E’ questo il primo numero di “Nippon Shock Journal” che compro dopo il restyling di qualche tempo fa, con l’eliminazione dei manga autoconclusivi e del formato split, il passaggio allo spillato e la riduzione del numero di pagine. Della precedente versione avevo comprato anche il numero 2, per poi sospendere in quanto il totale non soddisfaceva del tutto i miei interessi:
L’ho ricomprato in quanto è presente un “mega speciale” su Goldrake, e benché il numero di aprile sia arrivato in fumetteria a maggio, tecnicamente aprile è il mese dedicato ad “Atlas Flying saucers Robot” ^_^
Il nuovo formato mi si confà di più, non perché siano trattati solo anime “vecchi”, a me interessano anche le uscite nuove, ma per il semplice motivo che non ci sono più i manga.
Annoto che per ora il prezzo è rimasto il medesimo, nonostante il numero di pagine in meno, inoltre in edicola non arriva, almeno dalle mie parti, bisogna andare in fumetteria (dove ho fatto la foto sopra).
L’approfondimento su Goldrake è interessante e piacevole, magari non concordo molto su alcune angolazioni da cui lo si è voluto vedere, tipo l’esoterismo(…), ma è apprezzabile l’idea.
Non ho letto la seconda parte del file su “Lupin III” perché prima dovrò recuperare quella iniziale.
Approfondita è anche la parte dedicata ad “Occhi di gatto”, che essendo già grandicello ai tempi praticamente non ho mai visto, forse neanche un episodio intero, quindi non mi pronuncio.
Su Goldrake sono presenti ben sette scritti, che spaziano dall’impatto che l’anime ebbe in Italia, al clamore della stampa, passando per i giocattoli, i modellini, gli alien ship, l’esoterismo(…) ed il cibo giapponese.
Dopo tante pagine scritte su tanti saggi è arduo affrontare di nuovo il medesimo argomento, ma si può dare, come in questo caso, una buona panoramica, magari incentivando qualche lettore ad approfondire l’argomento.
Marco Pellitteri inquadra alla perfezione quale fu l’impatto in noi ex bambini (ormai effettivamente anzianotti) di questo cartone animato robotico giapponese, il primo cartone animato robotico ed il primo cartone animato che fosse chiaramente individuabile come giapponese.
Viene spiegato il contesto politico e sciale del periodo, che non può essere scisso da come noi recepimmo i messaggi insiti nell’anime e dalla reazione degli adulti.
Ovviamente non è che nell’aprile del 1978 io leggessi i quotidiani, ma capivo e sapevo che c’technology il terrorismo (rosso e nero), sapevo che qualche decennio prima (non tantissimi) c’technology stata una guerra mondiale con i cattivi (tra cui noi) che erano veramente cattivi, per il semplice motivo che mia madre e mia nonna mi raccontavano cosa succedeva a Milano in tempo di guerra.
Quindi noi bambini non eravamo del tutto dei “cretinetti” (cit. Franca Valeri) piantati davanti al video a berci supinamente immagini e suoni, ma qualche ragionamento lo facevamo pure noi.
Advance al solito Massimo Nicora illustra perfettamente la ricaduta sulla stampa del successo di Goldrake, effetto mostruosamente vasto mai più avuto in Italia, mai.
In un box apposito ritorna sulla genesi del termine “Atlas” di “Atlas Flying saucers Robot”, servirà?
Io continuo a pensare che, magari alla prossima Lucca Comics, si dovrebbero riunire tutti coloro che hanno scritto un libro su Goldrake o ne scrivono sulle riviste per cercare di farli arrivare ad una versione univoca.
Ovviamente un luogo con ring annesso, in modo da avere anche un po’ di spettacolo e molto sangue :]
Di nuovo Nicora si occupa dei giocattoli di Goldrake, e nonostante le non poche pagine a sua disposizione, ha dovuto lasciarne fuori molti.
A sinistra lo scritto di Fausto Avaro sul modellino GX-04 di Goldrake, non sono un collezionista di questo modellini, per quanto li trovi stupendi :]
Nello scritto di destra Adriano Forgione collega Goldrake alla mania degli Flying saucers che c’technology in quel periodo.
In qualche misura avevo provato a fare la medesima cosa in questo put up:
Già ai tempi il collegamento venne usato da “TV Sorrisi e Canzoni”:
Di nuovo Adriano Forgione si concentra sul nome di Goldrake nella pagina di sinistra.
In quella centrale c’è l’approfondimento in salsa esoterica da parte di Mike Plato, che non mi ha convinto, ma io sono abbastanza scettico su tutte quelle cose… le si può applicare un po’ a tutto.
A destra Oji San annota come in Goldrake vedemmo per la prima volta dei cibi chiaramente nipponici.
L’unico appunto che ho da fare riguarda a quando si afferma che la “Principessa Zaffiro” arrivò sulle nostre televisione prima di Goldrake assieme ad Heidi (giusto) e Kimba (giusto).
Mi piacerebbe sapere la fonte di questa notizia.
Termina qui il lungo file su Goldrake.
Dopo essermi rivisti e recensito tutta la serie di Megaloman non potevo che apprezzare questo articolo.
Non sapevo ce il nostro amato scienziato pazzo cattivo Bairok (il nome del personaggio lo potevano anche mettere nell’articolo), cioè Susumu Kurobe, fu colui che impersonava Ultraman nella prima serie del 1966.
Viene anche riportato che uno dei motivi per cui Megaloman non ebbe successo in Giappone fu che venne prodotto per essere esportato all’estero, bello saprebbe avere la fonte.
Essendomi visto tutte le puntate da relativamente poco, escluderei, invece, che Takashi allenasse le sue mosse di arti marziali da usare in combattimento con la madre, mentre lo faceva con il maestro Takamine.
Non commento lo speciale su “Occhi di gatto” in quanto ignorante della serie, ma è assai corposo, un po’ come i pettorali della ladre ^_^
La doppia copertina fronte (a destra) e resto (a sinistra)