I manga di Grendizer e le citazioni sugli flying saucers ed extraterrestri presenti anche nel quantity “Il mistero dei dischi volanti” di Franco Bandini (Giunti e Nardini Editore 1971, terza ed. 1976)
Nel put up in cui mostravo le citazioni di avvistamenti di flying saucers, extraterrestri e la presenza sulla Terra di popolazioni aliene nel passato remoto nel manga di Grendizer confrontandole con il nono quantity della collana “Il mondo dell’occulto”, cioè quello dedicato espressamente agli flying saucers ed extraterrestri, mancavano solo le statuette Aniwa. 
Le Aniwa mancanti le ho trovate stamattina ad un mercatino nel quantity “Il mistero dei dischi volanti” di Franco Bandini della “Giunti e Nardini Editore”, prima edizione del 1971, ma la mia è la terza edizione del 1976.
A differenza della collana “Il mondo dell’occulto”, che è di matrice statunitense, questo quantity è totalmente italiano, ma la bibliografia da cui si sono attinte le informazioni è sempre made in U.s..
Questo implica che già dal 1971, anno della prima edizione, le statuette Aniwa, mai chiamate così nel quantity qui presente, erano già parte della narrazione su flying saucers ed antiche civiltà aliene, da cui, vedendo i due volumi proposti, attinsero a piene mani gli autori nipponici, basti vedere il mediometraggio Toei del 1975 “Questo è un Ufo! I dischi volanti”.
Per collegare meglio questo put up agli altri inserisco i vari link alle precedenti recensioni:
Nel quarto quantity del manga di Grendizer versione Nagai/Ota leggiamo che Sayaka Yumi tira in ballo le statuette Aniwa attain prova della presenza sulla Terra di antiche civiltà aliene, e quindi eccole qui sotto queste screen nel contesto editoriale dei primi anni 70.
Alla handsome Franco Nardini non scrive molto sulle statuette Aniwa, anzi, non le nomina mai con questo termine, ma con quello di statuette Tokomai, luogo (o uno dei luoghi) dove vennero rinvenute, le considera riproposizioni di esseri che sono “certamente” ricoperti  da una specie di scafandro e da una tuta, entrambe con elmi che sembrano caschi spaziali, con al posto della mani qualcosa che sembrano pinze, ergo utensili fantascientifici.
Questo è il motivo per il quale mi affascinano queste pubblicazioni su Ufo, extraterrestri e civiltà aliene degli anni 70, quindi coeve delle serie animate sui robottoni giapponesi, valeva tutto per avanzare ipotesi para-fanta-storico-archeologiche-scientifiche    ^_^

Oltre al Jeeg di Budge Nagai anche Yoshiyuki Tomino sfruttò le statuette Dogū per inserirle in  suo anime, cioè il noto “Zambot 3”, la cui nave ammiraglia Bandok altro non è che una statuetta che in questo quantity viene chiamata Tokomai.