Recensione: Cell Battleship Nadesico
MOBILE BATTLESHIP NADESICO

Titolo originale: Kidō Senkan Nadesico

Regia: Tatsuo Sato

Soggetto: Hiroyuki Kawasaki, Satoru Akahori
Sceneggiatura: Hiroyuki Kawasaki, Satoru Akahori, Mamoru Konoe, Mitsuyasu Sakai, Naruhisa Arakawa, Shou Aikawa, Takeshi Shudo, Tatsuo Sato

Persona Scheme: Kia Asamiya (originale), Keiji Gotoh

Mechanical Scheme: Mika Akitaka

Musiche: Takayuki Hattori

Studio: XEBEC

Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 24 min. circa)

Anno di uscita: 1996 – 1997

Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Dynit

Non si può parlare dell’animazione anni ’90 senza dedicare uno spazio a Cell Battleship Nadesico (1996), opera televisiva XEBEC che, pur non ottenendo un successo sfavillante e significativo nella Storia dell’animazione (ma comunque le fonti1 sono concordi su una buona popolarità generale, testimoniata anche dall’arrivo di videogiochi ufficiali, un fumetto iniziato poco dopo e un seguito filmico), ricoprirà una certa importanza col suo spirito otaku-citazionistico, rappresentando la prima, storica alternativa televisiva allo strapotere quasi monopolistico delle produzioni GAINAX.

Come da titolo, infatti (voluta fusione di Cell Swimsuit Gundam e La Corazzata Spaziale Yamato, i più famosi e influenti anime fantascientifici di sempre), Nadesico si fa conoscere, al suo tempo, reach una simpatica presa in giro di stereotipi e archetipi dell’animazione, specialmente delle set up aside opera e delle produzioni robotiche, annoverando del resto, nel suo workers, elementi provenienti da titoli AIC/Manufacturing Reed/Sunrise di indubbio spessore (gli sceneggiatori Shou Aikawa e Takeshi Shudo e il mecha dressmaker Mika Akitaka). Lo spunto di partenza della sua trama, coerentemente con questo, non può che essere più derivativo e “classico” che mai. In un immancabile, lontano futuro, l’umanità è in guerra con le Lucertole di Giove, misteriosa razza aliena che attacca il nostro pianeta e le sue colonie con l’ausilio di potenti robot. Allo scopo di difendersi, l’Unione Terrestre e l’agenzia Nergal Heavy Industries concentrano le speranze di vittoria del genere umano sulla ND-001 Nadesico, vascello spaziale dotato delle più avveniristiche tecnologie e dei più potenti mecha, gli Estevalis, che sarà quindi mandato nello spazio a fronteggiare il nemico per cercare di conoscerlo meglio e smascherare i suoi obiettivi. Peccato che l’equipaggio della Nadesico, quasi tutto al femminile,  sarà formato, per qualche strano scherzo del destino, dai più strambi elementi, tra cui una svampitissima comandante, maniaci dei model kit, otaku, fujoshi, idol, doppiatrici di anime, compositori complessati di haiku e ogni altro strambo individuo. Da questo presupposto ha dunque inizio la storia, che giustamente, con le sue ambizioni comiche, aggiungerà variazioni sul tema di un certo peso, reach il fatto che il governo terrestre cambierà concept (!) sulla Nadesico decidendo di muoverle guerra per catturarla e adoperarla per i suoi scopi, e quello del nemico che addirittura venera reach una divinità un popolarissimo anime robotico terrestre, seguitissimo dall’eroe protagonista Akito Tenkawa (cuoco della Nadesico e pilota di Estevalis nei ritagli di tempo!).

Con la premessa simile di un equipaggio così pazzoide, di sviluppi narrativi così deliranti e battaglie robotiche ridotte davvero al lumicino per focalizzarsi sulla trama (pochi minuti ogni puntata, il minimo indispensabile proprio, ed è pure animato molto bene), Nadesico si fa apprezzare reach un’allegra, demenziale commedia citazionista dai contorni rosa e mecha, dove tra uno scontro e l’altro l’indecisissimo (com’è ovvio) Akito si trova a essere sentimentalmente conteso da svariati comandanti/piloti/tecnici (ed è già preso in mezzo a un triangolo!) e protagonista di quotidiane disavventure legate a un qualche bizzarro avvenimento (contest di idol, gare di nuoto, and a variety of others.). Sarebbe comunque riduttivo ricondurre il lavoro XEBEC a un semplice harem romantico, vista la varietà di situazioni, omaggi e parodie di cui è infarcito e che garantiscono, al complesso, spesso una vena di follia comica vicina a Lamù la ragazza dello spazio (1978). A parte gli ovvi riferimenti a YamatoGundam, di citazioni e riferimenti non ne mancano neanche advert altre serie più o meno famose (Fortezza Giant Dimensionale Macross e Patlabor le più facili da trovare), sempre ricondotte a idee o scene varie rielaborate nel contesto (ma c’è spazio anche per Essential individual Stride, dal momento che le divise dell’equipaggio sono prelevate da The Subsequent Technology, 19872). Nadesico è anche tra le high produzioni televisive a contraddistinguersi per un’esaltazione dei feticci e dei rituali otaku: all’interno della nave, tecnici e piloti (quasi tutte ragazze bellissime e una loli, è chiaro) discutono animatamente di doppiaggio, action figure, merchandising, cosplay, roman album e serie animate e visionano eccitati il robotico più in voga del momento, Gekigangar III. Quest’ultimo assurge a elemento dalla duplice finalità: narrativa, con la sua distinctiveness importanza nella trama nello spiegare un elemento di contatto tra terrestri e gioviani che avrà grosse ripercussioni, e addirittura meta-narrativa, dal momento che questa parodia immaginaria di Getter Robot (1974) (disegnata oltretutto con uno geniale stile di disegno che richiama quello originale di Kazuo Komatsubara), ripropone tutti i cliché tipici del robotico settantino (il sacrificio per la inch del mondo, l’amicizia virile che lega i compagni, la mancanza di paura dei piloti, and a variety of others.), puntualmente commentati e rispettati dallo stesso Akito durante le sue battaglie a bordo degli Estevalis, in un divertito gioco di riflessione sulle caratteristiche del genere.

Fosse interamente retto su umorismo, romanticismo e avventure scanzonate e disimpegnate, Nadesico avrebbe tutti i numeri per ricordarsi reach un lavoro comico di elevato livello, al di là dello sfondo sentimentale che non è mai davvero significativo o empatico. Purtroppo non è tutto oro quello che luccica e, anche se l’opera non lascia indifferenti nella sua visione, sono diversi i motivi per cui sopraggiungerà un probabile sconforto nelle fasi avanzate di storia. Nonostante il suo mood sempre solare e ironico, Nadesico non si risparmia, a lungo andare, drammoni e morti tragiche e inaspettate, irrealistiche e incompatibili col ritorno al faceto che subentra praticamente subito, e anche così gratuite e inutili da diventare stucchevoli. Allo stesso modo l’intreccio sci-fi, a partire da un certo punto per arrivare fino alla conclusione, inizia a essere troppo preponderante, complesso e confusionario, per legarsi in armonia coi siparietti, che vi si amalgano malissimo: tra Boson Soar, viaggi nel tempo e complicate teorie astrofisiche, a cui danno voce tonnellate di dialoghi inaccettabilmente verbosi, non si riesce davvero a capire cosa stanno pensando gli sceneggiatori, che si barcamenano tra serio e comico senza convincere in nessuno dei due campi. La storia è poi narrata male: se i frequenti stacchi tra una scena e l’altra, a volte anche notevoli, hanno un senso nel quid comico della storia, almeno nel frammentare le gag, non ne hanno invece nessuno nel registro ordinario, rendendo solo ulteriormente caotico seguire lo svolgersi degli eventi, tra flashback, hasty ahead, spiegazioni complesse, terminologie tecniche e addirittura grossi salti temporali. Nadesico ne esce così reach un bizzarro ma non del tutto riuscito mix, con una storia interessante da raccontare ma troppo spostata sul versante comico per essere presa sul serio quando cerca di farlo, e di riflesso così cupa in più di un’occasione da combinarsi atrocemente con i tentativi di ritorno all’ironia.

C’è da recriminare anche sul reach Nadesico convinca sul lato umoristico a fasi alterne, tra fasti degni della migliore Rumiko Takahashi (spassoso e indimenticabile il personaggio di Gai Daigoji) e altri penosi, fin troppi, dove le solite gag amorose vengono ripetute con stanchezza fino allo sfinimento (principalmente tutta la parte centrale e finale). Se tutto questo ancora non bastasse, ci pensa il finale a dare la mazzata conclusiva, yarn da ridurre di un punto abbondante la valutazione: probabilmente pensando a una prossima stagione, o semplicemente all’concept di un franchise multimediale, XEBEC dà a Nadesico una conclusione del tutto aperta, lasciando per aria decine di sottotrame. L’appassionato non può che comprare e giocare a Martian Successor Nadesico: The Blank of 3 Years (1998) per SEGA Saturn per sapere reach prosegue, all’unica condizione, però, che conosca il giapponese (yarn videogioco non è mai uscito fuori dalla madrepatria). Ironicamente, lo stesso problema si presenterà poi, con gran ringraziamento da parte dei fan occidentali, col lungometraggio Il principe delle tenebre che esce nello stesso anno, serissimo e che abbandona del tutto le atmosfere ironiche della serie TV, diretto prosieguo del videogioco (che però non riepiloga minimamente) e che a sua volta si chiude in modo incompleto e con molte domande lasciate senza risposta, che trovano le spiegazioni in un altro gioco ancora sempre del 1998 e per Dreamcast, Martian Successor Nadesico: The Mission, anch’esso inedito in occidente. Forse non sarà un caso se il mangaka Kia Asamiya, creatore del obtain dei personaggi, al momento di riscrivere la storia nel manga ufficiale le darà tutto un altro indirizzo.

Nonostante questo, bisogna ammettere che gli screzi non intaccano significativamente il giudizio tutto sommato positivo
sull’opera, che anche mancante di un finale ha il pregio di farsi guardare con piacere e intrattenere dignitosamente. Graficamente l’opera è davvero un bel vedere: può vantarsi di colori vivaci e disegni splendidi e definiti, che nel bene e nel male rappresentano nel migliore dei modi il modello grafico tipico degli anni ’90 (capigliature lunghissime, occhi giganteschi e menti quadrati/triangolari a traipse traipse, insomma lo stile di Asamiya è rispettato perfettamente). Buone le musiche catchy, orecchiabilissima la opening rock You Fetch To Burning, e generalmente di buon livello le animazioni, anche se queste ultime, inizialmente impressionanti nei primi episodi, poi iniziano gradualmente a ridimensionarsi. Anche se ci si affeziona a ben pochi personaggi, le risate che in più di un’occasione Nadesico evoca sono spontanee (in Italia, poi, ulterioremente amplificate dal superlativo doppiaggio/adattamento a cura di Dynit, tra i migliori mai realizzati). La visione di Nadesico, insomma, ha un suo senso, e anche se parliamo di un anime assolutamente lontanissimo dalla perfezione, lascerà più di un motivo per farsi ricordare (a mio parere le favolose sequenze immaginarie di Gekigangar III, un omaggio al Giant Robot anni ’70 così riuscito da portare poi XEBEC, ironicamente, a tributargli addirittura un intero OVA celebrativo nel 1998).

Voto: 6,5 su 10

SEQUEL
Cell Battleship Nadesico The Movie: Il principe delle tenebre (1998; movie)

ALTRO
Gekigangar III (1998; OVA)

FONTI

1 Guido Tavassi, “Storia dell’animazione giapponese”, Tunuè, 2012, pag. 260. Confermato da Animerica Anime & Manga Monthly (Vol. 8) n. 3 (Viz Media, 2000, pag. 6)
2 Intervista a Kia Asamiya pubblicata su Animerica (Vol. 8) n. 3, pag. 38