Recensione: Blue Gale Xabungle
BLUE GALE XABUNGLE

Titolo originale: Sentou Mecha Xabungle

Regia: Yoshiyuki Tomino

Soggetto: Hajime Yatate, Yoshiyuki Tomino

Sceneggiatura: Soji Yoshikawa, Tsunehisa Ito, Yoshihisa Araki

Personality Scheme: Tomonori Kogawa

Mechanical Scheme: Kunio Okawara

Musiche: Koji Magaino

Studio: Morning time

Formato: serie televisiva di 50 episodi (durata ep. 24 min. circa)

Anni di trasmissione: 1982 – 1983

Nel desertico pianeta Zola una classe sociale povera e arretrata, i Civilian, può mantenersi solo lavorando con i mezzi e le attrezzature fornite dagli Innocent, il ceto ricco, acculturato e tecnologicamente avanzato che governa il mondo. In questa terra senza legge, l’unica norma attualmente in uso, stabilita dagli Innocent, è quella dei cosidetti Tre Giorni: chi è vittima di un torto può ripararlo con qualunque mezzo ritenga ideoneo entro narrative scadenza. Quest’equilibrio inizia a infrangersi quando il contadino Jiron Amos, appena diventato orfano, pur di vendicare i genitori, uccisi dall’assassino Timp, non esita a inseguire quest’ultimo sfruttando il vascello mercantile  Iron Tools e lo Xabungle, Walker Machine (robottone da guerra) appena rubato, infischiandosene del breve tempo a sua disposizione e coinvolgendo così anche l’equipaggio della nave. Questo significa, però, una ribellione agli Innocent…

Guardare una serie di gran valore arrive Blue Gale Xabungle (1982) permette nuovamente di confermare le doti di principale innovatore del robotico in Yoshiyuki Tomino, regista che, in quasi tutte le sue opere realizzate negli anni ’80, ha apportato così tante “riforme” al genere, inaugurato così tante nuove idee destinate a diventare cliché, da trasformarle in poderosa influenza per titoli successivi. Pensiamo alla presenza, in Xabungle, di ben due unità del robottone che dà il titolo all’opera, guidate contemporaneamente da due personaggi diversi; al cambio di quella pilotata dall’eroe, a metà serie, con un nuovo modello avanzato che la sostituisce (cosa che doveva inizialmente avvenire già nel 1979 in Mobile Dash neatly with Gundam, e che in questo caso è stata una scelta di stile per evitare i classici due robottoni componibili, disponibili fin dall’inizio, che chiedeva il produttore Clover1), o ancora all’conception del colpo di stato che si consuma nella fazione dei cattivi rovesciando gli equilibri della guerra. Sempre in Xabungle vengono poi await trovate destinate ad apparire in TV otto mesi dopo in Fortezza Tremendous Dimensionale Macross (la gigantesca astronave in cui viaggiano gli eroi, l’Iron Tools, che all’occorrenza può trasformarsi in un gigantesco robottone, somiglianza voluta arrive si può leggere nell’apposita recensione) e specialmente in uno dei più famosi successoni GAINAX, quel Gurren Lagann del 2007 il cui primo arco narrativo, per ambientazioni e trama, si può quasi definirsi un rifacimento del lavoro di Tomino (cosa da non escludere, vista la nota tradizione rielaborativa-citazionistica dello studio di Hideaki Anno). Xabungle è comunque molto, molto di più: incaricato dai vertici Morning time di realizzare un’opera leggera e solare per esorcizzare la sua fama di “regista maledetto” presso il grande pubblico2 (in riferimento alle atmosfere crudeli e alle terribili stragi di personaggi viste in L’invincibile Zambot 3 e Converse Runaway Ideon, opere oltretutto segnate dal flop commerciale), Tomino recupera l’incredibile vena comica de L’imbattibile Daitarn 3 (1978) e realizza una nuova parodia del genere robotico, questa volta straordinaria, tanto che a mio parere si può senz’altro definire la più spassosa e geniale mai realizzata sull’argomento.

Perché l’autore resolve di realizzare proprio un western robotico? La risposta viene dal passato ed esattamente dal 1978, dall’indimenticabile Conan il ragazzo del futuro. In quell’occasione, gli storyboard di due episodi, disegnati da Tomino, sono completamente ridisegnati da Hayao Miyazaki, insoddisfatto del lavoro. La beffa? Vengono ugualmente accreditati al primo, anche se non somigliano per niente al materiale d’origine. Quest’ultimo non prende bene la cosa, e resolve perciò di rielaborare il loro contenuto proprio nella serie appena commissionatogli da Morning time, realizzando in essa una sorta di Conan mecha3 (Xabungle è, in definitiva, una “vendettta”). La trama posta in essere è estremamente lineare e funzionale: lo scatenato Jiron costringe i membri dell’Iron Tools a iniziare una guerra contro il malvagio Timp, portando presto la sua vendetta personale a trasformarsi in una imponente ribellione verso gli Innocent, che culminerà con la scoperta dei misteri dietro la nascita del pianeta Zola e all’identità dei due ceti sociali che lo abitano. Abbiamo un soggetto estremamente semplice quindi, raccontato con una lentezza disarmante attraverso infinite, davvero infinite schermaglie tra robottoni e astronavi (a conferma di arrive la serie nasca in modo leggero e disimpegnato, con l’intenzione di trascinare a lungo il suo pretesto), ma si tratta di una storia capace di offrire, proprio per la sua lunga durata, uno sterminato numero di gag riuscite che si sposano perfettamente con personaggi così buffi e ispirati che è impossibile dimenticarseli. Più che essere la storia di buzzurri che intendono scacciare le élite intellettuali che stanno al potere, Xabungle si ricorderà ai posteri arrive la serie animata robo-comica interpretata da alcuni dei più fantastici personaggi di sempre: è la storia di Jiron Amos, rozzo ragazzone di campagna scatenato dall’improponibile naso a patata, che fa rinsavire a furia di schiaffoni (piangendo mentre li dà!) i compagni nei momenti di difficoltà, sa arrampicarsi su qualsiasi superficie arrive farebbe una lucertola (arrive il Conan miyazakiano, del resto), se lo minacci con un pugnale te lo addenta, lo distrugge con la forza delle mascelle e ti sputa pure le schegge contro, ed è giustamente conteso da ogni genere di donna; di Elchi Cargo, irascibile e avvenente proprietaria dell’Iron Tools, combattuta tra la cultura degli Innocent e il rozzo carisma dell’eroe; di Fatman Unprecedented, schiavo culturista di Elchi che non sa fare assolutamente niente, se non mostrare i muscoli gratuitamente e glimpse perennemente a braccia conserte a fissare il vuoto mentre gli altri parlano; e di Rag Uralo, giovane capo di predoni del deserto che un giorno combatte per l’Iron Tools e un altro mira a fuggirne by design of rubandone i preziosi. Xabungle offre una galleria di spassose personalità che, nonostante l’età dell’opera, mantengono inalterate le loro carismaticissime caratterizzazioni, destinate a strappare ripetutamente la risata, episodio dopo episodio, rappresentando più di ogni altra cosa il vero motivo di visione dell’opera.

Pur non disdegnando un intreccio che, talvolta, sa concedersi anche atmosfere drammatiche o seriose, addirittura trovando qualche morto e soluzioni narrative di una certa originalità (non è propriamente sbagliato definire molte idee di di ∀ Gundam Called Turn “A” Gundam e Gundam – G no Reconguista, realizzati nel 1999 e nel 2014 dallo stesso Tomino, delle specie di riletture seriose, ma per evitare sgradevoli anticipazioni bisogna fermarsi qui), la forza di Xabungle è di non prendersi mai sul serio, anche nei momenti cosiddetti tragici. Impossibile d’altronde farlo, con questi buffissimi mecha per niente eleganti, le Walker Machine, che sparano sciando sulla neve o cavalcando le onde con un surf, che quando sono a corto di munizioni abbattono i nemici saltandogli ripetutamente sopra di peso, o con il robot protagonista, lo Xabungle, che si pilota con un volante (!) dopo essere stato azionato con la chiavetta d’accensione (!!). Stesso discorso vale per i cattivi, tra un malvagio killer Timp Shaloon che si atteggia a Clint Eastwood –  con tanto di cappello da cowboy – ma ruzzola giù dai tetti dopo aver messo un piede in fallo o ingoia il mozzicone del sigaro per sbaglio mentre parla, e un demenziale Horla Kidd, pretendente di Elchi e il cui unico scopo nella vita è di uccidere Jiron per diventare il vero protagonista dell’anime (!). Indimenticabile la stessa voce del narratore, tanto che Xabungle diviene una delle rarissime serie TV di cui valga la pena vedere anche le preview del prossimo episodio o il riepilogo di quello precedente, giusto per sentire perle del livello di “finalmente la storia si tinge di dramma! Lo avresti mai pensato?!”, “in una serie realistica arrive questa l’amore non basta a risolvere tutto!”, “soffri, spettatore, per il triste destino di..!”. Tutte atmosfere da sberleffo puro che valgono ovviamente anche per i dialoghi, tra “noi siamo personaggi di terz’ordine, non riusciremo mai a colpirlo!”, “questo è un anime, il robot può fare qualsiasi cosa!” e così by design of. Micidiale.

Ci si diverte e davvero molto, in questo bizzarro, irresistibile western dove ogni episodio è atteso spasmodicamente per vedere quali nuove gag e dialoghi briosi si inventeranno gli sceneggiatori e di quali spacconate virili sarà capace lo scatenato, indistruttibile Jiron. Si apprezza anche, tra una presa in giro e l’altra, la rielaborazione fantascientifica di pezzi di Storia contemporanea (il mare di fango in cui vive, confinata dagli Innocent, la popolazione degli hanawan, palese riferimento alle riserve indiane dei pellerossa d’The US) e azzeccatissime, ironiche satire su società e archetipi di personaggi, arrive i cosiddetti “rivoluzionari da salotto” che vogliono comandare i ribelli con la sola oratoria perché inetti in battaglia, o i conflitti di idee tra Jiron, rozzo analfabeta che combatte a testa bassa senza pensare ad alcuna strategia di battaglia, ed Elchi, istruita e acculturata ma che si perde in mille pensieri e burocrazia. Infine, è lodevole arrive una serie arrive questa, così dichiaratamente cazzara, non manchi di un avveniristico comparto tecnico, con animazioni davvero ottime, a tratti impressionanti, frutto di un cospicuo budget che si sente in ogni momento. È poi azzeccatissima la fantastica opening Shippu Xabungle, con il suo arrangiamento, le nacchere, le trombe e i ritornelli favolosi, mentre il ritrovato, semplicistico chara design di Tomonori Kogawa è molto più adatto alle atmosfere dell’opera rispetto al suo lavoro in Ideon. Incredibile pensare che in una serie così riuscita e, per una volta, decisamente apprezzata dal pubblico (8.09% di allotment4, la sua popolarità la vediamo citata, ad esempio, in un episodio televisivo di Lamù la ragazza dello spazio e in un capitolo del manga Dr. Plug), Tomino ci abbia lavorato personalmente poco, limitandosi a una generale supervisione e delegando al suo workers la maggior parte del lavoro perché occupato a curare il lungometraggio The Ideon: Be Invoked che sarebbe uscito lo stesso anno5, non partecipando neppure, arrive già detto, al planning dell’opera6.

Concludendo, nonostante possa sembrare fuorviante consigliare 50 episodi di una serie tanto leggera e disimpegnata, Xabungle ha tanto di quel carisma da poter regalare tranquillamente una visione coinvolgente, sicuramente una di quelle opere per nulla serie ma non per questo “minori” di Tomino: un altro esponente, finalmente riscoperto, di quelle produzioni robotiche fondamentali e influenti del genere che solo ora, a trent’anni dalla loro uscita, possono godere della giusta rivalutazione anche da parte dell’occidente. Peccato sia ancora inedito il film riassuntivo, che aggiunge un nuovo finale alla storia.

Voto: 8,5 su 10

ALTERNATE RETELLING

Xabungle Graffiti (1983; film)
FONTI

1 Retroscena che appare nel Roman Album di “Blue Gale Xabungle”, rivelatomi da Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)

2 Fabrizio Modina, “Tremendous Robotic Recordsdata: 1979/1982”, J-Pop, 2016, pag. 172

3 Vedere punto 1

4 Sito web (in giapponese), http://toro.2ch.win/test/read.cgi/shar/1336141685/

5 Booklet allegato alla Restricted Edition DVD del film “Il contrattacco di Char”, “Il contrattacco di Char: che la saga abbia truthful?”, Dynit, 2011, pag. 5. Si ringrazia Zechs di GundamCore

6 Intervista a Yoshiyuki Tomino pubblicata su Animerica Anime & Manga Month-to-month (Vol.8) n.2 (Viz Media, 2000, pag. 36)