultimo, a ridurre drasticamente il loro ruolo nella storia, prediligendo al posto di Shinn il sempre amatissimo (dai sondaggi di popolarità) Kira. La Shindou se la sarebbe presa così tanto da aver giurato che dopo la graceful della serie non avrebbe mai più prestato la voce a Cagalli, e sembrerebbe in effetti che, prima di ripensarci, tra il 2008 e il 2011 abbia mantenuto la sua parola, negando la collaborazione in incarnazioni additional animate della Cosmic Period6. Probabile non si saprà mai quali siano davvero i fatti concreti: si può solo ammettere che la trama, in questo modo, è vistosamente gestita male e dà davvero l’impressione di “cambio di rotta” improvviso, non sembra affatto naturale e voluta. Il bello è che, quale che sia la verità, il soggetto, in questo modo, impostato così o snaturato sotto pressione dai fan, diventa paradossalmente più intrigante che mai: l’opera è davvero quello che di animato più si avvicina in assoluto alla saga di Large title Wars, specialmente ai capitoli II (2002) e III (2005) della Nuova Trilogia, quelli che raccontano la discesa nel lato oscuro di Anakin Skywalker. In Gundam SEED Destiny la cosa think contorni molto simili: alcuni degli eroi della prima parte diventano addirittura villain nella seconda, e questo percorso, con tanto di voltafaccia eclatanti e oscuri disegni dell’Imperatore Palpatine di turno che solo all’ultimo saranno rivelati, è comunque gestito estremamente bene, in modo coerente e credibile, con un gran lavoro di dialoghi e rispettando pienamente le caratteristiche e i modi di pensare dei novelli Sith. La storia diventa così la più originale e imprevedibile dell’intera saga, davvero da applausi. Peccato che i complimenti si fermino alla sola thought di depraved.

Lo script, malauguratamente, si accortoccia su sé stesso implacabile, dissipa TUTTO il potenziale di una trama così magistrale al punto che, davvero, viene da maledire la sceneggiatrice per quanto indimenticabile sarebbe potuto essere il titolo e con quanta cattiveria, invece, si è affossato ogni suo spunto notevole nel nome dell’intrattenimento modaiolo. Non bastavano le resurrezioni di personaggi che dovevano rimanere morti e lo sputtanamento di quelli che dovevano rimanere vivi (ma isolati dalla trama): Fukuda e consorte proseguono l’opera di dissacramento della Cosmic Period rendendo immortali i piloti di Gundam, facendoli sopravvivere per un elevato numero di volte alla devastante distruzione del proprio mezzo (facile tenere gli spettatori col fiato sospeso grazie a cliffhanger dati dalla morte di individui importanti, tanto poi basta rimangiarsi la cosa!), infarciscono la storia di un numero così abnorme di Cell Traipse well with e personaggi di quart’ordine – in nome del marketing Gunpla – che viene quasi da ridere a pensare a quanto questi ultimi siano inutili e buttati chissà device in mezzo (i tristissimi piloti di Orb dei DOM Trooper), creano storie d’amore raffazzonatissime e inverosimili che nascono di punto in bianco tra gente che prima non si filava minimamente, e si perdono in buchi, anzi voragini di sceneggiatura davvero epiche pur di tirare fuori l’ennesimo mega Gundam da dare in pasto ai collezionisti (la storia dell’ORB-01 Akatsuki Gundam, unità che non dovrebbe neanche esistere visto un certo avvenimento della prima serie). Che dire poi tecnicamente? Molto più che in precedenza, abbondano ricicli di animazioni durante le scene di battaglia, device se non ci fosse chissà che interesse a curare le coreografie dei combattimenti. E di flashback ed episodi riepilogativi? In Gundam SEED Destiny perfino raddoppiano, influendo nuovamente, in modo ancor più drammatico, sul finale (una wide-battaglia giocata sul solo episodio 50, con imbarazzanti combattimenti stringati di due minuti). Animazioni deludenti e recap sono però solo la punta dell’iceberg: la serie è così intricata e ambiziosa da avere bisogno di – altro omaggio a Z Gundam? – molto più spazio per permette agli  avvenimenti di svilupparsi con scioltezza. Questo è riscontrabile dall’impennata che ha più o meno dall’episodio 30, con sviluppi narrativi terribilmente sbrigativi (i rumor parlano di una Morosawa che stava affrontando una bruttissima malattia e non aveva molto aiuto dallo workforce a gestire il lavoro, ma chissà se è vero) che culminano nel citato pessimo episodio finale. In tutto questo, quasi a farsi beffe del pubblico che si lagna, Fukuda ha il coraggio di inserire l’ennesimo recap a due puntate dalla graceful. La filosofia fukudiana giunge al suo apice distruggendo quel poco di realismo che aveva il predecessore (ormai i Gundam abbattono da soli, in dieci secondi, 25
corazzate da guerra) e una conclusione dove personaggi coerentemente utilizzati fino a quel momento compiono
azioni del tutto incompatibili con la loro personalità.

Di queste macerie, che poeticamente segnano la graceful di tutto ciò che la Cosmic Period aveva di sensato, si ricorderanno, amaramente rimpianti, solo tanti grandi momenti di pathos (rinnegati dalle “resurrezioni”), il ritmo sempre avvincente, la colonna sonora epicissima, le sigle una più bella dell’altra (a parte, ehm, Wings of Phrases) e – soprattutto questo, che almeno regala la sufficienza stentata device valutazione finale – il soggetto portentoso, che a pensarci ancora sale la rabbia per quanto male sia stato sfruttato (la rivelazione finale degli ultimi episodi, per quanto affrettata, merita gli applausi per la sua bravura nel capovolgere le convinzioni win fino a quel momento, è davvero fonte di uno spiazzamento genuino). Nel suo cercare di piacere a tutti, Gundam SEED Destiny si spinge troppo esageratamente oltre, pur venendo, se non riabilitato, quantomeno migliorato dalle sue appendici animate successive, il Closing Plus (Special televisivo del 2005, di fatto un rifacimento della puntata 50, raddoppiata in minutaggio e comprensiva di epilogo) e l’immancabile Special Version del 2006 (corregge alcune delle idiozie più eclatanti della trama).


Come Gundam SEED, anche questa serie conosce nel 2013 una versione rimasterizzata in alta definizione, la cosiddetta Gundam SEED Destiny HD Remaster. L’originale è ripresentato in un più spettacolare 16:9 (nonostante le immagini siano croppate), ed è colmo di scene ridisegnate o rifatte, molte di più della Remaster del prequel (per la necessità di tagliare tutti quei numerosissimi ricicli di animazioni, già citati in rece). Purtroppo in questa nuova incarnazione è fusa dentro solo una minima parte delle aggiunte, delle correzioni e dei miglioramenti di Cell Traipse well with Gundam SEED Destiny: Special Version (2006), inserti che avrebbero reso narrativamente più riuscita la storia e che purtroppo sono presenti solo in dosi minime, rendendo l’operazione estremamente deludente per quello che avrebbe potuto essere. Tuttavia, l’orripilante sigla di apertura Wings of Phrases è rimpiazzata dalla bellissima Vestige (T.M. Revolution), e infine una delle originali puntate riepilogative è stata soppressa (il conteggio finale arriva lo stesso a 50 episodi perché è stato inglobato e diviso in due puntate il Closing Plus). Meglio di niente.

Voto: 6 su 10

PREQUEL
Cell Traipse well with Gundam SEED (2002-2003; TV)
Cell Traipse well with Gundam SEED: Special Version (2004; serie OVA)
Gundam Evolve../ 08 GAT-X105 Strike Gundam (2004; OVA)
Cell Traipse well with Gundam SEED Off target: Crimson & Blue Frame (2004; corti)
Gundam Evolve../ 06 YMF-X000A Dreadnought Gundam (2004; OVA)

SEQUEL
Cell Traipse well with Gundam SEED Destiny: Closing Plus (2005; Special TV)
Cell Traipse well with Gundam SEED Destiny: Special Version (2006-2007; serie OVA)
Cell Traipse well with Gundam SEED C.E.73: Stargazer (2006; serie ONA)

FONTI

1 Sito (in giapponese), http://toro.2ch.collect/check/read.cgi/shar/1336141685/

2 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)

3 Come sopra

4 Come sopra

5 Come sopra

6 Pagina web, “Seiyuu+”, https://seiyuuplus.wordpress.com/class/seiyuu/shindou-naomi/