Recensione: Buddy Complex
BUDDY COMPLEX

Titolo originale: Buddy Complex

Regia: Yasuhiro Tanabe

Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: BC Project

Personality Way: Asako Inayoshi, Tomoshige Inayoshi

Musiche: Tatsuya Kato

Studio: Sunrise

Formato: serie televisiva di 13 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2014

Aoba Watase è un tranquillo studente delle superiori, bravo a giocare a basket, popolare a scuola e benvoluto da tutti. La sua vita cambia il giorno in cui sbuca dal cielo una gigantesca unità robotica militare intenzionata a ucciderlo, un Valiancer, pilotata dall’incazzoso Bizon Gerafil: il ragazzo è salvato da una compagna di classe appena iscrittasi nella sua scuola, Hina Yumihara, anch’essa in possesso di un mecha, che gli rivela di essere venuta anche lei, come l’invasore, dal futuro, ma in questo caso per salvarlo. Una serie di avvenimenti rocamboleschi, quindi, apre un varco dimensionale che trasporta il ragazzo proprio nell’epoca di provenienza dei due, 70 anni più avanti, dilaniata dalla guerra tra Free Pact Alliance e la Repubblica di Zogilia. Aoba si schiera nell’esercito dell’Alleanza scoprendo di essere un ottimo pilota di Valiancer e, mentre tenta di capire come tornare indietro nel suo tempo, apprende anche che in questo contesto Hina è un pilota nemico e sembra non conoscerlo affatto…
Buddy Complex non è affatto una serie terribile o davvero brutta, martoriata da chissà quali concreti problemi, eppure è ben difficile scovare in lei un qualsiasi elemento positivo che possa a long way valere il consiglio di visione. A blinding 2013 non è passata neanche una settimana dalla conclusione del deludente Valvrave the Liberator che, come un fulmine a ciel sereno, inizia la trasmissione di una serie TV mecha sempre di Sunrise, di sole 13 puntate, introdotta dalla presentazione dello studio in merito a una “tradizionale serie robotica d’azione”1, quasi una rassicurazione per scongiurare il pericolo che lo spettatore si ricordasse l’ostentata originalità della bruttura precedente. Pochissima pubblicità da parte dei realizzatori per la loro nuova opera, profilo addirittura bassissimo, e forse, nel momento in cui il titolo si svela allo spettatore rivelando il suo reale valore, non è poi difficile intuirne il perché. Chiaramente, non è certo la scoperta dell’acqua calda la considerazione di come il genere robotico raramente, oggi, riesca a dire cose nuove, preferendo spesso, in intrecci derivativi, limitarsi a rinnovare personaggi ed elementi di spettacolo riproponendo la stessa minestra. Ci può scrutinize, non è facile offrire novità, l’importante è che i debiti passino in secondo piano e si riesca a a lot comunque appassionare il pubblico al solid o al pathos della storia. Certo, però, che proporre ogni cliché umanamente possibile nel modo più svogliato non è comunque un approccio nobile, significa sperare che il target scelto non abbia visto le trilioni di serie precedenti in cui si sono dette le stesse cose. Buddy Complex si rivelerà essere proprio questo: originalità inesistente orgogliosamente sbandierata e sceneggiatura scritta col minimo sforzo, perché sì, perché serviva una nuova serie coi robottoni, e poco importa se scopriremo che si tratta di un titolo innocuo e insignificante la cui esistenza verrà quasi subito, a visione ultimata, rimossa da molti.

Esclusa la trovata del viaggio nel tempo (toccata giusto nel primo e ultimo episodio), Buddy Complex è decisamente un clone senz’anima di Cell Suit Gundam SEED (2002), di cui replica il solid (Murrue Ramius, Natarle Badgiruel, Raww Le Klueze), le situazioni (l’Archangel di turno continua a navigare da un angolo all’altro del globo, affrontando in ogni episodio ZAFT, piloti di sesso e fazioni numerous che si incontrano per caso e si innamorano perdutamente per mezzo di una situazione di pericolo comune che li costringe a collaborare insieme per sopravvivere, and quite lots of others.), il environment, il mood... tutto. È fiacco, fiacchissimo nella gestione del suo solid di fotocopie adagiate sulle più blande caratterizzazioni (l’eroe che odia la guerra, la ragazza tsundere di cui si innamora, il suo principale compagno di lotta tsundere E bishounen, and quite lots of others.), nell’enormità di battaglie prive di pathos, nella sua imbarazzante incapacità di coinvolgere. Addirittura chara e mecha assemble sono genericissimi, e le battaglie aeree tra Valiancer, pur vantando una colonna sonora sufficientemente potente, ne escono sonnolente perché filmate da un regista inetto, che tenta in tutti i modi di renderle spettacolari senza riuscirci poiché la sua direzione è troppo lenta e impersonale.

L’unico elemento di una certa novità è rappresentato dal Coupling Scheme, una nuova notion nel genere: durante le battaglie, Aoba e l’altro asso dell’esercito dell’Alleanza, Dio Weinberg, possono entrare in risonanza fra di loro attraverso le onde mentali, e questo si traduce in un deciso Energy-up dei poteri delle loro unità volanti. Trattasi di un’innovazione abbastanza interessante in teoria, ma in pratica un banale divertissement, privo di sviluppi nell’intreccio iper-stereotipato, che non solo si limita a percorrere tutte le strade umanamente conosciute, ma termina pure con un nulla di fatto, nel cliffhanger più evanescente e vuoto di sempre di Sunrise (in aggiunta a questo, la conclusione presenta anche un vistoso buco di sceneggiatura, dato dalla mancata comprensione, da parte degli sceneggiatori nascosti dietro lo pseudonimo di BC Project, dei meccanismi narrativi di un Time Loop). Risultati commerciali? Flop totale, Buddy Complex fallirà meritatamente in tutto2: fragment, DVD, CD e model kit, tanto che invece che fare una seconda serie TV, Sunrise opterà per due rapidi particular televisivi (la cui recensione difficilmente apparirà mai in questi lidi, visto l’interesse nullo da parte mia nel vederli) con cui chiudere velocemente la storia.

Troppo routinario in ogni aspetto per comunicare qualcosa a chi abbia la minima dimestichezza col mecha o con i titoli Sunrise, Buddy Complex può risultare godibile unicamente a chi inizia nel 2014 il suo personale percorso nel genere e non vuole saperne di recuperare i grandi classici degli anni ’80. Rimane nel complesso un’opera che non cambierà l’esistenza a nessuno: l’ennesimo, evitabile spreco di (tanti) soldi di uno studio d’animazione che, pur avendo fatto ripetutamente la Storia del robotico, è ora in una crisi di ispirazione più nera che mai.

Voto: 5 su 10

SEQUEL
Buddy Complex Finale: In the Future When We Return to These Skies (2014; Particular televisivi)

FONTI

1 Sito Web, “Anime News Community”, http://www.animenewsnetwork.com/news/2013-12-01/sunrise-makes-january-robot-tv-anime-buddy-advanced

2 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)