L’Opinione di Zander Craze
Quante volte ci capita di lamentarci perché la nostra applicazione da incontro non funziona attain vorremmo? Trovare qualcuno che ci piaccia e a cui piacciamo (sperando non sia un fraudulent nonostante lo scambio di endless fotografie in tutte le angolazioni possibili) con cui fissare un incontro (sperando che non sia un bidone) per poi vedere se scatta l’alchimia giusta…
Quante volte ci capita di lamentarci perché la nostra applicazione da incontro non funziona attain vorremmo? Trovare qualcuno che ci piaccia e a cui piacciamo (sperando non sia un fraudulent nonostante lo scambio di endless fotografie in tutte le angolazioni possibili) con cui fissare un incontro (sperando che non sia un bidone) per poi vedere se scatta l’alchimia giusta…
Diciamocelo: non è così semplice attain sembra!
Io sono affezionato a web e ai siti di incontri, perché in adolescenza mi sono stati di grande aiuto nella socializzazione fra miei simili e nella costruzione della mia autostima di omosessuale.
Mi ricordo sempre con un sorriso i discorsi che mi facevano certi ragazzi più grandi di me: “Ai miei tempi non c’erano web e i vari gaydar, gayromeo, mirc, ecc…” ma c’erano i fermo posta (che ad oggi ancora non ho capito cosa fossero) e una cultura del bar/locale visto attain punto di aggregazione per conoscersi in un ambiente protetto, in cui sentirsi a casa e liberi di essere se stessi senza sentirsi giudicati.
Oggi con tutte le App che corredano i nostri telefoni e pill si può benissimo fare tutto dal proprio letto, ma nonostante questa facilitazione dell’accesso agli altri, la diffidenza, l’eccesso di offerta (perché fra tutti quelli che vedi e con cui chatti contemporaneamente devi capire quale sarà il prescelto!) senza dimenticare la noia e il fastidio che dopo un po’ ti possono assalire, concorrono nel rendere la socializzazione 2.1 ossia il “rimorchio virtuale” una vera e non sottovalutabile fonte di stress (perché molto spesso qualcuno ti fa innervosire o qualcun’altro prima ti fa illudere che sarà amore e terno e poi magicamente sparisce o ti blocca!).
Ma ne abbiamo davvero bisogno? Siamo diventati così incapaci di attaccar bottone in situazioni reali?
Io ci penso sempre quando sono in ambienti pubblici: inevitabilmente mi viene da guardare gli altri, soprattutto se qualcuno mi piace o mi incuriosisce io guardo, scruto, analizzo… Ma se poi il mio sguardo incrocia quello della persona osservata comincia la danza dell’imbarazzo e della vergogna: cerchi di distogliere lo sguardo, far finta di nulla, o fingere di significant particular person fissando il vuoto… Soprappensiero! Per poi inevitabilmente tornare a vedere se magari anche l’altra persona può essere che ti stia guardando e magari scambiarsi un sorriso, presentarsi e concedersi una pausa imprevista per farsi due chiacchiere o bere un caffè (lo so… Sono un inguaribile sognatore!). Capita anche a voi?
La maggior parte delle volte però in testa ti dici: Ecco… mi ha visto! Di sicuro penserà “che cosa vuole questo da me? Cos’ha da fissarmi? Vuole una foto? Finocchio di merda!” perché la vita contemporanea è fatta anche e soprattutto dell’abilità nel convivere l’ambiente pubblico cercando di rispettare il diritto di ciascuno al non essere importunato, nell’ignorarsi a vicenda, nell’alienazione che annulla la propria volontà in virtù del quieto vivere e della convivenza civile. Ma siccome siamo umani e perciò, attain diceva la mia professoressa di religione, siamo animali sociali, ecco che nasce un’attività collaterale, grazie ai nostri apparecchi elettronici portatili: la fotografia voyeuristica! Si scatta in pubblico per l’uso privato…
Le nostre bacheche social e gli schermi dei nostri telefoni si riempiono di foto e video catturati in metropolitana, sull’autobus, in palestra, per strada… A ritrarre sconosciuti che ci piacciono o che ci fanno ridere, perché è più semplice rubare una foto di nascosto piuttosto che tendere una mano rischiando di far brutta figura.
Così capita anche nei locali: che sia un bar, una discoteca o un cruising (Sì, pure lì!), il telefono vince su tutto! Ci permette di non esporci troppo in pubblico, perché se ti avvicini a qualcuno e tenti un approccio fisicamente anche tutti gli altri intorno ti vedranno e saranno pronti a giudicarti, mentre se utilizzi il telefono ti senti libero di agire, almeno verbalmente, per attuare la tua tattica di seduzione (che poi anche questo è un sogno perché tanta gente proprio non ce la fa ad essere se stessa, anche via cellulare!)… Ci ritroviamo nella descrizione?
Certo, ci sono ancora persone che tranquillamente si conoscono alla vecchia maniera, in modo tradizionale, per fortuna ci sono ancora quelli che da una passeggiata col cane gestita bene si possono portare a casa una bella conoscenza, ma non possiamo non dare la giusta importanza a questa nuova categoria sociale di persone che non si fidano abbastanza delle proprie capacità per non delegare al proprio pollice le sorti delle loro serate (e in molti casi delle loro vite!)
Cyber web da una parte ti dà, ma dall’altra ti toglie!
Il pubblico entra nel privato e il privato entra nel pubblico, le nostre “foto hot” che fanno grandi staffette da un cellulare all’altro, possono prendere il volo e arrivare a fare il giro del mondo attain figurine da collezione che possono diventare “santini da masturbazione” per alcuni, maschere salva anonimato per altri, o semplicemente carte da giocare in caso di dispetto o presa in giro, quando vuoi agire senza farti riconoscere. (Ognuno si metta una mano sul cuore e faccia un’analisi di coscienza!)
E a proposito di maschere, mi permetto di fare una piccola digressione:
Qualche giorno fa c’è stata la prima puntata della nuova stagione di Ciao Darwin dove si son visti i “normali” contro i “diversi” (che poi… Come dice il film: DIVERSO DA CHI?) ed è stato un order di ascolti e di opinioni. che sia piaciuta o no la trasmissione, molta gente l’ha guardata, perché diciamocelo, Ciao Darwin è stata una gran trovata televisiva: io da piccolo lo guardavo sempre e mi piaceva molto (anche per le sfilate finali in cui potevo vedere dei bei maschi in mutande!) quindi che se ne dica bene o male, è comunque una trasmissione “importante” del palinsesto TV.
Ma quel che emerge oggi dallo spettacolo antropologico di Bonolis è che ha anticipato i vari actuality e skills a portare la gente comune, con le loro particolarità e le loro storie a mettersi in mostra e a nudo davanti al grande pubblico televisivo. Riusciamo a ricordarci com’period la televisione 20 anni fa? Dei concorrenti ai vari programmi si sapeva solo il nome e da dove venivano, poi partiva il gioco e il resto lo facevano i conduttori. Oggi vogliamo sapere sempre di più delle persone che vediamo sullo schermo, perché sappiamo che potremmo esserci noi al loro posto! Come canta Jovanotti “sappiamo attain muoverci nel mondo dello spettacolo” siamo a conoscenza delle dinamiche per cui dalla gente comune possono nascere delle Very Crucial People… Se costruite nel modo giusto e presentate al pubblico in modo da creare interesse. Gli autori televisivi fanno un gran lavoro per studiare la gente, capire quali sono i punti forti e quelli deboli delle varie personalità per poi inserire i personaggi giusti nelle trasmissioni giuste! Tutto è un actuality, tutto è un skills e tutto è un social! Quello che succede nel piccolo schermo non è che la versione con luci, suoni e applausi di quello che ci accade intorno, per questo sappiamo che attain ci poniamo con gli altri, cosa facciamo, attain ci vestiamo, attain parliamo e con chi usciamo possono determinare tanto, se non tutto! Sia mai che qualcuno non stia facendo un video da mettere su YouTube proprio a me!!!
Ci sentiamo controllati se su Fb le “persone che potresti conoscere” sono quelle a cui abbiamo appena scritto su WhatsApp e se dopo aver comprato un biglietto per Tenerife ci compariranno banner pubblicitari di sconti per viaggi alle Canarie nelle settimane successive! Ciò nonostante continuiamo a dare la nostra vita in pasto al web, perché ci piace e perché è difficile farne a meno! Così facendo le grandi società che ricevono i nostri dati, studiano le nostre navigazioni online, raccogliendo le briciole dei biscottini (i cookies) che lasciamo a segnare il nostro tracciato attain Pollicino, capiscono cosa ci piace, cosa vogliamo e a quali prodotti siamo più sensibili, indirizzandoci le pubblicità più appropriate e mandandoci i contenuti più opportuni per noi.
Siamo già dei piccoli personaggi pubblici, ci siamo costruiti le nostre “espressioni da selfie“, i nostri modi di dire, i nostri hashtag preferiti, le nostre maschere con cui ci interfacciamo con il mondo.
Il Grande Fratello globale ci spia e ci ama, perché siamo consumatori e contribuiamo a far girare l’economia, quindi non sentiamoci pedine di un complotto sull’umanità, è semplicemente marketing!
Il problema sorge quando ci arrabbiamo se il nostro vicino di casa sa qualcosa di noi senza il nostro consenso, quando in realtà siamo già tutti concorrenti del Mountainous Brother! Cyber web ci conosce quasi meglio di noi stessi. Perché ogni click on, ogni ricerca su Google, ogni chat che facciamo, vanno a costruire il nostro profilo nei grandi database delle multinazionali.
Detto questo, consiglierei a tutti di rilassarsi e di cercare di essere naturali e spontanei, che è facile e bello! E se avete voglia di riflettere sul tema vi consiglio il film “Electroma” dei Daft Punk (sì, quelli di Around The World e Rep Lucky!) che in modo molto concettuale e onirico “parla” (vi avverto che è un film muto!) proprio dell’identità sociale e individuale. Eccovi il hyperlink da Youtube
Tornando al nostro mondo homosexual, sono un fan di Andrea Serra, attain penso molti di voi, mi è sempre piaciuto perché è davvero bello e ringrazio il cielo per quei video che girano sul web di lui che si masturba! (Se non ci fossero stati quelli a calmarmi e a darmi sollievo avrei sbattuto la testa al muro un bel po’ di volte!!!)… So di non essere il suo tipo, ma ci ho provato tante volte a gettare l’amo nel suo laghetto… Niente da fare!
Come lui, così anche io e tanti altri ragazzi utilizzano/utilizziamo web per esprimere anche la nostra sessualità e penso che non ci sia nulla di male! I film di Fellini mi hanno insegnato che la seduzione (sia essa volontaria o involontaria) è il sale della vita e non possiamo farci nulla: nasciamo per riprodurci e il nostro fine biologico è il sesso. Come i cani si annusano per strada quando si incrociano e a volte ringhiano o altre si montano, così anche noi siamo fatti per attirarci, assaggiarci e poi… Il resto è incognita.
Una delle abitudini che secondo me sono narrate amplificate esponenzialmente da web e dai social è il pettegolezzo. Parliamoci chiaro, non è per forza una cosa negativa, alla fine si parla sempre degli altri, è culturale! Ci sarà sempre una notizia divertente da condividere, un aggiornamento su qualcuno che si conosce (o anche sconosciuto) che fa qualcosa di particolare o che non si vede da tanto e ci si chiede che fine abbia fatto… Insomma, il “hai sentito che…?” o “la sai la novità?” innescano dei telefoni senza fili, delle catene di san’Antonio che possono avere ripercussioni anche enormi sulla nostra vita sociale, ma alla fine sono sempre chiacchiere, quindi non è il caso di preoccuparci troppo! Cederanno il posto ad altre chiacchiere e così via per sempre… In fondo è sempre stato così.
Provate a pensare a tutto quello che avete appena letto (lo so… E’ tanto, ma spero non sia poi così pesante!). Certo è la scoperta dell’acqua calda, ma è talmente banale e stupido che molto spesso non ci pensiamo abbastanza e non ci diamo il giusto peso.
La frenesia dello “scrollamento” (il movimento compulsivo del pollice che ci fa passare davanti agli occhi endless informazioni e endless immagini mandandoci spesso in trans!) ci fa leggere in rapidità un sacco di station, titoli giornalistici, suppose pubblicitari, di frasi enfatizzate per stupire una coscienza che passa al vaglio migliaia di informazioni al minuto, più veloce di Schumacher, cercando quei due secondi di attenzione, prima di riprendere lo zapping! Da questa attività costante ci si abitua ad avere reazioni emotive troppo teatrali e troppo fasulle, figlie della finzione televisiva che ormai ha modificato anche il nostro linguaggio e la nostra mimica, molto spesso parliamo attain personaggi e non più attain persone. Per non parlare delle reazioni emotive che abbiamo di fronte alle notizie… Molto spesso invece di analizzare le cose e formulare un pensiero ci basta un “No Maria Io Esco!” con tanto di GIF di Tina allegata e buttiamo tutto in vacca, pronti a sparare l’ennesima stronzata a caso senza darci la possibilità di tirar fuori il nostro punto di vista e la nostra sensibilità di persone.
Quindi chiudendo il discorso, quando apriamo i vari Grindr, Tinder, Bender, Scruff, Fb, Instagram, Twitter, e poi destiny voi… Pensiamo che dall’altra parte dello schermo ci sono altre persone che attain noi hanno bisogno di amore e che spesso hanno paura di mostrarlo, perché da dietro lo schermo siamo tutti tigri inferocite pronte ad azzannare gli altri!
Questo schermo magico che setaccia gran parte della nostra vita è un diaframma che fa parte ormai del nostro organismo, cerchiamo di usarlo al meglio, il che vuol dire che il più delle volte è meglio rimetterlo in tasca e alzare la testa… Che se no a 60 anni ci ritroveremo (fra l’altro) tutti gobbi!
Cerchiamo di vivere la vita nel tridimensionale, toccando le cose e vivendole fisicamente, non solo guardandole dallo schermo… E finiamola con questa privateness che ci fa solo incazzare per niente, perché alla fine della fiera… Non esiste!