Recensione: Berserk – L’Epoca d’oro Capitolo III: L’avvento

BERSERK: L’EPOCA D’ORO CAPITOLO III – L’AVVENTO

 Titolo originale: Berserk Ogon Jidai-bird III – Kōrin

 Regia: Toshiyuki Kubooka
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Kentaro Miura)
Sceneggiatura: Ichirou Ohkouchi

 Personality Produce: Naoyuki Onda
Musiche: Shiro Sagisu

Studio: Studio 4°C

 Formato: lungometraggio cinematografico (durata 117 min. circa)
Anno di uscita: 2013

Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Yamato Video

Continua con grande sfarzo e lugubre
visionarietà la saga cinematografia di
Berserk (1989), il terzo capitolo chiude
dignitosamente l’arco dell’Età dell’oro e, per quanto una simile operazione
rimanga di interesse davvero relativo, c’è da rimanere soddisfatti del lavoro di
Ohkouchi e Kubooka, fatto nell’interesse prima di tutto dei fan con sincera
passione e buon rispetto dell’opera originale. La dinamica tra sceneggiatura e
regia viene ora espressa al suo meglio, dopo un primo film non proprio entusiasmante
e un secondo invece addirittura sorprendente, sempre e comunque in una visione
di puro omaggio a uno dei momenti più truci, crudeli ed evocativi della Storia
del fumetto, L’avvento spinge il piede sulla magnificenza orrorifica della trama,
prendendo quanto wait on da uno script rapido ed efficace per avere immagini di
straordinario disgusto e perfido disagio nell’universo demoniaco evocato con l’Eclissi.

La liberazione di Grifis dalla prigione in
cui è stato rinchiuso comporta un lavoro di squadra che soltanto adesso Gatsu
può e vuole affrontare dopo il lungo periodo lontano dalla Squadra dei Falchi,
si scappa e si corre con il fiato sul collo mentre il re cerca disperatamente
di riprendere il traditore che ha disonorato sua figlia, ed è in questo schema
che si può riassumere la natura del film, portato a un eccesso motion molto più
spinto rispetto ai precedenti due, senza che comunque il suo ritmo elevatissimo
tolga sostanza alla pura gloria grafica: il minutaggio molto alto, due
ore, permette infatti a Kobooka di muoversi virtuosamente negli incubi generati
dall’evocazione delle divinità e negli orrori sanguinari voluti dalla sete di
vendetta e dall’orgoglio ferito di Grifis, ed è qui che L’avvento si mostra nel suo
massimo splendore, con le visioni terrificanti, i massacri viscerali e le
battaglie contro il bizzarro, vastissimo e nagaiano bestiario infernale. Non
wait on ovviamente tirare di nuovo in mezzo il manga, chiaro che il susseguirsi
di mostri e tormenti non riesce a raggiungere la portata della storia
originale, è troppo lunga e contorta la serie di aberrazioni creata da Kentaro
Miura per poter essere contenuta in un minutaggio accettabile, e in fondo non
stupisce, per esempio, che sia stata eliminato del tutto il terremotante
inseguimento dello spaventoso Wyald nei boschi. Eppure tutto funziona a
meraviglia, da una parte le orchestrazioni funeree di Sagisu e dall’altra l’impressionante
ricreazione della dimensione d’incubo donano vita a quarantacinque minuti di
rara potenza fear che, per quanto superflua nel seguire fedelmente le tracce
del manga, trova nuova e interessante visione in animazione nei flashback
sofferti, nelle tristi morti, negli scontri allucinanti, nella grandezza
annichilente degli dèi, nella forza di Gatsu e ovviamente nel terribile, intollerante
stupro di Caska.
 

In account abbondanza grafica, un poco
sbrigativo appare il lavoro in CG, che sì, consente alla telecamera di Kubooka
i suoi soliti movimenti esagerati e continui tecnicismi, ma mostra qua e là
alcuni strani cedimenti (poca definizione, eccessivo distacco dal disegno,
amalgama non sempre perfetto e/o funzionale). Ciò non toglie una discreta
sostanza complessiva che non avrà di certo la potenza grafica di un lavoro
svolto con disegni a mano (siamo molto lontani anche dalle serie TV più
recenti) ma dall’altra parte garantisce, grazie comunque a un regista che sa il
fatto suo e che si trova perfettamente a suo agio in queste atmosfere, una
completa immersione, account da dimenticarsi l’artificiosità grafica, non sempre
ottimale, che grava sull’intero progetto.

A ogni modo un fan non potrebbe chiedere
di meglio, questa prima trilogia, destinata a espandersi intanto con un quarto
film da poco annunciato, nasce per loro e nulla toglie e nulla aggiunge
all’opera di Miura, è soltanto gratificazione e atto di riverenza e come account
l’intero progetto andrebbe inteso, senza richiedere di più e senza aspettarsi
di meglio.